Want to make creations as awesome as this one?

Lavoro della professoressa Anna Sorrentino.

Transcript

CATANZARO

start

MEMORIE DI STORIA LOCALE

13. Ringraziamenti

8. Il Fascismo

9. La Seconda Guerra Mondiale

12. La nascita della Regione Calabria

11. La Ricostruzione

10. Il secondo dopoguerra in Calabria

7. La Grande Guerra

6. La tramvia

5. La Belle Epoque

3. Leggende catanzaresi

4. Il brigantaggio

2. Il Risorgimento in Calabria

1. Presentazione

indICE

Istituto Comprensivo "Casalinuovo Catanzaro Sud"

La storia è la memoria di un popolo...

PRESENTAZIONE

Gli allievi hanno partecipato con curiosità ed entusiasmo alla ricerca di notizie e immagini relativi agli avvenimeti del nostro territorio e hanno ampliato le conoscenze degli eventi delle varie epoche storiche cogliendo, attraverso il parallelismo tra macro e microstoria, la sincronia degli eventi.Non mi resta che augurarvi... BUONA LETTURA!

Recuperare la memoria del passato stimola consapevolezza e rispetto per il patrimonio storico e al tempo stesso, senso di appartenenza alla comunità.“Memorie di storia locale” raccoglie alcuni momenti della mia esperienza pluriennale di docente dell’I. C. Casalinuovo. Le attività di approfondimento, svolte parallelamente al programma di Storia, hanno mirato a far conoscere ai ragazzi fatti e personaggi della Calabria, con particolare riferimento alle vicende storiche della nostra città e della provincia di Catanzaro.

... e diventano protagonisti di moti (1829, 1837, 1844).

Nel secolo XIX la Calabria aveva avviato da tempo profondi processi di trasformazione

Il risorgimentoin calabria

Giovani ufficiali, medici, avvocati, uomini di chiesa entrano in contatto con le idee mazziniane e con quanti parlano di un’Italia Unita...

Nella seconda metà dell’800,

con particolare intensità nel distretto di Gerace.

l’epicentro dei moti calabresi si sviluppa tra Roccella e Reggio,

I moti del 1847 in Calabria scrissero una pagina di storia meritevole ancora oggi di essere riportata all’attenzione del mondo civile.La libertà è un dono di Dio e, come tale ha un prezzo commisurato al suo valore che è alto, anzi altissimo, prezzo che ai MARTIRI DI GERACE costò l’esistenza nel fiore della loro giovinezza. Erano cinque, tutti destinati ad un avvenire brillante: Michele Bello di Siderno, Pietro Mazzoni di Roccella Jonica, Gaetano Ruffo di Bovalino, Domenico Salvadori di Bianco, Rocco Verduci di S. Agata del Bianco (tutti tra i 23 e i 28 anni). A Napoli dove le famiglie li avevano inviati per frequentare quell’università, crogiolo di idee liberarie e patriottiche, ne sposarono i contenuti, segnalandosi per vivacità e fervore, fino ad essere rimpatriati dalla gendarmeria partenopea.

"W PIO IX, W L’ITALIA, W LA COSTITUZIONE”

I MARTIRI DI GERACE

CURIOSITÀ

Al rientro nella loro terra d’origine presero contatto con G. Domenico Romeo di Reggio Calabria assieme al quale elaborarono un piano che prevedeva la sollevazione contemporanea di Messina, di Reggio Calabria e del distretto di Gerace. I cinque furono protagonisti dell’insurrezione del distretto di Gerace iniziata a Bianco il 1847. I rivoltosi marciarono su Bovalino, Ardore, Siderno e Gioiosa Jonica al grido di “W PIO IX, W L’ITALIA, W LA COSTITUZIONE” .

Fallito il moto rivoluzionario con l’arresto dei capi della rivolta, venne il momento della resa dei conti.Il 2 ottobre 1847 sulla piana di Gerace, quaranta colpi di fucileria stroncarono la vita dei cinque giovani, colpevoli di aver chiesto la Costituzione.

