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INDRODUZIONE

UGO FOSCOLO

Le ultime lettere di Jacopo Ortis

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I sepolcri

I due romanzi d'amore

In morte del fratello Giovanni

La vita

Le Grazie

Vita politica

Incontri

ARGOMENTI

Alla sera

Pensiero e poetica

A Zacinto

Le muse del poeta

Ugo Foscolo, battezzato Niccolò Foscolo, nasce a Zante, isola greca che all’epoca era sotto il dominio veneziano, nel 1778 da padre veneziano e madre greca. All’età di quindici anni si trasferisce a Venezia dopo la morte del padre. Venezia è una Repubblica oltre che un vivace centro culturale. Qui, Foscolo impara la lingua italiana dedicandosi a un intensissimo studio di classici latini e italiani; viene inoltre a contatto con l’Illuminismo.

LA VITA

1729 - 1799

1749 - 1803

È un entusiasta sostenitore delle idee della rivoluzione. Per questo motivo si trasferisce sui Colli Euganei nel 1796. Per un periodo egli si stabilisce a Milano, dove conosce Parini e Alfieri, di cui ammira il desiderio di assoluta libertà.

INCONTRI:

Partecipa alla vita politica, fino a schierarsi nell’esercito di Napoleone e considera inizialmente un liberatore. Il trattato di Campoformio, con il quale nel 1797 Napoleone cede Venezia all’Austria, viene sentito da Foscolo come un tradimento. Da questo momento in poi manifesterà una profonda disillusione e non esiterà a esternare le sue critiche nei confronti dell’operato di Napoleone, fino a scontrarsi con amici intellettuali (come Monti).

VITA POLITICA

Si rifugia anche a Firenze dove scrive Le Grazie, la sua opera neoclassica per eccellenza, rimasta però incompiuta è considerata come una delle opere più importanti e significative dell’intera produzione foscoliana.

le grazie

Dopo la sconfitta definitiva di Napoleone a Waterloo, nell'Italia settentrionale ritorna il potere austriaco. Gli austriaci tentano in vari modi di conciliarsi con gli intellettuali italiani. A Foscolo propongono di partecipare alla direzione della Biblioteca Italiana: inizialmente egli sembra accettare, ma poi rinuncia e si esilia volontariamente in Inghilterra (l’esilio è uno dei temi principali delle sue opere).

Ma la sua intensa attività non gli impedì una complessa vita sentimentale: infatti ebbe storie d'amore con bellissim nobil donne come Quirina Mocenni Magiotti (la "donna gentile"), che lo confortò e soccorse durante il suo esilio. Questi amori diventano però la causa di inquietudine interiore

SI INNAMORò DI MOLTE DONNE

Quando nel 1861 nasce l’Italia le sue ceneri vengono depositate a Firenze, nella chiesa di Santa Croce.

per la sua natura non riusce mai ad integrarsi e viene abbandonato: muore poverissimo in uno squallido quartiere di Londra da solo con la figlia.

morte

L’opera di Ugo Foscolo ha sia componenti classiche e sia componenti di stampo moderno, Per quanto riguarda il suo approccio al neoclassicismo, bisogna evidenziare che esso è molto più profondo che in molti altri artisti e letterati.

UGO FOSCOLO: PENSIERO

Nel suo pensiero e nella sua poetica, Foscolo vive una contraddizione acuta fra ideali illuministi e il profondo legame con le passioni umane, che non trovarono mai il loro giusto equilibrio.

  1. Visione atea dell’universo, che porta l’uomo, dopo la sua morte, a dissolversi nel nulla;
  2. Vita intesa come sofferenza la cui soluzione è la morte, raggiunta spesso attraverso il suicidio;
  3. Le illusioni - come l’amicizia, la poesia e l’amor patrio - capaci di alleggerire il peso delle tragedie e delle delusioni.

Le concezioni alla base del pensiero di Foscolo sono:

L'opera deve essere frutto di esperienze e sentimenti personali.

Fondamentale è la sua concezione: della poesia e del ruolo del poeta.

