La crisi dei rifugiati: percorsi al contrario
giselaatorresparra
Created on January 13, 2023
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AFGHANISTAN L'Afghanistan è uno dei paesi più insicuri al mondo, se non il più insicuro. Ecco perché milioni dei suoi abitanti decidono di intraprendere un pericoloso viaggio verso l'Europa, gli Stati Uniti o altri paesi. I problemi che affliggono l'Afghanistan sono numerosi: la crisi economica, il terrorismo, l'analfabetismo, la persecuzione delle minoranze. APPROCCIO STORICO
- L'Afghanistan nel XX secolo
- Regno del terrore (1996 – 2001)
- Divieto di lavorare fuori casa, ad eccezione di alcune dottoresse e infermiere.
- Divieto di uscire di casa da sole, se non accompagnate da un parente maschio (padre, fratello o marito).
- Le donne non potevano essere assistite da medici maschi negli ospedali; quindi, l'assistenza rivolta loro era più precaria.
- Accesso limitato all'istruzione.
- Obbligo di coprire tutto il corpo in pubblico con il burqa6.
- Divieto di ridere in pubblico.
- Lo sport era loro proibito.
- Le donne non potevano essere viste da nessuno, quindi non potevano affacciarsi al balcone, le finestre di casa dovevano essere oscurate e, inoltre, non potevano lavare i panni nei fiumi o nelle pubbliche piazze.
- Segregazione nel trasporto pubblico: uomini e donne in veicoli separati.
- Invasione americana
- Ritiro delle truppe statunitensi
- Il cacciatore di aquiloni, K. Hosseini, Edizioni Piemme (2004).
- Mille splendidi soli, K. Hosseini, Edizioni Piemme (2007).
- Kabul Disco. Come non sono stato sequestrato in Afghanistan, N. Wild, 001 Edizioni, (2014).
- The Lightless Sky: A Twelve-Year-Old Refugee's Extraordinary Journey Across Half the World, G. Passarlay, HarperOne (2017).
- Buskashi: viaggio in una guerra, G. Strada, Feltrinelli (2002).
- Storie da Kabul, A. Cairo, Einaudi (2002).
- Mosaico afghano. Vent’anni a Kabul, A. Cairo, Einaudi (2010).
- Kabul, crocevia del mondo, N. Piro, People (2022).
- Corrispondenze afghane, N. Piro, Poets & Sailors (2020).
- Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari, F. Geda, Dalai Editore (2010).
- Storia di un figlio. Andata e ritorno, F. Geda ed E. Akbari, Baldini & Castoldi (2020).
- Stanotte guardiamo le stelle, A. Ehsani, Feltrinelli Editore (2016).
- https://www.amnesty.org/en/location/asia-and-the-pacific/south-asia/afghanistan/report-afghanistan/
- Flee, J. Poher Rasmussen (2021).
- The Breadwinner, N. Twomey (2017).
- Three Songs for Benazir, G. Mirzaei & E. Mirzaei (2021).
- The Dancing Boys of Afghanistan, Najibullah Quraishi (2010).
- https://podcasts.apple.com/gb/podcast/32-whats-happening-in-afghanistan-everything-you-need/id1468264562?i=1000532969101
- https://desvelandooriente.com/2021/11/02/programas-y-podcasts-sobre-afganistan-2021/ (disponibile solo in spagnolo)
- Lettere contro la guerra di Tiziano Terzani.
- MUJAHIDDIN: Questa parola significa “lotta” in arabo e, nel contesto dell'invasione sovietica dell'Afghanistan, erano quei guerrieri che hanno difeso il paese, intraprendendo così una guerra che durò un decennio.
- JIHAD: Sforzo che un musulmano deve compiere affinché la legge divina regni sulla Terra, e che in molti casi implica una lotta violenta.
- TALEBANI: Un movimento islamista nazionalista sunnita filo-pashtun fondato nei primi anni '90 che ha governato la maggior parte dell'Afghanistan dal 1996 all'ottobre 2001. Inizialmente, il movimento era composto da contadini e giovani che studiavano l'Islam nelle madrase, scuole religiose, afghane e pakistane. I talebani hanno stabilito e consolidato le loro forze nell'Afghanistan meridionale. La loro prima azione fu quella di istituire un'interpretazione rigorosa delle istruzioni del Corano. In pratica, questo si è tradotto in politiche spesso spietate contro le donne, gli oppositori politici e le minoranze religiose.
- AL-QAEDA: È un'organizzazione islamista creata da Osama bin Laden nel 1988 con l'obiettivo di creare un califfato islamico in tutto il mondo musulmano. Questo gruppo ha commesso attentati terroristici in molte parti del mondo: il più noto è stato quello dell'11 settembre negli Stati Uniti. Le radici di questa rete militante islamica risalgono agli anni '70, con l'invasione dell'Afghanistan da parte dell'Unione Sovietica.
- SHARIA: A Sharia è il sistema legale dell'Islam. Si basa sul Corano, il libro sacro dell'Islam. La Sharia è un codice di condotta etica inteso ad aiutare i musulmani nelle loro decisioni quotidiane, che dovrebbero essere guidate da Dio. Si occupa anche del culto e della carità. Ma la sharia si occupa anche del crimine. Ad esempio, la Sharia presenta il furto come un reato grave che, secondo le interpretazioni più restrittive, può essere punito con l'amputazione della mano del colpevole.
- BURQA: Indumento che copre tutto il corpo di una donna, lasciando solo una piccola apertura all'altezza degli occhi.
- IS: L'acronimo sta per Stato islamico ed è un gruppo terroristico jihadista fondamentalista che segue una dottrina radicale dell'Islam sunnita. È emerso in Iraq come risposta all'invasione di questo paese e le persone appartenenti a questo gruppo hanno un'interpretazione estremista dell'Islam; inoltre, credono di essere i veri credenti. Per applicare la sharia -legge islamica basata sulle norme fondamentali del Corano- e realizzare il loro obiettivo: stabilire un califfato globale -governo in cui il capo è un califfo, successore del profeta Maometto- violano i diritti umani, esecuzione di persone, esecuzione di pulizie etniche e divieto di abbigliamento, tra gli altri.
