Full screen

Share

GIACOMO LEOPARDI 
Want to create interactive content? It’s easy in Genially!

Over 30 million people create interactive content in Genially.

Check out what others have designed:

Transcript

GIACOMO LEOPARDI

5. Rapporto con la sorella

9. Antonio ranieri e opere

8. fuga

7.recanati

6. Rapporto con il fratello

4. Rapporto conil padre

3. rapporto con la madre

1. La biografia

GIACOMO LEOPARDI, indice:

2. Formazione giovanile

la madre, la nobildonna Adelaide Antici, era una donna energica, molto religiosa fino alla superstizione, legata alle convenzioni sociali e ad un concetto profondo di dignità della famiglia, motivo di sofferenza per il giovane Giacomo che non ricevette tutto l'affetto di cui sentiva il bisogno.Fino al termine dell'infanzia Giacomo crebbe comunque allegro, giocando volentieri con i suoi fratelli,[18] soprattutto con Carlo e Paolina che erano più vicini a lui d'età e che amava intrattenere con racconti ricchi di fervida fantasia.

Giacomo Leopardi nacque nel 1798 a Recanati, nello Stato pontificio (oggi in provincia di Macerata, nelle Marche), da una delle più nobili famiglie del paese, primo di dieci figli.[9] Quelli che arrivarono all'età adulta furono, oltre a Giacomo, Carlo (1799-1878), Paolina (1800-1869), Luigi (1804-1828) e Pierfrancesco (1813-1851).[10] I genitori erano cugini fra di loro.[11] Il padre, il conte Monaldo, figlio del conte Giacomo e di Virginia dei marchesi Mosca, Nobili di Pesaro, era uomo amante degli studi e d'idee reazionarie;

1. La biografia

Ricevette la prima educazione, come da tradizione familiare, da due precettori ecclesiastici, il gesuita don Giuseppe Torres fino al 1808 e l'abate don Sebastiano Sanchini fino al 1812, che influirono sulla sua prima formazione con metodi improntati alla scuola gesuitica. Tali metodi erano incentrati non solo sullo studio del latino, della teologia e della filosofia, ma anche su una formazione scientifica di buon livello contenutistico e metodologico.

2. Formazione Giovanile

Adelaide Antici, la madre di Giacomo

Adelaide Antici fu probabilmente una donna chiusa e riservata, avara di carezze e gesti affettuosi, più autoritaria del padre, che qualche volta sapeva ridiventare fanciullo con i suoi figli seppure esigente nell’educazione e nell’istruzione.Eppure Leopardi non accusa mai la madre di non essersi prodigata per i propri figli, di non averli assistiti nella malattia, anzi curava loro con molta premura, li teneva a dormire in camere attigue alla sua, medicava ella stessa persino i geloni, seguiva con lo sguardo i fanciulli mentre si abbandonavano ai giochi nei due giardini di casa. Era pia nei suoi doveri, si prodigava nell’elemosina senza per questo vantarsi.

Donava cibo e legna, gettava dalla finestra qualche moneta ai mendicanti e anzi perché queste non le mancassero mai ne teneva sempre qualcuna in una ciotola della sua camera. Si prendeva cura anche di qualche povero ammalato per il quale ordinava al cuoco di servirgli il miglior brodo. Tuttavia, sarebbe ingiusto negare il dolore di questa madre che pianse due dei suoi figli, morti in giovane età, che pregò fra le lacrime nella camera vicina a quella dov’è stava per spirare l’ultimo figlio rimasto a casa, che scoppiò in violenti singhiozzi per quel Giacomo morto solo, lontano e senza fede.Fu una donna forte e intraprendente, riuscì a salvare il patrimonio e il buon nome della famiglia, dopo che Monaldo fu interdetto dalla gestione.

