La voce delle quinte
Enrico Battilani
Created on April 27, 2022
Giornale delle classi quinte della Scuola Primaria "Bianca Bizzi" in occasione della Giornata Mondiale per la libertà di stampa
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Transcript
La voce delle quinte
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TROPPE BUGIE GIRANO NELL’ARIA SERVE PIU’ VERITA’ Il 3 maggio, in Italia, lo stato celebra la giornata mondiale della libertà di stampa perché nel 1993 l’Assemblea generale dell’ONU ha proclamato, il 3 maggio la giornata mondiale della libertà di stampa. Quando diciamo che un paese ha una stampa libera, intendiamo che le sue agenzie di stampa e altre pubblicazioni, anche i singoli cittadini, hanno il diritto di diffondere informazioni senza interferenze o paura di rappresaglie da parte dello Stato o di altre entità o individui potenti. Tutti hanno il permesso di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Lo scopo di una stampa libera è quello di assicurare che i cittadini siano liberi di ricevere e diffondere informazioni che non siano manipolate o al servizio di una particolare persona, organizzazione o interesse. Il suo compito, infatti, è spesso quello di indagare sulle persone di potere, e soprattutto sul governo, di porre domande difficili e cercare di scoprire cosa sta realmente accadendo, indipendentemente dalle conseguenze politiche. Semplicemente, non ci può essere democrazia senza una stampa libera. Questo deriva dal fatto che la forza della democrazia sta nelle mani della gente, il che significa che le persone devono essere informate e consapevoli per prendere le giuste decisioni quando vanno a votare. E poi devono avere un'idea di quello che succede successivamente: come si sono comportati i politici eletti o cosa è successo alle decisioni prese con il voto. Anche nei paesi con una forte tradizione di libertà di stampa e un mercato dei media ricco e diversificato, ci sono limiti a ciò che i giornalisti, i giornali o i conduttori televisivi possono riportare. Vediamo com'è la situazione nelle varie zone del mondo. Il giornalismo è gravemente ostacolato in 73 paesi e limitato in altri 59, ovvero nel 73% del totale degli Stati analizzati da “Reporter senza frontiere”. Nel 2021 è peggiorata la situazione dal punto di vista dell’accesso alle notizie, infatti lo studio mostra una crescente difficoltà per i giornalisti nell’indagare e divulgare argomenti delicati. Altro dato interessante è quello fornito dal barometro Edelman Trust 2021 che rivela una preoccupante sfiducia pubblica nei confronti dei giornalisti, infatti la maggioranza degli intervistati ritengono che i giornalisti stiano deliberatamente cercando di fuorviare il pubblico diffondendo informazioni che sanno essere false. L’Europa e l’America sono i continenti più favorevoli alla libertà di stampa. Anche se si registrano atti di violenza più che raddoppiati all’interno della zone Europea dei Balcani. In Asia-Pacifico, il virus della censura si è diffuso oltre la Cina, ad esempio a Hong Kong la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino minaccia seriamente l’esercizio del giornalismo. Tra il 15 marzo e il 15 maggio 2020, RSF ha registrato tre volte più arresti e aggressioni di giornalisti nell’Africa subsahariana rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Molti Paesi hanno usato la forza e la legge per impedire ai giornalisti di lavorare. In Tanzania, la copertura delle conseguenze della crisi sanitaria è stata resa praticamente impossibile di fronte alla negazione della realtà da parte delle autorità. Il Paese si è rifiutato di ordinare i vaccini, così come il Burundi. Diversi paesi come il Sudafrica, il Botswana o l’Eswatini hanno anche criminalizzato la diffusione di “false informazioni” relative a questa malattia punendo con pene detentive delle pubblicazioni. La definizione di Fake news viene dall’inglese e significa notizia fasulla, falsa. Le notizie false inventate sono sempre esistite. Perché ci sono persone interessate a diffondere le fake news? Ci sono diverse motivazioni che spingono a diffondere notizie false, ad esempio economiche: titoli fuorvianti su temi scottanti, possono indurre le persone a cliccare per leggere il contenuto della notizia, questo semplice click genera traffico nel sito che ospita la notizia falsa e il traffico di un sito può essere monetizzato. Molti click significano molte visualizzazioni, una manna per gli sponsor che decidono di investire in pubblicità in quel sito. In altri casi il sistema delle fake news viene utilizzato per perpetrare veri e propri attacchi personali. Senza pensare ai risvolti legali della questione, poiché pubblicare e diffondere a mezzo social contenuti diffamatori è un reato punibile con la detenzione. è molto importante non lasciarsi ingannare. Nel momento in cui ci addentriamo in una notizia che ha del sensazionale o che vorrebbe solleticare la nostra indignazione, è bene approfondire. Esistono anche alcuni siti che aiutano a fare chiarezza sulle fake news, uno dei più famosi in Italia è sicuramente bufale.net, dunque occhi aperti e pronti a smascherare le fake news!
