Definitivo - Bina Fortino e Fabiana Brunetto
Bina Fortino
Created on May 24, 2023
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Transcript
Il lavoro delle donneDi:Bina Fortino e Fabiana Brunetto
Title 1
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Nel XIX secolo ci fu un vero e proprio filone artistico, chiamato “pittura dal vero”, comprendente Realismo, Verismo e Impressionismo, che si dimostrò attentissimo ai mutamenti sociali, economici e politici legati alla crescita del proletariato urbano e alla nascita della lotta di classe. Gli artisti che aderirono a tale filone, soprattutto in Francia e in Italia, rifiutarono ogni forma di idealizzazione e amarono trattare temi e soggetti ispirati dal mondo contemporaneo, che non di rado ebbero caratteri di denuncia marcati e provocatori.Tali pittori amarono rappresentare, nello scandalo generale, contadini, operai, lavandaie e prostitute, spesso mostrandone (quasi con brutalità) le tristissime condizioni di vita. Grande attenzione venne dedicata al mondo del lavoro e, soprattutto, alla condizione della donna nei contesti lavorativi di quel tempo, sia nelle grandi città industrializzate sia nelle campagne, queste ultime ancora legate a tradizioni e stili di vita quasi arcaici.N
Il lavoro nelle campagne era assolutamente privo di tutele per le lavoratrici, il lavoro delle spigolatrici era, in ambito contadino, il più povero, perché comportava un movimento ripetitivo e spossante: chinarsi, raccogliere, alzarsi. La spigolatura consisteva, infatti, nel recupero delle spighe cadute durante la mietitura. Questa attività veniva svolta soprattutto dalle povere donne sole, come le vedove e le orfane, oppure dalle ragazze madri che non avevano altro mezzo di sussistenza
Attraverso l’accostamento delle diverse realtà sociali, proprietari, lavoratori specializzati e povere spigolatrici, Millet rappresenta dignitosamente la vita dei più umili lavoratori delle campagne francesi. Jean-François Millet è nato il 4 Ottobre 1814 a Gréville-Hague nei pressi di Cherbourg, in Normandia. Il pittore francese, noto per i suoi motivi rurali, è stato un rappresentante del Realismo e sostenitore e della scuola di Barbizon (un gruppo di pittori di paesaggio). Nel 1867 Millet fu nominato Chevalier de la Legion d’Honneur e alla fine degli anni ’60 ricevette il giusto riconoscimento per le sue opere, seguito dal successo finanziario. Le sue opere sono state in seguito esposte in mostre internazionali.
Tre spigolatrici sono chine sul campo appena mietuto e raccolgono le poche spighe cadute a terra. Due di loro hanno la schiena curva e scelgono accuratamente il raccolto. La donna di destra invece si sta rialzando per riporre sulla sacca frontale i chicchi. Sullo sfondo sono pronti grandi covoni di grano sopra i quali alcuni operai continuano a sistemare le piante raccolte. Un carretto è fermo al centro per essere caricato. Alla sua destra poi i mietitori si affannano per unire i fasci da sporgere agli operai sui covoni. All’estrema destra, davanti alle case, un uomo a cavallo è fermo e controlla il procedere del lavoro. Si tratta probabilmente del proprietario o di una persona di sua fiducia.Nel dipinto Millet dispone in primo piano le donne impegnate nel duro lavoro. In lontananza invece i mietitori sono rappresentati accanto a grandi covoni di grano. Il loro raccolto è stato abbondante e la loro felicità è sottolineata dall’atmosfera più luminosa che li circonda. L’atmosfera polverosa e dorata ricorda certe rappresentazioni bucoliche della natura pastorale del seicento. Millet a destra dei mietitori rappresenta un amministratore a cavallo che sorveglia il lavoro. I colori sono caldi, maggiormente in secondo piano dove il sole pieno crea una illuminazione diretta. In primo piano, invece, le spigolatrici sono illuminate da una luce quasi radente che crea un chiaroscuro scultoreo. Alcune parti del loro corpo sono molto volumetriche come le spalle, le mani e il capo coperto dal fazzoletto. La portata rivoluzionaria della pittura di Millet si comprende ancora meglio confrontando Le spigolatrici con altri dipinti di analogo soggetto, ad esempio Il richiamo delle spigolatrici di Jules Breton. Questo artista, figlio di contadini come Millet, aderì al Realismo sin dal 1848 ed espresse nei suoi quadri un legame profondo con la terra, le tradizioni, la religione; tuttavia, non volle mai spingersi a una rappresentazione troppo cruda ed esplicita della verità.