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Ma questa ha anche altre funzioni: la poesia deve essere civilizzatrice ed universale: adempiendo anche allo scopo: moraleantropologico politico estetico

Il poeta deve essere libero. La poesia ha invece una funzione eternatrice, ricorda il poeta alla storia e annienta l’illusione della morte e della dimenticanza dell’uomo.

-L’esilio (paragonato ad Ulisse) -Nostalgia per la terra natale -Forza della poesia

dedicato all'isola greca di Zante

a zacinto

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parafrasi

Non toccherò mai più le rive sacre dove abitò il mio corpo di bambino, Zacinto mia, che ti rifletti sulle onde del mare greco, da cui purissima nacque Venere, e con il suo primo sorriso rese quelle isole feconde, per cui glorificò le tue chiare nubi e i tuoi boschi l’opera gloriosa del poeta che cantò il fatale naufragio, e l’esilio diverso, attraverso il quale, bello di fama e sventura, Ulisse infine baciò la pietrosa Itaca. Tu solo la poesia avrai del figlio, mia terra materna: per noi il fato stabilì una sepoltura senza lacrime.

Né più mai toccherò le sacre sponde Ove il mio corpo fanciulletto giacque, Zacinto mia, che te specchi nell’onde Del greco mar, da cui vergine nacque Venere, e fea quelle isole feconde Col suo primo sorriso, onde non tacque Le tue limpide nubi e le tue fronde L’inclito verso di colui che l’acque Cantò fatali, ed il diverso esiglio Per cui bello di fama e di sventura Baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.

testo

Metrica

La poesia è composta da 2 quartine + 2 terzine, di endecasillabi, il verso classico per eccellenza: questo schema strofico è quello del sonetto. Lo schema metrico delle rime è ABAB, ABAB, CDE, CED, quindi di tipo alternato.

ANALISI DEL TESTO

Questo sonetto di Foscolo è uno dei più famosi della raccolta I SONETTI. Fu composto tra il 1802 e il 1803. L'autore parla dell'isola in cui è nato, Zante, collocata nel Mar Ionio e qui chiamata con il nome greco antico, Zacinto. Il messaggio della poesia è la disperazione del poeta che si sente un esule e lancia il suo grido di dolore contro il fato avverso. Ma Foscolo sviluppa questo messaggio in un crescendo di confronti tra lui ed Omero e tra lui e Ulisse. Foscolo scrive le proprie sventure, mentre Omero celebrò i viaggi di Ulisse; Foscolo sa che Ulisse riuscì a ritornare a baciare la sua petrosa Itaca, mentre per sé sente che non riuscirà mai più a ritornare nella sua isola. Ma come la poesia di Omero ha reso immortale Ulisse e Itaca, così la poesia di Foscolo renderà immortale sé stesso e Zacinto. L’ultima terzina chiude il tema iniziale del fato avverso che costringe il poeta a peregrinare continuamente e Foscolo sente che il fato ha stabilito per lui una tomba senza pianto lontano dai familiari.

quel momento della giornata che stimola una riflessione sulla morte.

ALLA SERA

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Forse perché della fatal quïete Tu sei l’immago, a me sí cara vieni, O Sera! E quando ti corteggian liete Le nubi estive e i zeffiri sereni, E quando dal nevoso aere inquïete Tenebre e lunghe all’universo meni, Sempre scendi invocata, e le secrete Vie del mio cor soavemente tieni. Vagar mi fai co’ miei pensier su l’orme Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge Questo reo tempo, e van con lui le torme Delle cure onde meco egli si strugge; E mentre io guardo la tua pace, dorme Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge

Forse perché tu sei l’immagine della quiete voluta dal fato, a me giungi così gradita, Sera! Sia quando le nubi estive e gli zefiri sereni ti accarezzano con dolcezza, sia quando nel cielo nevoso rechi con te all’universo tenebre lunghe e inquiete, sempre scendi invocata, e le vie nascoste del mio cuore governi soavemente. Mi fa vagare di pensiero in pensiero sulle orme che conducono al nulla eterno; e intanto fugge questo tempo malvagio, e con lui se ne vanno tutte le ansie, nelle quali esso si distrugge con me; e mentre contemplo la tua pace, si placa quello spirito guerriero che in me ruggisce.