CYBERBULLISMO Il cyberbullismo può essere praticato da tutti online, perché le persone si divertono a insultare quelli che non si possono difendere ed è una cosa attuale che accade 24 h su 24. Il Cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive, una manifestazione in Rete, un fenomeno più ampio, meglio conosciuto come il BULLISMO. Alcune persone pensano che il cyberbullismo non sia grave, ma in realtà è il peggiore, perché le ferite sono interne (le più dolorose). La legge numero 71 del 2017 dice che il cyberbullismo è: pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria ed è definito anche furto d’identità. Le conseguenze psicologiche legate al Cyberbullismo sono: ansia , depressione , nei casi più estremi il suicidio. Le conseguenze negative, emotive e comportamentali potrebbero persistere in modo significativo, nel tempo rispetto a quelle legate al vissuto di un atto di bullismo tradizionale. Il bullismo è diverso dal cyberbullismo per svariati motivi tra i quali: BULLISMO CYBERBULLISMO Sono coinvolti (solitamente)solo gli studenti della classe e/o dell’Istituto; Possono essere coinvolti fare ragazzi e adulti di tutto il mondo; Generalmente solo chi ha un carattere forte, capace di imporre il proprio potere, può diventare un bullo; Chiunque, anche chi è vittima nella vita reale, può diventare un cyberbullo; I bulli (solitamente) sono studenti, compagni di classe o d'Istituto, conosciuti dalla vittima; i cyberbulli possono essere anonimi e sollecitare la partecipazione di altri “amici” anonimi, in modo che la persona non sappia con chi sta interagendo ; Le azioni di bullismo vengono raccontate ad altri studenti della scuola in cui sono avvenute,sono circoscritte ad un determinato vengono raccontate ad to ambiente; il materiale utilizzato per azioni di cyberbullismo può essere diffuso in tutto il mondo; le azioni di bullismo avvengono durante l’ orario scolastico o nel tragitto casa-scuola,scuola,casa; le comunicazioni aggressive possono avvenire 24 su 24; le dinamiche scolastiche o del gruppo classe limitano le azioni aggressive; i cyberbulli hanno anche ampia libertà nel poter fare online ciò che non potrebbero fare nella vita reale; bisogno del bullo di dominare nelle relazioni interpersonali attraverso il contatto diretto con la vittima; percezione di invisibilità da parte del cyberbullo attraverso azioni che si celano dietro la tecnologia; reazioni evidenti da parte della vittima e visibili nel atto dell azione di bullismo; assenza di relazioni visibili da parte della vittima che non consentono al cyberbullo di vedere gli effetti delle proprie azioni; tendenza a sottrarsi da responsabilità portando su un piano scherzoso le azioni di violenza. sdoppiamento della personalità:le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite al “profilo utente” reato . “Le parole fanno più male che le botte” questa è l’ ultima frase di Carolina Picchio ( la prima vittima riconosciuta di cyberbullismo) scritta a suo padre poco prima di suicidarsi, secondo noi è una frase che rispecchia a pieno la parola CYBERBULLISMO.
CHI HA PAURA DEL LUPO "CATTIVO"? I LUPI TORNANO A POPOLARE IL NOSTRO APPENNINO Nel territorio della provincia di Bologna sono state identificate 5 aree di presenza stabile del lupo appenninico (o lupo grigio appenninico, Canis, Lupus Italicus). Questa antica specie di cui tanto si parla, ma in fondo poco si sa, vive da sempre, se lasciata in pace, fianco a fianco con l’ uomo. Nell’Appennino Tosco-Emiliano i lupi sono davvero ormai arrivati alle porte dei paesi, come testimoniano alcune videotrappole nascoste tra i boschi o poste vicino ai casali abitati. Gli spostamenti dei branchi , ma soprattutto dei singoli lupi, sono da monitorare ed analizzare. Di solito ogni individuo che si disperde lo fa perché si muove alla ricerca di un territorio che gli garantisca cibo per la propria sopravvivenza e anche la possibilità di riprodursi. Possiamo trovare questi animali in grande numero nei nostri Appennini,ma anche sulle Alpi Occidentali. Nella zona di Castel del Rio sono stati individuati diversi lupi vicino al paese e perciò la preoccupazione della popolazione del luogo è ragionevolmente in crescendo. Anche alcuni anni fa erano stati avvistati altri animali simili, ma la loro stazza era più piccola e ciò poteva far pensare che non fossero veramente lupi , invece questi avvistati ultimamente sono molto grandi e quindi non ci sono dubbi sulla loro identità. Noi bambini pensiamo che i lupi cattivi esistessero solo nelle favole e perciò crediamo che essi possano convivere pacificamente con gli esseri umani, ma solo se noi sapremo rispettarne la natura selvatica e se lasceremo a loro la libertà di muoversi negli ampi spazi del nostro bel territorio.