PAKISTAN Secondo i dati dell'UNHCR, nel 2021 24.824 persone sono fuggite dal Pakistan e hanno presentato domanda di asilo in altri Paesi. Molte sfide incombono sul Pakistan e creano un clima di insicurezza, instabilità e violazioni dei diritti umani. Il conflitto con il gigante indiano, l'ascesa dei talebani, la radicalizzazione religiosa e l'aumento della violenza intercomunitaria causano numerose e frequenti violazioni dei diritti umani. A ciò si aggiungono la crisi ambientale e una situazione economica che non permette di avere un lavoro che consenta una vita dignitosa. Di conseguenza, molti migranti stanno cercando di raggiungere altri paesi, non solo per migliorare il proprio tenore di vita ma per sopravvivere. CONFLITTO CON L'INDIA Il conflitto è iniziato nel 1947, quando le due potenze si sono disputate la regione del Kashmir. Nel 1949 la regione è stata divisa in due: il 37% del territorio è andato al Pakistan, il 63% all'India. Tuttavia, da allora le rivendicazioni non sono cessate. Il Kashmir è diventato uno strumento della rivalità India – Pakistan. Quest'area rimane tesa. Così, il Pakistan come paese si è costruito intorno a questa rivalità che influenza molto la sua politica e le sue scelte. Questo conflitto è quindi in gran parte responsabile della posizione del Pakistan sui talebani. In un’ottica geopolitica, per il Pakistan sarebbe estremamente dannoso essere circondato da due paesi nemici; pertanto, il governo pakistano si impegna per garantire che l'Afghanistan non sia governato da un gruppo politico favorevole all'India. In questo modo, auspica a mantenere il paese vicino sotto la sua influenza. La soluzione trovata è quella di mantenere una situazione instabile sostenendo il gruppo islamista dei talebani, dando loro accesso all'addestramento militare, fornendo loro armi, aiutandoli direttamente durante le operazioni … In questo modo, il Pakistan sostiene nell'ombra i jihadisti attivi in Afghanistan e quelli attivi nel Kashmir indiano per aumentare il proprio potere, il proprio controllo su queste aree. Chi sono i talebani? I talebani formano un movimento islamista sunnita nazionalista filo-pashtun fondato nei primi anni '90 e hanno governato la maggior parte dell'Afghanistan dal 1996 all'ottobre 2001. Il movimento era composto, all'inizio, da agricoltori e giovani che studiavano l'Islam nelle madrase – le scuole religiose –afghane e pakistane. I talebani hanno stabilito e consolidato il loro potere soprattutto nel sud dell'Afghanistan. La loro prima azione è stata quella di imporre un'interpretazione rigorosa delle istruzioni del Corano. In pratica, ciò ha portato a politiche spesso spietate contro le donne, gli oppositori politici e le minoranze religiose. PAKISTAN E TALIBANI Il ritorno al potere dei talebani nel 2021 ha rappresentato quindi inizialmente una buona notizia per il Pakistan. Ciò gli permette di stabilire la sua influenza e di diventare l'intermediario indispensabile nelle relazioni internazionali dell'Afghanistan. Tuttavia, la situazione si è rivoltata gradualmente contro il Pakistan che si ritrova ad essere il principale promotore della minaccia dei talebani contro se stesso. In effetti, si è registrata una radicalizzazione religiosa in Pakistan: essere stato il sostegno e il rifugio per i talebani afghani per tutti questi anni ha contribuito a una desensibilizzazione e banalizzazione del terrorismo interno e alla radicalizzazione religiosa. Le autorità, impegnate a proteggere i talebani afgani, hanno permesso lo sviluppo di questi gruppi militanti sunniti. Molti pakistani si stanno unendo al ramo pakistano dei talebani: il Tehrik-e Taliban Pakistan (TTP). Questo movimento conta oggi diverse migliaia di membri. Il TTP è un'alleanza di gruppi militanti formatasi nel 2007 che si oppone all'esercito pakistano. Una delle rivendicazioni del TTP è il ripristino dello status semi-autonomo delle ex aree tribali ad amministrazione federale (FATA) al confine con l'Afghanistan. Nel 2018 il governo di Islamabad ha infatti fuso la regione FATA con la provincia nordoccidentale di Khyber Pakhtunkhwa per facilitare la sua amministrazione. Il TTP, che ha sede in Afghanistan ed è sostenuto dai talebani afghani, mira ad annullare la fusione delle FATA con la provincia di Khyber Pakhtunkhwa, ad imporre la legge della Sharia1 nella regione e a costringere le forze militari pakistane di ritirarsi da questa regione di confine. A tal fine, il TTP effettua attacchi terroristici dall'Afghanistan con crescente frequenza da quando i talebani sono saliti al potere. Questo movimento è sostenuto dai talebani afgani, quindi i legami con Kabul potrebbero diventare tesi in futuro. Inoltre, storicamente il TTP aveva stretti legami con i vertici di al-Qaeda. Il successo dei talebani afghani può dare nuova speranza e rivitalizzare l’azione dei talebani pakistani nella loro lotta per rovesciare il governo pakistano. Questo porta a una forte instabilità in Pakistan, oltre che a una sorta di schizofrenia: il governo, infatti, sostiene i talebani afghani ma combatte contro il loro ramo pakistano. VIOLENZE CONTRO LE MINORANZE Il Pakistan esiste dal 1947, in seguito alla scomparsa dell'impero coloniale britannico. In origine, l'intenzione era di rendere il paese un rifugio per le comunità musulmane del subcontinente indiano. Il 75% della popolazione è sunnita*, il 18% sciita2 e il restante 7% è composto da altre religioni (cristiane, induiste…). Tuttavia, per alcuni la creazione di un Pakistan indipendente è stata anche l'occasione per istituire una teocrazia3, vale a dire per applicare la legge della sharia. Questa seconda posizione si è sviluppata lentamente, prima di prevalere. All'inizio degli anni '70, la religione cominciò a essere strumentalizzata nella sfera politica e, contemporaneamente, aumentarono le manifestazioni pubbliche di ostilità verso le minoranze religiose. Questa ostilità è arrivata al punto di diventare una vera e propria politica statale, poiché è penetrata nella legislazione, nella tassazione e nell'istruzione. Le autorità, in generale, non proteggono le minoranze. Questo avviene per ragioni geostrategiche e politiche: per ottenere la maggioranza dei voti alle elezioni l'importante è convincere la maggioranza, e giocare la carta della religione è un modo efficace per farlo. La politica è quindi largamente favorevole alla maggioranza etnica e non alle minoranze. Da qui si sviluppa il terrorismo. L'idea di islamizzare il paese e di imporre la sharia, anche con la violenza, raccoglie sempre più consensi in un clima di impunità generalizzata. Il TTP è responsabile dell'incitamento e della conduzione di alcune delle peggiori violenze settarie. Gli attentati del 4 marzo 2022 contro la moschea sciita di Peshawar, per esempio, hanno ucciso oltre 60 persone. La mobilitazione dei sostenitori del TTP avviene come reazione a sospetti insulti rivolti al profeta Maometto: la blasfemia in Pakistan è punibile con la morte. Per esempio, il 3 dicembre 2021 il direttore di una fabbrica dello Sri Lanka è stato linciato, dopo essere stato accusato ingiustamente di blasfemia. È questo un contesto di violazioni dei diritti umani, come denunciato da diverse ONG (Human Right Watch, Amnesty International). Il Pakistan presenta un clima di violenza istituzionale e sociale permanente: violenze, discriminazioni, violazioni dei diritti umani, detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, persecuzione delle minoranze in un clima di impunità... Le minoranze religiose non sono protette dalle autorità e la legge contro la blasfemia4 è puntualmente usata contro di loro. Alla fine del 2017 centinaia di persone erano in attesa di giudizio e la maggior parte apparteneva a minoranze religiose. A ciò si aggiunge la minaccia del terrorismo, che secondo Amnesty International ha causato più di 50.000 vittime pakistane dal 2001. PAKISTAN E DIRITTI DEI BAMBINI In Pakistan non esiste un efficace sistema pubblico di protezione dei bambini. Di conseguenza, i bambini subiscono numerose violazioni dei loro diritti particolari ai sensi del diritto internazionale. Abuso di minori Secondo il rapporto SAHIL5, nel 2021 sono stati riportati sui giornali 3.852 casi di abusi su minori. Questi abusi includono casi segnalati di abusi sessuali, rapimenti, bambini scomparsi e matrimoni precoci. Pertanto, secondo il rapporto SAHIL, nel 2021 sono stati segnalati in totale 2.275 casi di abusi sessuali, con un aumento del 25% rispetto al 2020, e il 62% delle vittime era nella fascia di età 6-15. Secondo l'UNICEF, nel 2021 circa un quinto delle donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni risulta essersi spostato in tenera età, mentre erano ancora bambine. Questi matrimoni forzati possono portare a una vita di svantaggi e privazioni per il sano sviluppo del corpo e della mente di un bambino. Le principali vittime dei matrimoni forzati sono le donne: infatti, degli 80 casi di matrimoni precoci denunciati nel 2021, secondo il rapporto SAHIL, 70 erano di ragazze. Ciò dimostra anche che le ragazze sono sposate con uomini più anziani. È anche allarmante che la maggior parte dei casi di matrimoni precoci continui a essere segnalata nella fascia di età 6-15 anni. Il rapporto SAHIL riporta anche un numero preoccupante di sottrazioni di minori nel 2021 in Pakistan, pari a 1.303 casi, di cui 233 (18%) sono stati seguiti da abusi sessuali. Infine, anche i bambini pakistani corrono il rischio dello sfruttamento economico, che li priva dell'infanzia, della salute e dell'istruzione e li condannandoli a una vita di povertà. Ad esempio, secondo l'UNICEF, nel 2020 il 13,4% dei bambini dai 5 ai 17 anni nella regione del Punjab lavorava già e il 14,4% nella regione del Khyber Pakhtunkhwa. La lotta contro i matrimoni precoci e il lavoro minorile è particolarmente difficile in Pakistan perché la stragrande maggioranza dei bambini non è registrata alla nascita, quindi non esiste un censimento accurato della loro età, il che potrebbe aiutare a prevenire il lavoro minorile e i matrimoni precoci. Le conseguenze del Covid Nel 2021 sono stati abusati più di 10 bambini al giorno, secondo i dati SAHIL, con un aumento del 30% rispetto al 2020. Il Covid non ha migliorato la situazione. Al contrario, le restrizioni alla circolazione e la perdita di reddito hanno aumentato le probabilità che i bambini siano vittime di violenze e abusi. Inoltre, poiché i redditi sono diminuiti, è più probabile che i bambini lavorino o si sposino prima di raggiungere l'età adulta. PAKISTAN & AMBIENTE L'ambiente, in particolare il riscaldamento globale, è la nuova sfida per il Pakistan. Secondo l'ultimo rapporto della Germanwatch sul clima, il Pakistan sarà tra i 10 paesi più colpiti dall'aumento delle temperature nei prossimi decenni. Ciò porterà a un'elevata insicurezza alimentare, eventi meteorologici estremi, aumento delle ondate di calore e degli incendi. Queste ondate di calore porteranno allo scioglimento dei ghiacciai del Karakorum, Hindu Kush e Himalaya, e quindi a forti inondazioni e alla mancanza di acqua potabile, poiché i ghiacciai forniscono acqua fresca a più di 220 milioni di persone. L'esempio dell'anno 2022 illustra perfettamente il rischio affrontato dal Pakistan: Estreme ondate di calore L'esempio di Jacobabad è stato ripreso da molti media, molti studi (In Jacobabad, One of the Hottest Cities on the Planet, a Heat Wave Is Pushing the Limits of Human Livability - Inside Climate News, in https://insideclimatenews.org/news/20062022/jacobabad-pakistan-heat-health/): è una delle città più calde al mondo e uno degli uniche due ad aver raggiunto un livello di calore e umidità che il corpo umano non può sopportare. Per proteggersi da questo caldo soffocante, gli abitanti hanno provato soluzioni che non si sono rivelate soddisfacenti e durature:
- Sdraiarsi con vestiti bagnati per riuscire a riposare.
