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GYPSI COMM

Il progetto ha ricevuto un finanziamento nazionale pubblico dal'UNAR - Ufficio Antidiscriminazioni Razziali nell'ambito delle attività della I Settimana di azione per la promozione della cultura romanì e contrasto all'antiziganismo.

CHI SONO ROM E SINTI?

ROM E SINTI TRA NOI

ROM E SINTI NELLA CULTURA POP

ROM E SINTI NEI MEDIA

ROM E SINTI OGGI

ROM E SINTI NELLA STORIA

Pagina 9

Pagina 7

Pagina 5

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CHI SONO ROM E SINTI?

ROM E SINTI TRA NOI

ROM E SINTI NELLA CULTURA POP

ROM E SINTI NEI MEDIA

ROM E SINTI OGGI

ROM E SINTI NELLA STORIA

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Il Consiglio dell’Unione Europea, con la Direttiva 2000/43/CE

  • POLITICHE D'INTEGRAZIONE IN ITALIA E IN EUROPA

ROM E SINTI OGGI

ROM E SINTI NEI MEDIA

1

2

La tendenza ad associare il crimine al gruppo etnico

Descrizioni stereotipate

3

L’uso di una terminologia e un linguaggio inadeguati.

4

La sottorappresentazione mediatica delle voci di rom e sinti

RELIGIONE

LINGUA ROMANÍ

POPOLI ROMANÍ IN EUROPA

DAL XIV AL XX SECOLO

XXI SECOLO

ORIGINI

ROM E SINTI NELLA STORIA

MUSICA

SPORT

CINEMA

LETTERATURA

Rom e Sinti nella cultura pop

Santino Spinelli (Alexian)

Dijana Pavlovic

Moira Orfei

ATTIVISMO E POLITICA

EDUCAZIONE E ACADEMIA

Roma Heroes Festival Internazionale del Teatro Rom – Generazioni

Roma, dal 2 all’8 ottobre 2023

+info

Roma, Budapest e Bucarest sono le tre capitali europee unite dal 2018 nella realizzazione del Festival Internazionale di Teatro Rom, un luogo di incontro ove il teatro diviene mezzo di inclusione sociale e strumento affinché artisti di diversi Paesi europei collaborino alla creazione e diffusione di drammaturgie e spettacoli che possano raccontare una narrazione contemporanea, innovativa e inedita della comunità Rom.Il Festival è inserito nella cornice del progetto Diverse Roma Theaters for Inclusive Europe, patrocinato da European Education and Culture Executive Agency che nel 2023, dopo la prima tappa rumena in settembre, coinvolgerà Roma dal 2 all’8 ottobre e si concluderà in Ungheria in novembre.IL PRIMO FESTIVAL INTERNAZIONALE DI TEATRO ROM IN ITALIAPromosso da Rampa Prenestina, il festival è una celebrazione del teatro di artisti provenienti da background differenti, che al meglio possono rappresentare la ricchezza e la complessità della cultura Rom Europea.

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IL PRIMO FESTIVAL INTERNAZIONALE DI TEATRO ROM IN ITALIAIn programma spettacoli, performance, laboratori di maestri d’arte, incontri e mostre tematiche che esplorano un’ampia gamma di temi tra cui identità, cultura, rappresentanza, discriminazione e resilienza.Un’opportunità per conoscere le sfide e le vittorie delle comunità rom ed esaltarne la specificità.In prima nazionale, nell’auditorium romano di via di Santa Croce in Gerusalemme, le nuove creazioni teatrali della compagnia ungherese Independent theatre Hungary che presenta al pubblico italiano, il 5 ottobre, la seconda parte della trilogia intitolata “Carcasse Putrefatte” seguita,il giorno successivo, da “I costruttori del Paese”, uno spettacolo che racconta i cambiamenti sociali dell’Ungheria socialista e democratica attraverso dinamiche intergenerazionali.Sempre il 5 ottobre alle ore 22 il festival ospiterà il Maestro Moni Ovadia e la sua orchestra Taraf de Metropolitana Musica Nomade, in un concerto che trascinerà il pubblico dal virtuosismo dell’improvvisazione swing alle struggenti note del mondo zingaro.Per la prima volta a Roma le creazioni del giovane collettivo artistico rumeno Giuvlipen, che presenta un concerto hip hop, il 7 ottobre e il giorno seguente chiude il festival con la nuova produzione “Viral on Tik Tok”, un viaggio straordinario di due ragazze adolescenti che cercano il successo postando i loro video sul social network più famoso, trasmettendo messaggi attraverso la musica e la danza e scontrandosi con gli ideali sessisti di bellezza, la pressione della verginità e del matrimonio e l’influenza della religione nel reprimere i diritti delle donne.La Compagnia Teatrale Rampa Prenestina, nata nel 2022 e composta da professionisti e giovani apprendisti provenienti in parte dalla comunità Rom del territorio di Roma est, aprirà il festival il 4 ottobre con il suo primo spettacolo “Aspettando Bo”.Liberamente ispirato al capolavoro di Samuel Beckett, lo spettacolo racconta, con un gioco teatrale gioioso e libero, la vita e le emozioni di due ragazzi nati e cresciuti nel Campo Rom di Via Gordiani a Roma.Presenterà inoltre, il 7 ottobre alle 20.30, “ROMNIA”, l’ultima produzione. Una pièce innovativa, caratterizzata da un focus drammaturgico sull’autodeterminazione identitaria della donna rom all’interno della società e della comunità; in scena la storia di tre generazioni di donne rom e non rom che riflettono sull’evoluzione verso il futuro di usi, costumi, tradizioni e ruoli dell’universo femminile.