GIOIA PER IL PALATO COUS COUS DI PESCE TRAPANESE Il cous cous non è solo una pietanza nordafricana, anche in alcune zone d’Italia questa preparazione può considerarsi di casa. Nelle zone di Trapani infatti questa ricetta viene preparata presumibilmente fin dalle dominazione arabe. Il cous cous di Trapani, detto cuscus è un piatto diventato famoso non sono in Italia ma anche nel mondo soprattutto negli ultimi anni, anche grazie al cous cous fest, che avviene a San Vito Lo Capo in provincia di Trapani. Ricetta Ingredienti: 600 g di pesce da zuppa ( scorfani, gallinelle triglie ed altro) 200 g totani 200 g gamberi di mazara del vallo 280 g semola per cous cous 100 g cipolla 30 g di aglio un mazzo di prezzemolo 100 g di mandorle 30 g di concentrato di pomodoro 3 foglie di alloro 100 ml di olio extravergine d’oliva sale Procedimento: ZUPPA DI PESCE: Preparare un po’ di olio, mandorle, prezzemolo, aglio e cipolla utilizzando un frullatore. Mettere in pentola e soffriggere per 6 minuti. Successivamente aggiungere il concentrato di pomodoro e lasciar cuocere per 3 minuti fino a raggiungere una buona cottura. Infine aggiungere il pesce da zuppa già pulito, coprendo appena con acqua fredda e lasciar cuocere per 40 minuti. Una volta cotto, filtrare il pesce per ottenere il brodo che servirà per bagnare il cous cous. COUS COUS: Riempire un recipiente con dell’ acqua tiepida e sale che servirà per bagnare poco alla volta la semola e creare dei microgranuli. Con l'utilizzo dei polpastrelli girare il composto in senso orario delicatamente, fino a creare dei piccoli granuli umidi ( ripetere il processo più volte e per piccole quantità alla volta ) . Successivamente preparare un battuto di cipolle e olio e amalgamare con il cous cous assieme con alcune foglie di alloro. Cuocere il cous cous a vapore, per 75 minuti dal primo vapore. Una volta cotto, riporre il cous cous in un recipiente e bagnare con il brodo di pesce ottenuto precedentemente, coprendo un poco alla volta fino a quando il liquido non verrà più assorbito dal cous cous. Lasciare riposare per circa 40 minuti o un'ora per far insaporire il tutto. PREPARAZIONE DEL PIATTO: Servire il cous cous all’ interno di una mafaradda ( una tajine di terracotta) aggiungendo se si vuole dei calamari e dei gamberi fritti sopra. Per terminare il piatto, servirlo con il brodo di pesce precedentemente ottenuto. Abbiamo scelto questa ricetta perché è molto buona e anche perché è molto conosciuta.
Piccoli redattori intervistano un grande giornalista La 5 A intervista Giacomo Casadio
- A che età ha iniziato a scrivere per i giornali ?
- Quando è uscito il suo primo articolo ? E su quale testata ?
- Che cosa ha provato ?
- E' faticoso?
- Che cosa fa nel suo tempo libero?
- Come fa a reperire le notizie ?
- Ci mette impegno e felicità quando lo fa ?
- Tra tutti i lavori sceglierebbe ancora questo? Perchè?
