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Nel 1919 nasce il Partito Popolare Italiano, partito cattolico di cui il leader è don Luigi Sturzo. Nasce per contrastare la prepotente ascesa dell'altro grande partito di massa, il partito socialista. Il partito socialista, invece, titubante nel dare seguito alle rivolte popolari del biennio rosso, si spacca in due: nel 1921 da una sua costola nasce il Partito Comunista Italiano (principale leader: Gramsci). Nel 1919 nasce anche il movimento dei Fasci di combattimento, voluto da Mussolini: i primi passi sono stentati, anche a causa di un'ideologia indecisa (un miscuglio di nazionalismo e socialismo).

Nell'immediato dopoguerra l'Italia vive una crisi economica e sociale. Molti ritornano dalla guerra scontenti e disoccupati; D'Annunzio parlerà di "vittoria mutilata", sottolineando come l'Italia non abbia ottenuto ciò che era stato richiesto nel Patto di Londra (proverà anche ad agire, conquistando la città di Fiume). Mentre masse di contadini si rivoltano nelle campagne, nelle città, soprattutto al nord, insorgono gli operai, manifestando, scioperando, occupando le fabbriche, nel tentativo di promuovere una rivoluzione come quella russa: si tratta del BIENNIO ROSSO..

Il fascismo annovera tra le sue fila gruppi armati paramilitari: le squadre d'azione, o camicie nere. Il successo del movimento di Benito Mussolini nasce quando, facendo gli interessi della grande e media borghesia, oltre che del re e del governo Giolitti stesso, le camicie nere si dirigono contro la temuta sinistra. Nel 1922 (28 ottobre) Mussolini tenta un colpo di mano: tutte le camicie nere convergono su Roma, marciando su essa e occupandone i centri nevralgici. Vittorio Emanuele III prenderà la decisione di non far intervenire l'esercito, convocando Mussolini e nominandolo capo del governo.

Dopo aver preso il potere, Mussolini, iniziò a riformare lo Stato. Una delle nuove leggi introdotti fu la legge Acerbo, una legge elettorale che prevedeva l'assegnazione di due terzi del Parlamento a chi avesse avuto il 25% dei voti alle prossime elezioni. Durante le stesse poi le violenze e i brogli del fascisti apparvero evidenti, soprattutto al deputato socialista Giacomo Matteotti, che reagì nel Parlamento stesso scagliandosi contro Mussolini. Matteotti fu rapito e ucciso (1924). Il fascismo, colpito duramente dalla stessa opinione pubblica, attraversò il suo momento di maggior crisi; i parlamentari decisero di abbandonare le Camere per protesta, chiedendo al re di allontanare Mussolini (secessione dell'Aventino), cosa che Vittorio Emanuele III non fece. La crisi fascista passò quando Mussolini si addossò tutte le colpe di ogni violenza perpetrata dal fascismo e promulgò le leggi fascistissime.

Con le leggi fascistissime del 1925-6 inizia il vero e proprio totalitarismo fascista. Difatti, ogni altro partito che non sia quello fascista viene eliminato. Nascono anche una polizia di Stato, l'OVRA, volta a stanare gli antifascisti, e un Tribunale speciale, con il compito di processare tutti coloro che sono ritenuti possibili oppositori. Ovviamente, ogni forma di protesta, sciopero o manifestazione viene vietata.

La propaganda, alla ricerca del consenso delle masse, è un'altra caratteristica dei sistemi totalitari. In epoca fascista i mezzi di comunicazione (giornali, radio, cinema) vennero controllati, di modo che non venisse data alcuna voce al dissenso. Diversi quotidiani furono chiusi, mentre altri vennero semplicemente controllati tramite le "veline". I messaggi fascisti di un'Italia forte, unita, volta a riconquistare il proprio posto di dominio nell'Europa, passavano anche attraverso le manifestazioni pubbliche e i discorsi che Mussolini proponeva alle diverse piazze italiane: gli slogan, semplici e martellanti, avevano lo scopo di insinuarsi nella mente del popolo. Il mito del Duce veniva propagandato fin da subito, fin dalla scuola elementare: la gioventù veniva così inquadrata, sia grazie all'istruzione pubblica, che grazie alle organizzazioni giovanili (come i "balilla"). Altro elemento centrale della propaganda fascista fu la ripresa della simbologia del glorioso impero romano: il fascio, l'aquila imperiale, il saluto romano, Mussolini come Duce e così via.