RAPPORTO CON LA MADRE

Monaldo Leopardi, il padre di Giacomo

Monaldo era un uomo estroso, a tratti, bizzarro. Sapeva però anche essere molto meschino e rigido. Insomma, era un figlio del suo tempo. Affascinato dalle teorie sull’uomo di Rosseau, credeva, almeno nei primi di matrimonio, di essere un genio mancato alla letteratura. Il padre dunque era un visionario, capace di fare affari disastrosi e di scialacquare i beni di famiglia.Descrivere i rapporti familiari e affettivi di Giacomo Leopardi non è semplice, considerando la sua complessità umana e letteraria. Dalla lettura dei documenti di archivio, Monaldo risulta un padre con idee sociali e politiche opposte a quelle di Giacomo, conservatrici e talvolta addirittura retrograde. “Va ricordato che vietò al figlio ventunenne di lasciare Recanati per recarsi a Milano”. “L'atteggiamento fa crescere in Giacomo un senso di mancanza di stima nelle proprie abilità di autosufficienza". Il genitore mostra gelosia per l'amicizia coinvolgente tra Giacomo e Pietro Giordani durante il breve soggiorno di quest'ultimo a Recanati. Inoltre, sorgono problemi anche sul versante professionale: in occasione della pubblicazione delle 'Operette morali', Monaldo palesò disapprovazione, perché gli parvero impregnate di posizioni anticristiane e rivedibili anche nello stile, tanto che consigliò a Giacomo di rivedere l'opera e, quasi in concorrenza, pubblicò i propri 'Dialoghetti sulle materie correnti'. Si generarono così ulteriori attriti, tanto che il figlio in seguito dovette smentire di essere lui l'autore dei Dialoghetti”. complicati rapporti tra Monaldo e Giacomo sono stati molto dibattuti. Si può comunque affermare che Monaldo non solo incoraggiò costantemente il figlio negli studi mettendogli a disposizione una biblioteca di 20.000 volumi , ma ne fu il primo estimatore.

RAPPORTO CON IL PADDRE

La sorella, Paolina Leopardi

RAPPORTO CON LA SORELLA

Con fratelli e la sorella Paolina, Giacomo aveva un rapporto profondo e amorevole.Paolina, invece, l’unica femmina ad essere arrivata all’età adulta, fu una splendida traduttrice dal francese con la stessa vena del fratello. Alla morte del padre, iniziò a viaggiare, e a conoscere per la prima volta, altre città.Tra i due vi era un legame fortissimo, un’amicizia composta da risate e aiuti reciproci. Giacomo vedeva in Paolina una figura da prendere come esempio, da ammirare e amare. Divenne infatti sua prima copiatrice.(Oggi di lei rimangono pochissimi scritti: qualche traduzione, poiché abilissima nella lingua francese, lettere ai parenti e a due amiche.) Paolina e Giacomo sono anime uguali, le cui simili circostanze di vita, segnate dalla stessa malinconia e dagli studi comuni, sono potute giungere alle medesime conclusioni esistenziali.

Tra loro vi è un rapporto molto forte, loro parlano di donne senza mezzi termini.Giacomo lo definisce un altro se stesso.Quando Carlo si sposa, però, il suo matrimonio non è accettato positivamente dalla famiglia e quindi i rapporti tra i due fratelli di freddano un po.

Carlo Leopardi, fratello di Giacomo

RAPPORTO CON IL FRATELLO

Giacomo ha sempre rispettato la famiglia ma non poteva più sopportare un'oppressione delle sue capacità così accentuata. Il suo carattere è molto romantico anche se lui dice di appartenere al movimento classicista. Il suo obiettivo è la felicità e odia la noia preferendole la sofferenza; vuole andarsene per far valere la sua genialità. Il tentativo di fuga viene scoperto prima di essere messo in atto, la lettera non è mai stata letta dal padre. Giacomo cade in un cupo periodo di depressione dove scrive opere magnifiche; sembra che sia una regola di Leopardi, poiché in momenti successivi della sua vita scrisse opere magnifiche sempre quando era in depressione.

