Il viaggio nel viaggio: l' Odissea
boni_claudia
Created on May 2, 2023
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Transcript
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La partenza da Troia Gli Achei hanno assediato la città di Troia per 10 anni. Odisseo era il re della città di Itaca. Odisseo era una persona d’ingegno multiforme, e anche sotto suggerimento della Dea Atena, Odisseo manda un cavallo di legno con all’interno una piccola quantità di soldati Achei, che quella notte appiccarono il fuoco alla città. Durante il ritorno ad Itaca una forte tempesta ha fatto deragliare la sua nave, da dove poi iniziarono le sue avventure raccontate nell'Odissea.
Ismara (in greco antico: Ἴσμαρος) era un'antica città ciconia, situata sulla costa del mar Egeo, in Tracia. È citata nell'Odissea di Omero come prima tappa del viaggio di ritorno di Ulisse, che con i suoi compagni distrusse la cittadella situata sul mare e fu poi costretto a fuggire per il contrattacco degli abitanti, tornati con i rinforzi dai compatrioti dell'interno. Ulisse a Ismara ebbe anche in dono dal sacerdote di Apollo, Marone, discendente di Dioniso, che egli aveva risparmiato con tutta la sua famiglia, il vino con il quale in seguito avrebbe fatto ubriacare il ciclope Polifemo La città venne in seguito rifondata nel VII secolo a.C. da coloni di Chios con il nome di Maronia (oggi cittadina del distretto greco di Rodopi). Nella località di Aghios Georgios di Maroneia è stata rinvenuta una cittadella fortificata micenea da alcuni identificata con Ismara , che tuttavia non si trova sul mare.
Nel IX libro dell'Odissea (vv. 82-102), si narra come Ulisse approdò presso questo popolo dopo nove giorni di tempesta, che colse lui e i suoi uomini presso Capo Malea, spingendoli oltre l'isola di Citera. I Lotofagi accolsero bene i compagni di Ulisse e offrirono loro il dolce frutto del loto, unico loro alimento che però aveva la caratteristica di far perdere la memoria (oblio), per cui Ulisse dovette imbarcare i compagni a forza e prendere subito il largo per evitare che tutto l'equipaggio, cibandosi di loto, dimenticasse la patria e volesse fermarsi in quella terra (nell'Odissea si dice fosse su un'isola).
I CICLOPI I Ciclopi, simbolo di una condizione di vita primitiva, sono esseri rozzi, asociali, violenti. Il più famoso di essi è Polifemo, il mostro crudele di uno dei più celebri episodi della sua forza bruta si oppone l'intelligenza di Ulisse, che riesce a ingannarlo e a sconfiggerlo con l'astuzia IL MITO PIÙ ANTICO E I CICLOPI DELL'ODISSEANel mito più antico i Ciclopi sono figli di Gea (la Terra) e Urano (il Cielo). Abili artigiani, fabbricano il tuono, il lampo e il fulmine con cui Zeus (Giove) combatte contro i Titani. Le fucine in cui aiutano Efesto (Vulcano) si trovano sotto l'Etna e lo Stromboli: i rumori e le faville che i vulcani emettono sono prodotti dal loro lavoro. A essi, creature gigantesche e dotate di una forza immane, si attribuiva la costruzione di grandi mura, per esempio quelle di Micene.I Ciclopi di Omero abitano invece nel mondo degli uomini, praticano la pastorizia e hanno una diversa genealogia: Polifemo, per esempio, è figlio di Poseidone e di una ninfa marina. Sono selvaggi e violenti, non conoscono semina e aratura, vivono in grotte profonde sulle cime dei monti. ULISSE NELLA GROTTA DI POLIFEMONel viaggio di ritorno da Troia Ulisse giunge all'isola dei Ciclopi e con dodici compagni si spinge sino alla grotta di Polifemo. Il Ciclope, di ritorno con le sue greggi, li sorprende all'interno dell'antro. Invano Ulisse gli chiede di essere trattato come un ospite sacro a Zeus: Polifemo risponde che i Ciclopi non si curano degli dei, prende due compagni dell'eroe, li uccide sfracellandoli al suolo e si ciba delle loro carni; poi si addormenta. Ulisse potrebbe ucciderlo nel