Rom e Sinti tra noi

Giulia Di Rocco

Ivana Nikolic

Giusi Nicolini

Contatti:

soseuropa.it

info@soseuropa.it

Nelle interviste e nei servizi e nei media in generale spesso tra gli intervistati/citati si fa frequente uso di figure retoriche, metafore ed espressioni dichiaratamente razziste, non rada è l’associazione logica a criminali, animali, malattie, esseri senza dignità lasciando intendere che la criminalità sia nella natura delle persone di etnia rom e sinti.È necessario, inoltre, tenere a mente che la provenienza o l’appartenenza culturale di una persona va esplicitata solo quando strettamente necessario per la comprensione della notizia o quando l’intenzione è quella di parlare della minoranza in sé e della storia o delle tradizioni. Il termine “zingari” è percepito perlopiù come offensivo dalle comunità rom e sinti, come un insulto razziale, e spesso i media non sono coscienti della connotazione peggiorativa assunta da questo termine.Invece che “campi nomadi”, “villaggi attrezzati”, “villaggi della solidarietà”, è più giusto parlare di insediamenti” (o baraccopoli) formali e informali, contribuendo a portare l’attenzione sul vero nocciolo della questione: il problema dell’emergenza abitativa e non il nomadismo. Al posto di utilizzare le parole “zingari” e “nomadi” sarebbe consigliabile utilizzare gli autonomi, cioè i termini che le stesse persone appartenenti a queste minoranze etnico-linguistiche e culturali utilizzano per definirsi: rom, sinti, kalé, ròmanichals, manouche o altri. I termini, dunque, più corretti sono rom e sinti a seconda del gruppo cui si sta facendo riferimento, esplicitando eventualmente anche le nazionalità: esistono infatti rom rumeni, italiani, bosniaci, ungheresi e via dicendo, mentre i sinti resistenti in Italia sono nella grande maggioranza dei casi italiani. Fonti: Barretta, Mastantuono e Povia, Linee Guida per l’applicazione della Carta di Roma, 2018.
Accarino, La rappresentazione del popolo Rom nei mass media, tra pregiudizio e realtà: un focus sui telegiornali, 2015.

3. L’uso di una terminologia e un linguaggio inadeguati

SPORT

Tra gli atleti Rom e Sinti si distinguono figure come il pugile Johann Rukeli Trollmann, che ha vinto il campionato dei pesi leggeri in Germania nel 1933, ma fu privato del titolo a causa delle politiche razziali del regime nazista.Johann "Rukeli" Trollmann (1907-1944) fu un pugile tedesco di etnia Sinti che divenne famoso negli anni '20 e '30. La sua storia è notevolmente tragica e simbolica delle persecuzioni subite dai Sinti e dai Rom sotto il regime nazista in Germania.Trollmann si distinse nel mondo della boxe per il suo stile unico e la sua agilità sul ring, che gli valsero il soprannome di "Rukeli", derivato da una parola romani che significa "albero". Era noto per la sua capacità di muoversi velocemente e schivare i colpi degli avversari, una tattica che contrastava con lo stile più aggressivo e frontale preferito dai pugili tedeschi dell'epoca.Nel 1933, Trollmann vinse il titolo dei pesi leggeri della Germania in una lotta che molti videro come un simbolo della resistenza contro il crescente razzismo e la discriminazione del regime nazista. Tuttavia, la sua vittoria fu presto annullata dalle autorità pugilistiche naziste, che citavano la sua "maniera non tedesca di combattere" come pretesto. Gli fu ordinato di combattere nuovamente per il titolo, questa volta con l'istruzione di non usare la sua mobilità caratteristica. In segno di protesta, Trollmann si presentò sul ring con il corpo coperto di farina e i capelli tinti di biondo, per apparire "più ariano", ma fu sconfitto e il titolo gli fu tolto definitivamente.Con l'avvento delle leggi razziali naziste e l'inizio della persecuzione sistematica dei Sinti e dei Rom, la vita di Trollmann prese una svolta drammatica. Fu costretto a smettere di combattere e, alla fine, deportato nei campi di concentramento nazisti, dove morì nel 1944.La storia di Johann Trollmann è diventata un simbolo della resistenza e della tragedia dei Sinti e dei Rom durante l'Olocausto. Solo molti anni dopo la sua morte, è stato riconosciuto ufficialmente per i suoi successi e per il coraggio mostrato sia dentro che fuori dal ring.

Massimo esponente di questo stile è Reinhardt Django. Con lui gli strumenti a corda trovano qui massima espressione. Egli riesce abilmente a coniugare, e in questo fu inimitabile, la sonorità popolare rom, il jazz americano e lo swing degli anni Trenta. Quando aveva 18 anni il carro sul quale abitava prese fuoco e si ustionò gravemente la mano sinistra, che, mal curata, riportò l’atrofizzazione e la fusione del mignolo e anulare. Con enorme tenacia e inventiva sviluppò una tecnica tutta particolare di suonare la chitarra e riprese la sua carriera arrivando a suonare con Duke Ellington. La chitarra ritmica nel jazz zingaro usa una forma speciale di strimpellamento conosciuta come “la pompe”, cioè “la pompa”. Ciò da un effetto di oscillazione rapida, e molto spesso enfatizza i battiti due e quattro; una caratteristica vitale dello swing. La mano che strimpella, che non tocca mai la parte superiore della chitarra, deve fare una rapida ascesa verso il basso seguita da una caduta in basso. La parte su-giù della pompa deve essere eseguita in modo estremamente veloce, indipendentemente dal tempo della musica.

