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PALERMO, UNA TONNELLATA DI TRITOLO SVENTRA L'AUTOSTRADA, CINQUE VITTIME E DIECI FERITI. STERMINATA LA SCORTA, MORTA LA MOGLIE DEL GIUDICE

23 MAGGIO 1992:FALCONE AMMAZZATO DALLA MAFIA

9 MAGGIO 1978

AUTOBOMBA A PALERMO:ASSASSINATI IL GIUDICE E CINQUE AGENTI DI SCORTA TRA CUI UNA DONNA SCALFARO : GUAI A NOI SE NON SAREMO UNITI, FORTI E, SOPRATTTUTTO, CREDIBILI. E L'ORA DELL'AZIONE

19 LUGLIO 1992: MASSACRO, UCCISO BORSELLINO

PEPPINO IMPASTATO UCCISO DALLA MAFIA A CINISI NELLA NOTTE DEL 9 MAGGIO 1978 ALLE ORE 01:50

IL RICORDO DELLA MORTE DI MORO E IMPASTATO

CORRIERE DELLA SERA

COS'E' LA LEGALITA'

PERCHE' VIENE RICORDATO

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PAOLO BORSELLINO

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PEPPINO IMPASTATO

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PERCHE' VIENE RICORDATO

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COS'E' LA GIUSTIZIA

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PERCHE' VIENE RICORDATO

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GIOVANNI FALCONE

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MAFIA:COS'E'

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LEGALITA' E GIUSTIZIA

La mafia è un’organizzazione criminale con radici in Sicilia, Calabria e Campania sviluppata anche nel Nord Italia, in Europa e nel mondo. Ciò che interessa ai mafiosi è il potere economico: soldi che riescono a ottenere grazie al traffico di armi, di uomini, di droga; facendo affari con i politici per ottenere favori in cambio di voti oppure attraverso il “pizzo” una sorta di “tassa” che i mafiosi chiedono ai commercianti in cambio di protezione. Chi non paga rischia di vedersi incendiato il proprio negozio

COS'E' LA MAFIA?

Nessuno lo potrà immaginare ma la prima volta che compare il termine “mafiusu” è in un dramma teatrale messo in scena a Palermo nel 1863. Fin da allora la mafia viene chiamata in maniera diversa a seconda delle regioni. In Sicilia è “Cosa Nostra” e nasce agli inizi del 1800. Alla fine di quel secolo gli italiani emigrarono, a causa della povertà, verso l’America proprio come oggi molte persone dall’Africa e dal Medio Oriente arrivano in Italia. Negli Stati Uniti svilupparono delle organizzazioni criminali con dei capimafia che sono rimasti famosi come Al Capone. Era italiano (campano, per l’esattezza) anche Joe Petrosino, un eroico poliziotto di New York che con una squadra speciale di agenti riuscì a combattere la mafia italoamericana e a rispedire in Italia circa 500 criminali. In Sicilia, intanto, questi criminali si organizzarono e nel dopoguerra i gruppi mafiosi furono usati per fermare le rivolte dei contadini che chiedevano la proprietà delle terre che coltivavano. Il 1 maggio 1947, a Portella della Ginestra, vicino ad un paese che si chiama Piana degli Albanesi, avvenne la prima strage di mafia: furono uccisi giovani contadini, donne e persino bambini.

UN'PO' DI STORIA

Le organizzazioni di stampo mafioso non si limitano a commettere reati, ma creano un sistema, un vero mondo parallelo e alternativo alla società legale, in cui interi territori finiscono sotto il loro controllo, condizionando direttamente o indirettamente la vita della comunità. Nelle zone controllate dalla mafia, infatti, sono i clan della malavita a decidere chi lavora, chi può costruire un palazzo, chi può avviare un'impresa, chi viene protetto o chi, viceversa, va punito. La mafia, insomma, si sostituisce allo Stato, e quindi finisce per essere appoggiata non solo dai suoi membri o dai soci in affari, ma anche da gente comune che, trovandosi in difficoltà, vede nella malavita un modo per guadagnarsi da vivere. Il problema però è che i clan non sono affatto un'ente benefico e guadagnano milioni di dollari sfruttando i disperati, commettendo atti violenti nei confronti di chi si oppone al "sistema" e lucrando sulla salute delle persone. I principali ricavi infatti provengono dallo spaccio droga, dal traffico d'armi, dalla gestione degli appalti e, in certe zone, dallo smaltimento illecito di rifiuti tossici, un giro d'affari milionario con cui molte famiglie mafiose si sono arricchite risparmiando sui costi e rilasciando nell'ambiente tonnellate di rifiuti nocivi e altamente inquinanti.

COME AGISCE LA MAFIA ?

