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Virtual tour realizzato dai ragazzi dell'associazione Crescere

Passeggiando per Poppi

Il borgo medievale di Poppi, posto alla sommità di un colle, è inconfondibile per la presenza di un grande castello che domina su tutto l'antico abitato e su buona parte del Casentino.

INTRO

Contatti

Leggende

Gastronomia

Nei dintorni

Cosa vedere

La storia

Dove si trova

Come Arrivare

Dove si trova

Poppi è posto al centro del Casentino (475 m s.l.m.), valle appartata della Toscana tra le province di Arezzo e Firenze, oggi Parco Nazionale, rimasta pressoché intatta nelle sue bellezze artistiche e naturali proprio grazie ad una frequentazione turistica non massificata. - https://www.toscana.info/arezzo/provincia/poppi/

IN AUTO / MOTODa Nord > Autostrada A1 uscita Firenze sud (km 49) direzione > Pontassieve > Consuma > PoppiDa Sud > Autostrada A1 uscita Arezzo (km 42) direzione > Casentino > Bibbiena > Poppi Da Est > Superstrada E 45 uscita Bagno di Romagna (km 34) direzione > Badia Prataglia > Soci > Poppi Da Ovest > Autostrada A1 uscita Valdarno (km 59) direzione > Terranuova Bracciolini > S. Giustino Valdarno > Passo della Cocina > Talla > Rassina > Bibbiena > Poppi

In treno per ammirare l'intera vallata

IN TRENOStazione di Arezzo (km 37) > treno locale LFI Arezzo-Stia (stazione di Poppi)

Come arrivare

La Storia

Campaldino
Castello
Abbazia di San Fedele

Da Poppi si possono godere suggestivi scorci paesaggistici sull'intera valle del Casentino. Nella verde campagna ad ovest del paese si trova un bel campo da golf con vista sul paese. Ai piedi del colle di Poppi, lungo la strada regionale, si trova Ponte a Poppi, nome che deriva dalla presenza di un grande ponte che attraversa il fiume Arno. Qui, dirigendosi verso Stia, sono da vedere la Chiesa di Certomondo e il convento dei Frati Cappuccini. Poco più avanti, alla rotonda, si trova la Colonna di Dante. Questa è posta all'inizio della Piana di Campaldino, luogo di dantesca memoria che nel 1289 fu teatro della sanguinosa Battaglia di Campaldino tra Guelfi e Ghibellini.

Curiosando nei dintorni

Di grande interesse è anche l'intero territorio del Comune di Poppi che si estende dalle pendici del Pratomagno fino al crinale appenninico. A questo territorio appartiene Camaldoli, località di notorietà internazionale sia come luogo di fede che come centro d'interesse culturale e naturalistico.

Camaldoli

La storia della Spezieria di Camaldoli non è separabile da quella dell’Ospizio del Monastero. Il più antico documento che ne riporta la fondazione sono le costituzioni del priore Rodolfo I (1074 – 1088), nelle quali si legge che il santo padre Romualdo dopo aver fondato “l’Eremo per ispirazione dello Spirito Santo e su preghiera del religiosissimo vescovo aretino Teodaldo, poco tempo dopo ordinò a Pietro, priore dell’Eremo, di costruire una chiesa nell’ospizio di Fonte Buono – oggi il monastero di Camaldoli – edificato poco più in basso del romitaggio”. (cf. RC I,3) La presenza di un’infermeria a Fonte Buono è testimoniata dalla regola eremitica di Rodolfo II del sec. XII. In queste costituzioni si dice che al monastero di Camaldoli vi sono “servitori con l’incarico di prestare assistenza ai malati”, ed è il luogo dove ricevere “cure che possano giovare alla loro guarigione”. La Spezieria annessa ai locali dell’Ospedale viene ricostruita nel 1331, dopo l’incendio che nel 1276 la devastò. Per lo sviluppo successivo dell’arte speziale a Camaldoli sono importanti gli indirizzi contenuti nella Regola della vita eremitica di Paolo Giustinian, del 1520. Nella regola più volte viene raccomandata alla Comunità monastica la cura dei vasi e delle stanze dell’infermeria, di stipendiare un medico esterno, e a provvedere che non manchino mai le medicine necessarie alla cura degli infermi.