Jules Breton nacque a Courriers (Pas-de-Calais) il Primo maggio 1827. La sua formazione artistica si è svolta ad Anversa e a Parigi e fu uno dei primi artisti del mondo contadino. Conosciuto e apprezzato dalla critica ufficiale, l’artista non si lasciò trascinare dal successo, e il suo impegno costante fu quello di migliorare la sua tecnica. Breton partecipò a numerose mostre fuori dai confini nazionali.Ha anche scritto diversi libri ed è stato uno scrittore riconosciuto che ha pubblicato un volume di poesie (Jeanne) e diverse edizioni di prosa che raccontano la sua vita di artista e le vite di altri artisti che ha conosciuto personalmente.
Les rappel des glaneuses
Nel quadro Richiamo delle spigolatrici, Jules Breton ritrae una scena comune di vita contadina a Courrières, suo paese d’origine in Artois, regione storica della Francia settentrionale. L’artista sceglie di ritrarre le spigolatrici non al lavoro come aveva fatto due anni prima Jean-François Millet ma al momento di lasciare i campi. Molti elementi del quadro indicano che la scena si svolge alla fine della giornata: lo spicchio di luna che sorge, visibile in alto a sinistra della tela, la presenza di un sorvegliante dei campi, appoggiato ad un cippo che, con le mani attorno alla bocca, chiama a raccolta le lavoratrici e, soprattutto, il tramonto del sole, dietro gli alberi, che conferisce al quadro quella calda luce dorata tipica delle tarde ore pomeridiane.Nonostante la presenza di alcuni dettagli realisti come gli abiti logori e consunti o i piedi nudi delle donne, il pittore ha completamente idealizzato la scena. Breton ha voluto idealizzare la scena, conferendo eleganza ai gesti delle contadine e fierezza al loro portamento, conferendo all’insieme un aspetto nobile e poetico. Alla sua presentazione ufficiale Il richiamo delle spigolatrici venne accolto dal pubblico con grande entusiasmo, e la critica apprezzò Breton per aver saputo bilanciare realtà osservata e sentimento poetico con grande lucidità. I caratteri di questo quadro anticipano quelli delle opere successive al 1860, caratterizzate da una visione più lirica della realtà rispetto al crudo realismo di Gustave Courbet e dei pittori a lui legati.
Per i critici di destra, queste donne sono il simbolo di una minacciosa rivoluzione popolare, quando i giornali di sinistra vedono le popolazioni rurali impoverite dal Secondo Impero .“Le sue tre spigolatrici hanno pretese gigantesche: si atteggiano come le tre Parche del pauperismo. Sono spaventapasseri vestiti di stracci piantati in un campo e, come gli spaventapasseri, non hanno volto: al loro posto c’è un copricapo di bure. M. Millet sembra credere che l’indigenza dell’esecuzione si addica ai quadri povertà: la sua bruttezza è senza accento, la sua rozzezza senza rilievo. Una tinta di cenere avvolge le figure e il paesaggio; il cielo ha lo stesso tono della sottogonna delle spigolatrici; ha l’aspetto di un grande relitto teso. Queste povere donne non mi toccano; hanno troppo orgoglio, tradiscono troppo visibilmente la pretesa di discendere dalle sibille di Michelangelo e di indossare i loro cenci più superbamente di quanto i mietitori del Poussin portino i loro panni. Con il pretesto che sono simboli, rinunciano al colore e alla modellazione. Non è così che intendo le rappresentazioni della miseria, “cosa sacra”, dice il poeta latino, - sacra e ingenua. L’arte deve dipingerla senza enfasi, con emozione e semplicità. Mi dispiace vedere Ruth e Noemi che camminano su e giù per il campo di Boaz come le assi di un teatro. “- Paul de Saint-Victor“Elegante parigina, fermati davanti a questo dipinto e capisci, se puoi, perché c’è stato un tempo in cui i tuoi padri, i tuoi mariti e i tuoi fratelli erano così spesso svegli al richiamo dei tamburi. Ecco i mendicanti della campagna, quelli della città si vedono mentre si esce. “Léon Daléas