sonno: ma come spostare l'enorme macigno con cui il mostro ha chiuso la caverna? L'indomani, dopo che Polifemo ha divorato altri due compagni e ha portato al pascolo il bestiame, Ulisse, con l'aiuto dei suoi, sgrossa un tronco d'olivo, ne arroventa nel fuoco la punta e lo nasconde. Al suo rientro il Ciclope uccide altri due Greci. A questo punto l'eroe gli offre del vino eccezionalmente forte che si era portato dietro in un grande otre. Il Ciclope ne chiede ancora e domanda a Ulisse il suo nome; l'eroe astutamente gli risponde che il suo nome è Nessuno. Quando Polifemo cade in un sonno profondo, Ulisse e i compagni conficcano il tronco dalla punta rovente nell'occhio del Ciclope e lo accecano. Il mostro invoca l'aiuto dei Ciclopi suoi fratelli; ma quando questi gli chiedono chi lo stia derubando o uccidendo, Polifemo risponde: "Nessuno". A questa risposta essi vanno via. All'alba seguente, per fare uscire il gregge, Polifemo toglie il macigno dall'ingresso della grotta, ma tasta sul dorso le pecore perché nessuno dei Greci possa sfuggirgli. Ulisse però ha legato i suoi compagni sotto il ventre delle pecore ed egli stesso sfugge al controllo, aggrappato al vello del montone più caro al Ciclope. Raggiunta la nave, svela a Polifemo il suo vero nome. Il Ciclope ricorda allora una profezia che gli prediceva quanto sarebbe accaduto e scaglia contro la nave la punta di una montagna, ma invano. Poi invoca Poseidone affinché Ulisse non faccia ritorno in patria o vi torni tardi, dopo molte sofferenze e dopo aver perso tutti i compagni.
EOLO , IL DIO DEI VENTI Eolo è un personaggio della mitologia greca, le cui vicende variano notevolmente a seconda dei mitografi che le raccontano. Secondo l'Odissea è il re dei venti e incontra Ulisse in un celebre episodio del poema omerico (libro X), quando Ulisse approda sull'isola di Eolia, dove incontra Eolo. Egli viene descritto come re dei venti e padre di dodici figli (sei figli e sei figlie), che ha fatto sposare tra loro. Eolo, saggio e ospitale, consegna a Ulisse un otre che racchiude tutti quanti i venti, ad eccezione di uno, che lo condurrà a casa. Ulisse riparte e, dopo nove giorni di navigazione, quando già è in vista di Itaca, viene colto dal sonno. Allora i suoi compagni ne approfittano per aprire l’oltre, credendolo pieno di oggetti preziosi: in questo modo, tutti i venti si liberano e si scatena una grande tempesta, che allontana Ulisse e l'equipaggio da Itaca e li spinge di nuovo nei pressi dell'isola di Eolia. Essi si rivolgono quindi nuovamente al re dei venti che questa volta però, considerandoli invisi agli dei, li manda via senza più aiutarli..
I Lestrigoni I Lestrigoni sono un popolo leggendario di giganti antropofagi, che per ordine del loro re, Antifate, distrussero le flotte di Ulisse e uccisero tutti i marinai infilzandoli con enormi spiedi. Si salvò dalla strage solo la nave dell’eroe, rimasta all’ancora fuori dal porto.
LA MAGA CIRCE Sull'isola di Ponza alcuni compagni di Odisseo si fanno ingannare dalla Dea Circe che gli dà una pozione magica e li trasforma in maiali. Ulisse ottiene un antidoto e riesce ad ingannare Circe ottenendo che i compagni tornino ad essere uomini, a patto di restare un anno con lei, così Ulisse potrà tornare negli Inferi.
Passando davante all’isola di capri, Ulisse riusci ad resistere all’ammaliante canto delle sirene, facendosi legare all’albero maestro della nave e facendo tappare le orecchie ai suoi marinari con della cera. Se ulissie avesse ceduto, non avrebbe più rivisto nè Itaca e ne la sua amata Penelope. Le sirene cercarono in qualunque modo di attirare Ulisse. Ulisse con un cenno disse ai marinai di slegarlo ma loro invece lo legarono con nodi sempre più forti. quando non si udi più nessun canto i marinai si tolsero la cera dalle orecchie e poi subito dopo slegarono Ulisse.