Antica Farmacia

le nostre foto

Il piccolo centro di Moggiona sorge su uno sperone roccioso al centro di una valle chiusa, ad un’altitudine di 700 metri sul livello del mare. Le origini di Moggiona sono analoghe a quelle di altri centri di epoca preromana, caratterizzati da un nucleo abitato posto su un’altura e collocato lungo le principali vie di comunicazione a difesa dei pascoli di montagna. Vi sono i resti di uno di questi centri, detto Il Poggio, a pochi chilometri da Moggiona lungo una via antica che da Pratovecchio porta verso il crinale dell’Appennino. Un'altra antica via di comunicazione è quella che dal fondovalle risale il corso del torrente Sova, che nasce ai piedi del paese. La storia di Moggiona è strettamente legata a quella di Camaldoli fin dal 1012, quando il monaco Romualdo fondò, a pochi chilometri da questo piccolo borgo, l’Eremo di Camaldoli.

Moggiona e la Casa del Lupo

Alcune indicazioni su ciò che potete trovare

Sculture in legno

Percorso del lupo

Percoso nel parco con spiegazioni

Stanza delle Fiabe

Il racconto delle storie che hanno come protagonista il lupo

Casa del Lupo

Camino con paiolo con la coda del lupo

lungo il percorso potrai trovare delle sculture in legno che rafficurano il lupo

Gnudi
Tortelli alla Lastra
Acquacotta
Tortelli di patate
Scottiglia
Baldino

Gastronomia

La leggenda della Torre del Diavolo Il nome è legato a un’oscura storia in particolare, risalente ormai a svariati secoli orsono. La protagonista, per sua sfortuna, è una splendida nobildonna. Amante della vita e dei piaceri della carne, venne punita con una condanna atroce. Il suo nome era Matelda, nota ai suoi cari e ai suoi amanti come Telda. Al tempo in cui i matrimoni non erano altro che accordi commerciali vantaggiosi, si ritrovò sposa di un uomo molto più anziano di lei. Una mera alleanza tra famiglie. Non c’era spazio per l’amore, sentimentale o fisico che fosse. La splendida Telda, dunque, approfittava delle ricorrenti assenze del marito per concedersi giorni di pura passione. Matelda, però, non poteva permettere in alcun modo d’essere scoperta. Sapeva benissimo che tutto ciò le sarebbe costato la vita. Dopo ogni notte d’amore, dunque, procedeva a giustiziare il malcapitato giunto nel suo letto. Ogni voce doveva essere posta a tacere per sempre. Le brutali uccisioni avvenivano grazie a un pozzo armato di lame taglienti, nel quale gli uomini venivano scaraventati. La sua fame era tanta da spingerla, leggenda vuole, a far sparire col tempo tutti i più bei giovani dei paraggi. Non ci volle molto prima che i sospetti ricadessero su di lei. Il popolo insorse e assediò il castello, murando viva la nobildonna all’interno della torre, dove venne lasciata a morire di sete e fame. Una fine crudele tanto quanto quella garantita ai suoi amanti. Un dolore tale da spingere il suo spettro ad aggirarsi ancora per il maniero. È questo ciò che la gente narra ancora oggi. Nel cuore della notte c’è chi giura d’averne percepito la presenza. Ancora oggi a caccia di uomini da sedurre.

Leggende

Vi è inoltre la storia di una morte apparente. È quella di un menestrello di nome Grifo. L’uomo raccontò una storia divertente alla corte dei Guidi, spiegando d’essersi imbattuto in una statua animata. Per prendersi gioco di lui, uno dei conti si travestì con l’armatura del conte Simone da Battifolle, provocando un grande spavento al malcapitato. Questi venne ritenuto morto e posto in una cassa nei sotterranei. Tre giorni dopo, però, due anziane svennero alla vista del “non morto” intento a uscire dalla propria bara. I conti lo aiutarono a riprendersi e da allora lo tennero alla propria corte, al sicuro. Per la gente del posto, però, non fu mai null’altro che il morto risorto.

La storia del maniero è ricca di eventi drammatici e sanguinolenti. Come non parlare di Guido, detto il “Bevisangue” (era solito leccare la lama sporca del sangue dei suoi nemici dopo le battaglie), le cui scorrerie terrorizzarono il Casentino. Tanti anche gli scontri tra cavalieri all’interno di queste mura, che appartenevano ai Conti Guidi. I duellanti combattevano fino alla morte. Il perdente non veniva portato all’esterno, bensì sepolto all’interno della proprietà. Si sviluppa così un certo fascino sinistro. Allora come oggi in molti ritengono di poter sentire lo stridore delle armi. Effetto dei sepolcri fatti costruire tra le mura.

Altre leggende

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A presto i ragazzi di Officina104

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