- I lavoratori fanno delle pause pomeridiane, ma questo porta a una diminuzione degli stipendi, quando anche il più piccolo centesimo è indispensabile per vivere.
- Sdraiarsi sullo spartitraffico che separa le strade ad alta velocità per sfruttare il flusso d'aria prodotto dai veicoli.
- Tuffarsi nell'acqua sporca per rinfrescarsi, anche se questo comporta problemi alla pelle.
- Pakistan hidden shame: the forgotten street children (2014): uno sguardo sugli abusi sessuali subiti dai bambini che vivono nella città di Peshawar, nel nord-ovest del Pakistan. https://www.youtube.com/watch?v=6l7i0SSo6B
- Girl Unbound: The War to Be Her (2016): In Waziristan, "uno dei luoghi più pericolosi della terra", Maria Toorpakai sfida i talebani travestendosi da ragazzo per poter praticare sport apertamente. Ma quando diventa una stella nascente, la sua vera identità viene rivelata, portando a continue minacce di morte contro di lei e la sua famiglia. Questo costringe Maria a lasciare la sua casa e il suo paese. Imperterrita, Maria decide di tornare a casa e affrontare il pericolo per praticare lo sport che ama.
- The Accused, Damned or Devoted?, diretto da Mohammed Naqvi. In Pakistan, chiunque sia accusato di blasfemia rischia la pena di morte. Mentre gli attivisti per i diritti civili chiedono da anni una revisione della legge del 1986, Khadim Hussain Rizvi, fondatore del partito fondamentalista islamista Tehreek-e-Labbaik, ha orchestrato una violenta campagna per mostrare il suo sostegno alla legge. Il documentario segue le vicende di quattro persone accusate di blasfemia.
- Dukhtar (2014): Nelle montagne del Pakistan, gli abitanti del villaggio scacciano una madre, un figlio e una figlia di 10 anni dopo che quest'ultima è scappata il giorno prima del suo matrimonio, rifiutandosi di sposare il capo tribù.
- Iqbal, a Tale of a Fearless Child (2015): il film è parte di una campagna di sensibilizzazione contro il lavoro minorile. Questo film d'animazione è ispirato alla storia vera di Iqbal Masih, un bambino pachistano ridotto in schiavitù dall'età di quattro anni per saldare il debito della sua famiglia. All'età di nove anni fugge dalla fabbrica di tappeti dove lavorava in turni di dodici ore al giorno. Grazie all’avvocato che lo ha aiutato, Iqbal, all'età di dieci anni, è diventato una delle figure di spicco a livello mondiale nella lotta contro la schiavitù moderna ed è intervenuto in conferenze internazionali per l'UNICEF e alle Nazioni Unite a New York.
- Io sono Malala, M. Yousafzai con C. Lamb (2013): “come una ragazza si è opposta all'istruzione e ha cambiato il mondo". È la commovente storia di una famiglia esiliata a causa del terrorismo; di un padre che, contro ogni previsione, ha fondato scuole; di genitori coraggiosi che, in una società dove i ragazzi sono preferiti e rispettati, hanno mostrato un amore immenso per la loro figlia e l'hanno incoraggiata a studiare, a scrivere, a denunciare l'insopportabile e a rivendicare l'accesso all’istruzione per tutti.
- A Hard Country, A. Lieven (2011): Il libro di Anatol Lieven è un'indagine su questo paese altamente complesso e spesso frainteso: le sue regioni, le etnie, le tradizioni religiose in competizione tra loro, i vari contesti sociali, le profonde tensioni politiche e i modelli storici di violenza; ma anche la sua sorprendenti stabilità, radicata nella parentela, nel mecenatismo e nel potere delle élite locali consolidate.
- La sposa pakistana, B. Sidhwa (2002): A seguito di uno dei massacri interetnici che hanno accompagnato la spartizione dell'India e del Pakistan, una ragazzina orfana del Punjab viene adottata da Qasim, un montanaro del Kohistan. Avendo perso moglie e figli, egli decide di andare a Lahore dove cresce la ragazza. Anni dopo i fatti, provando profonda nostalgia per le sue montagne, Qasim dà in sposa la giovane a un uomo della sua tribù: padre e figlia adottiva fanno, quindi, ritorno nell'alta valle dell'Indo. Ma niente accomuna la nuova coppia e il matrimonio si trasforma presto in tragedia... Dalle scene violente all'inizio del romanzo, alla vita popolare nei quartieri di Lahore, ai paesaggi grandiosi dell'Himalaya, Bapsi Sidhwa è capace di evocare un’ambientazione intima e autentica dove, lontano da ogni esotismo, prendono vita personaggi che si lasciano amare dal lettore, una vita lacerata da un sogno di impossibile riconciliazione culturale.
- Crisis Group: https://www.crisisgroup.org/327/asia/south-asia/pakistan/new-era-sectarian-violence-pakistan
- Amnesty International: https://www.amnesty.org/fr/location/asia-and-the-pacific/south-asia/pakistan/
- LEGGE DELLA SHARIA: La Sharia è il sistema legale dell'Islam. Si basa sul Corano, il libro sacro dell'Islam. La Sharia fornisce un codice di condotta etica che ha lo scopo di aiutare i musulmani nelle loro scelte quotidiane, che devono essere guidate da Dio. Affronta anche il tema del culto e della carità. Ma la Sharia tratta anche il crimine. Ad esempio, la Sharia presenta il furto come un reato grave, che, secondo le interpretazioni più severe, può essere punito con l'amputazione della mano del delinquente.
- SCIITI E SUNNITI: Il sunnismo e lo sciismo sono i due rami principali della religione musulmana. L'origine di questa divisione può essere fatta risalire alla morte di Maometto e al problema della sua successione. I sunniti riconoscono i primi tre successori, mentre gli sciiti riconoscono come legittimo solo il quarto, un cugino del profeta Maometto che sposò sua figlia, e i suoi successori. Oggi i sunniti rappresentano il 90% dei musulmani. Sono la maggioranza in molti paesi del cosiddetto mondo musulmano. Gli sciiti sono la maggioranza solo in Iraq e Iran dove è la religione ufficiale. Una minoranza sciita è presente anche in diversi paesi a maggioranza sunnita come la Siria e il Libano. Le differenze teologiche tra sunnismo e sciismo sono manipolate come strumento in molti conflitti che, spesso, nascondono altri motivi di scontro.
