Want to make creations as awesome as this one?

Transcript

ALZA IL VOLUME!

Giovanni Falcone

chi tace e chi piega la testa, muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta, muore una volta sola.

Creato da: Paolo Pio Monaco, Raffaele Severino e Cristian Ascione

Giovanni Falcone

INIZIA!

Assieme ai colleghi e amici Rocco Chinnici, Antonino Caponnetto e Paolo Borsellino, Falcone è stato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia in Italia e a livello internazionale, di lavoro magistrato. Fu ucciso da Cosa nostra insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Dopo la sua morte, divenna un simbolo di lotta alla Mafia importantissimo, soprattutto in Italia.

Chi era Giovanni Falcone?

Falcone vinse il concorso ed entrò nella magistratura italiana nel 1964. Nel 1965, a soli 26 anni, divenne pretore a Lentini: uno dei suoi primi casi fu quello di una persona morta per un incidente sul lavoro. A partire dal 1966, e per i successivi dodici anni, fu al tribunale di Trapani, nei primi anni come sostituto procuratore e giudice istruttore. Nel 1967 istruì il primo processo importante, quello alla banda mafiosa del boss di Marsala, Mariano Licari. Nell'aprile 1969 la malattia del padre, un tumore all'intestino che lo avrebbe poi portato alla morte nel 1976, lo toccò profondamente. si poneva il problema di combattere le disparità sociali e nel comunismo intravedeva quindi la possibilità di appianare le sperequazioni. Rispose quasi volendola rassicurare che il comunismo italiano sarebbe stato differente da quello russo, aggiungendo sarcasticamente che, nell'ipotetica eventualità di una crisi di libertà nella loro democrazia, sarebbe ritornato sulle montagne come i vecchi partigiani. Nel suo lavoro però non si lasciò mai influenzare dalle idee politiche.successivamente, si allontanerà dalle idee comuniste, avvicinandosi al pensiero della tradizione socialista, in particolare all'elaborazione del "nuovo corso" rappresentato da Bettino Craxi e da Claudio Martelli.[14] Nel 1973 si trasferì alla sezione civile del tribunale di Trapani. Nel luglio 1978 però ritornò a Palermo. In quell'anno la Bonnici lasciò Falcone per restare a Trapani, dove si era innamorata del presidente del tribunale della città Cristoforo Genna[15]. Nel tribunale palermitano cominciò a lavorare nella sezione fallimentare, occupandosi di diritto civile ed emettendo alcune sentenze di grande importanza. L'anno successivo conobbe la collega Francesca Morvillo, con la quale iniziò una relazione sentimentale che sfociò nel matrimonio nel 1986. Dopo l'omicidio del giudice Cesare Terranova, nel settembre 1979, nonostante le preoccupazioni familiari, accettò l'offerta che da tanto tempo Rocco Chinnici gli proponeva e passò così all'Ufficio istruzione della sezione penale, che sotto, appunto, la guida di Chinnici divenne un esempio innovativo di organizzazione giudiziaria.Chinnici chiamò al suo fianco anche Paolo Borsellino, che divenne collega di Falcone nello sbrigare il lavoro arretrato di oltre 500 processi.