Il super giornalaio risponde Intervista al giornalaio Marco Guerra Abbiamo deciso di intervistare il giornalaio del nostro quartiere per il giornalino della scuola, perchè il 3 maggio è la giornata della libertà di stampa e tra i componenti ci sono anche il giornalista e il giornalaio. 1.Come si chiama? Mi chiamo Marco. 2.Perché e quando ha scelto di fare questo lavoro? Ho deciso di fare questo lavoro quando avevo 25 anni. 3.Le piace il suo lavoro? Perché? Il mio mestiere mi piace molto perché sono indipendente, quindi in poche parole io sono il padrone di me stesso. 4.Fare il giornalaio è un lavoro impegnativo? Comincio a lavorare dalle 5 del mattino fino a sera , ogni giorno, compresa la domenica.E’ molto impegnativo, ci sono dei giorni in cui sono veramente stanco. 5.Da piccolo sognava di fare questo lavoro? Quando io ero piccolo, ogni tanto sognavo di fare il mestiere dell' edicolante, ma allora non sapevo ancora che sarebbe stato così impegnativo! 6.Quale tipologia di giornali lei vende di più? Vendo soprattutto i quotidiani e i giocattoli per bambini, anche perché la mia edicola è proprio davanti alla scuola. 7.Si vendono più giornali di informazione o sportivi? I giornali d’informazione sono quelli più venduti, rispetto alle altre tipologie.Qui nella nostra zona va molto il “Resto del Carlino” 8.Vende solo giornali o riviste o altro? Nella mia edicola si possono anche comprare: libri,dvd, riviste ed albi di enigmistica. Sono molto gettonati anche gli album di figurine e i giocattoli, questo, ripeto, perché la mia edicola è posta accanto alle scuole, ma anche perché nel quartiere Pedagna ci sono molte famiglie giovani con figli piccoli. 9.Di solito lei sostituisce le civette ogni giorno? Io cambio le civette quotidianamente perché ogni giorno c’è una notizia diversa. Anche perché servono per incuriosire le persone che magari, per saperne di più, entrano in edicola e comprano il giornale. 10.Lei ha fatto altri lavori oltre a questo? Se sì quali? Prima di fare questo mestiere ho fatto altri lavoretti di poco conto, ma sicuramente questo è il lavoro che preferisco perché amo molto il contatto con le persone e sono orgoglioso di poter dare loro le informazioni e la possibilità di approfondire le notizie su tutto ciò che accade nel nostro mondo .
Io sono un mulino costruito oramai tanti anni fa, si può leggere il nome di chi mi ha costruito e la mia età nell’ultima mattonella a sinistra della fila di basamento, quella mattonella è la mia carta d’identità. Mi circondano infiniti campi di grano, percepisco l’arrivo della “bella stagione” dal fruscio delle spighe nel vento, mentre per il tempo restante ho imparato ad avere pazienza, rispettando il riposo della campagna. Mi alimenta un piccolo rio: acqua torbida per il terriccio degli argini smosso dalle nutrie, ma con una costante portata d’acqua. Lui scorre sempre in modo troppo frettoloso per scambiarci due parole, borbotta qualcosa di incomprensibile ad ogni suo passaggio, quando io gli rispondo con un saluto di cortesia, lui è già lontano. Infine dinanzi a me c’è lui: ampia chioma sfumata, massiccio fusto, e solide radici, animo gentile, rifugio di ogni sorta di animale e parassita. Il vento portò il suo seme da chissà quale parte del mondo e attecchì nella terra accanto a me. Siamo invecchiati assieme, il paesaggio attorno a noi non è mai cambiato e neppure il cielo sopra di noi. Quello che sappiamo del mondo lo apprendiamo dagli uccelli migratori e dalle conversazioni della gente che ci viene a trovare. Qualcuno s’imbatte in noi durante le proprie passeggiate mentre altri ci vengono a cercare, addirittura da luoghi lontani, solo per comprare la mia farina. Alla fine rimangono a riposarsi all’ombra dell’albero, per vedere il tramonto sui campi di grano e giurano di non aver visto mai nulla di così spettacolare. E’cosi quasi da sempre, però riconosco di aver vissuto periodi bui nella mia lunga esistenza. A volte la gente si convince di poter fare