Francesco Stocco

Il fallimento dei moti calabresi e la successiva repressione borbonica, lo costrinsero prima a nascondersi e poi all’esilio, nel Giugno 1849, dapprima a Malta e successivamente, nel 1850, nello Stato Sabaudo, a Genova e poi a Nizza, dove conobbe Garibaldi, prima della sua partenza per gli Stati Uniti. La notte tra il 5 e 6 Maggio del 1860 partì da Quarto con i Mille.

Francesco Stocco, nato a Decollatura l'1 Marzo 1806, aderì al movimento di rivolta del 1848 e all’impresa garibaldina del 1860.Francesco, dopo aver compiuto i primi studi nel Real Collegio di Cosenza, fu introdotto dal padre alla Corte di Napoli, dove subito il re Francesco I, che lo aveva tenuto a battesimo, lo nominò Cavaliere di Corte con l’ordine di prestar servizio nel palazzo reale. Ritornato in Calabria ebbe una parte di primo piano nella rivoluzione calabrese del 1848.

La Divisione Stocco si distinse nello scontro con l’esercito borbonico al Volturno e anche a Caserta Vecchia, a seguito di ciò a Francesco Stocco fu confermato il grado di Maggiore Generale dell’Esercito dell’Italia Meridionale.Dopo l’Unità d’Italia, fu integrato con lo stesso grado nell’esercito regolare italiano. Dal 10 Aprile 1862 fu a disposizione del Ministro della Guerra, che lasciò quasi subito per motivi di salute. Collocato a riposo il 14 Maggio 1863, si ritirò a Nicastro dove morì l’8 Novembre 1880.

Stocco si distinse a Calatafimi, dove rimase ferito gravemente da arma da fuoco al braccio destro e per questo ebbe la medaglia d’argento al valor militare.A Palermo Garibaldi lo nominò Colonnello.Dopo lo sbarco in Calabria, il 4 Settembre, Garibaldi ratifica all’Intendenza di Catanzaro, la nomina di Francesco Stocco a Governatore il quale, però, lo stesso giorno emana un decreto di investitura per il nipote Vincenzo alla carica di Governatore della Provincia, preferendo proseguire per Napoli.

Achille Fazzari

Sempre vicino all’ "eroe dei due mondi", Achille Fazzari lo seguì nelle varie imprese belliche, tra cui le battaglie di Caserta Vecchia, del Volturno, di Montelibretti, dove ebbe un comportamento da leone e fu seriamente ferito.

Tra gli illustri figli della Calabria è da annoverare senza dubbio Achille Fazzari (Catanzaro 1834- Copanello di Stalettì 1910), rampollo di una delle più illustri famiglie gentilizie della Calabria di fine Ottocento. Animato da idee antiborboniche e patriottiche, appena diciottenne seguì Garibaldi nella spedizione dei Mille, dimostrando coraggio e intraprendenza non comuni, tanto che il Generale, ammirando la lealtà e l’ardimento del giovane calabrese, ne fece un suo intimo confidente e lo tenne come “un carissimo figlio”.

”Se così ha disposto Fazzari, si esegua. Fazzari non può fare che bene".

A Garibaldi e ai più illustri garibaldini, che risalivano e puntavano su Napoli,dopo aver conquistato la Sicilia, Achille Fazzari offrì generosa ospitalità nell’incantevole villa di Copanello. La viva intelligenza e il coraggio del nostro cementarono l’amicizia sincera con Garibaldi, tanto che quest’ultimo soleva dire al figlio Menotti:

Il risorgimentoAL FEMMINILE

Dobbiamo ricordare i loro nomi per onorarle con gratitudine: Rosina Drago, Gran Maestro Delle Giardiniere, Maria Antonia Poerio, Saveria Albano, Rosina Cacia, Rosina Foresta, Maddalena Ventura Ferrari, Agata Susanna, Giulia Le Piane, Marianna De Paola, Maria Veraldi, Felicia Fazzari. Sappiamo anche dell’apporto etico e culturale dato da Giovanna De Nobili, che nel suo salotto riuniva patrioti ed intellettuali, per fermentare la lotta antiborbonica