Nacque ,in una famiglia ricca, il 18 maggio 1939 a Palermo in via Castrofilippo, nel quartiere della Kalsa, lo stesso di Paolo Borsellino e di molti futuri mafiosi, come Tommaso Spadaro. Il secondo nome di Giovanni, Salvatore, gli fu dato in memoria dello zio materno Salvatore Bentivegna, tenente dei Bersaglieri morto sul Carso colpito da una granata durante la prima guerra mondiale. Il terzo nome, Augusto, fu dovuto alla passione del padre per la storia romana. Il fratello del padre, Giuseppe Falcone, si arruolò anch'egli durante la seconda guerra mondiale come capitano nell'Aviazione e morì all'età di 24 anni abbattuto con il suo aereo. Anche il padre di Giovanni partecipò alla guerra: colpito alla testa, si riprese dopo un intero anno passato tra la vita e la morte. I Falcone dovettero abbandonare la Kalsa nel 1940 a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e sfollarono a Sferracavallo, una borgata marinara di Palermo. Dopo il 9 maggio 1943 si trasferirono dai parenti della madre a Corleone. A seguito dell'armistizio di Cassibile, tornarono alla Kalsa dove, a causa dei danneggiamenti riportati dal loro appartamento, vennero ospitati dalle zie Stefania e Carmela, sorelle del padre. La prima era una musicista e si era formata al Conservatorio di Palermo mentre la seconda era una pittrice sullo stile di Francesco Lojacono. Giovanni frequentò le scuole elementari al Convitto Nazionale di Palermo, le medie alla scuola "Giovanni Verga" e le superiori al liceo classico "Umberto I". Frequentava l'Azione Cattolica e trascorreva gran parte dei suoi pomeriggi in parrocchia facendo la spola tra quella di Santa Teresa alla Kalsa e quella di San Francesco. Nella prima conobbe padre Giacinto che diventò il suo cicerone e gli fece visitare il Trentino e Roma. All'età di tredici anni cominciò a giocare a calcio all'Oratorio dove, durante una delle tante partite, conobbe Paolo Borsellino, con cui si sarebbe ritrovato prima sui banchi dell'università e poi nella magistratura.

BIOGRAFIA

ATTENTATOALL'ADDAURA

L'attentato dell'Addaura si riferisce al fallito attentato al giudice istruttore palermitano Giovanni Falcone, avvenuto il 21 giugno 1989 nei pressi della villa che il magistrato aveva affittato per il periodo estivo, situata sulla costa siciliana nella località palermitana denominata Addaura.La mattina del 21 giugno 1989, alle 7.30, gli agenti di polizia addetti alla protezione personale del giudice Falcone trovarono 58 cartucce di esplosivo, di tipo Brixia B5, all'interno di un borsone sportivo accanto ad una muta subacquea e delle pinne abbandonate, nella spiaggetta antistante la villa affittata dal magistrato, che aspettava i colleghi svizzeri Carla del Ponte e Claudio Lehmann con cui doveva discutere sul filone dell'inchiesta "Pizza connection" che riguardava il riciclaggio di denaro sporco. L'esplosivo era stipato in una cassetta metallica, ed era innescato da due detonatori. Secondo le indagini dell'epoca, alcuni uomini non identificati piazzarono l'esplosivo, il quale non esplose: all'epoca ciò fu attribuito ad un fortunato caso (si parlò di un malfunzionamento del detonatore).

Capaci ora

La strage di Capaci fu un attentato di stampo terroristico-mafioso compiuto da Cosa Nostra,che, a capo dell' attentato era Totò Riina. Il 23 maggio 1992 nei pressi di Capaci con una carica composta da tritolo, RDX e nitrato d'ammonio con potenza pari a 500 kg di tritolo, per uccidere il magistrato antimafia Giovanni Falcone. Gli attentatori fecero esplodere un tratto dell'autostrada A29, alle ore 17:57, mentre vi transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il giudice, la moglie e gli agenti di Polizia, sistemati in tre Fiat Croma blindate. Oltre al giudice, morirono altre quattro persone: la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Vi furono 23 feriti, fra i quali gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello e l'autista giudiziario Giuseppe Costanza.

strage di Capaci dopo l'attentato

STRAGE DI CAPACI

LINEA DEL TEMPO FALCONE

1993

MUORE NELLA STRAGE DI CAPACI

ATTENTATO CASA A MARE(ADDAURA)

1989

DIVENTA MAGISTRATO

1964
1939

NASCE FALCONE

Salvatore Riina, detto Totò u curtu (Corleone, 16 novembre 1930 – Parma, 17 novembre 2017), è stato un mafioso e terrorista italiano. Appartenente all'organizzazione malavitosa Cosa nostra, di cui è stato il capo assoluto dal 1982 fino al suo arresto avvenuto il 15 gennaio 1993, (ma si ritiene lo sia stato fino alla morte, mentre Provenzano divenne reggente), è generalmente ritenuto il più potente, pericoloso e sanguinario mafioso di sempre, venendo etichettato come il capo dei capi e con i soprannomi 'u curtu (il basso), per via della sua bassa statura (158 cm) e la belva, per indicare la sua brutalità sanguinaria. Era detenuto presso il carcere di Opera, dove stava scontando 26 ergastoli.