STRETTO DI MESSINA SCILLA E CARIDDI La leggenda di Scilla e Cariddi Scilla, ninfa dalla bellezza sconvolgente, viene trasformata dalla maga Circe in un orrendo mostro ed infesta le acque dello Stretto insieme a Cariddi, devastante creatura marina creata da Zeus, capace di ingoiare e rigettare l’acqua del mare causando mortali vortici. A spezzare la bellezza di Scilla è la gelosia di Circe. SCILLA E CARIDDI Scilla e Cariddi erano due mostri marini che vivevano nello stretto di Messina.La leggenda narra che Scilla era una splendida ninfa, figlia di Forco e Crateide. Trascorreva i suoi giorni nel mare, giocando con le altre ninfe e rifiutava tutti i pretendenti. Invece Cariddi, figlia di Poseidone e Gea. La leggenda narra che rubò a Eracle un paio di buoi di Gerione, tanto che Zeus la fulminò e la fece cadere in mare, dove la mutò in un gigantesco mostro. CARIDDI Cariddi In principio era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni, tanto che Zeus la fulminò e la fece cadere in mare, dove la mutò in un gigantesco mostro simile a una lampreda, con una gigantesca bocca piena di varie file di numerosissimi denti e una voracità infinita, che risucchiava l'acqua del mare e la rigettava creando enormi vortici che affondavano le navi in transito. Le enormi dimensioni del mostro facevano sì che sembrasse tutt'uno col mare stesso. SCILLA Secondo i commenti di Servio e di Giovanni Tzetzes all'Eneide Scilla era una bellissima naiade rivendicata da Poseidone, ma la gelosa nereide Anfitrite, sposa del dio del mare, la trasformò in un terribile mostro versando una pozione nello specchio d'acqua dove Scilla era solita fare il bagno. Sempre Giovanni Tzetzes, così come fa anche Eustazio, registra un mito tardo greco nel quale Eracle uccise Scilla dopo averla incontrata durante un viaggio. Così suo padre Forco pose sul suo corpo delle torce fiammeggianti che la riportarono in vita.
I BUOI DEL SOLE Nonostante l’avviso di Tiresia di lasciare in pace i pascoli del Dio del Sole, Ulisse accetta la richiesta dei compagni di approdare in Sicilia a Trinacria. A Trinacria c’è appunto un pascolo di buoi del Dio Elio. Quando si fermano, Odisseo raccomanda di non mangiare per nessun motivo quegli animali, e che passeranno la notte li. Odisseo aveva detto ai compagni di non mangiare i buoi, ma le provviste sono agli sgoccioli e la fame è sempre più intensa, così i compagni non obbediscono al loro capitano, e uccidono gli animali. Il Dio del Sole è furioso e così, dopo che sono ripartiti a pancia piena, scaglia una tempesta che gli ucciderà tutti, tranne Odisseo, perché l’unico ad aver rispettato l’ordine divino.
LA NINFA CALIPSO ED OGIGIA Ogigia è l’isola della ninfa Calipso dove Ulisse, nel suo lungo viaggio dopo la guerra di Troia, visse per sette anni. Ulisse e Calipso si amano perdutamente ad Ogigia, coccolati da una terra generosa di frutti. Calipso abitava in una grotta che si apriva su giardini naturali, un bosco sacro con grandi alberi e sorgenti che scorrono attraverso l’erba. DOVE SI TROVA? Geograficamente è stata individuata in Grecia. Secondo il racconto di dell’Odissea l’isola di Ogigia potrebbe essere anche posta in linea generica dell’Occidente mediterraneo, ovvero nella città greca Mykines, Micene. CHI E’ CALIPSO? Calipso, nella mitologia greca, era figlia del titano atlante, conosciuto anche come Oceano o Nereo. Calipso viveva all’ interno di una spelonca di elevata profondità. All’interno di essa erano presenti diverse stanze che si affacciano verso veri e propri paradisi terrestri. Da un punto di vista estetico, Calipso viene descritta come una donna dall’ aspetto affascinante quasi immortale ma a causa di una scelta che ha dovuto fare, quella di schierarsi a favore del padre per la titanomachia. a causa di ciò, le venne inflitta una pena. in seguito, fù obbligata a fermarsi presso l’isola di ogigia, luogo in cui venivano inviati uomini dal bell'aspetto e valorosi che attiravano la sua attenzione tanto da innamorarsene ma tutto ciò durava poco a causa delle partenze repentine. CALIPSO E ULISSE All'interno dell'opera dell'Odissea, viene narrato l'amore della ninfa verso Odisseo, la quale cercò di tenerlo vicino a se per circa sette anni. Calipso, per cercare di trattenere più tempo possibile Odisseo, decise di offrirgli la vita eterna, ma Odisseo continuava imperterrito a rifiutare l'offerta. Odisseo riuscì a fuggire solo grazie all’ aiuto degli dei che costrinsero a Calipso di lasciarlo andare.