Dire Giacomo Leopardi significa pensare a Recanati.A Recanati, Giacomo Leopardi è nato e ha trascorso gran parte della sua vita.Quando Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798, la città era attraversata dalle novità, amministrative e politiche, giunte in Italia con le truppe napoleoniche.

RECANATI-FUGA

Poco più che ventenne il poeta Giacomo Leopardi, che ancora vive in Recanati, suo borgo natio, vivendo in uno stato di totale prostrazione, concepisce un audace piano di fuga dalla rigida casa paterna e con l’incolpevole complicità di un amico di famiglia, il conte Saverio Braglio d’Ajano, riesce a procurarsi un passaporto per il Lombardo Veneto rilasciato dalla direzione di Polizia della provincia di Macerata. Il piano, però, viene sventato ed il padre del poeta, conte Monaldo, si dimostra addolorato ma lascia libero il figlio di scegliere se partire o restare. Lo stesso Monaldo, così rivelerà nel suo “Memoriale” molti anni più tardi: “Io gli consegnai il passaporto in piena sua libertà, ma gli feci considerare che, per buone ragioni, il suo viaggio in quel tempo non mi pareva opportuno. Egli mi aderì docilmente, e non se ne fece altro discorso. Ciò fu nell’agosto del 1819”. Esaminando il suo passaporto, qui riprodotto, è curioso il suo contenuto laddove è previsto che “tutte le Autorità Civili e Militari dello Stato Pontificio lasceranno liberamente passare il Sig. Conte Giacomo Leopardi di Recanati, che si porta a Milano e gli presteranno aiuto in caso di bisogno.

FUGA

Nel 1825 inizia a lavorare come intellettuale per l’editore milanese Stella. Soggiorna a Milano, a Bologna e nel 1827 a Firenze dove entra in contatto con gli intellettuali della rivista” Antologia”.Tra il 1827 e il 1828 soggiorna a Pisa dove avviene un risorgimento interiore (grazie a un benesserefisico), scrive A Silvia e inizia i Grandi Idilli ma poco dopo le sue condizioni si aggravano e gli viene impossibile lavorare ed è quindi costretto a tornare a Recanati.Nel 1830 accetta una generosa offerta di denaro dai suoi amici fiorentini che gli consente di lasciare Recanati.

Nell'autunno del 1822 ottenne dai genitori il permesso di recarsi a Roma, dove rimase dal novembre all'aprile dell'anno successivo, ospite dello zio materno, Carlo Antici. A Leopardi Roma apparve squallida e modesta al confronto con l'immagine idealizzata che egli si era figurata studiando i classici. Nel 1822 va a Roma ma rimane deluso per gli ambienti letterari vuoti e meschini e torna a Recanati l’anno successivo dedicandosi alla composizione delle Operette Morali (pensiero pessimistico in prosa).

FUORI RECANATI

Antonio Ranieri

Diffidato per le sue idee dalla polizia borbonica, girovagò in vari paesi stranieri. Ritornato in Italia e stabilitosi a Firenze, strinse una grande e intima amicizia con il poeta Giacomo Leopardi.Antonio Ranieri fu il primo consolatore Leopardi. Antonio è un giovane napoletano bello ed estroverso, con il quale Giacomo strinse una salda amicizia e convisse fino alla morte.

ANTONIO RANIERI

Leopardi considerava la tensione un’isola prospero nel immensità dal spasimo al quale è portato l’da uomo a uomo. Tra la sue opere più importanti troviamo Zibaldone una. Lo Zibaldone, Idilli (L’infinito, La vespro del di festività, Alla mese…), Operette morali, A Silvia, La distensione dietro la ciclone, Il sabato del paese, Canto notturno di un pecoraio smarrito dell’Asia, La ginestra oppure il fiore del appartato e Il passero solo sono le poesie più importanti di Leopardi.

OPERE PIU' IMPORTANTI