"Vedere con le mani."
rosa
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Transcript
ISIS "Sismondi Pacinotti"di Pescia Attività Didattica Prof.ssa Perone Rosa
Anno Scolastico 2022-23
"Vedere con le mani"
Galileo Galilei
"Misurare ciò che è misurabile,e rendi misurabile ciò che non lo è."
Un'opera d'arte può essere vista da tutti??
È allo sguardo che affidiamo principalmente il compito di ‘catturare la realtà’, di afferrarne le caratteristiche, di esaminarne i dettagli, di misurarne le componenti. Secolare è poi il primato della vista su tutti gli altri sensi, specialmente quando si tratta di relazionarsi alla complessità delle immagini o di ricorrere al mezzo privilegiato di studio del visibile: il disegno. Buona parte della produzione artistica dal Rinascimento a oggi viene percorsa dalle linee celate della prospettiva, la quale ne costituisce l’intelaiatura, l’impalcatura, l’ossatura portante. La collocazione del punto di fuga indirizza lo sguardo e sancisce la posizione privilegiata dell’osservatore; la convergenza delle linee di fuga imita il funzionamento della vista, rincorrendo l’assioma del realismo visivo.
Riflettere sull’accessibilità delle opere basate sulla prospettiva da parte di un pubblico non vedente non significa semplicemente progettare un mero strumento compensativo rivolto a una minoranza di fruitori che non può avvalersi del senso della vista: poter ‘toccare con mano’ le deformazioni derivate dall’applicazione delle leggi prospettiche si configura, piuttosto, come un’occasione di profondo arricchimento conoscitivo anche per i vedenti, i quali, attra- verso un modo alternativo di avvicinarsi al prodotto artistico, scoprono di vedere di più.
La prospettiva governa la composizione e unifica spazio e tempo in un continuum. Lo spazio prospettico dipinto è inoltre geometricamente costruito e perciò è perfettamente restituibile e misurabile: di conseguenza è possibile tradurlo plasticamente in modelli tattilmente esplorabili.
Posso guardare ad occhi chiusi?
Apprendere a esplorare con le mani insegna a organizzare la comprensione dell’opera partendo dalla forma, dalla composizione e dallo spazio prospettico per risalire al suo contenuto e significato. Il tatto, così, può «facilitare la decodificazione imitativa e aggiungere il “sentire” all’esperienza visiva» [Ruggeri 2006, p. 47], rendendo possibile la condivisione di codici – linguistici, tecnici e semantici – che arricchiscono la comunicazione e l’integrazione tra persone vedenti e non vedenti.
Bassorilievo prospettico
Il bassorilievo è costituito da resina bianca ed è stato collocato proprio accanto al capolavoro botticelliano.
Venere di Botticelli
Attualmente il dispositivo più utilizzato per la traduzione di opere pittoriche in linguaggio tattile è il bassorilievo prospettico, che riprende la tradizione del bassorilievo rinascimentale e neoclassico, originato nel Rinascimento fiorentino. Presenta una maggiore somiglianza e coerenza nei confronti dell’originale bidimensionale poiché ne rispetta i valori formali e compositivi. I bassorilievi tattili «facilitano l’acquisizione, percettiva e cognitiva, dei concetti di scorcio, spazio prospettico, relazione spazio-temporale tra elementi, contorno, volume, superficie, valore espressivo ed estetico della forma» [Secchi]. Tali caratteristiche lo rendono un’operazione complessa e delicata di traduzione di immagini bidimensionali in analoghe forme dotate di una tridimensionalità utile all’esplorazione tattile, attualmente affidata a esperti scultori.
Tavole propedeutiche sulla prospettiva del Museo Anteros di Bologna.
Accanto alle riproduzioni in bassorilievo prospettico di celebri dipinti e copie di rilievi rinascimentali del Museo Anteros, spiccano le tavole funzionali alla comprensione della prospettiva, le quali cercano di comunicare al non vedente i processi geometrici per la costruzione delle immagini prospettiche. Infatti, le linee di costruzione sono in rilievo e tangibili: esse inscrivono le figure evidenziando la convergenza delle rette parallele verso il punto di fuga posto sulla linea d’orizzonte, dando spiegazione alla mutata forma prospettica rispetto alla figura in vera forma collocata al di sotto della fondamentale.
Come in molte opere a carattere narrativo di epoca rinascimentale, Gozzoli unifica tre scene temporalmente distinte in un unico spazio prospettico.
Lo spazio prospettico dipinto da Benozzo Gozzoli
Banchetto di Erode
Il dipinto presenta una prospettiva centrale, simmetrica rispetto all’asse verticale e sostanzialmente regolare, nella quale vengono condensati i diversi momenti del racconto e numerose suggestioni extra-visive (suoni, sapori, odori, ecc.).
La lettura cronologica degli eventi si effettua a partire dal primo piano andando verso il fondo: la Danza di Salomè è collocata nel piano più vicino all’osservatore, al centro; la tragica Decollazione del Battista è inscenata all’interno di una piccola edicola, in un piano intermedio; infine, l’ultimo momento della narrazione – la Presentazione della Testa ad Erodiade – si svolge nel piano di fondo, in disparte, ma in un ambiente che si pone in continuità con la sala del banchetto.
A sottolineare il passaggio da una scena all’altra interviene l’ar- chitettura stessa, che, nonostante la continuità spaziale, fa sì che gli eventi siano chiaramente distinti; ad esempio, sulla sinistra, l’edicola – che rimanda ai luoghi deputati di epoca medievale – isola l’esecuzione di San Giovanni Battista, conferendo all’evento più drammatico la giusta solennità e intimità. In un’opera come il Banchetto di Erode, la prospettiva diventa rappresentazione e misura di spazio e tempo: essa scandisce e organizza gli eventi narrati, unificandoli in un reticolo spaziale in cui convivono dimensioni temporali diverse.
La metodologia di ricerca si articola:
- Restituzione prospettica dello spazio dipinto
- Modellazione 3D del bassorilievo prospettico in prospettiva solida accelerata- Stampa 3D dei modelli tattili
La metodologia di ricerca si articola:
-Ricostruzione tridimensionale dello spazio in vera forma;
La metodologia di ricerca si articola:
- Modello didattico per la comprensione della prospettiva- Narrazione verbale a supporto dell’esplorazione aptica.
Nell’esperienza artistica le qualità sensorie si sovrappon- gono, si intersecano, interagiscono tra loro; tatto, colore, odore, luce, gusto si cumulano, si stratificano e creano connessioni reciproche nel corpo di chi compie l’esperienza.
Costruire un’esperienza multisensoriale intorno al dipinto di Gozzoli.
I musei, oggi, non sono più semplici contenitori di opere da preservare per il futuro e l’esperienza museale può diventare un viaggio a più dimensioni, al contempo pro- priocettivo, sensoriale, intellettuale, estetico e sociale.
«L’esperienza di un dipinto non deve essere mediata soltanto dalla vista, come se la superficie visiva fosse l’unica dimensione sensoriale che conta. Il dipinto stesso può rappresentare una trasposizione di un’esperienza uditiva o tattile in una visiva, e anche se così non fosse, non vi è alcuna ragione intrinseca per non coinvolgere altri canali sensoriali nella sua percezione tramite la costruzione di un modello multisensoriale della sua topologia in quello spazio intermedio tra il dipinto e il suo fruitore» [Howes].
Lezione estrapolata da un articolo di Barbara Ansaldi