- TEOCRAZIA: Società in cui il governo è esercitato dall'autorità religiosa.
- BLASFEMIA: Discorso che offende la divinità, la religione o ciò che è considerato sacro.
- SAHIL: Sahil è un'organizzazione che si impegna dal 1996 per protezione dei bambini, in particolare contro gli abusi sessuali sui minori.
SIRIA Sapevi che oltre il 90% dei siriani vive in povertà? E che più di 11 milioni di loro dipendono dagli aiuti umanitari? La Siria sta affrontando le conseguenze di una guerra che ormai dura da più di undici anni: povertà, mancanza di istruzione, crisi economica, siccità, violenza, mancanza di infrastrutture e milioni di sfollati. APPROCCIO STORICO
- Primavera araba
- Guerra civile
- Più della metà dei rifugiati siriani è rimasta in Medio Oriente, principalmente in Turchia, dove ci sono quasi 4 milioni di persone. Il governo turco ha ridotto il numero di rifugiati nei centri urbani e ne ha trasferiti molti in altre province, poiché la maggior parte di loro si concentrava a Istanbul.
- Il Libano, da parte sua, ospita la seconda più grande popolazione di rifugiati siriani ed è il paese con la più alta densità di rifugiati al mondo.
- Anche Giordania, Iraq ed Egitto ospitano molte persone in fuga dalla guerra, circa un milione circa.
- L'apicultore di Aleppo, C. Lefteri, Piemme, (2019).
- Il paese del sale e delle stelle, J. Zeynab Joukhadar, Garzanti (2018).
- Cicatrice du tela, A. Dachan, Castelvecchi Editore, (2022).
- Non c’è il mare ad Aleppo, A. Dachan, L’Erudita, (2021).
- Butterfly. Da profuga a medaglia olimpica. Una storia di salvezza, speranza e trionfo, Y. Mardini, Giunti editore (2019).
- https://www.amnesty.org/en/location/middle-east-and-north-africa/syria/report-syria/
- L'altro volto della speranza, A. Kaurismäki (2017).
- Alla mia piccola Sama, W. al-Kateab ed E. Watts. (2019)
- Born in Syria. H. Zin (2016)
- The cave, F. Fayyad (2019)
- https://www.wvi.org/syria-crisis-response/Syria10/podcast-syrias-lost-generation
- https://player.fm/series/what-happened-to-syria
- ISLAMISTA: persona che professa il fondamentalismo islamico o ne fa parte. Il fondamentalismo islamico è un movimento politico che cerca di imporre un’interpretazione rigida dell'Islam in tutti i paesi, usando la forza e la violenza se necessario.
- GRUPPI JIHADISTI: gruppo di fondamentalisti islamici che sostengono la lotta armata per scopi religiosi e intendono la jihad come una guerra santa.
- IS: Acronimo per Stato Islamico. È un gruppo terroristico di natura fondamentalista e jihadista che segue LA dottrina radicale dell'Islam sunnita. È emerso in Iraq come risposta all'invasione americana. I suoi affiliati abbracciano un'interpretazione estremista dell'Islam e affermano di essere i veri credenti. Per attuare la Sharia (legge islamica basata sulle regole fondamentali del Corano) violano i diritti umani, giustiziando persone, effettuando pulizie etniche e vietando l'abbigliamento.
- KURDISTAN: è una vasta regione appartenente a diversi paesi mediorientali – principalmente Turchia, Iran, Iraq e Siria, e anche, ma con minore rappresentanza, Armenia – priva, però, di uno stato autonomo. Si parla curdo, anche se con varianti diverse a seconda del paese di origine. In alcuni paesi, come in Turchia, i curdi hanno subito dure repressioni in diversi momenti della loro storia. I curdi rivendicano da tempo una regione autonoma e indipendente dai paesi in cui risiedono.
- ONU: le Nazioni Unite sono la più grande organizzazione internazionale esistente il cui scopo è mantenere la pace e la sicurezza e unire gli sforzi attraverso l'integrazione dei governi di tutto il mondo per raggiungere gli obiettivi in materia di diritti umani.
- UNICEF: L’Agenzia delle Nazioni Unite per l'infanzia è un fondo delle Nazioni Unite che si adopera per i bambini e gli adolescenti più svantaggiati del mondo, fornendo loro, tra le altre cose, vaccini, cibo, acqua pulita e istruzione.
- PIL: Il prodotto interno lordo è il totale dei beni – cibo, prodotti, macchinari, tra gli altri – e servizi – sanità e istruzione, per esempio – prodotti in un paese in un periodo di tempo, generalmente un anno.
- UNHCR: l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati è l’agenzia dell'ONU il cui scopo è garantire il rispetto e la protezione internazionale dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
SOMALIA Secondo i dati UNHCR1, 31.227 persone sono fuggite dalla Somalia nel 2021 e hanno presentato domanda di asilo in altri Paesi. La Somalia sta affrontando una situazione particolarmente complessa: le condizioni di sicurezza si sta deteriorando a causa di conflitti armati, delle continue violazioni dei diritti umani e degli attacchi contro i civili. Inoltre, la popolazione soffre a causa di una gravissima siccità, che comporta un elevato rischio di carestia diffusa. Quest'anno, il persistente conflitto armato e le croniche crisi umanitarie sono state ulteriormente aggravate dalla pandemia di COVID-19. CONTESTO POLITICO STORICAMENTE INSTABILE La Somalia è stata a lungo divisa in due: il sud era sotto il dominio italiano, il nord sotto quello britannico. Nel 1960 i due paesi ottennero l'indipendenza e sono furono riuniti, ma rimasero due amministrazioni presidenziali divise. Nel 1969, il maggiore generale Mohamed Siad Barre guidò un colpo di stato, prese il potere e stabilì un regime politico comunista. Tuttavia, l'opposizione al regime di Siad Barre crebbe progressivamente erodendo il consenso al regime, data la perdita di fiducia dei cittadini nelle istituzioni, in particolare quelle per la risoluzione dei conflitti, e dato l'aumento della corruzione e della violenza nel paese. Inoltre, aumentarono le tensioni tra i clan. Infatti, tuttora in Somalia esistono sei principali clan: i Darod, gli Hawiye, gli Issack, i Dir, i Rahanwein e i Digil. Nel 1991 il regime di Siad Barre fu rovesciato dai ribelli della Somalia meridionale. I vari movimenti di opposizione armata ebbero la meglio sulle forze governative e Mogadiscio cadde nelle mani del generale Mohammed Farah Aidid, che apparteneva al clan hawiye. Il paese stava per precipitare in una situazione catastrofica. Fu, infatti, l'inizio di una rottura fratricida del clan hawiye: ad essere nominato presidente non fu il generale Mohamed Farah Aidid, ma Ali Mahdi Mohamed, anche lui hawiye. Questa nomina portò a una guerra estremamente distruttiva tra gli Hawiye e i loro sostenitori, soprattutto nella capitale. Il panorama politico della Somalia era diviso tra: i grandi clan, una quindicina