testo

parafrasi

Questo sonetto fu pubblicato nell’aprile del 1803 Si tratta di un periodo particolarmente tormentato per Foscolo. Siamo di fronte a uno dei sonetti più significativi di Foscolo, che riprende tematiche già presenti nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Come ad esempio quella del parallelo tra la sera e la morte, che però non spaventa l'autore ma si configura come momento di raccoglimento e di pace. Foscolo dedica questo sonetto alla sera, momento della giornata che gli induce una profonda meditazione sulla morte. Sembra quasi che egli, in quel momento, stia riprendendo un dialogo interiore. Foscolo , sta contemplando la bellezza della sera, che apprezza in quanto placa il suo spirito ribelle e porta con sé una parvenza di dolcezza e di quiete, paragonabili a quella della morte.

analisi del testo

metrica

è un sonetto: si compone di quattordici versi endecasillabi suddivisi in due quartine e due terzine, con schema rimico ABAB ABAB CDC DCD.

il poeta vuole rendere omaggio alla memoria del fratello suicida per debiti di gioco

IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI

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Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, mi vedrai seduto du la tua pietra, o fratel mio, gemendo il fior de' tuoi gentili anni caduto: la madre or sol, suo dì tardo traendo, parla di me col tuo cenere muto: ma io deluse a voi le palme tendo; e se da lunge i miei tetti saluto, sento gli avversi Numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta; e prego anch'io nel tuo porto quiete: questo di tanta speme oggi mi resta! straniere genti, l'ossa mie rendete allora al petto della madre mesta.

Un giorno, se io non andrò sempre vagando di nazione in nazione, mi vedrai stare sulla tua tomba, fratello mio, piangendo per la tua morte prematura Solo nostra madre, che si trascina dietro il peso dei suoi anni, ora parla di me alle tue spoglie mute. Intanto io tendo le mani verso di voi senza speranza e saluto soltanto da lontano i tetti della mia patria Sento l’ostilità del destino e i reconditi tormenti interiori che rovinarono la tua esistenza, e anche io invoco la pace nella morte insieme a te Di tante speranze oggi mi resta solo questo! Popoli stranieri, quando morirò, restituite le mie spoglie alle braccia della madre inconsolabile.

TESTO

parafrasi

Il sonetto fu composto tra l'aprile e il luglio del 1803. Il sonetto “In morte del fratello Giovanni” è dedicato appunto al fratello Giovanni che si era ucciso nel 1801 a Venezia per motivi legati a debiti di gioco. In questa opera appaiono diversi temi tipicamente foscoliani come il tema dell’esilio inteso come la divisione del proprio nido familiare; il tema della morte come luogo di quiete e di pace, con la speranza che le proprie ossa vengano poi confortate da un pianto familiare. Importante e significativa è l’immagine della madre che ha un colloquio con il figlio morto parlandogli di quell’altro figlio vivo e lontano.

analisi del testo

metrica

i versi sono tutti endecasillabi. Sono rime alternate con schema ABAB nelle quartine e CDCD nelle terzine.

Raccolte le 67 lettere che il protagonista mandò all'amico Lorenzo Alderani

LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

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  • La vicenda va dall’11 ottobre 1797 alla notte tra il 25 e il 26 marzo 1799.
  • Jacopo Ortis, giovane patriota, in coincidenza col trattato di Campoformio, deve abbandonare Venezia e si rifugia sui Colli Euganei.
  • Sui Colli Euganei conosce Teresa, di cui s’innamora. Ella, però, per volontà paterna, è promessa sposa di Odoardo, un uomo in apparenza perfetto, ma arido.
  • Jacopo e Teresa si frequentano: scoprono di piacersi, le loro anime sono affini. In un momento di tenerezza, arrivano a baciarsi.
  • Jacopo abbandona i Colli Euganei per non turbare l’amata; gira ramingo per l’Italia: tocca Padova, Bologna, Firenze, Milano, Rovigo, Ravenna, Ventimiglia. Informato del matrimonio tra Odoardo e Teresa, capisce che la sua vita non ha più speranze e medita il suicidio.
  • Pianifica con cura il suicidio: saluta la madre, poi torna sui Colli Euganei: vuole salutare Teresa. Scrive due ultime lettere, una per l’amata e una per l’amico Lorenzo. Predisposta ogni cosa, si toglie la vita piantandosi un pugnale nel cuore.