a meno di me, scordandosi che la farina non è uguale qui e là, la differenza è nell’amore con cui si prepara il prodotto, fortunatamente, alla fine, la gente torna, sempre. “Un ingrediente di qualità produce cibo di qualità.” Il mio mugnaio concludeva così ogni suo discorso e la gente riponeva fiducia in quel concetto. Che movimento di persone vi era attorno a noi: chi si fermava per il tempo dell’acquisto e chi invece rimaneva giornate intere, chi poneva domande in continuazione per soddisfare la propria curiosità, chi si raccontava come ad un amico di vecchia data e chi rimaneva in silenzio ad osservare. A volte si decideva di portare ognuno qualcosa, si metteva in comune su un lungo tavolo e si mangiava insieme, qualcuno portava con sé uno strumento musicale, si ballava e si cantava prima di rientrare alle proprie abitazioni. Ci si abbracciava all’arrivo e alla partenza, dandosi, magari, l’appuntamento per il giorno successivo. Non produco solo farina, trasformando le spighe del grano nell’ingrediente basilare per ogni cucina, ma faccio comunità. La gente sta bene qui e appena può ritorna. Il tempo passò, anche per il mio mugnaio, ed un giorno nessuno venne più ad aprire le mie finestre e a far muovere la mia ruota. All’arrivo della “bella stagione” non vennero più i carri carichi di spighe di grano, i campi intorno non producevano più le loro spighe di grano per me, nessuno raccoglieva le foglie portate dal vento dinanzi all’uscio di casa. Nessuno. Silenzio. Fu il periodo più terribile della mia esistenza. L’albero cercò in tutti i modi di proteggermi, s’incurvò per coprire la parte di tetto che era crollata per la mancanza di manutenzione e per le intemperie. Lui non poté far nulla quando caddero a terra i miei infissi e i vetri si frantumarono a causa di sassi lanciati da mani incuranti. Il piccolo rio continuava a borbottare e a scorrere via, non aveva mai tempo di ascoltarci oppure non ne aveva soltanto voglia. “Parla di noi al mondo!” gli urlai disperato ed era già passato oltre. Un giorno, in cui la galaverna si era posata sui fili delle ragnatele che occupavano ogni minimo impensabile spazio, arrivarono dei carpentieri, essi lavorarono con scrupolo e costanza per riportarmi al mio aspetto originario. L’albero si incurvò ancora di più per curiosare con maggiore attenzione. La mia ruota iniziò nuovamente a muoversi con indicibile fatica percepivo i suoi strazianti cigolii e fu un nuovo inizio. La gente ritornò, ovviamente non era più quella di un tempo. Non arrivano in bici o sul calesse trainato da cavalli, qualcuno ancora arriva a piedi ma la maggior parte delle persone parcheggiano le automobili lungo il ciglio della strada. Le persone non fanno più lunghe tavolate imbandite di semplici pietanze ma possiedono la propria borsa termica, prendono possesso di un piccolo spazio del prato e raccolgono i rifiuti terminato di mangiare. Nessuno intona canti e nessuno accenna passi di danza ma la gente chiacchiera, discute animatamente gesticolando ampliamente con le mani, non si abbracciano più ma si scambiano gomitate di assenso e pacche sulle spalle. Solo i bambini sono rimasti gli stessi, lontano dagli sguardi vigili degli adulti, si rincorrono ancora, saltano e si rotolano nel prato E’cambiato tutto ma il desiderio ed il bisogno di fare comunità resta immutato. Però con il medesimo entusiasmo si ritorna a casa stringendo fra le mani l’ingrediente più importante: la farina. Alla fine l’essenziale della vita si riassume in queste cose: gli ingredienti genuini e fare comunità. Ricordalo bene. Inoltre, se non correrai troppo, avrai il tempo necessario per parlare di noi alla parte di mondo che attraverserai. L’albero inclinò lentamente il ramo su cui la gocciolina di rugiada era appoggiata e lasciò che scivolasse dolcemente nel piccolo rio per continuare il proprio viaggio. Entrambi sentirono nitidamente la gocciolina ripetere, in modo da non dimenticarsene: “Ingredienti genuini e fare comunità”.