Reinhardt Django:

I media possono talvolta amplificare pregiudizi e contribuisce a diffondere scarsa conoscenza, veicolando implicitamente messaggi razzisti attraverso stereotipi stigmatizzanti o inappropriate scelte di termini. Ciò che accade è che spesso un’informazione distorta da parte dei media provochi a cascata un clima di allarme sociale ingiustificato, che non ha riscontro negli avvenimenti quotidiani.L’idealtipo di persona di etnia rom che viene rappresentata dai media è un uomo appartenente alla comunità nomade che vive di criminalità e abita nei campi. Il principale stereotipo che riguarda questa etnia è infatti proprio relativo al nomadismo, aspetto che viene richiamato con frequenza come tratto culturale della popolazione, spesse volte capita che la teoria del nomadismo venga utilizzata per fornire una forma di legittimazione culturale alla ghettizzazione di rom e sinti nei campi. Da questo uso improprio e scorretto è derivata l’espressione “campi nomadi”, che porta la mente a pensare a centri per gruppi e popoli che si spostano in continuazione. Tuttavia, solo una piccola parte di sinti e rom residenti in Italia non è sedentaria (circa il 3%), dunque l’uso delle parole “nomadi” e “campi nomadi” è improprio, fuorviante e discriminatorio.La descrizione tipica è di reietti sociali, che nello specifico:-"Rubano i bambini". Nel 2008, lo studio intitolato L'indagine sulla presunta pratica di rapimenti da parte di donne rom, condotto da Sabrina Tosi Cambini su incarico della Fondazione Migrantes presso il Dipartimento di Psicologia e Antropologia Culturale dell'Università degli Studi di Verona, ha confutato, attraverso dati concreti, il diffuso stereotipo del "ladro di bambini rom". Questo studio ha esaminato circa 30 notizie dell'Ansa, datate tra il 1985 e il 2007, che riportavano presunti casi di rapimento di minori da parte di persone rom. È stato verificato se questi episodi avessero avuto risvolti penali e la conclusione è stata che in nessuna di queste situazioni si era trattato di rapimenti di minori perpetrati da rom o sinti.-"Non vogliono integrarsi, lavorare, mandare i figli a scuola”: 4 su 5 rom e sinti presenti nel nostro Paese vive in abitazioni tradizionali, frequenta la scuola, lavora e conduce uno stile di vita simile a quello di qualsiasi altro cittadino italiano o straniero residente nel territorio nazionale. Le loro storie, tuttavia, restano poco conosciute, anche perché molti preferiscono mantenere riservata la propria identità per paura di subire pregiudizi e di fronteggiare un clima ostile diffuso. Le notizie dominanti riguardano piuttosto situazioni di disagio, episodi negativi e la vita nei cosiddetti "campi", che coinvolge solo una minoranza dei rom e dei sinti (circa il 20%, pari a circa 26.000 persone che vivono sulla propria pelle le conseguenze di politiche segregazioniste). - “Vanno rimandati a casa loro”: oltre la metà dei rom e dei sinti presenti in Italia sono cittadini italiani, ai quali si aggiunge una considerevole percentuale di individui nati e cresciuti in Italia, ma privi della cittadinanza italiana. Molti di loro non hanno mai visitato il Paese di origine dei loro genitori e non conoscono neanche la lingua. Si stima che ci siano circa 3.000 rom apolidi o a rischio apolidia nel nostro Paese.Fonte: Barretta, Mastantuono e Povia, Linee Guida per l’applicazione della Carta di Roma, 2018.

2. Descrizioni stereotipate

Santino Spinelli (Alexian)

Musicista, compositore e docente universitario di origine Rom, Santino Spinelli, noto anche con il nome d'arte Alexian, è una figura di spicco nel panorama culturale italiano. Laureato in Musica e in Lingue e Letterature Straniere, Spinelli ha dedicato la sua vita alla promozione della cultura e della musica Rom, esibendosi in numerosi concerti in Italia e all'estero. È anche attivo nel campo dell'insegnamento e della sensibilizzazione sui diritti dei Rom e dei Sinti, partecipando a conferenze e incontri a livello nazionale e internazionale.

Si stima che la popolazione romaní arrivò in Europa prevalentemente tra il XIV e il XV secolo. Tuttavia le prime testimonianze storiche della presenza della popolazione romaní risalgono al XV secolo e sono costituite principalmente da racconti di viaggiatori e pellegrini in Terra Santa.Nei secoli successivi la presenza si consolida in tutto il mondo. Rom, Sinti, Kalé e Romanichals arriveranno ai nostri giorni superando persecuzioni di ogni genere: ordini di espulsione da diverse comunità, come dalla regione tedesca di Meißen nel 1416, Lucerna nel 1471, Milano nel 1493, Francia nel 1504, Aragona nel 1512, Svezia nel 1525, Inghilterra nel 1530 (con la Egyptians Act del 1530, abolita con la Repeal of Obsolete Statutes Act del 1856) e Danimarca nel 1536; arresti di massa in Spagna nel XVIII secolo; la schiavitù in Romania (abolita solamente dopo il 1850), l'espulsione forzata nel XVII secolo in Italia con l'accusa di essere portatori di malattie, i campi di concentramento nazisti e i sentimenti xenofobi sviluppatisi nell'epoca attuale.