TOTO' RIINA

BIOGRAFIA

Salvatore Riina nacque a Corleone in una famiglia di contadini il 16 novembre 1930; il padre Giovanni lavorava nella tenuta del barone Guglielmo Inglese e, nel tempo libero, si dedicava alla cura dell'appezzamento che la moglie aveva ereditato dal padre. Salvatore, che prese il nome dal nonno, nel dicembre del 1943, all'età di 13 anni, perse il padre Giovanni e il fratello minore Francesco (di 7 anni): i tre, insieme al fratello Gaetano, stavano cercando di estrarre della polvere da sparo da una bomba inesplosa, rinvenuta tra le terre che curavano, per rivenderla insieme al metallo. Gaetano rimase ferito dalle schegge al volto e a una gamba, mentre Totò rimase illeso. Da sola la madre, Maria Concetta Rizzo, non riuscì a portare la famiglia al di sopra della soglia di povertà, così Riina iniziò a recarsi ogni mattina all'alba nella piazza principale di Corleone, nella speranza che qualcuno potesse offrirgli un lavoro da bracciante. La necessità di trovare un'occupazione più redditizia e l'indole violenta lo spinsero ad aggregarsi alla banda di Luciano Liggio, con il quale intraprese il furto di covoni di grano e bestiame venendo affiliato, insieme a Bernardo Provenzano, nella cosca mafiosa locale, di cui faceva parte anche lo zio paterno di Riina, Giacomo. La banda di Liggio era quindi entrata nell'orbita del boss di Corleone, il dottor Michele Navarra. Il 19 maggio 1949, durante una partita di bocce, nel corso di una rissa sparò e uccise un suo coetaneo, Domenico Di Matteo, per poi darsi alla fuga. A limitare i danni ci pensò Navarra, che gli suggerì di consegnarsi alle forze dell'ordine e di farsi processare per omicidio aggravato, tentato omicidio e porto abusivo di armi. A 19 anni Riina fu quindi condannato a una pena di 16 anni e 5 mesi. Dal carcere dell'Ucciardone fu trasferito prima a Milazzo e poi a Casale Monferrato in Piemonte. All'inizio della detenzione la sua personalità cambiò in peggio, arrivando ad azzuffarsi con altri galeotti e a litigare con le guardie carcerarie, ma poi, nel penitenziario di Turi in Puglia, risultò un detenuto modello iscrivendosi, all'età di 22 anni, alla terza elementare (aveva già frequentato la prima e la seconda negli altri istituti), ma non riuscì a terminare la quarta, solo perché fu trasferito a Termini Imerese, in attesa del processo di secondo grado che si chiuderà con una condanna a 12 anni e 4 mesi e all'interdizione perenne dai pubblici uffici. Il 13 settembre 1955, dopo poco più di 6 anni di carcere, gli fu concessa la libertà vigilata. Una volta tornato a Corleone, Riina tornò subito alle dipendenze di Liggio, la cui banda nel frattempo era diventata molto forte sul piano militare e una eccellente fonte di reddito sul piano economico. Per conto di Liggio fece da ragioniere nell'"azienda" che si occupava della macellazione clandestina di bestiame, rubato nei terreni della società armentizia di contrada Piano di Scala, che poi veniva consegnato alle macellerie di Palermo, utilizzando camion anch'essi rubati. Potendo contare sulla coppia Riina-Provenzano, Liggio cominciò ad accarezzare l'idea di mettersi in proprio scavalcando Navarra. Dopo essere scampato a un agguato all'alba del 23 giugno 1958, Liggio reagì eliminando il suo capo il 2 agosto e, nei mesi successivi, insieme alla sua banda, scatenò un conflitto contro gli ex uomini di Navarra, che furono in gran parte assassinati fino al 1963. Lo scontrò provocò 140 morti e Riina era sospettato di aver recitato un ruolo di primo piano nella mattanza.

QUIZ INTERATTIIVI

QUIZ INTERATTIVI PT.2

HOME

Speriamo che ti sia piaciuto!

Musica: After Dark x Sweather Weather(Remix)FONTI: Wikipedia, Google.

creato da PAOLO PIO MONACO, RAFFAELE SEVERINO E CRISTIAN ASCIONE DELLA 2^B.

THE END