C’era una volta il lupo (era un pregiudizio e non una favola) La barista del “due quinti” mi vide entrare trionfante, sventolando qualcosa di minuscolo che racchiudeva il motivo del mio entusiasmo. “Finalmente la tessera del CAI”! Lo intravidi lungo un sentiero, i nostri sguardi si incrociarono, la boscaglia ci dava la sicurezza per sostenerli. Ciao, sono una persona: una testa, un corpo, due arti superiori e due arti inferiori, mi stai osservando? Reclinò la testa, lui: testa, corpo, coda, pelo folto, quattro zampe veloci e denti aguzzi, è un lupo, di quelli veri. Mi sedetti come chi incontra un amico di vecchia data e si rende conto di aver tanto di cui parlare. Lui prestò attenzione al mio movimento. Amici? Sollevò l’arcata superiore per mostrarmi gli incisivi. Nessuna confidenza. Io qui e tu là. Io con un bagaglio leggero a mano. Tu un mondo immenso in pochi colori. Io vorrei conoscere il tuo mondo. Tu vuoi solo difenderlo. Da cosa ti difendi? Mi difendo dagli esseri umani che giudicano se sono buono o cattivo basandosi sul sentito dire, che decidono se devo vivere o morire, dove vivere e come morire e se decidono di lasciarmi vivere, restano in costante bilico fra il rispetto della mia natura o addomesticarla. Lupercola, una dei tuoi antenati, si lasciò addomesticare da due cuccioli d’uomo, i gemelli Romolo e Remo, lei ebbe cura di loro. Aver cura non è addomesticarsi ma sentirsi responsabile. Lei ha assecondato il richiamo della Natura. E il lupo di San Francesco? Il Santo lo addomesticò. Sbagli. San Francesco lo ascoltò in un momento in cui il lupo non era compreso da nessuno. E quando qualcuno si sente solo, il più delle volte diventa cattivo. Il lupo di Cappuccetto Rosso doveva sentirsi molto solo! I lupi non gradiscono il sapore delle persone. La scarsità di prede li porta ad avventurarsi negli allevamenti, ad avvicinarsi ai centri abitati, attirati dagli scarti di cibo fra i rifiuti lasciati per la strada, e se attaccassero delle persone lo farebbero per difendersi e poter tornare a casa dai loro cuccioli. Il lupo di Cappuccetto Rosso non esiste. Esistono le proprie insicurezze scaraventate sugli altri. Spiragli di luce illuminarono la folta pelliccia del lupo, apparvero tutte le sue sfumature. I lupi non sono solo grigi? Noi non siamo un colore solo, ma sfumature uniche ed irripetibili. Devo andare. Io resto a proteggere la mia casa e la mia famiglia. Annusò l’aria, lo imitai, avvertì l’odore della sera fredda, un odore di resina penetrava nelle mie narici e nient’altro. Cosa senti? Io annuso il profumo di casa, riconosco nitidamente quello della mia famiglia, avverto le prede da cacciare, anticipo il rumore dei passi umani. Percepisco il tuo odore, sai di buono e del buono non si deve avere paura. Lui guardò nella mia stessa direzione, sorpresi il suo sguardo rivolto lontano. Cosa vorresti? Tranquillità dentro e fuori di me, per chi verrà dopo di me e giustizia per chi fu prima di me. Per cosa chiederesti giustizia? Per tutte le volte che gli esseri umani ci hanno incolpato degli orribili gesti avvenuti nelle loro proprietà. Chi avrebbero dovuto incolpare? I cani inselvatichiti amati ed abbandonati dagli esseri umani stessi, per i quali mostrano quotidianamente risentimento. Io, una tesserata CAI e lui, un lupo fiero, sanciamo una tregua, tutti liberi dagli sguardi distorti sulle realtà, per vivere e non solo sopravvivere. Intanto al “due quinti”, i lupi raffigurati nelle caramelle gommose, aprirono le cartine e scapparono, la barista trovò gli involucri a terra e le impronte di lupo appiccicose sul pavimento. Erano liberi anche loro.
LA GUIDA SENTIMENTALE DEL FORUM CORNELII Gli alunni della 5°C spiegano il passato della loro città Gli alunni della classe 5C diventano “ciceroni” accompagnando virtualmente gli interessati attraverso i luoghi di epoca romana, quando Imola era chiamata Forum Cornelii. Il percorso inizia dal foro, attualmente sarebbe costituito da piazza Matteotti, piazza Gramsci e piazza Caduti della Libertà. Il foro sorgeva attorno all’intersezione delle due principali vie di comunicazione, infatti per sottolineare la loro importanza si utilizzava l’aggettivo “massimo”. I l Decumano Massimo, che oggi come allora, attraversa da est a ovest il Forum Cornelii corrisponde all’antica via Emilia e il Cardo Massimo che attraversa da sud a nord il Forum Cornelii è attualmente identificabile con la via Appia e la via Mazzini. Per osservare come era strutturata una strada romana originaria è necessario scendere nei garage sotterranei per i residenti (è necessaria un’autorizzazione) dal Mercato Ortofrutticolo, luogo