SCHERIA (CORFU’) L'isola di Corfù è il luogo in cui sono ambientate varie leggende a noi pervenute, ad esempio delle avventure di Ulisse raccontate da Omero. L'Odissea narra che sulle rive di Corfù, il leggendario Ulisse, trascinato dalle acque dopo il naufragio, incontrò Nausicaa e la fece innamorare (Scheria è l’attuale isola di Corfù,che ai tempi di Omero era abitata dai Feaci.) Nausica e i feaci Odisseo dopo 17 giorni di navigazione venne fatto naufragare dalla tempesta generata da Poseidone e approdò sull'isola dei Feaci dove regna il re Alcinoo, la moglie Arete e la figlia Nausicaa. Atena assume le sembianze di un'amica di Nausicaa che le consiglia di lavare le vesti al fiume, favorendo così l'incontro con Odisseo.Quando Nausicaa e le ancelle arrivarono al fiume lavarono i panni e li misero ad asciugare. Una volta finito il loro lavoro, iniziano a giocare a palla. Anche questa volta intervenne Atena che fece cadere la palla nel fiume, provocando l'urlo delle ancelle che svegliò Odisseo. Quest'ultimo sbucò dagli arbusti coprendosi con un ramo le vergogne di uomo. Quando le ancelle lo avvistarono scapparono impaurite dall'aspetto rozzo di Odisseo; solo Nausicaa, incoraggiata dalle parole di Atena, restò ad ascoltare il parlare di Odisseo. Odisseo Fece un discorso accorto dove paragonava la giovane Nausicaa ad una dea O, nel caso fosse un mortale, diceva di invidiare i due fratelli che gioivano ogni volta che vedevano la splendida sorella, così come il futuro marito che lavora in sposa. in questo modo di se riesce ad attirare l'attenzione della fanciulla. Odisseo continua il suo discorso e le chiese dei panni per coprirsi , quindi, Nausicaa lo manda alla fortezza del padre nella quale regna la legge dell'ospitalità secondo la quale lo straniero deve essere accolto e provvisto di quanto richiede.
ITACA FINALMENTE A CASA La tappa di Itaca si divide in 3 brani IL CANE ARGO Giunto alla reggia, solo Argo, il cane prediletto da Ulisse, lo riconosce: un tempo splendido animale da caccia, ora giace nel letame vecchio e abbandonato da tutti. Nel vedere il padrone, il cane rizza d’improvviso la testa, scodinzola e infine muore. LA VENDETTA DI ULISSE Una sera Alcinoo re dei Proci organizzò un banchetto col suo esercito poi però arrivò Ulisse e scoccò una freccia che colpì Alcinoo al collo però lui non si accorse che fosse in pericolo di vita e morì. I proci si spaventarono ma dissero ad Ulisse che sarebbe morto presto perché ha osato uccidere Alcinoo così Odisseo gli rispose che erano degli stolti e che erano in pericolo di morte. L’INCONTRO TRA ULISSE E PENELOPE Ormai tutti hanno riconosciuto Odisseo tranne sua moglie Penelope. Quando Odisseo torna nella reggia vide Penelope che per capire se fosse veramente Ulisse chiede a una delle ancelle di spostare il loro letto così Odisseo si spaventa e dice alla moglie che non si poteva spostare. Proprio in quel momento Penelope capisce che quello è Ulisse e gli scese una lacrima e si abbracciarono.