DAL XIV AL XX SECOLO

Marzahn, il primo campo di internamento per Rom (Zingari) creato nel Terzo Reich. Germania, data incerta. Fonte: https://encyclopedia.ushmm.org/

La popolazione romaní è suddivisa nei seguenti gruppi:

Popoli romaní in Europa

  • Rom (principalmente presenti in Europa centro e sud-orientale).
  • Sinti (presenti in Germania, Austria, Francia, Paesi Bassi, Danimarca ed Italia), i Manouches in Francia
  • Kalé (presenti principalmente in Spagna ed in Portogallo)
  • Romanichals (principalmente presenti nel Regno Unito)
  • Romanisæl (principalmente presenti in Svezia ed in Norvegia)

Ciascuno di questi gruppi contiene al proprio interno ulteriori suddivisioni (sottogruppi).Popolazioni non-romaní a volte genericamente accomunate a queste:

  • Gens de Voyage (Francia, Belgio e Paesi Bassi)
  • Jenisch (Germania, Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Francia, Belgio, Spagna e Italia)
  • Camminanti (Italia)
  • Pavee (Irlanda, Gran Bretagna, USA, Canada, Australia e Nuova Zelanda)
  • Tattaren (penisola scandinava)

Distribuzione storica dei popoli di Lingua romaní in Europa - Wikipedia

Il Consiglio dell’Unione Europea, con la Direttiva 2000/43/CE

Il Consiglio dell’Unione Europea, con la Direttiva 2000/43/CE, ha previsto per ogni Stato membro l’istituzione di un organismo per l’attuazione della parità di trattamento. Come è noto, l’Italia vi ha dato attuazione con l’emanazione del decreto legislativo 9 luglio 2003 n. 215 che ha istituito, presso il Dipartimento per le Pari Opportunità̀ della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l'Ufficio per la promozione della parità̀ di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica denominato UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), con la funzione di costituire un presidio di garanzia e di controllo della parità̀ di trattamento e dell’operatività̀ degli strumenti di tutela per le discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica. Il principio di parità̀ di trattamento si applica a tutte le persone in ogni settore sia pubblico che privato della vita sociale quali l’occupazione, la protezione sociale, comprese la sicurezza sociale e l’assistenza sanitaria, l’istruzione, l’accesso ai beni ed ai servizi a disposizione del pubblico.

IRasid Nikolic presenterà “Gipsy Marionettist” il 6 ottobre e “Rom v.s. Everybody” uno show che, fra stand-up comedy e conferenza antropologica, con un tocco di stravaganza e con feroce ironia, scardina i pregiudizi e l’ignoranza che aleggiano sovrani sulla cultura Romanì. Ivana Nicolic, artista e attivista per i diritti umani, presenta “Coming out etnico: orgogliosi di essere Rom e Sinti”, il 7 ottobre – uno spettacolo che affronta la questione della marginalità dei rom e sinti dalla nella vita politica e sociale italiana.Tutti i giorni dal 2 al 6 ottobre, l’importante presenza di Claudio De Maglio, attore,danzatore e docente dell’Accademia Nico Pepe di Udine, che condurrà un laboratorio intensivo sulle Maschere della Commedia dell’Arte.Il 5 ottobre alle ore 18 la tavola rotonda “La voce ai margini” per approfondire le tematiche della cultura Rom ed illustrare il percorso, la nascita e lo spirito di questo progetto.Interverranno: i capofila del progetto, la compagnia ‘Independent Theater Hungary’,insieme ai partner di Romania (Giuvlipen) e Italia (A.P.S. Rampa Prenestina); docenti e ricercatori provenienti dalle università Roma3 e La Sapienza; Claudio De Maglio, docente della Civica Accademia Nico Pepe di Udine, per approfondire le tematiche della cultura Rom e dell’arte lasciata ai margini; Chiara Candidi, dottoressa in DAMS, si è occupata della cultura rom e del ruolo delle donne; infine in rappresentanza di Spin Time, luogo che ospiterà il Festival, interverranno Paolo Perrini e Nino Racco. Modera Catherine Di Carlo, traduce Sebastiano Spinella.Il festival è realizzato in collaborazione con il Tavolo Cultura di Spin Time Labs e con Scomodo, realtà culturali alternative, attente alle tematiche sociali e molto attive nel panorama culturale e sociale della città, che seguono il percorso nell’underground romano della cittadinanza attiva all’insegna del mutualismo.

In Italia, con decreto direttoriale del 23 maggio 2022 è adottata la Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030 (attuazione della Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea del 12 marzo 2021). In Italia, Il biennio 2017-2018 è stato interessato da passi in avanti sul tema del coinvolgimento e della partecipazione attiva della società civile, in particolare di quella rom e sinta, ai processi consultivi e decisionali previsti dalla Strategia RSC 2012-2020, attraverso l’istituzione della Piattaforma Nazionale Rom, Sinti e Caminanti e del Forum delle Comunità rom e sinte ed il coinvolgimento diretto di delegati delle comunità all’interno dei tavoli istituzionali, degli incontri internazionali e nei Comitati di Sorveglianza previsti dai Programmi Operativi nazionali. L'Italia e la promozione della partecipazione Rom e SintiQuesto ultimo aspetto, particolarmente sviluppato in Italia attraverso la Piattaforma Nazionale Rom e Sinti ed il Forum delle comunità, viene ulteriormente legittimato dai documenti comunitari, per garantire aspetti e livelli minimi di partecipazione all'elaborazione, all'attuazione e al monitoraggio delle politiche di inclusione e alla programmazione dei fondi, nonché per aumentare la loro partecipazione negli interventi amministrativi nazionali e locali nei settori dell'uguaglianza e dell'inclusione sociale e incentivando la fiducia reciproca.