di movimenti armati più o meno potenti, diversi signori della guerra e il movimento islamista radicale. Alle rivalità interne degli Hawiwe e a quella tra signori della guerra, tra alleanze strette e infrante, si aggiunsero, in misura minore, le rivendicazioni secessioniste del Somaliland. In assenza di una soluzione politica, i signori della guerra imperavano sovrani. All'inizio degli anni '90, le Nazioni Unite tentarono di trovare una risoluzione ai conflitti interni alla Somalia. Tuttavia, questa missione si rivelò un fallimento. Non solo le Nazioni Unite non riuscirono a risolvere la crisi, a causa della scarsa conoscenza delle dinamiche della società somala, ma esacerbarono anche le rivalità di fondo e crearono nuove tensioni. Gradualmente prese piede l'idea di ricostruire la Somalia in un quadro federale. Il 20 agosto 2012 è stato formato il governo federale della Somalia, con Hassan Sheik Mohamud come presidente. Tuttavia, il paese rimane fragile. L'insicurezza e l'instabilità sviluppatesi durante la guerra civile incidono sulla capacità del governo di esercitare il potere sul territorio. In assenza di un'autorità politica in grado di garantire la sicurezza collettiva, i cittadini cercano di proteggersi con i propri mezzi. Ciò ha portato all'armamento della società e a un forte sviluppo delle milizie, oggi difficili da smantellare. Inoltre, persistono le rivalità tra il governo federale e gli stati federati per il controllo del territorio e delle forze armate, la condivisione delle risorse e la delega del potere. Nel frattempo, aumentano le tensioni per il controllo della regione di Sool tra Puntland e Somaliland: a fine dicembre 2022 sono scoppiati scontri mortali tra le forze di sicurezza del Somaliland e manifestanti in un'area rivendicata dal Puntland, in cui sono rimaste uccise 20 persone. SITUAZIONE DI SICUREZZA Al shabaab La situazione della sicurezza in Somalia rimane preoccupante, costellata da frequenti attacchi mortali che prendono di mira i civili. Questi attacchi sono orchestrati soprattutto dagli Shabab e altri gruppi armati, nonostante la presenza delle forze di sicurezza somale e internazionali. Dal 1° febbraio al 6 maggio 2022, nel Paese sono stati registrati 236 incidenti, la maggior parte dei quali attribuibili allo Shabab. Al Shabaab è un gruppo militante islamista somalo formatosi nel 2006. Il suo obiettivo è l'imposizione di uno stato islamico sunnita e della legge della Sharia in Somalia attraverso il jihad. Il gruppo è in conflitto con la Somalia da più di dieci anni. Secondo Annette Weber, Alto Rappresentante dell'Unione Europea per la Somalia, lo Shabab è diventato "il franchise globale più ricco e potente di al-Qaeda". Il contesto somalo è particolarmente favorevole alla crescita di questo movimento: la Somalia è un paese dove il governo stenta a stabilirsi al di fuori delle grandi città. Così, sebbene il governo sia riuscito a riprendere il controllo della capitale nel 2010, non ha fatto progressi reali nella sua lotta contro Al Shabaab, che, in assenza di una vera opposizione statale, può svilupparsi più facilmente. Questo movimento è una delle principali cause di insicurezza in Somalia ed è l’artefice di numerosi conflitti armati e attacchi ai civili. Blocca inoltre le vie di ingresso e uscita di alcuni villaggi, impedendo l'accesso agli aiuti umanitari. Gli Shabab opprimono finanziariamente le famiglie con le tasse e reclutano con la forza adulti e bambini per unirsi ai suoi ranghi. Sostengono un'interpretazione molto severa della legge islamica, che impongono nelle aree che controllano: esecuzioni pubbliche, lapidazioni, amputazioni, matrimoni forzati, codici di condotta restrittivi per uomini e donne (divieto di musica, film, certi vestiti, ecc.). NOTIZIE RECENTI Augusto Attacco di Al Shabaab nella capitale Mogadiscio, 20 morti. Settembre Alleanza tra le milizie del clan e del governo per condurre un attacco congiunto ad Al Shabaab. Rischio di esacerbare le violenze contro la popolazione Ottobre: Continua l'offensiva militare contro Al-Shabaab. In risposta, il gruppo ha lanciato diversi attacchi:
- A Mogadiscio: l'attentato più grave degli ultimi cinque anni, con almeno 120 morti.
- Nella regione di Hiran, nelle città di Beledweyne, Buulobarde e Jalalaqsi. In totale hanno provocato più di 40 morti.
- A Kismayo. Al-Shabaab ha asseditato un hotel, uccidendo 9 civili.
- Secondo le Nazioni Unite, il conflitto ha provocato 536 vittime civili (241 morti) tra febbraio e luglio 2022, il 68% da parte di Al Shabaab, il resto da parte del governo, delle milizie dei clan e delle forze internazionali e regionali.
- In particolare, gli attacchi di al Shabaab hanno provocato numerose vittime civili. La maggior parte degli attentati ha preso di mira l’AMISOM (Missione dell'Unione Africana in Somalia) e forze di sicurezza somale, personalità politiche, media e civili.
- Il sistema statale incontra molte difficoltà: mancanza di personale, infrastrutture, attrezzature e fondi... ed è del tutto assente nelle regioni controllate dallo Shabab. In queste aree, lo Shabab applica in modo rigoroso la legge della Sharia che prevede la pena di morte per alcuni reati, la lapidazione delle donne sposate accusate di adulterio e l'amputazione delle mani per i ladri.
- La giustizia stragiudiziale si è sviluppata proprio per superare le debolezze del sistema formale. Si basa su un insieme di norme di legge non scritte, inclusa la legge della Sharia. Il problema è che in questi tribunali extragiudiziali non vengono rispettati gli standard internazionali sui diritti umani. Inoltre, la giustizia è dispensata in un contesto sociale all’interno del quale i clan esercitano una forte influenza. Questo significa che la giustizia non è dispensata a favore dei gruppi emarginati, ma piuttosto a vantaggio delle maggioranze.
- G. Catozella, Non dirmi che hai paura, Feltrinelli (2015). Basato su una straordinaria storia vera: Samia Yusuf Omar è una ragazza somala con il sogno della corsa. Non dirmi che hai paura" bisbigliavano lei e la sorella da piccole, come fosse un talismano portafortuna. E la paura è anche una motivazione in più per credere nel suo sogno: arrivare a correre alle Olimpiadi di Londra del 2012. Per questo intraprende il pericoloso viaggio che, dalla Somalia, la porta a rischiare la vita per raggiungere l’Europa e il suo sogno.
- N. Mohamed, The Orchard of Lost Souls, Simon & Schuster (2013).
- F. Nuruddin, Rifugiati. Voci della diaspora somala, Booklet Milano (2003).
