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La bestia di Béré

Yvon Gérard, della fattoria della Bricaudière, era un vigoroso compagno a cui nulla faceva paura. Alle nozze di sua cugina Giuliana, dichiarò che desiderava incontrare la Bestia, per farla finita con lei. Quindici giorni dopo, la mezzanotte suonava all'orologio del castello. Yvon costeggiava le praterie ai grandi pascoli sotto i quali scivola la Cara. Vicino al Moulin-Neuf, attraversava il piccolo ponte rustico quando vide all'altro capo del ponte, come una grossa pecora grigia che sembrava disposta a sbarrargli il passaggio. «È la Bestia», dice Yvon. Egli affrettò il passo, ma la Bestia non lo attese. Se ne andava davanti a lui, dolcemente, trotterellando per il villaggio del Moulin-Neuf, seguita da Yvon che non aveva paura. Arrivato all'ingresso del sentiero che conduce al Bricaudière, l'animale fece voltafaccia e si alzò davanti al suo avversario. Yvon non si fece pregare. Si avventò su di lei e si sforzò di afferrarla, senza potervi riuscire. Allora cercò di colpirla vigorosamente. Pena persa, colpi inutili. Yvon non si contendeva più, la rabbia gli dava forza, e riuscì a stringere la Bestia così furiosamente tra le sue braccia che ogni animale avrebbe perso la vita. Ma la Bestia di Bereo non è come le bestie di questo mondo. Yvon la vedeva con disperazione sfuggire ai suoi abbracci, lasciando nelle sue mani solo una lana spessa, eppure non mollava la presa. In questa lotta corpo a corpo, in cui entrambi rotolavano l'uno sull'altro, la bestia fu posta di fronte a un albero e non poté muoversi. Fu allora che parlò. Che cosa ti ho fatto, dice a Yvon, per inseguirmi così? Tu mi hai sconfitta oggi. Lasciami. Ma che non ti trovi un'altra volta sul mio cammino, e guardati uscire dopo il tramonto. » Così parlò la Bestia, poi scomparve. Il temerario non tardò a sentire i terribili effetti della sua imprudenza, la stanchezza che aveva provato, il terrore che si era impadronito della sua mente, le minacce che gli aveva rivolto.