L'Italia

Giulia Di Rocco

Romani italiana abruzzese e attivista per i diritti umani, è membro del Forum RSC, istituito dall’ UNAR Ufficio Anti Discriminazione Razziale presso il Ministero delle Pari Opportunità, e membro dell’IRU International Roma Union, che rappresenta i rom presso il Consiglio d’Europa e all’ONU. È anche presidente del primo partito nazionale rom e sinti in Italia, “Mistipè”.

  • Chi sono Rom e Sinti
  • Origini tra geografia ed etnia
  • Rappresentazione nell'arte

Rom e Sinti nella storia

Pochi sanno che il più grande cineasta di tutti i tempi (sceneggiatore, regista, montatore, attore, produttore e autore delle musiche) è un rom: stiamo parlando di Charlie Chaplin. Figlio di due attori girovaghi di etnia rom; nato su un carro; “conosciuto” dallo Stato solo all’età di 2 anni (all’anagrafe non risultava); vissuto per un paio di anni in un ospizio per bambini poveri (la Central London School, che in un enorme casermone “curava” oltre mille bambini); poi “attore comico” (alias pagliaccio) in un circo, insieme al fratello. Chaplin non ha mai detto in vita di essere un rom,solo dopo la morte (grazie anche a figli) si è conosciuta la verità.Eppure, lo si poteva immaginare perché la poetica di Chaplin è profondamente rom: Charlot è un vagabondo, uno che vive alla giornata, un discriminato, il perdente per antonomasia perché schiacciato da una società a lui estranea, uno non attaccato al denaro, generoso fino alla prodigalità, pacifista, sempre pronto a ricominciare, a fare baldoria, a ridere, cantare, ballare; il suo “nemico” è il poliziotto, la “gente per bene”, lo Stato, che non è il suo Stato. Insomma, Charlot è lo stereotipo del rom per il popolo romanì. Tra i rom che hanno dato un contributo alla settima arte vanno ricordati anche Michael Caine e Yul Brinner (entrambi hanno ricoperto la carica di presidente della Romanì Unione, l’associazione mondiale dei popoli romanì), Rita Hayworth, Antonio Banderas, Bob Hoskins.

Charlie Chaplin:

Moira Orfei (1931-2015):

Nata Miranda Orfei, Moira Orfei fu una celebre artista circense italiana, nota soprattutto per il suo ruolo di domatrice e acrobata, nonché per essere stata una delle figure più iconiche del circo italiano. Sebbene non sempre evidenziata nelle narrazioni popolari, le sue radici Sinte furono parte integrante della sua identità. La sua carriera e la sua vita personale riflettono la ricchezza della cultura Rom e Sinti, mescolata alla storia dello spettacolo italiano.

  • Politiche di integrazione
  • Rom e Sinti e inclusione sociale

Rom e Sinti oggi

Musica

Il contributo dato alla musica da parte del popolo romanì è abbondante, ma purtroppo sempre nascosto, o meglio, sotterrato, da luoghi comuni spiacevoli che allontanano lo sguardo da una fattualità oggettiva. Fonti storiche evidenziano che fin dal XVI secolo gitani, lautari, rom, kalè suonavano presso le corti (Spagna, Ungheria, Russia) e i palazzi nobiliari. Erano famosi per un modo tutto loro di suonare (in particolare il violino) e per l’arte dell’improvvisazione. Molti sono i musicisti che si sono ispirati alle loro musiche o che le hanno trascritte e orchestrate (Haydn, Schubert, Brahms, Listz, Ravel, De Falla, Bartok, Debussy). Abili nella tecnica dell’improvvisazione, i rom si sono affacciati alla musica jazz in modo naturale e spontaneo. Infatti, esiste un particolare tipo di jazz, il manouche, tipicamente romanì. Le prime generazioni di musicisti jazz gitani hanno appreso lo stile con il “metodo gitano”, coinvolgendo pratica intensa, imitazione diretta di musicisti più anziani (spesso membri della famiglia) e giocando e imparando “ad orecchio”, con scarso studio musicale formale ( e di educazione formale di qualsiasi tipo).

Dalla fine degli anni ’70 sono diventati disponibili materiali di studio di tipo più convenzionale come workshop, libri di studio e di metodi e video, che consentono ai musicisti di tutto il mondo di imparare lo stile, i suoi ornamenti idiomatici e il suo linguaggio musicale. Può sorprendere sapere che anche nell’ambito della musica leggera, grandi personalità e miti planetari abbiano radici rom. Parliamo di Elvis Presley! (la madre era sinti e il padre romanichal) e Ronnie Wood! (il chitarrista del Rolling Stone, anche lui romanichal).La passione per la musica, dunque, risulta essere fondamentale per la cultura rom. Per questo, non è affatto inusuale trovare nei loro accampamenti strumenti musicali come violini, cimbali e chitarre. E’ invece raro che conoscano la teoria della musica. Le note e il solfeggio sono quasi sempre ignorati dalla cultura rom, che preferisce arrangiare brani popolari servendosi di un buon orecchio allenato a suoni quotidiani di festa. Sono eccellenti artigiani, dediti al lavoro manuale creativo, per cui gli strumenti musicali di cui si accennava sopra, sono frutto di loro creazioni personali.