Il fascismo viene definito un totalitarismo imperfetto perché Mussolini non elimina né il re Vittorio Emanuele III né la Chiesa, con cui anzi cerca di legarsi attraverso i Patti lateranensi del 1929: con essi lo Stato italiano diventa uno Stato confessionale: insomma, l'Italia riconosce la religione cattolica come l’unica, e riconosce l’autonomia del Vaticano, in cambio dell’appoggio al regime.

Il regime fascista non ammette alcun tipo di opposizione (uno dei pochi tollerati è Benedetto Croce, autore anche di un Manifesto degli intellettuali antifascisti). Di norma, per gli oppositori politici, la pena è quella del carcere (si veda Gramsci) o del confino; diversi però sono assassinati dalle camicie nere, e molti - politici come Turati, ad esempio - scelgono l'esilio.

Nella sua prima fase di sviluppo il fascismo ebbe successo in quanto fece gli interessi della grande e media borghesia. Dopo aver consolidato il potere, e dopo la crisi del 1929, Mussolini cambiò gradualmente rotta: l'economia divenne assai più statalizzata e centralizzata (si pensi alla nascita dell'IRI e al controllo fascista delle grandi banche italiane). Nelle immagini proposte in questa infografica si notano anche: 1) la "battaglia del grano", lanciata da Mussolini alla ricerca dell'autosufficienza italiana nella produzione di questo bene di prima necessità; 2) le bonifiche proposte in varie parti d'Italia, anche per reagire alla crisi economica con una campagna di lavori pubblici.

Con essa Mussolini intende dimostrare che l'Italia può rivivere i fasti dell'impero romano. Tuttavia questa guerra, combattuta con metodi a dir poco vergognosi dall'esercito italiano già superiore (bombardamenti sui civili, uso di gas tossici...), ebbe un'importanza decisiva nel quadro geopolitico dell'epoca: Mussolini, che fino ad allora aveva cercato la vicinanza, sul piano della politica internazionale, di Francia e Gran Bretagna, si trova da loro sanzionato ed isolato. Fu invece Hitler a tendergli la mano: inizia così, nel 1935, l'avvicinamento tra i capi di fascismo e nazismo.

Le tappe della progressiva alleanza tra Mussolini e Hitler sono:

  • L'Asse Roma-Berlino, il primo patto di amicizia (1936)
  • La partecipazione di entrambi, alleati di Franco, alla guerra civile spagnola: questa è quasi una prova dell'imminente guerra mondiale.
  • L'alleanza anticomunista, che vede partecipare anche il Giappone.
  • L'emanazione delle leggi razziali in Italia (1938), dopo quelle emanate tre anni prima in Germania dallo stesso Hitler.
  • Una vera e propria alleanza militare: il patto d'acciaio (1939)
In realtà, poi, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Mussolini, non pronto, dovette inizialmente dichiararsi "non belligerante".

Precedute di poco dal Manifesto della razza, vengono pubblicate nel 1938, probabilmente anche a causa del recente avvicinamento ad Hitler e all'antisemitismo nazista. Gli ebrei, con cui si vieta ogni matrimonio, vengono espulsi da ogni attività statale pubblica; docenti e bambini vengono improvvisamente caccciati dalle scuole, e molti perdono il proprio lavoro. E' l'inizio della persecuzione, che vedrà molti ebrei italiani, durante la guerra, perdere la vita nei campi di concentramento.