Le Giardiniere costituiscono il ramo femminile della Carboneria ed erano così dette per la singolare, speciale acconciatura dei capelli ornati da fiori e foglie, atte anche a nascondere piccoli rotoli cartacei recanti messaggi.A Catanzaro, le donne, soprattutto quelle appartenti ai ceti signorili e colti, nel 1860 si prodigavano nel sostenere la Spedizione Garibaldina, non soltanto incoraggiando e confortando i loro sposi e figli a lottare con le armi, ma anche provvedendo alla raccolta di risorse finanziarie per sostenere i patrioti.

CURIOSITÀ

Classe 3^A A. S. 2011/2012

STUDENTI ALL'OPERA

Clicca qui per vedere il lavoro realizzato da Beatrice Messina, classe 2^D (A.S. 2021/2022)

Cartellone realizzato da Anna Napoli, classe 2^D (A. S. 2021/2022).

LEGGENDE CATANZARESI

Adele, la suora fantasma, e il suo amore infelice per Saverio.

La storia si pone fra la fine degli anni 1830 - 1840 a cavallo del periodo storico carbonaro-rivoluzionario ed ha in comune alcuni tratti melodrammatici del racconto e delle vicissitudini di Romeo e Giulietta decantata dal grande William Shakespeare; con una differenza: quest'ultima è il frutto della fantasia del poeta, mentre questo racconto è vera storia. Due giovani, appartenenti all'aristocrazia catanzarese e a due famiglie fra le più note della città s'innamorarono. Lei, Adele, figlia del marchese De Nobili (già deceduto al tempo del nostro racconto) era appena ventenne e viveva nel suo palazzo (Palazzo De Nobili, appunto, oggi sede del Municipio) insieme alla madre e ai suoi tre fratelli. Lui, Saverio Marincola, figlio dell'omonima casata nobiliare, è il personaggio maschile.

Palazzo S. Chiara (prima De Nobili), sede del Comune di Catanzaro, era simbolo del potere feudale, fu la massima espressione di edilizia privata nella città agli inizi dell'800. Appartenne ai De Nobili, una delle famiglie più agiate della città. Essi, insieme ai De Riso, ai Poerio e ad altri esponenti della ricca borghesia, riuscirono ad esercitare il potere sulla città. Nel 1883, in seguito ad un dissesto finanziario, il Palazzo fu venduto dai De Nobili al Municipio. Oggi,questo palazzo, è il protagonista di un evento paranormale che fa ricordare ai catanzaresi l'infelice storia di due innamorati....

CURIOSITÀ

Adele viene reclusa nella sua stanza, ma il Marincola escogita un piano per poterla rivedere, facendo in modo che ella non rischiasse di farsi scoprire. Saverio arrivava la sera sotto Palazzo De Nobili in sella al suo cavallo, i cui zoccoli erano ferrati d'argento in modo tale che il suono emesso durante il galoppo fosse diverso da quello degli altri cavalli che normalmente avevano gli zoccoli in ferro. Quel suono, per Adele, era un segnale, ed ella si affacciava alla sua finestra per rivedere e salutare l'amato. La storia non evolve per almeno sei mesi; quando, una sera, intorno alle ore 21.00, il Marincola, provenendo dalla zona di Catanzaro Lido, dove si era recato ad ispezionare alcuni latifondi, viene appostato, nei pressi della salita di rione Samà, e fermato da alcuni colpi.

I due s'incontravano furtivamente in quanto la loro relazione era osteggiata dalle due famiglie che erano divise anche per le loro tendenze politiche: l'una, la famiglia De Nobili, fedele al governo borbonico, l'altra, i Marincola, progressista e rivoluzionaria, appoggiava la politica indipendentista carbonara. Saverio, ogni sera incontrava Adele sotto la sua finestra (l'ultima finestra a destra della facciata anteriore di Palazzo De Nobili) e qui i due con la paura di essere scoperti dai fratelli di lei, si lanciano baci e promesse d'amore. Ma, una sera, il maggiore dei fratelli di Adele si accorge della tresca, apre il portone principale del palazzo ed affronta a duello Saverio; quest'ultimo si difende ma poi riesce a fuggire, incalzato non solo dal maggiore, ma anche dagli altri due fratelli della fanciulla.