- https://www.crisisgroup.org/africa/horn-africa/somalia
- https://www.amnesty.org/en/location/africa/east-africa-the-horn-and-great-lakes/somalia/report-somalia/
- https://www.ohchr.org/fr/countries/somalia
- C. Hodierne, Fishing Eithout Nets (2014)
- Assad - Filin Gaaban: https://www.youtube.com/watch?v=O2TOczOBr7g
Palestina Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA1), dal 2008 al 21 novembre 2022, 6.157 palestinesi sono stati uccisi e 143.165 feriti nel contesto dell'occupazione e del conflitto. Considerando che le cifre relative al 2022 sono ancora parziali e che saranno aggiornate a breve dall'OCHA, ecco due grafici dell’ufficio ONU che mostrano rispettivamente il numero di morti e quello dei feriti palestinesi per anno a partire dal 2008. I palestinesi vivono un conflitto che non risparmia i civili. Affrontano quotidiane violazioni del loro diritto alla libertà di espressione e all'integrità fisica, in un clima di violenza diffusa e nel timore della distruzione delle loro case. RIASSUNTO STORICO 1917 – 1947: Mandato britannico. Dopo la Prima guerra mondiale e la sconfitta dell’Impero ottomano, la Palestina è posta dalla Società delle Nazioni sotto l’autorità della Gran Bretagna. 1917: Dichiarazione Balfour: “la costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico”. Perciò, tra 1922 e 1947 Ebrei di origine europea emigrarono in massa in Palestina, tramite l’immigrazione legale prima, illegale poi, in seguito a restrizioni. 1937: La popolazione araba della Palestina si ribella, rivendicando la propria indipendenza e opponendosi all’immigrazione ebraica. È questo l’inizio di un ciclo di terrorismo e violenza, fomentato da entrambe le parti. 1947: Il Regno Unito affida la risoluzione di questo conflitto all'ONU, che propone la fine del mandato britannico e un piano per dividere la Palestina in due stati indipendenti. Questo piano è rifiutato dalla Palestina. 1948: La Palestina e i paesi arabi vicini conducono un'offensiva contro lo Stato ebraico previsto dalla risoluzione. Quest’ultimo vince il conflitto armato e, allo stesso tempo, dichiara la propria indipendenza sotto il nome di Israele, assumendo il controllo del 77% del territorio della Palestina, più di quanto previsto dalla risoluzione ONU. Più della metà della popolazione araba palestinese fugge o viene espulsa. Giordania ed Egitto condividono il controllo del restante territorio assegnato dalla risoluzione allo stato arabo. 1967: Israele vince una nuova guerra e, di conseguenza, occupa i territori abitati dai palestinesi (la Striscia di Gaza e la Cisgiordania), compresa Gerusalemme Est, che in seguito annette. 1987: Inizio di un’insurrezione di massa (l’Intifada) contro l’occupazione israeliana nei Territori palestinesi occupati. 1988: Il Concilio Nazionale Palestinese proclama la creazione dello Stato di Palestina. 2007: Hamas prende Gaza con la forza. In risposta, Israele impone un blocco nell'area. Ecco una sintesi dell'evoluzione del territorio palestinese nel corso degli anni: FOCUS SULLA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI GAZA Blocchi2: Nel 2007 Israele ha imposto un blocco aereo e marittimo a Gaza, che quindi dura ormai da quindici anni, opprimendo la popolazione e l'economia locale. Le importazioni e le esportazioni sono infatti drasticamente ridotte, soprattutto quelle di prima necessità (acqua potabile, elettricità, medicinali), e anche il movimento delle popolazioni è limitato: ogni richiesta di uscita - anche medica - è soggetta all'approvazione da parte di Israele, che può respingerla senza dare spiegazioni. Ciò si traduce in un accesso limitato all'assistenza sanitaria, all'istruzione e ai mezzi di sussistenza, compresi terreni agricoli e zone di pesca. Anche l'accesso al lavoro è molto difficile: secondo il Centro Palestinese per i Diritti Umani3 (PCHR), nel 30 settembre 2022 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 44%. Inoltre, secondo il PCHR, “più della metà della popolazione vive in povertà, più del 68,5% soffre di insicurezza alimentare, l'80% dipende dagli aiuti internazionali”. Forze israeliane: Il territorio di Gaza è soggetto a regolari e devastanti offensive militari israeliane. Negli ultimi anni si possono citare le operazioni "Summer Rains" (2006), "Cast Lead" (2008 - 2009), "Pillar of Defense" (2012), "Protective Edge" (2014). Quella del 2014 è stata l’offensiva più letale: quasi 2.200 morti da parte palestinese, il 70% dei quali civili, e più di 10.000 feriti. La stato israeliano impiega la violenza anche nella repressione delle manifestazioni di protesta. Ad esempio, secondo le Nazioni Unite, durante le proteste della Grande Marcia del Ritorno nel 2019 più di 207 palestinesi sono stati uccisi e 33.800 feriti. Violazioni dei diritti umani da parte di Hamas4 a Gaza: A Gaza le violazioni dei diritti dei palestinesi non sono perpetrate solamente da parte degli israeliani, ma anche di Hamas, che reprime le manifestazioni di dissenso con la violenza. Ad esempio, nel marzo 2019, durante le proteste palestinesi per contestare le deplorevoli condizioni di vita a Gaza, Hamas ha arrestato centinaia di manifestanti palestinesi. Questi manifestanti sono stati trattati brutalmente e maltrattati, arrestati arbitrariamente e torturati,. Ciò costituisce una flagrante violazione dei diritti dei palestinesi alla libertà di espressione e di associazione e una negazione del loro diritto a essere liberi dalla detenzione arbitraria e del loro diritto all'integrità fisica. Sistema sanitario: Tutte queste difficoltà sono aggravate da un sistema sanitario sull'orlo del collasso. È estremamente difficile per il settore sanitario di Gaza far fronte all'enorme numero di feriti. Il sistema sanitario di Gaza deve gestire regolarmente improvvisi e massicci afflussi di feriti da curare, ma, nel farlo, deve tenere conto delle restrizioni alla circolazione di persone e materiali e alla carenza di elettricità e di alcuni beni e attrezzature. CISGIORDANIA E GERUSALEMME EST In Cisgiordania e Gerusalemme Est, la colonizzazione5 continua a ritmo serrato: il numero di coloni è ormai arrivato a quasi 650.000. I palestinesi che vivono in questi territori sono soggetti a controlli permanenti da parte dell'esercito israeliano, in un clima di violenza generalizzata e di vessazioni giornaliere. Pertanto, la vita quotidiana dei palestinesi si svolge in un contesto in cui continua ad aumentare il tasso delle demolizioni di case e del sequestro di strutture appartenenti a palestinesi (ad esempio, nel luglio 2019 362 strutture sono state distrutte dalle autorità israeliane). Si registra anche l’intensificarsi delle irruzioni delle forze israeliane nelle organizzazioni e nelle residenze palestinesi con l'obiettivo di effettuare arresti arbitrari. Il fine è mettere a tacere le organizzazioni della società civile e i difensori dei diritti umani. Di conseguenza, molti palestinesi sono costretti a lasciare queste zone colpite dalla violenza, mentre continua l'espansione degli insediamenti israeliani, che finiscono per accerchiare di fatto la popolazione palestinese e ridurre lo spazio a sua disposizione per vivere. Inoltre, il governo israeliano sta cercando di stabilire la sua autorità sulla parte orientale di Gerusalemme. Ha aumentato il numero di ordini di espulsione per palestinesi, arresti e demolizioni. Il governo israeliano persegue una politica programmatica di rifiuto a concedere ai palestinesi permessi edilizi al fine di recuperare Gerusalemme. Questo, da un lato, spinge i palestinesi a costruire illegalmente le loro case, dall’altro fornisce al governo israeliano il diritto di distruggerle. Molti palestinesi convivono con la paura di vedere la propria casa demolita e di dover ricominciare da capo. È ormai diventato comune per i palestinesi ricostruire la propria casa tre, quattro o più volte. DIRITTI UMANI DEI BAMBINI Il conflitto ha un impatto negativo sulla salute fisica e morale dei bambini: Accesso all'assistenza sanitaria a Gaza: Il sistema sanitario di Gaza non consente ai bambini di accedere a cure adeguate. Inoltre, se è difficile per i bambini ricevere cure a Gaza, lo è ancora di più andando in Israele. In effetti, molte domande di ingresso in Israele per cure mediche vengono respinte o non sono esaminate abbastanza rapidamente. Il tasso di approvazione di tali richieste è più basso per i bambini palestinesi feriti nelle proteste a Gaza che per quelli feriti in altre circostanze. Accesso all'istruzione: Il conflitto colpisce anche il sistema educativo. Le forze israeliane sparano con proiettili veri, rilasciano gas lacrimogeni o lanciano granate assordanti all’interno e intorno alle scuole palestinesi. Ansia: I bambini sono soggetti a una forte ansia causata della costante esposizione alla violenza e alla minaccia incombente di veder demolita la propria casa. La demolizione di case palestinesi da parte delle forze israeliane si traduce nello sfollamento di intere famiglie. Lo spostamento forzato è un evento traumatico, in particolare quando colpisce i soggetti più vulnerabili, come i bambini. Il trauma delle ripetute violenze a Gaza ha un impatto sulla salute mentale dei bambini. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, nel 2021 l'82% degli adolescenti a Gaza ha stimato di avere un benessere mentale basso o molto basso. PUNTO 2021 Secondo Al-Haq6, nel suo Rapporto sulle violazioni dei diritti umani del 2021:
- A maggio:
- Giugno:
- Conclusione 2021:
- Maggio:
- Agosto:
- Omar, H. Aby-Assad (2013).
- Farah, H. Freiha e K. Oxley (2022).
- Une bouteille à la mer, T. Binisti (2012).
- Little Palestine (Diary of a Siege), A. Al-Khatib (2021).
- Jenin, Jenin, M. Bakri (2002).
- Budrus: It take a Village to Unite the Most Divided People on Earth, J. Bacha (2009).
- Paradise Now, H. Abu-Assad (2008).
- Io sto con la sposa, A. Augugliaro, G. Del Grande & K. Soliman Al Nassiry (2014).