Cosa Nostra è molto organizzata: ha dei “soldati” o “uomini d’onore” che si occupano di compiere omicidi o di chiedere il “pizzo” e dei capi che fanno parte della “cupola”, una specie di commissione che regola tutti gli affari (leggi anche: chi era Totò Riina?). La Camorra è nata in Campania e resta molto radicata, sviluppata in quella regione dove ha creato dei veri e propri “sistemi” criminali che sfruttano soprattutto la povertà delle persone nelle periferie della città più importanti come Napoli. In particolare si occupa dello spaccio della droga, del traffico d’armi e di rapine ma anche di traffico di rifiuti illeciti. La ‘Ndrangheta è calabrese anche se oggi è ormai diffusa anche in Emilia Romagna , Lombardia e all’estero. Si è organizzata in ‘ndrine che sono presenti in ogni comune e sono formate da famiglie che prevedono un vero e proprio rito per entrarne a far parte. Oggi è la più ricca delle mafie soprattutto grazie al traffico di droga ma anche alla conquista del potere in alcuni comuni. In Puglia, nel Salento, dove andiamo tutti in vacanza, è nata la Sacra Corona Unita. Per entrare a farne parte serve un “giuramento”

LE MAFIE IN ITALIA:COSA NOSTRA,CAMORRA, 'NDRANGHETA E SACRA CORONA UNITA

La giustizia è l'ordine virtuoso dei rapporti umani in funzione del riconoscimento e del trattamento istituzionale dei comportamenti di una persona o di più persone coniugate in una determinata azione secondo la legge o contro la legge. Per l'esercizio della giustizia deve esistere un codice che classifica i comportamenti non ammessi in una certa comunità umana, e una struttura giudicante che traduca il dettame della legge in una conseguente azione giudiziaria

Il concetto di legalità può essere visto sotto due aspetti:il primo,è quello di agire nella legalità,cioè nel rispetto delle leggi vigenti,il secondo è quello di agire nel rispetto del principio di legalità secondo cui nessuno può essere punito per un fatto che non sia espressamente previsto dalla legge come reato. I principi della legalità si apprendono dalla nascita,prima all'interno della famiglia,poi nella scuola e nella società.

GIUSTIZIA

COS'E' LA GIUSTIZIA

LEGALITA'

COS'E' LA LEGLITA'

Il 23 maggio 1992, mentre Falcone percorre l’autostrada A29 in direzione Palermo, la sua Fiat Croma e quella della scorta vengono fatte esplodere nei pressi di Capaci con 500 kg di tritoli posti sotto l’autostrada. Il giudice perde la vita insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta Schifani, Montinaro e Dicillo. Per l’attentato viene condannato il boss mafioso Giovanni Brusca.

Falcone usa nelle sue indagini un modo molto semplice eppure poco sfruttato per scoprire i legami mafiosi: segue il giro che compie il denaro. Una delle sue regole è: “Segui i soldi e troverai la mafia”. 5. Insieme ai giudici Antonio Caponnetto, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta e Paolo Borsellino, mette in atto una strategia ideata dal giudice Rocco Chinnici (vittima di mafia) e cioè quella di istituire una vera e propria squadra composta da magistrati per indagare i fenomeni mafiosi: il cosiddetto “pool antimafia”.

Giovanni Falcone (1939-1992) è stato un magistrato italiano. È considerato, con il collega paolo Borsellino uno dei più coraggiosi esponenti della lotta alla mafia. Sintetizzando possiamo definire Falcone un eroe della Repubblica Italiana. 2. Nasce nel rione Kalsa di Palermo, lo stesso che ha visto nascere il suo grande amico e collega Paolo Borsellino e alcuni mafiosi, tra cui il boss Tommaso Buscetta. 3. In un primo tempo Giovanni Falcone sembra destinato a intraprendere la carriera militare ma poi cambia idea, decidendo di iscriversi a giurisprudenza. Diventa magistrato nel 1964, a 25 anni.

GIOVANNI FALCONE

CHI ERA GIOVANNI FALCONE: BIOGRAFIA, STORIA E MORTE

Oggi ci apprestiamo a ricordare quel tragico 23 maggio 1992. Quel giorno, 500 kg di tritolo fecero saltare in aria le auto su cui viaggiavano il magistrato, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Facciamo in modo che la strage di Capaci non sia soltanto un anniversario da ricordare. Non dimentichiamoci dell’uomo, del servitore dello Stato. Falcone ci ha dimostrato come la mafia sia vulnerabile e non affatto invincibile. Si tratta di un “fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.