approdata sulle coste calabresi per tentare di far insorgere gli animi al patriottismo, contro i Borboni. Questa spedizione, in effetti, era capitanata da due fratelli che, ufficiali nella Marina Austriaca, nel 1841 disertarono per la causa dell'unità e libertà d'Italia e fondarono la società segreta "Esperia", affiliata nel 1842 alla Giovine Italia di Mazzini. I due fratelli erano i famosi Attilio ed Emilio Bandiera (Venezia 1810 e 1819, vallone di Rovito, Cosenza 1844) che sbarcarono in Calabria per fomentare una sollevazione ed, appunto, furono traditi e fucilati il 25 luglio 1844 a Cosenza per la delazione dei fratelli De Nobili. In conseguenza alla loro delazione, i fratelli De Nobili, furono prosciolti dalla condanna di omicidio e fu permesso loro di rientrare in Calabria.

di carabina che alcuni sconosciuti gli sparano contro: soccorso da alcuni presenti, morirà dopo due ore. Alla notizia della morte di Saverio, Adele si rinchiude nel suo dolore. Non mangia, non dorme, non vuole vedere nessuno. La magistratura indaga e scopre i colpevoli: sono i fratelli di Adele. I tre fratelli De Nobili fuggono nottetempo salpando verso l'isola di Corfù. Adele, affranta, lascia il palazzo, arriva in carrozza fino a Pizzo Calabro e qui s'imbarca per Napoli dove viene accolta nel Convento delle "Murate Vive".E' qui, divenuta suora, che trascorrerà il resto della sua vita. Intanto i fratelli, dall'isola di Corfù, condannati in contumacia, fanno sapere agli operatori di giustizia che, se il loro reato fosse stato perdonato, avrebbero rivelato alle autorità di una certa operazione rivoluzionaria che, dall'isola di Corfù, sarebbe

Inoltre, la notte, gli uomini di vigilanza dell'agenzia: "Buccafurri", dichiarano di rimanere con molto disagio nell'atrio del Municipio e, soprattutto, di essere timorosi nel fare il giro d'ispezione per le stanze, dato che alcuni di essi hanno visto e sentito lo spettro di Adele. E' uno spirito ancora carico di rancore e di odio per la morte ingiusta del suo amato Saverio, vittima incolpevole di un amore non realizzato. Il fantasma della fanciulla torna nella casa paterna, nella speranza di rivedere ancora una volta quello di Saverio, ma non può più farlo perché affacciarsi alla finestra della sua stanza è impossibile, in quanto, nel frattempo, è stata murata. L'anima della suora vaga poiché dannata. Non è stata, in effetti, la fede a farle prendere i voti, ma la disperazione e l'odio, quindi il suo giuramento verso Dio fu falso e ciò la condanna a vagare per sempre.

Il più piccolo di loro cercò di farsi perdonare dalla sorella ed andò a trovarla a Napoli pur sapendo che era difficile vederla ma, ella rifiutò risolutamente di incontrarlo. Adele si considerava morta per il mondo intero e non avendo il coraggio di uccidersi, aveva deciso, pur soffrendo enormemente, di essere per sempre il simbolo del rimorso per i fratelli che si erano macchiate le mani di sangue. Dopo la morte di Adele, molti testimoni giurano di aver visto una figura spettrale, vestita da suora, aggirarsi nel Palazzo De Nobili. Molti di essi sono gli impiegati del Comune di Catanzaro che, anche durante il giorno, vengono disturbati da rumori improvvisi (come lo strano trascinarsi di catene), spostamento di oggetti e improvviso chiudersi o aprirsi di porte.

Il brigantaggio fu la prima conseguenza della politica di “piemontesizzazione” dell’Italia e coinvolse tutto il Meridione, in particolare il mondo contadino, stanco di subire soprusi e di pagare tasse. Dopo l’Unità d’Italia, infatti, con l’aggravarsi delle tasse, fra cui quella sul macinato e l’imposizione del servizio di leva obbligatorio, i problemi che affliggevano la popolazione meridionale si acutizzarono.

