Francesco Petrarca
Dante Tosto
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Transcript
start
FRANCESCO
PETRARCA
6. SOLO ET PENSOSO
5.ERANO I CAPEI D'ORO A L'AURA SPARSI
4.L'AMORE PER LAURA
3. LE OPERE
2. L'INCONTRO CON LAURA
1. VITA
INDICE
casa di petrarca
LA VITA
Francesco Petrarca nacque ad Arezzo nel 1304.Qualche anno dopo si trasferì ad Avignone, in Francia, dove studiò prima legge e poi la letteratura latina.In seguito si dedicò alla vita ecclesiastica e per questo motivo viaggiò molto in Italia ed in Europa.Si rifugiava per studiare e scrivere nella sua casa di Avignone.Nel 1341 ricevette a Roma la laurea poetica.Dal 1360 visse in Italia morì ad Arquà nel 1374.
Nel 1327, nella chiesa di Santa Chiara, ad Avignone, incontrò per la prima volta Laura la donna che amò per tutta la vita e ispirò le sue opere.
L'INCONTRO CON LAURA
I trionfi
Canzoniere
Opere in lingua volgare:
De vita solitaria
Epistole
Secretum
Africa
Petrarca scrisse molte opere in latino:
Le opere
Il canzoniere racconta le varie fasi dell'amore del poeta per Laura: un amore infelice perchè non vissuto e, dopo la sua morte, il rimpianto per la sua mancata realizzazione.
l'amore per laura
Francesco Petrarca e Laura
I biondi capelli di Laura erano liberi nel vento che li avvolgeva in tanti dolci riccioli, e l'affascinante bagliore dei suoi occhi,ora meno luminosi, scintillava in maniera straordinaria;e mi sembrava che il suo viso avesse una espressione pietosa:io che ero pronto all'amore, c'è da meravigliarsi se m'innamorai subito ?Non camminava come i mortali ma come un angelo; e le parole suonavano diversamente dalla voce umana; quello che vidi fu uno spirito celeste, un vivo sole: e anche se adesso fosse diversa, e se non fosse così, una ferita non si rimargina tendendo di meno l'arco.
Erano i capei d’oro a l’aura sparsi che ’n mille dolci nodi gli avolgea, e ’l vago lume oltra misura ardea di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi; e ’l viso di pietosi color’ farsi, non so se vero o falso, mi parea: i’ che l’esca amorosa al petto avea, qual meraviglia se di sùbito arsi? Non era l’andar suo cosa mortale, ma d’angelica forma; e le parole sonavan altro che, pur voce umana; uno spirto celeste, un vivo sole fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale, piagha per allentar d’arco non sana.
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
Sonetto numero XC (90) del Canzoniere
Riassunto
Il poeta, solo e pensieroso, percorre con passi lenti campi deserti, evitando luoghi in cui sono presenti altre persone.Questo è l'unico modo che conosce per fuggire lontano da tutti e per non far vedere alla gente la sua sofferenza. Infatti basterebbe guardare il suo aspetto per rendersi conto di quanto sia triste e dolorosa la sua esitenza: i pensieri d'amore in cui egli è assorto sono fonte di gioia ma anche di tormento.Il sonetto si conclude con la speranza del poeta che che i pensieri tormentosi non lo seguano.
Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi et lenti et gli occhi porto per fuggire intentiove vestigio humam la rena stampi.Altro schemo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti, perchè negli atti d'alegrezza spenti di fuor si legge com'io dentro avampi:sì ch'io mi credo omai che monti et piagge et fiumi et selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch'è celata altrui.Ma pur sì aspre vie nè sì selvaggecercar non so, ch' Amor non venga sempre ragionando con meco, et io co llui.
Sonetto numero XXXV (35) del Canzoniere
solo et pensoso