analisi del testo in breve:

metrica

La lettera è indirizzata a Lorenzo Alderani ed è stata scritta l'11 ottobre 1797. Jacopo fa riferimento al sacrificio della patria, ormai "consumato". Egli così fa intendere di aver perso ogni speranza per la patria e per se stesso.

Entrambi i protagonisti arrivano al suicidio per amore che è il modo in cui si manifetsa l'impossibilità di iserirsi all'interno della società. All'inizio l'amore è un valore positivo; è l'ultima illusione che trattiene Jacopo dal suicidio, ma quando anche questa illusione svanisce (che si aggiunge alla delusione storica del TRATTATO DI CAMPOFORMIO) Jacopo si uccide. Rispetto al Werther questa è la novità di Jacopo Ortis: Jacopo non è soltanto infelice in amore, ma si trova anche nell'impossibiltà di riconoscersi in una patria che sia capace di reagire, di opporsi all'oppressore ostriaco e riprendersi la libertà. Dal crollo di queste due illusioni (amore e patria) nasce il pessimismo.

Nei due romanzi d’amore, i giovani si innamorano perdutamente di una ragazza

DOLORI DEL GIOVANE WERTHER E LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS

Raccolte le 67 lettere che il protagonista mandò all'amico Lorenzo Alderani

I SEPOLCRI

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Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo di gente in gente, mi vedrai seduto du la tua pietra, o fratel mio, gemendo il fior de' tuoi gentili anni caduto: la madre or sol, suo dì tardo traendo, parla di me col tuo cenere muto: ma io deluse a voi le palme tendo; e se da lunge i miei tetti saluto, sento gli avversi Numi, e le secrete cure che al viver tuo furon tempesta; e prego anch'io nel tuo porto quiete: questo di tanta speme oggi mi resta! straniere genti, l'ossa mie rendete allora al petto della madre mesta.

Un giorno, se io non andrò sempre vagando di nazione in nazione, mi vedrai stare sulla tua tomba, fratello mio, piangendo per la tua morte prematura Solo nostra madre, che si trascina dietro il peso dei suoi anni, ora parla di me alle tue spoglie mute. Intanto io tendo le mani verso di voi senza speranza e saluto soltanto da lontano i tetti della mia patria Sento l’ostilità del destino e i reconditi tormenti interiori che rovinarono la tua esistenza, e anche io invoco la pace nella morte insieme a te Di tante speranze oggi mi resta solo questo! Popoli stranieri, quando morirò, restituite le mie spoglie alle braccia della madre inconsolabile.

TESTO

parafrasi

Il carme Dei Sepolcri di Ugo Foscolo fu scritto nel 1806 a Milano e publicato a Brescia nel 1907. Il carme dei sepolcri è un poemetto che combina in esso più genere: vi troviamo l’epistola in versi, il genere del poemetto didascalico, l’elegia sepolcrale. L’opera nasce dopo l’editto napoleonico di Saint-Cloud che vietava le sepolture di persone illustre nelle chiese. Da ciò Foscolo compone quest’opera interrogandosi sull’importanza dei sepolcri. I temi trattati sono: l’inutilità del sepolcro sul piano materiale, l’utilità invece sul piano affettivo, l’indegna sepoltura di un poeta.

analisi del testo

metrica

È costituito da 295 endecasillabi sciolti e il testo è suddivisibile in quattro parti: la prima va dai versi 1-90 e dimostra come i monumenti funebri siano inutili per i morti ma importanti per i vivi perché riescono a risvegliare gli affetti virtuosi che sono stati lasciati in eredità ai vivi.

THE END!

UGO FOSCOLO