Ivana Nikolic

Artista e attivista per i diritti della minoranza romaní (termine che include diverse comunità tra cui quelle rom, sinti, kalé, romanichal e manush, ciascuno dei quali diviso ulteriori sottogruppi). Organizza eventi culturali, spettacoli teatrali, laboratori e progetti educativi rivolti ad adulti e ragazzi. È ideatrice e speaker del podcast + rom – rum”, attraverso il quale si impegna a contrastare la discriminazione nei confronti delle persone rom e sinti in Italia, raccontandone la cultura, l’arte, la storia e la memoria. Il suo podcast ospita spesso altri attivisti impegnati nel contrasto delle discriminazioni nel contesto italiano.

Le notizie che riguardano rom e sinti appaiono principalmente nei quotidiani e media locali, più che in quelli internazionali: molti articoli rientrano nella categoria di notizie brevi, senza che venga approfonditamente analizzato o descritto l’evento. Spesso i servizi aventi come protagonisti persone di etnia rom fanno riferimento a notizie riguardanti criminalità, cronaca nera, sicurezza e ordine pubblico. L’opinione pubblica è costellata di stereotipi sociali del rom come deviante o criminale e come potenziale minaccia per la sicurezza. Inoltre, si rinviene che il dibattito politico sui rom si accende solitamente quando si ha un fatto-notizia che pone i rom in cattiva luce e, sempre nel binomio rom-criminalità, li dipinge in qualità di responsabili o complici di atti criminosi, richiamandone marcatamente l’etnia, nonostante spesso non sia necessario per la comprensione della notizia.Inoltre, anche qualora il crimine sia stato perpetrato da un singolo individuo appartenente alla comunità rom, spesso nel servizio o nella notizia si fa riferimento a una dimensione collettiva (gruppo o etnia): la tendenza è quella di partire da un fatto di cronaca, di cui il responsabile è uno solo, per poi estendere il discorso alla comunità intera o all’intero popolo appartenente alla stessa etnia. La percezione è che non si sia di fronte a individui ma a “tipi sociali” estensivamente stereotipati, per cui un essere umano racchiude in sé le caratteristiche di un intero gruppo attraverso passaggi automatici e scontati. Nel caso in cui le notizie non facciano riferimento a un fatto di cronaca ma trattino della “questione rom e sinti” come argomento politico, questa è comunque solitamente affrontata in 4 declinazioni: 1. Questione sicurezza; 2. Contrasto alla criminalità; 3. Normative da cambiare; 4. Campi rom/sgomberi. Fonti: N. Accarino, La rappresentazione del popolo Rom nei mass media, tra pregiudizio e realtà: un focus sui telegiornali, 2015; Di Giovanni, Antiziganismo e mass media, 2012; Barretta, Mastantuono e Povia, Linee Guida per l’applicazione della Carta di Roma, 2018.

1. La tendenza ad associare il crimine al gruppo etnico

  • Attivisti

Rome e Sinti tra noi

Le popolazioni romaní normalmente adottano la religione praticata dalle popolazioni fra cui vivono. Sono prevalentemente cristiani protestanti in Scandinavia, ortodossi in Europa orientale, cattolici in Europa occidentale e meridionale. I rom dei Balcani (Bosnia ed Erzegovina, Macedonia, Kosovo) sono tra i pochi ad essere di prevalente fede musulmana. Alle loro origini in India i popoli romaní erano prevalentemente seguaci della dea madre induistica pre-indoeuropea (non vedica, non brahmanica), Kāli Mā (la "Madre Nera"); spostandosi in Europa e adottando il cristianesimo, il culto di Kali è stato trasmutato nel culto della santa Sara la Nera (non riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa Cattolica) ancora presente a Saintes-Maries-de-la-Mer, in Camarga, Francia.

RELIGIONE

  • Il contributo nel cinema
  • Il contributo nella musica
  • Il contributo nello sport

Rome e Sinti nella Cultura Pop

La lingua romaní o romanes (nome nativo rromani ćhib) è una lingua indoeuropea parlata da alcune comunità rom e sinti.Il romaní è l'unica lingua indoaria parlata, quasi esclusivamente, in Europa, fin dai tempi del Medioevo. È una lingua che la maggior parte dei linguisti ritiene discenda dalle parlate popolari dell'India settentrionale, i pracriti (dal sanscrito प्राकृत prākṛta, प्रकृति pra-kṛti), che significa: "originale, naturale, normale, ordinario, usuale", termine usato dagli studiosi per indicare le lingue vernacolari, in contrasto con la lingua letteraria colta dei religiosi, il sanscrito (संस्कृत saṃskṛtā), e che si sarebbe sviluppata indipendentemente proprio per la struttura sociale in caste che già caratterizzava l'India antica.