Giovanni Falcone va ricordato perché, grazie alla sua sapiente attività investigativa e all’aiuto di colleghi come Paolo Borsellino e di tutto il Pool Antimafia, riuscì a portare i vertici di Cosa Nostra in tribunale ed a ottenere pesanti condanne nei loro confronti, cosa mai accaduta prima. Già all’inizio degli anni’70 vi erano stato importanti processi per mafia portati avanti dal giudice Terranova (pure lui ucciso da Cosa Nostra il 25 settembre 1979 ). Essi però si concludevano con assoluzioni per insufficienze di prove o lievi pene. In quegli anni – nonostante l’impegno profuso da magistrati come Terranova – mancava ancora una visione globale del fenomeno mafioso. Non si riteneva possibile che la mafia potesse agire in maniera unitaria, in quanto associazione a delinquere. Falcone, dal punto di vista investigativo, operò in maniera differente. Riteneva fondamentale l’impostazione di un metodo di analisi che dava significato ai singoli indizi ed episodi. Ad ogni omicidio corrispondeva un mandante, non soltanto un sicario

PERCHE' GIOVANNI FALCONE VIENE RICORDATO?

Il 19 luglio 1992 il giudice andò a trovare la madre in via D’Amelio e al suo arrivo un’auto parcheggiata imbottita di tritolo esplose uccidendo oltre a Borsellino anche i cinque agenti della sua scorta. Migliaia di persone parteciparono ai funerali ma i familiari rifiutarono quelli di Stato in aperta polemica con il mondo politico, colpevole secondo i parenti di non averlo difeso. La famiglia ha portato avanti una battaglia costante per arrivare alla verità sulla strage, grazie all’impegno dei figli

Nato a Palermo nel 1940, dopo la laurea in Giurisprudenza, entrò in magistratura nel 1963 (all’epoca fu il più giovane magistrato d’Italia). Dopo vari incarichi, nel 1975 venne trasferito all’Ufficio istruzione del tribunale di Palermo. Strinse un rapporto molto stretto con il suo superiore Rocco Chinnici, che prima di essere ucciso nel 1983, istituì il cosiddetto “pool antimafia”, un gruppo di giudici istruttori che, lavorando in gruppo, si sarebbero occupati solo dei reati di stampo mafioso. Borsellino fu confermato nel pool anche dal successore di Chinnici, Antonino Caponnetto. A metà anni 80 Falcone e Borsellino istituirono il maxi-processo di Palermo basato sulle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta. Per ragioni di sicurezza trascorsero anche un periodo all’Asinara, insieme alle rispettive famiglie. Lo storico procedimento nell’aula bunker dell’Ucciardone portò nel 1987 a 342 condanne. Borsellino intanto chiese e ottenne di essere nominato procuratore a Marsala e il pool fu sciolto. Già nel 1991, si scoprì in seguito, la mafia aveva iniziato a progettare l’omicidio di Borsellino, che intanto tornò a Palermo come procuratore aggiunto. PUBBLICITA'

PAOLO BORSELLINO

CHI ERA PAOLO BORSELLINO

Borsellino si impegna pubblicamente, apre dibattiti, va nelle scuole, nelle piazze e coinvolge il popolo. Non ha paura. La sua non è una guerra personale, è per molti una battaglia quotidiana e per vincerla serve il contributo di tutti. La cultura mafiosa va estirpata alla radici, i suoi valori, soprattutto tra i giovani, che oltre a essere il presente saranno i futuro, vanno erosi e sconfitti, cancellati.

Nella lotta prometeica, Borsellino non ha mai avuto paura di sfidare i ‘signori oscuri’, ed è solo con un tale impeto e con un tale coraggio che si può davvero affrontare e vincere la mafia

Spicca come magistrato e giudice inquirente. La sua intelligenza nonché zelo nell’operare lo distinguono, il suo temperamento e naturale predisposizione per l’impegno civile lo rendono invece inarrestabile.

Caparbio, sfrontato, acceso da un amore puro, sincero per la sua terra e per la giustizia, una dedizione incorruttibile che non temeva pericoli né avrebbe conosciuto altro riposo se non con la morte. Un personaggio scomodo a suo tempo e per alcuni forse ancora oggi. Per questi, proprio il giorno del suo compleanno, si ricordano la sua personalità e il suo operato, perché la lotta alla mafia, seppur iniziata e fattasi assidua grazie alla sua tenacia e alla sua lotta impavida, non è finita quel 19 luglio 1992 in via D’Amelio.

PERCHE' PAOLO BORSELLINO OGGI VIENE RICORDATO

l 9 maggio 1978 dunque Peppino Impastato venne ritrovato nei pressi di un binario ferroviario. Il corpo, quasi irriconoscibile, era stato prima sfigurato dai sassi e poi dilaniato da una carica di esplosivo. Inizialmente le indagini parlarono di un atto terroristico finito male e addirittura di suicidio, ma tutti sapevano che la mano dietro all'efferato omicidio era quella di Cosa Nostra. Dopo la morte di Peppino, la madre Felicia e il fratello Giovanni si ribellano ai lacci che li legavano all'ambiente mafioso e presentarono alcune prove che riaprirono le indagini e riconducevano la responsabilità del delitto proprio a Don Badalamenti, l'amico del padre di Peppino. Nel novembre del 1997, con quasi vent'anni di ritardo, venne emesso un ordine di cattura per Gateano Badalamenti, incriminato come mandante degli assassini. La condanna arrivò solo nel 2002: Badalamenti e il suo vice, Vito Palazzolo, furono condannati rispettivamente all'ergastolo e a 30 anni di reclusione (Palazzolo fu condannato nel 2001). Entrambi morirono poco dopo.