IL BRIGANTAGGIO

I contadini, esasperati dalla miseria e dalla fame, si ribellarono scatenando una vera e propria guerriglia. Molti giovani per sfuggire all’arruolamento obbligatorio, si diedero alla fuga sui monti dove, unendosi a delinquenti comuni e ai soldati dell’esercito borbonico, organizzarono furti, attentati ed imboscate a danno dei signori e dell’esercito regio. Le autorità politiche e militari chiesero la discreta collaborazione del popolo con promesse di forti ricompense, ma un impenetrabile muro di omertà protesse i briganti che esercitarono un fascino particolare e vennero considerati degli eroi che, con coraggio ed a rischio della propria vita, combattevano per affermare un minimo di giustizia sociale ed il diritto alla sopravvivenza.

Non per niente il motto del brigante calabrese, carico di spavalda temerarietà, suona sinistramente: "MEGLIU N’ANNU TAURU CA CENTU VOJU”.

Marianna Oliverio

Il brigante Domenico Straface, alias “Palma” affermava di essere protettore della povera gente e, a questo scopo, aveva diffuso un curioso ritornello: “Eu sugnu amicu dei povereddi. A chi fazzu lu mantu, a chi u cappieddu”.

Detta “Ciccilla”, era una bellissima ragazza dalle lunghe e nere chiome e dagli occhi corvini, sposa di Pietro Monaco che, dopo la morte del marito divenne addirittura il capo della banda. Catturata e disconosciuta dai suoi stessi familiari, fu processata a Catanzaro, con grande partecipazione della gente: questo è uno dei rarissimi, se non l’unico caso, di sentenza capitale per una donna.

Domenico Straface

Pietro Monaco

Pietro Corea fu capo di una banda di media grandezza, che seminò il terrore tra la Sila e il Catanzarese. Tra i suoi numerosi crimini ci fu quello consumato il 7 Luglio 1863, quando distrusse i fondi di vari possidenti nei territori di Soveria Mannelli, di Taverna e di Fiumarella, in provincia di Catanzaro.Il 23 Maggio 1865 catturò in Sila il deputato e proprietario terriero Raffaello Gallucci con altri sei possidenti. E’ stata questa una delle sue ultime imprese, perché proprio in quell’anno verrà arrestato in Sila dalle forze militari dal Generale Pallavicini.

Brigante della Sila che per tre anni riuscì a sfuggire alle forze di repressione, fu ucciso da alcuni sui compagni corrotti col denaro. Una storia esemplare. Pietro era un sottoufficiale borbonico che, all’arrivo di Garibaldi, aveva disertato abbracciando la causa della rivoluzione. S’era arruolato col biondo liberatore e aveva combattuto, pare bene, guadagnandosi anche le spalline di sottotenente durante l’assedio di Capua.

Pietro Corea

Pietro Bianco

La brigantessa nacque l’8 Novembre 1845 a Castagna (Cz). L’anno 1867, il giorno 20 del mese di Settembre, venne processata dalla Corte di Appello delle Calabria in Catanzaro, insieme ad altri. Generosa Cardamone di anni 21, contadina del comune di Castagna in provincia di Catanzaro, venne catturata insieme al suo compagno Pietro Bianco, la notte fra il 13 e il 14 Marzo del 1867.

Fu uno dei più famigerati e crudeli capi briganti che infestarono la Calabria. Le sue gesta furono caratterizzate da una inumana barbarie e seminarono il terrore tra la Sila e il Catanzarese, che furono teatro dei suoi efferati crimini. Guardiano di campo, grazie al suo mestiere, conosceva molto bene le immense foreste della Sila e i possibili e sicuri rifugi che potevano offrire, per questo risultò imprendibile alle forze dell’ordine per ben sei anni e avrebbe continuato a condurre la sua vita scellerata, per chissà quanto tempo ancora, se non fosse stato tradito da una spia prezzolata dalle autorità.