in cui è conservato un breve tratto di strada di epoca romana protetto da una lastra di plexiglass. Se invece si vuole assaporare l’ebrezza di camminare su una strada di epoca romana bisogna raggiugere il Verziere delle Monache, piccola area verde frequentabile dal lunedì al venerdì, di fronte all’entrata secondaria dell’ospedale vecchio “Santa Maria della Scaletta” in via Caterina Sforza, che attualmente funge da parcheggio a pagamento, dove circa vent’anni fa è stato ricostruito un breve tratto di strada coi i ciottolati recuperati dalla ristrutturazione della via Emilia. Camminando lungo le strade del Forum Cornelii si possono immaginare domus di grandi dimensioni, di alcune sono state individuate le fondamenta e recuperati i resti. Una lungo la via Emilia lato Est, con pavimentazioni a mosaico e decorazioni delle pareti con intonaci dipinti ed un’altra, nel luogo in cui attualmente è ubicato il chiostro del convento di San Domenico, parte non visitabile dell’omonimo museo civico. Questa domus è nominata “Domus del Rasoio” appartenuta a un ricco romano di cui identità è ancora sconosciuta. La sua denominazione è attribuibile al ritrovamento del rasoio (costituisce un ritrovamento rarissimo) con i manici a forma di testa di pantera fra i vari oggetti rinvenuti. Lungo la via Emilia in direzione Bologna, appena lasciato il centro storico imolese, vi è una traversa denominata via dell’Anfiteatro a ricordare che il Forum Cornelii possedeva un anfiteatro dalle notevoli dimensioni. L’anfiteatro fu scoperto nel lontano 1870 durante i lavori di dissodamento del terreno, nello stesso anno fu interrato una prima volta a causa della mancanza di finanziamenti e il terreno si rese coltivabile. Dopo alcuni decenni si è cercato di recuperare l’anfiteatro, ma a causa delle numerose difficoltà inerenti sia la fase di ricerca, sia la fase di manutenzione, nel 1957 si preferì interrarlo nuovamente e rendere edificabile quell’area, come attualmente la conosciamo. Allontanandoci dal Forum Cornelii, verso la periferia nord-occidentale di Imola, lungo la via Villa Clelia, gli ultimi decenni hanno portato alla luce uno straordinario complesso di testimonianze: numerose tombe facenti parte della vasta necropoli del Forum Cornelii, le necropoli erano sempre esterne ad un abitato. Da una di queste tombe proviene un ricco corredo funebre di gioielli, ad esempio una pregiata fibula longobarda ad “S” in oro e pietre dure, di probabile appartenenza a una donna germanica di alto rango a cui si attribuisce il nome di Clelia. Ci sono strutture murarie relative a una grande basilica, si tratta probabilmente dell’edificio di culto dedicato a San Cassiano, costruito sul luogo della sepoltura del martire imolese, secondo le fonti storiche. C’è un portico pavimentato in mattoni, costruito a fianco della basilica, inoltre sono presenti i resti di un fossato e varie strutture murarie relative al centro abitato di San Cassiano, denominato “Castrum Sancti Cassiani”. Proseguendo si giunge dinanzi all’Ospedale Nuovo “Santa Maria della Scaletta” dove è stata rinvenuta una necropoli, probabilmente risalente alla civiltà umbra insediata in questa zona. Infine, gli alunni della classe 5°C vi consigliano una passeggiata per le campagne imolesi, al fine di poter scorgere appezzamenti di terreni di medie dimensioni, cui confini sono delimitati da fossati di varie ampiezze, siepi e filari di alberi da frutto. La regolarità e l’ordine geometrico attribuito a questa modalità di suddivisione del terreno, osservabile in maniera più suggestiva con una visione aerea, ci racconta ancora qualcosa dell’epoca romana ed è conosciuta col nome di “centuriazione”.
Domande e risposte dal cuore Da voi a noi, da noi a voi. Per aiutarci a stare bene Lettera n.1 Ciao, mi sento un po'escluso da tutti e vorrei sapere come non stare da solo a ricreazione. Potete aiutarmi? (Anonimo) Risposta: Caro anonimo, Non ci hai dato molte informazioni e quindi non potremo darti una risposta molto precisa, però proveremo ad aiutarti! Abbiamo cercato di riflettere su che cosa potresti avere sbagliato anche tu: forse hai tenuto atteggiamenti che possono non essere piaciuti alle persone, perciò ti consigliamo di avvicinarti a gruppi di compagni nuovi, con cui hai giocato poco, e di unirti a loro piano piano, gradualmente… Cerca di non voler decidere tutto tu, ma di ascoltare invece molto le idee degli altri senza pretendere di essere subito al centro dell'attenzione. Apriti e sii gentile, aiuta qualcuno che ha bisogno e mostrati affidabile e generoso. In bocca al lupo e speriamo di esserti stati utili, sappici dire! Letterina 