Per lui legalità e giustizia erano valori irrinunciabili e crebbe alimentando idee politiche che poco si adattavano all'ambiente nel quale era costretto a vivere. Ancora giovanissimo, Peppino ruppe quindi con il padre (che lo caccia di casa) ed iniziò una febbrile attività di studio e azioni politiche. Divenuto giornalista infatti, Peppino si schierò dalla parte degli oppressi, organizzò proteste e manifestazioni, e fondò il circolo Musica e Cultura per dare voce ai giovani di Cinisi.

Giuseppe Impastato nacque il 5 gennaio 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo, da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. La famiglia Impastato era molto ben inserita nell'attività mafiosa che stritolava la provincia del capoluogo siciliano (i cosiddetti "amici degli amici"): la sorella di Luigi aveva sposato il boss Cesare Manzella, mentre lo stesso papà Luigi era un amico di Gaetano Badalamenti, il capomafia della zona che, come soleva dire lo stesso Peppino, abitava «a cento passi» da casa sua.

CHI ERA PEPPINO IMPASTATO?

BIOGRAFIA,STORIA E MORTE

Oggi, a distanza di tanti anni, tutti lo ricordano e non a caso viene considerato alla stregua dei martiri. Peppino Impastato sapeva bene cosa fosse la mafia, certamente non quella delle coppole o delle lupare, bensì la mafia come potere, sistema, connubio e, soprattutto, prevaricazione dei diritti dei lavoratori e dei diritti dei cittadini. In questo caso, la memoria va all’eccidio di Portella della Ginestra, dove in quell’occasione gli agricoltori manifestavano il loro dissenso per un diritto che veniva loro disconosciuto. Sapere cos’è la mafia è veramente il primo passo per contrastarla. Ecco questa era la mafia contro cui si batteva Peppino Impastato. Molti si sono posti la domanda perché la sua voce sia rimasta inascoltata e solo oggi, a distanza di tanti anni, emerge forte il rammarico per aver perso l’occasione di ergere al suo fianco il dissenso di una comunità sorda e distante da un vivere becero ed inconcludente, invece di creare un argine di solidarietà, spargendo al suo fianco un nuovo profumo di libertà e democrazia. Questo è quello che certamente avrebbe voluto Peppino Impastato, un grandissimo desiderio che alla fine si sarebbe arrivati a spezzare quel filo sinuoso e sottile nei confronti della mafia. Ma, a tutt’oggi, la strada della legalità è ancora lunga da percorrere e la lotta contro la mafia è irta di difficoltà ma, possiamo starne certi, si arriverà alla disintegrazione della stessa e questo potrà avvenire solo con il dissenso totale e la fermezza, il tutto coniugato con Democrazia, Libertà e Difesa delle Istituzioni. Un pensiero va rivolto a tutte quelle persone che sono morte per valori così nobili e bellissimi: Legalità, Trasparenza e Democrazia.

PERCHE' RICORDARE PEPPINO IMPASTATO?

AGENDA ROSSA DI BORSELLINO

"Il giorno della sua morte, vidi mio padre mettere nella borsa, tra le altre cose, l'agenda rossa da cui non si separava mai", ha raccontato la figlia del giudice, Lucia Borsellino, il 19 ottobre del 2015, quando è stata chiamata a testimoniare al quarto processo per la strage. Le sue parole sono state confermate dal fratello Manfredi che ha ricordato l’immagine del padre che scriveva "compulsivamente sul diario". "Dopo la morte di Giovanni Falcone - ha detto Manfredi Borsellino ai giudici della corte d'Assise - la usava continuamente. E non per appuntare fatti personali. Era certamente un modo per segnare eventi e cose di lavoro importanti. Se non fosse andata persa, le indagini sulla sua morte avrebbero certamente preso un’altra direzione".

Paolo Borsellino non si separava un istante dal suo diario, un’agenda rossa, nelle settimane prima della sua morte. A raccontare questo particolare, anche in sede processuale, sono stati sia amici che parenti del giudice ucciso in via D'Amelio il 19 luglio 1992 . Ma dopo l'omicidio quell’agenda è scomparsa dalla borsa del magistrato e non è stata più trovata.

CURIOSITA'

LAVORO A CURA DI NOEMI MASTROPIETRO IIA

GRAZIE PER L'ATTENZIONE