- https://www.msf.fr/actualites/gaza-un-an-apres-retour-sur-les-effets-devastateurs-des-bombardements-israeliens
- https://www.un.org/unispal/history/ (in inglese)
- https://www.bbc.com/news/newsbeat-44124396 (in inglese)
- Crisis group : https://www.crisisgroup.org/middle-east-north-africa/east-mediterranean-mena/israelpalestine
- Amnesty international : https://www.amnesty.org/en/news/?qlocation=2045
- OCHR : https://www.ohchr.org/en/search?query=palestine&f%5B0%5D=country_taxonomy_term_name%3APalestine
YEMEN Lo Yemen è uno dei paesi più poveri del mondo e, secondo le Nazioni Unite1, è il peggior disastro umanitario causato dall'uomo e costituisce lo scenario per un chiaro confronto tra Arabia Saudita e Iran. APPROCCIO STORICO Il conflitto è iniziato con la primavera araba del 20112, la rivolta di alcune parti della società che ha costretto il presidente autoritario Ali Abdullah Saleh a cedere formalmente il potere, lasciando la carica di capo dello stato al suo ex vice, Abdrabbuh Mansour. Durante il mandato di Saleh si sono verificate diverse situazioni di conflitto con gli Houthi3, e sono state sporte numerose accuse di corruzione al presidente. Sotto il mandato del nuovo presidente, è stata organizzata una Conferenza di dialogo nazionale per risolvere i conflitti latenti: per questo è stato deciso di dividere il Paese in diverse regioni. Ciò ha portato malcontento nella popolazione, scontento che gli Houthi hanno sfruttato per controllare alcune zone del Paese, compresa la capitale Sana’a. Per questo motivo Hadi ha lasciato il Paese ma non i suoi interessi personali, poiché una coalizione di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti è intervenuta in Yemen su sua esplicita richiesta. Il 2015 è stato l’anno in cui il conflitto ha raggiunto il momento peggiore, quando l'Arabia Saudita insieme ad altri paesi arabi e alcuni paesi occidentali – quali Stati Uniti, Regno Unito e Francia – hanno attaccato gli Houthi, difendendo così il governo. D'altra parte, l'Arabia Saudita ha accusato l'Iran di sostenere gli Houthi con le armi, ma quest'ultimo lo nega. Infatti, sia l'Iran che gli Houthi professano lo sciismo4, il ramo minoritario dell'Islam. Anche Al-Qaeda5 e lo Stato islamico (IS)6 hanno approfittato del caos per compiere attacchi letali e per impadronirsi di alcune aree nel sud del Paese. La posizione dello Yemen è strategica perché si trova sullo stretto di Bab al Mandab, che collega il Mar Rosso al Golfo di Aden, attraverso il quale passano la maggior parte delle petroliere del mondo. Per questo motivo numerosi paesi hanno interessi economici in questa regione. La guerra in Yemen è un conflitto civile, ma anche uno scontro tra Arabia Saudita e Iran e dal 2015, secondo ACLED (Armed Conflict Location and Event Data Project), ha provocato la morte di 150.000 persone. La guerra in Yemen è solitamente inserita nella lista dei conflitti dimenticati, poiché ha ricevuto pochissima copertura mediatica e attenzione dal resto del mondo. SITUAZIONE ATTUALE Detenzioni arbitrarie e sparizioni forzate Tutte le parti in conflitto hanno represso la libertà di espressione e di associazione attraverso detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, vessazioni, torture e altri maltrattamenti durante i periodi di detenzione e processi iniqui. Il governo yemenita, insieme agli Emirati Arabi Uniti e all'Arabia Saudita, ha arrestato arbitrariamente attivisti e ha effettuato sparizioni forzate. Da parte loro, le forze Houthi hanno anche arrestato illegalmente oppositori, giornalisti e attivisti, perpetrando violazioni dei diritti umani (torture e maltrattamenti). Le condizioni carcerarie sono terribili: celle sovraffollate, accesso limitato alle cure mediche, mancanza di cibo e acqua pulita. Questa situazione ha fatto sì che il COVID-19 si diffondesse più velocemente. Povertà Oggi 24,1 milioni di yemeniti hanno bisogno di aiuti umanitari per sopravvivere (Amnesty International)7. I tassi di povertà sono più alti tra la popolazione rurale e tra le donne. I tassi di disoccupazione sono alti e, secondo l'UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia)8, almeno 500.000 persone che lavorano nel settore pubblico non sono pagate da tempo. Molti yemeniti non possono permettersi di acquistare cibo a causa dei prezzi elevati e dei tassi di disoccupazione. Vincoli Tutte le parti in conflitto hanno contribuito alla crisi umanitaria nello Yemen.
- Il governo insieme a Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita ha imposto restrizioni all'ingresso di aiuti per medicine, cibo e carburante;
- Gli Houthi hanno reso difficili gli aiuti umanitari all'interno dello Yemen.
- Numero totale di richiedenti asilo
- Numero di persone riconosciute come profughe
- Domande respinte
- Vendute!, Z. Muhsen, Mondadori (1994).
- Yemen: Dancing on the Heads of Snakes, V. Clark, Yale University Press (2010).
- Il monaco di Mokha, D. Eggers, Mondadori (2018).
- https://www.amnesty.org/es/latest/news/2015/09/yemen-the-forgotten-war/
- La Sposa Bambina – Mi chiamo Nojoom ho 10 anni e voglio il divorzio, K. Al-Salami (2014).
- 10 Days Before the Wedding, A. Gamal (2018).
- Hunger Ward, S. Fitzgerald (2020).
- Yemen: A History of Conflict, K. Haddad-Fonda (2020).
- Yemen: Kinds and War, K. Al-Salami (2018)
- https://podcasts.apple.com/gb/podcast/23-napier-barracks-life-inside-britains-first-refugee-camp/id1468264562?i=1000508831648
- https://podcasts.apple.com/ie/podcast/yemen/id1443491069?i=1000432451819
- ONU: Le Nazioni Unite sono la più grande organizzazione internazionale esistente il cui scopo è mantenere la pace e la sicurezza e unire gli sforzi delle Nazioni attraverso l'integrazione dei governi di tutto il mondo per raggiungere gli obiettivi in materia di diritti umani.
- PRIMAVERA ARABA: Con questo termine si indica una serie di proteste e richieste di riforme in Medio Oriente e Nord Africa durante le quali sono stati rovesciati leader autoritari di lunga data. Ecco una mappa, estratta da The economist: press reports, dell'intera area che ha vissuto queste rivolte.
- HOUTHI: è un gruppo militare rivoluzionario, in maggioranza sciita, nato in risposta all'influenza religiosa dell'Arabia Saudita nello Yemen. Il loro motto è "Dio è grande, morte per l'America, morte per Israele, maledizione sugli ebrei e vittoria dell'Islam".
- SCIITI E SUNNITI: Sono i due rami principali della religione musulmana. L'origine della divisione risale alla morte di Maometto e al problema della sua successione. I sunniti riconoscono i primi tre successori, mentre gli sciiti riconoscono come legittimo solo il quarto successore, un cugino del profeta Maometto che ne sposò la figlia, e i suoi successori. Oggi i sunniti rappresentano il 90% dei musulmani. Sono la maggioranza in molti paesi del cosiddetto mondo musulmano. Gli sciiti sono la maggioranza in Iraq e Iran, dove è la religione ufficiale. Esistono anche minoranze sciite in diversi paesi a maggioranza sunnita, come in Siria e in Libano. Le differenze teologiche tra le religioni sunnite e sciite sono manipolate come strumento di divisioni e di conflitti, anche se spesso questi nascondono altri motivi di scontro.
- AL-QAEDA: È l'organizzazione islamista creata da Osama bin Laden nel 1988 con l'obiettivo di creare un califfato islamico in tutto il mondo musulmano. Questo gruppo ha commesso attentati terroristici in diverse parti del mondo: il più noto è stato quello dell'11 settembre negli Stati Uniti. Le radici di questa rete militante islamica risalgono agli anni '70, all'invasione dell'Afghanistan da parte dell'Unione Sovietica.