2 Ciao, vorrei avere due consigli. Il primo riguarda il modo di fare pace con una mia amica: lei a maggio se ne va e non vorrei che ci lasciassimo così. Il secondo è che ho una cotta per un mio compagno che non mi sopporta: come posso fare per piacergli? (Anonima) Risposta: Cara amica, potresti chiedere alla bambina con cui hai litigato che cosa secondo lei hai sbagliato nei suoi confronti e dirle con onestà che ti senti confusa e sola perché non vuoi che se ne vada senza avere chiarito dato che ci tieni a lei. Forse anche lei si sente così ma non sa come dirlo! Tu sembri una ragazza molto aperta, perciò fai uno sforzo e parti per prima! Per quanto riguarda la cotta invece, fai un passo indietro: non pretendere troppo, inizia col cercare di diventare sua amica in modo non invadente, vedrai che partendo così sarà più facile! Grazie di avere condiviso con noi le tue emozioni! A presto. Letterina 3 Ciao, ci sono dei miei compagni che si divertono a prendere in giro tutti e a me dà molto fastidio… come posso farli smettere? E poi un'altra cosa: mi piace davvero un mio compagno, ma io gli scrivo delle lettere e lui anche se mi risponde si vede che lo fa solo per gentilezza, come posso fare per migliorare il nostro rapporto? (Anonima) Risposta: Cara lettrice, riguardo al discorso dei compagni che prendono in giro, ti consigliamo di unirti agli altri che non lo fanno e far vedere che insieme senza dire cattiverie ci si diverte di più. A volte l'esempio è la cosa migliore. Riguardo al tuo compagno, per noi il fatto che ti risponda è già un ottimo segno! Magari prova a parlargli di più faccia a faccia, così magari capisce meglio le tue emozioni e potete entrare più in confidenza e diventare migliori amici! Sappici dire come va! Letterina 4 Il mio problema è che ho molta paura perché il mio nonno deve andare in ospedale e io vorrei stargli vicino ma mi viene sempre da piangere e non so come fare. Risposta: Caro/a amico/a, forse il tuo nonno sarà già andato in ospedale… speriamo che tutto si sia risolto bene! Ma comunque non aver paura a esprimere le tue emozioni, il nonno sicuramente capisce! Prova però magari anche a fare delle cose con lui, ad esempio dei giochi a carte o di società che vi piacciono, e fagli dei disegni che può tenere con sé e che gli ricordino che gli vuoi bene. In bocca al lupo, cerca di pensare più positivo possibile! Un abbraccio.
UNA SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE Noi bambini della 5^ D monitoriamo giornalmente i nostri pasti, ci soffermiamo ad analizzare le combinazioni dei cibi durante il pranzo e ci confrontiamo spesso su cosa mangiamo a casa. Ecco alcuni nostri consigli per una corretta alimentazione e una sana costituzione Davide, Gregorio: fare colazione in modo corretto. È uno dei tre pasti principali della giornata e, dopo il lungo digiuno notturno, fornisce all’organismo l’energia necessaria per affrontare le attività del mattino, sia a livello intellettuale, sia a livello fisico. Fare una colazione ricca e variegata. Elisio, Leila: non rinunciare allo spuntino di metà mattina e pomeridiano. È sempre necessario, in particolare a scuola, perché il cervello per funzionare bene ha bisogno di acqua e zucchero. Giulia C. : E’ importante idratarsi. Il nostro organismo è costituito prevalentemente da acqua (60 per cento) e il nostro fabbisogno idrico giornaliero e’ di 2-2,5 litri. Riccardo, Dylan: Mangiare almeno 3 frutti al giorno, interi, che sono completi di acqua e fibre; preferire quelli di stagione. Kristian: Vanno evitate le bevande con zuccheri aggiunti perchè sono calorie liquide che non saziano. Giulia P., Veronica: mangiare verdure a ogni pasto. Si possono usare come contorno o per condire i primi piatti Giulia V., Thomas: fare almeno 1 ora al giorno di attività fisica, meglio se all’aperto o comunque praticare uno sport che sia di proprio gradimento Elisa, Nicole, Giulia V., Alice: no alla sedentarietà. E’ necessario ridurre sotto le due ore il tempo che si trascorre davanti allo schermo, che si tratti di tablet, cellulare, televisione, oppure di un computer. Francesco, Matteo: evitare cibi fast food e non consumare durante la settimana troppa carne rossa e salumi. Nikolas, Yahya: non abbuffarsi prima di fare sport. Giulia V., Miriam: preferire cibi fatti in casa, ci si diverte a farli e verrà più voglia di mangiarli. Giulia V. , Aurora: preferire cibi provenienti da agricoltura biologica. Davide: non saltare i pasti e avere degli orari regolari\fissi per gli stessi. Giuseppe: provare a seguire i consigli della piramide alimentare. Tutti: non mangiare ogni giorno tanti dolci.