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Transcript

INCONTRI INFERNALI

START

Fiere

01

Caron dimonio

02

Cerbero

03

Conte Ugolino

05

Lucifero

06

Barbariccia

04

25 MAR - DANTEDì

FINISH

LE TRE FIERE Nel mezzo del cammin di sua vita Dante si ritrova per una selva oscura “che la diritta via avea smarrita”. Con l'aiuto del poeta latino Virgilio, allegoria della ragione, Dante esce dalla selva e giunge ai piedi di un colle, dove viene però attaccato da tre fiere: una lonza leggera e presta molto, (..) un leone con la test’alta e con rabbiosa fame (...) una lupa, che di tutte brame sembiava carca Dante si spaventa al punto che è (...) per ritornar più volte vòlto.

LA PORTA DELL'INFERNO e CARONTE Accompagnato da Virgilio, Dante giunge alla porta dell'Inferno, su cui legge l'incoraggiante monito: «Per me si va nella città dolente,per me si va nell'etterno dolore,per me si va tra la perduta gente. (...)Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate. “Queste parole di colore oscuro” lasciano un po' perplesso il poeta, che si s'incammina comunque verso le sponde del fiume Acheronte. Giunto presso le acque del fiume Acheronte, Dante incontra “un vecchio, bianco per antico pelo”. E' Caronte, che traghetta le “anime prave” oltre il fiume infernale, “ne le tenebre etterne, in caldo e 'n gelo.” Il “nocchier de la livida palude” apostrofa il poeta, appena appena intimidito dal leggiadro aspetto del demone “che 'ntorno a li occhi avea di fiamme rote”: ”E tu che se' costì, anima viva, partiti da questi che son morti” E' ancora una volta Virgilio a calmare “le lanose gote” di Caronte.” “Caron dimonio, con occhi di bragia” traghetta dunque i due poeti oltre la livida palude.

CERBERO Dopo aver incontrato gli Ignavi ed i Lussuriosi, per entrare nel cerchio dei Golosi Dante deve affrontare un cane dall'aspetto poco rassicurante: “Cerbero, fiera feroce e strana” che “con le sue tre gole emette latrati come fanno i cani” “graffia i dannati, li scuoia e li fa a pezzi”. E' dunque provvidenziale per Dante l'intervento di Virgilio che prende “(...) la terra, e con piene le pugnala gitta "(...) dentro a le bramose canne “ del multiforme Cerbero mettendo a tacere le sue tre bocche.

LUCIFERO Al fondo della voragine infernale Dante affronta Lucifero, Lo ’mperador del doloroso regno che da mezzo ’l petto uscìa fuor de la ghiaccia e che muovendo le due “grand'ali” da pipistrello gela l'intero Cocito. Di fronte all'immensa mole del Diavolo per eccellenza Dante diviene “gelato e fioco”, ma Virgilio, se pur “ansando com'uom lasso“, propone a Dante di uscire dall'Inferno attraverso una via alquanto insolita: il corpo stesso di Belzebù. Per sua stessa ammissione, un po' “travagliato”, Dante si inerpica sul corpo del diavolo e si lascia scivolare su di esso fino ad uscire nel “chiaro mondo” “a riveder le stelle” dell'emisfero australe.

BARBARICCIA Nell'ottavo cerchio Dante e Virgilio incontrano una pattuglia di Diavoli che li scortano, loro malgrado, sul ponte della quinta Bolgia: Dante infatti si lamenta con Virgilio: "Maestro, ma che vuol dire questo? Tu la strada la sai, perché non andiamo da soli? Io la scorta non la chiedo... non vedi come digrignano i denti e come si strizzano l'un l'altro le ciglia minacciosi?" Virgilio per nulla preoccupato dagli atteggiamenti un tantino maliziosi dei diavoletti, rassicura Dante. Tocca a Barbariccia, la guida del plotone diabolico, dare il segnale di partenza facendo “del cul trombetta”.

IL CONTE UGOLINO Nell'ultimo cerchio dell'Inferno, Dante trova un lago completamente ghiacciato, il Cocito. In questo Lago infernale, tra i traditori della patria, Dante incontra il Conte Ugolino della Gherardesca, ghibellino di Pisa, che rode il cranio dell'arcivescovo Ruggieri, responsabile in vita della sua condanna a morte. Accusato di aver tradito Pisa, la sua patria, Ugolino era stato rinchiuso insieme ai suoi figli nella Torre della Muda, che prenderà il nome di Torre della Fame proprio in seguito alla morte del conte stesso e della sua famiglia. Sollevata la bocca “dal fiero pasto”, Ugolino ha cura di forbirsela ai capelli “del capo ch'elli avea di retro guasto” prima di rivolgersi al poeta, scosso dalle abitudini alimentari del conte.