LINGUA ROMANÍ

Dialletti del Romaní - Wikipedia

ATTIVISMO E POLITICA

Rom e Sinti hanno anche guadagnato riconoscimenti nel campo dell'attivismo e della politica, lottando per i diritti civili e contro la discriminazione. Personalità come Raymond Gurême, un attivista Rom francese sopravvissuto all'Olocausto, ha dedicato gran parte della sua vita a sensibilizzare sulle ingiustizie subite dalle comunità Rom.Raymond Gurême (1925-2020) fu un attivista francese di etnia Rom, sopravvissuto all'Olocausto e conosciuto per il suo impegno a favore dei diritti dei Rom in Europa. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Gurême e la sua famiglia furono arrestati dalle autorità naziste e dai collaborazionisti francesi più volte, subendo l'internamento in vari campi. Nonostante le difficoltà, riuscì a evadere ripetutamente, diventando simbolo di resistenza. Dopo la guerra, dedicò gran parte della sua vita a lottare contro la discriminazione dei Rom, testimoniando la propria esperienza durante l'Olocausto e promuovendo la cultura e i diritti Rom. La sua vita è stata segnata da un impegno costante per la giustizia e l'uguaglianza.

Anzitutto, il mondo dell’informazione dovrebbe tenere in considerazione che le persone rom e sinti non hanno, rispetto ad altre minoranze in Italia, sufficiente rappresentanza pubblica e sarebbe opportuno offrire spazio a queste voci considerando che spesso queste persone non sono in grado di tutelare i loro diritti. Nei servizi soprattutto tele-giornalistici si evidenzia un’enorme sproporzione tra le figure politiche e quella di altri soggetti interessati al dibattito: spesso prevale il dibattito ideologico fra gli schieramenti rispetto al reale contenuto dei provvedimenti. Nel caso in cui la “questione rom e sinti” venga affrontata dal punto di vista culturale, vengono interpellate tendenzialmente altre parti: associazioni, religiosi, personaggi dello spettacolo, persone di etnia rom, ma quasi nullo risulta il coinvolgimento di sociologi, esperti, intellettuali o altre figure di riferimento. Fonti: Barretta, Mastantuono e Povia, Linee Guida per l’applicazione della Carta di Roma, 2018.
Accarino, La rappresentazione del popolo Rom nei mass media, tra pregiudizio e realtà: un focus sui telegiornali, 2015.

4. La sottorappresentazione mediatica delle voci di rom e sinti

We Should All Be Feminists (2015)Purple Hibiscus (2017)The danger of a single story (2018)Notes on Grief (2021)

Books byChimamanda Ngozi

“Rom” sta ad indicare un determinato popolo romaní, ed è il termine con il quale molti non-romaní oggi usano indicare (in maniera inesatta) tutti i gruppi romaní. I documenti del Consiglio d'Europa e dell'Unione europea utilizzano il termine plurale Roma come termine generico per indicare tutti i popoli romanì nel loro insieme.Originari dal subcontinente indiano di una regione situata tra l'India e il Pakistan odierni che, agli inizi dell'XI secolo, furono costretti ad abbandonare. Il principale argomento di tale tesi, comunque variamente circostanziata, è la loro lingua, di derivazione indoaria, le loro caratteristiche somatiche e le documentazioni storiografiche della loro antica presenza in tali territori. Non è tuttavia chiaro se tale regione sia stata il luogo di origine primitivo della cultura romaní o piuttosto una tappa intermedia di una migrazione ben più complessa, dal momento che tale cultura risulta radicalmente diversa da quelle dell'area indiana. Si suppone quindi che debba avere una più antica origine allogena, ancora non identificata, portata da un misterioso popolo ivi migrato e successivamente mescolatosi con stirpi locali e indianizzato nel linguaggio.

ORIGINI

Migrazioni storiche della popolazione romaní - Wikipedia

Giusi Nicolini

Sebbene non sia di origine Rom, Giusi Nicolini ha avuto un impatto significativo sulle vite dei Rom in Italia durante il suo mandato come sindaco di Lampedusa e Linosa. Nicolini ha ricevuto riconoscimenti internazionali, incluso il Premio UNESCO per la pace, per il suo impegno nella gestione dell'accoglienza dei rifugiati e nella promozione dei diritti umani, inclusi quelli delle minoranze etniche come i Rom e i Sinti.

Dijana Pavlovic

Attrice, regista e attivista, Dijana Pavlovic è una delle voci più influenti nella lotta per i diritti dei Rom in Italia. Di origine serba, ha fondato il "Kethane", il Festival Rom Internazionale a Roma, e ha lavorato come mediatrice culturale e promotrice dei diritti civili delle minoranze. Pavlovic è anche cofondatrice dell'Unione Romani Italia e ha rappresentato le comunità Rom e Sinti in vari contesti istituzionali, comprese le Nazioni Unite.

Tra i poeti chi maggiormente si è fatto influenzare dalla cultura romanì è Garcia Lorca: studiò l’originario flamenco gitano con De Falla, e con lui organizzò la Fiesta del Cante Jondo, 3 giorni di esibizioni all’aperto di danza, musica, poesia, teatro con artisti gitani e spagnoli; fondò La Barraca, una compagnia di teatro girovaga, per la quale scrisse i suoi drammi più famosi; i titoli delle sue raccolte di poesie esplicitano l’influenza della cultura zingara (Poema del Cante jondo, Romancero gitano); scrisse e musicò canzoni di stile gitano.