- IS: L'acronimo sta per “Stato islamico” ed è un gruppo terroristico jihadista fondamentalista che segue una dottrina radicale dell'Islam sunnita. È emerso in Iraq come risposta all'invasione di quel paese e le persone appartenenti a questo gruppo hanno un'interpretazione estremista dell'Islam e credono di essere i veri credenti. Per applicare la sharia -legge islamica basata sulle norme fondamentali del Corano- e realizzare il loro obiettivo: stabilire un califfato globale -governo in cui il capo è un califfo, successore del profeta Maometto- violano i diritti umani, esecuzione di persone, esecuzione di pulizie etniche e divieto di abbigliamento, tra gli altri.
- AMNESTY INTERNATIONAL: È un'organizzazione globale e indipendente che agisce in situazioni di ingiustizia, difendendo i diritti umani in tutto il mondo.
VENEZUELA Il Venezuela sta affrontando una crisi politica ed economica che, secondo le Nazioni Unite, dal 2015 ha costretto più di 7 milioni di venezuelani a lasciare il proprio paese, CONTESTO Il Venezuela è stato per lungo tempo uno dei paesi più poveri del mondo. Tuttavia, all'inizio del XX secolo, sono state scoperte risorse petrolifere molto consistenti. Ciò ha consentito al Venezuela di uscire dalla miseria, ma ne ha anche causato … Quando Hugo Chavez salì al potere nel 1999, attraverso le elezioni, il Venezuela si trovava all'apice della sua ricchezza. Chavez aveva guadagnato popolarità opponendosi alla politica governo precedente, che era diventato autoritario e non ridistribuiva il reddito derivante dalle concessioni petrolifere. Chavez diede, quindi, inizio alla rivoluzione bolivariana. Egli voleva stabilire un regime socialista innovativo, ridistribuire la ricchezza e investire massicciamente nell'istruzione, nella sanità e nei servizi pubblici. Ha permesso a migliaia di venezuelani di uscire dalla povertà. Per questo era considerato un eroe. Tuttavia, Chavez ha scelto di puntare tutto sulle concessioni della benzina. Questo significa che il paese vive esportando la benzina e importando quasi tutto. Nicolas Maduro è succeduto a Chavez dopo la sua morte nel 2013 e non ha cambiato le scelte politiche. Quando il prezzo della benzina è crollato nel 2015, anche l'economia venezuelana è crollata. Migliaia di venezuelani sono caduti al di sotto della soglia di povertà e i servizi pubblici sono diminuiti a causa della mancanza di risorse. La popolarità di Maduro, già bassa, è ulteriormente diminuita. E questo è solo l'inizio della crisi economica venezuelana. I prezzi sono saliti esponenzialmente, il potere d'acquisto, al contrario, è crollato. Così, nel 2021, secondo l'Indagine nazionale sulle condizioni di vita in Venezuela, il 94,5% della popolazione vive in povertà e il 76,6% in condizioni di estrema povertà. A ciò si aggiunge il fatto che il Venezuela è uno dei Paesi più violenti al mondo, e il fatto che il governo di Maduro, la cui popolarità è crollata, sembra prendere una piega autoritaria: repressione delle manifestazioni con la violenza, detenzioni arbitrarie degli oppositori del regime, limitazione dei poteri del parlamento... La situazione in Venezuela è quindi particolarmente allarmante, portando molti venezuelani a fuggire dal loro paese:
- Gli oppositori del regime sono attivamente incoraggiati a lasciare il paese per evitare persecuzioni e violenze. In effetti, negli ultimi anni in Venezuela sono state segnalate numerose violazioni dei diritti umani: esecuzioni extragiudiziali, uso eccessivo della forza, detenzione arbitraria, tortura e altri maltrattamenti. Tra le persone prese di mira troviamo molti difensori dei diritti umani, giornalisti e attivisti.
- Anche i migranti sono in fuga: aumento del tasso di criminalità, mancanza di cibo, medicine e servizi essenziali.
- DGCIM: è un organo che ha il potere di svolgere attività di controspionaggio, prendendo di mira nemici reali o presunti del governo.
- SEBIN: è stato creato nel giugno 2010 con lo scopo di pianificare, formulare, dirigere, controllare e condurre politiche e azioni di intelligence civile e controspionaggio. Secondo i suoi regolamenti, il SEBIN svolge attività volte a "neutralizzare minacce potenziali o effettive per lo Stato".
- La storia di Rachel, Venezuela: https://openoregon.pressbooks.pub/pccimmigration/chapter/rachel/
- https://ontheotherside360.org/: film interattivo a 360° sullo sfollamento venezuelano in Ecuador : L’ALTRO LATO è un progetto collettivo realizzato insieme a rifugiati e migranti venezuelani in Ecuador, che, durante un laboratorio, hanno appreso maggiori conoscenze sulla narrativa immersiva e hanno condiviso le loro storie per la scrittura della sceneggiatura.
- Once upon a time in Venezuela (A. Rodríguez Ríos, 2020).
- La traversata (La Frontera, Juliana Peñaranda-Loftus, 2020).
- Crisis Group: https://www.crisisgroup.org/latin-america-caribbean/andes/venezuela
- Amnesty: https://www.amnesty.org/en/news/?qlocation=1804
- Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite: https://www.ohchr.org/en/countries/venezuela
IRAN L'Iran, l'antica Persia, una delle più antiche civiltà al mondo ancora esistenti, sta vivendo un periodo di ribellioni, a cui il governo reagisce in modo violento e crudele, condannando a morte i manifestanti e limitando molte libertà fondamentali. APPROCCIO STORICO
- Prima della rivoluzione islamica del 1979
- Dopo la rivoluzione islamica del 1979
- tutte le donne dovessero indossare il velo in pubblico e che indossassero ciò che volevano solo in privato, dietro le porte chiuse delle loro case;
- la presenza di pubblico femminile fosse vietata negli stadi sportivi, dove i giocatori sono uomini;
- nella Costituzione venisse aggiunto l’articolo secondo cui la massima autorità è Dio e che questa è rappresentata dal supremo capo religioso;
- Assassinio di Mahsa Amini (2022)
- La casa della moschea, K. Abdolah, Iperborea (2008).
- La scrittura cuneiforme, K. Abdolah, Iperborea (2000).
- L’estate è crudele, B. Zarmandili, Feltrinelli (2007).
- Quasi due, H. Ziarati, Einaudi (2012).
- Salam, maman, H. Ziarati, Einaudi (2006).
- Il meccanico delle rose, H. Ziarati, Einaudi (2009).
- Persepolis, M. Satrapi,Rizzoli lizard (2007).
- Ho nascosto la mia voce, P. Saniee, garzanti (2004).
- Quello che mi spetta, P. Saniee, Garzanti (2003).
- La scelta di Sudabeh, F. Haj Seyed Javadi, Brioschi Editore (2017).
- L’ultimo gioco, Banu, B. Soleymani, Brioschi Editore (2022).
- Disorientale, N. Djavadi, Edizioni e/o (2017).
- I giorni che non ho vissuto, L. Qassemi, Brioschi Editore (2017).
- RIVOLUZIONE BIANCA: consisteva in una serie di riforme dello Shah per modernizzare il paese il cui nome è dovuto all'intenzione del leader di impedire una rivoluzione rossa, comunista, con il sangue. Alcune delle misure intraprese erano: controllo rigoroso delle istituzioni religiose e riforma agraria. Quest'ultima non ebbe molto successo perché fece perdere al regime l'appoggio dei grandi proprietari terrieri.
- AYATOLLAH: significa letteralmente “segno di Dio” ed è il titolo di una delle più alte autorità religiose tra gli sciiti islamici, uno dei due rami dell'Islam.
- MULLAH: è il titolo che designa i sacerdoti islamici sciiti.
- KURDISTAN: è una vasta regione appartenente ai paesi mediorientali –principalmente Turchia, Iran, Iraq e Siria, e anche, ma con minore rappresentanza, Armenia – senza un vero e proprio stato. Si parla il curdo, anche se con varianti diverse a seconda del paese di origine. In alcuni paesi, come in Turchia, i curdi hanno subito dure repressioni in alcuni momenti della loro storia. I curdi rivendicano una regione autonoma e indipendente dai paesi in cui risiedono.