Federico García Lorca:

EDUCAZIONE E ACADEMIA

Nonostante le sfide, alcuni Rom e Sinti hanno ottenuto notevoli successi accademici. Persone come Ian Hancock, un professore Rom britannico all'Università del Texas, è riconosciuto a livello internazionale per il suo lavoro sugli studi Romani e sui diritti dei Rom.Ian Hancock è un linguista e attivista Rom britannico-americano, nato nel 1942. È uno dei più importanti studiosi dei Rom al mondo, specializzato in linguistica e storia Rom. Hancock ha dedicato gran parte della sua vita accademica a promuovere la comprensione e il riconoscimento della cultura Rom, dei loro diritti e della loro lingua. È professore all'Università del Texas ad Austin, dove insegna lingue e linguistica, ed è stato anche rappresentante dei Rom e degli Sinti alla Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani. Hancock ha scritto numerosi libri e articoli sugli aspetti linguistici, storici e sociali delle comunità Rom, contribuendo significativamente alla loro visibilità e alla lotta contro la discriminazione.

Seguendo le tracce linguistiche gli studiosi affermano che, nella propria fuga dal subcontinente indiano, la prima tappa della migrazione delle popolazioni romaní sia nell'Armenia storica, ove si stanziarono abbastanza a lungo da acquisire dalla lingua armena molti vocaboli, tra cui "vurdón" (carro). Dall'Armenia si spostarono poi verso l'Impero Bizantino, dove furono spesso confusi con la setta eretica degli athinganoi ("intoccabili"), praticanti della chiromanzia, da cui deriva secondo una teoria etimologica anche il nome zingaro.

ORIGINI (2)

Migrazioni storiche della popolazione romaní - Wikipedia

Studi di linguistica e di filologia hanno individuato moltissimi termini della lingua romaní che derivano dal persiano, dal curdo, dall'armeno, dal greco, che testimonierebbero del tragitto percorso dalle popolazioni rom, dal subcontinente indiano fino in Europa, in un periodo storico compreso tra l'VIII ed il XII secolo d.C.I parlanti questa lingua, in Europa, sono circa 4,6 milioni, il 60-70% dei quali in Europa orientale e nei Balcani, e non hanno un proprio Stato.Oggi il romaní è lingua minoritaria riconosciuta in Austria, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Finlandia, Germania, Moldavia, Montenegro, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Svezia e Ungheria, lingua ufficiale del distretto di Šuto Orizari nella Macedonia del Nord.In Italia, la lingua romaní non gode di alcuna forma di tutela a livello nazionale, nonostante la presenza storica plurisecolare. Il presunto nomadismo è stato utilizzato dal legislatore per escludere le comunità parlanti la lingua romaní dai benefici della legge n. 482 del 1999. Vari progetti di legge sono rimasti finora non adottati. L'iter per il riconoscimento del romaní come minoranza linguistica è stato avviato nel 2016 dall'Università di Teramo.

LINGUA ROMANÍ (2)

Dialletti del Romaní - Wikipedia

Il Piano decennale della Commissione Europea 2021-2030 a supporto di Rom e Sinti rappresenta un ulteriore e più maturo volano per i processi di inclusione avviati dagli Stati membri, ed un punto di riferimento per il rilancio delle azioni da promuovere a livello nazionale. Il Piano si compone della Comunicazione n. 620/2020 “Un’ Unione della parità: quadro strategico dell'UE per l'uguaglianza, l'inclusione e la partecipazione dei Rom” e della Raccomandazione del Consiglio (COM(2020) 621 - 7.10.2020), che stabiliscono un elenco di misure che gli Stati membri devono adottare per raggiungere gli obiettivi di inclusione di Rom e Sinti nell'UE. Entrando nel merito degli ambiti di inclusione, il piano europeo è incentrato su sette settori chiave di intervento: l’uguaglianza, l’inclusione, la partecipazione, l’istruzione, l’occupazione, la sanità e l’alloggio. Per ognuno di questi settori chiave la Commissione europea ha elaborato obiettivi, raccomandazioni e indicatori che suggeriscono priorità di interventi e strumenti di monitoraggio dei progressi compiuti. I principali pilastri dell’impegno europeo sono i seguenti:-Lotta all’antiziganismo e urgenza di costruire narrazioni positive-Lotta contro la povertà multigenerazionale (protezione dei minori)-Promozione della partecipazione Rom e Sinti.

Piano decennale della Commissione Europea 2021-2030

  • Stereotipi e pregiudizi più comuni
  • Esempi sbagliati di articoli di giornale
  • Esempi sbagliati sui social

Rome e Sinti nei Media

Il regime nazista attuò il genocidio della popolazione romaní (Samuradipen), uccidendo 250 000 "zingari" nei campi di sterminio. Altri 250 000 morirono appena catturati oppure durante il trasferimento verso i lager. I rom ricordano questa tragedia con il termine romaní Porajmos ("devastazione"), analogo a quello con cui si ricorda il più noto sterminio nazista del popolo ebraico, la Shoah ("sterminio") . Dal 2015, il 2 agosto è nell'Unione europea la giornata internazionale per il ricordo del genocidio delle popolazioni romaní.

DAL XIV AL XX SECOLO (2)

Marzahn, il primo campo di internamento per Rom (Zingari) creato nel Terzo Reich. Germania, data incerta. Fonte: https://encyclopedia.ushmm.org/

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  • Origini tra geografia ed etnia
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Rom e Sinti nella storia

  • Politiche di integrazione
  • Rom e Sinti e inclusione sociale

Rom e Sinti oggi

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Rome e Sinti tra noi

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Rome e Sinti nella Cultura Pop

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Rome e Sinti nei Media