Generosa Cardamone

Antonio Trapasso

Vincenzo Macrini, ex soldato borbonico, operò nella Sila. Fu uno dei più scaltri briganti partigiani, sicuramente un precursore della guerriglia moderna. Adattò, infatti, strategie militari alle proprie necessità ed al proprio territorio, facendo letteralmente impazzire gli ufficiali piemontesi che, per anni, gli diedero la caccia. Riuscì ad operare la sua micidiale azione uccidendo centinaia di militi piemontesi fino all’autunno del 1872, quando fu catturato insieme ad alcuni componenti della sua squadra e fucilato senza processo. Con la sua morte finì la resistenza armata delle popolazioni meridionali.

Detto “Gallo” originario di Gagliano (Cz), operò con crudeltà nella Calabria centrale, seminando il terrore tra i liberali della zona e tra i militi piemontesi che a migliaia gli davano la caccia e che invano accrescevano la taglia sulla sua cattura. Intercettato per caso da un drappello di Carabinieri nei pressi di Catanzaro, fu rincorso fin sull’Aspromonte dove, nel corso di una tempesta di neve fu arrestato insieme a parte della sua squadriglia. Condotto a Cosenza fu fucilato nella piazza principale senza processo il 1° Dicembre del 1872.

Vincenzo Macrini

Organizzato un esercito di circa mille uomini occupò, il nome dell’ ex re Francesco II di Borbone, Albi, Taverna, Cotronei, Carlopoli, Castagna, Decollatura e Soveria Mannelli, sgominando la Guardia Nazionale. Le forze dell’ordine che perlustravano i monti della Sila, non riuscirono ad arrestare Luigi Muraca, nei cui confronti, nel 1863, era stato emesso un mandato di cattura. Egli, infatti, rimase latitante fino al 1865, quando decise spontaneamente di costituirsi al Comandante militare di Catanzaro.

Luigi Muraca

Luigi Muraca, capo supremo dei briganti della Presila catanzarese nel Luglio del 1861 nel suo proclama ai Catanzaresi, si rivolge così alla popolazione: : “Catanzaresi, alle promesse lusinghiere succedette il disinganno, alla ricchezza la povertà, alla liberà la schiavitù (…). Perché il malcontento di tutte le classi, meno la classe pagnottizia?”.

STUDENTI ALL'OPERA

Video realizzato da Daniele Carlone, classe 2^D (A.S. 2021/2022).

Clicca qui per vedere il lavoro realizzato dalla classe 3^A (A.S. 2017/2018)

Classe 3^A A.S. 2011/2012

LA VILLEGGIATURA

LA BELLE EPOQUE

Ci furono anche tempi particolari in cui, ovunque, la “riservatezza” era ritenuta fondamentale, tant’è che le donne usavano dei costumi castigatissimi (per lo più in lana per non far intravedere nulla) e, addirittura, anche le cabine erano dotate di ruote, affinché venissero traportate subito in acqua. Anche nell’antica “Marina”, si usavano carri trainati da buoi per arrivare direttamente in acqua, in modo da potersi bagnare lontano da occhi indiscreti. Fu così che si ebbe l’idea di creare delle baracche seguendo il modello della palafitta. Idea che venne in primis attuata da un certo Giovanni Miriello, detto “u scarparu”, alla sua morte la figlia ne prese l’eredità e con il marito diede molta valenza allo “stabilimento”, tanto da sbaragliare anche la concorrenza che all’epoca era costituita proprio dallo zio, Filippo Miriello. Così nel 1845, il “Villaggio marina” constava di due stabilimenti balneari e soltanto nel 1902, nacque il famoso lido “Geniuzza”. All’epoca, come si è già accennato, le strutture dei lidi venivano edificate in maniera tale da preservare la privacy, infatti le cabine erano divise in “donne e uomini”.

Intorno al 1845, la zona dell’antico “Villaggio marina” era considerata ancora potenzialmente “zona malarica”, la spiaggia, però, veniva ugualmente frequentata dai nobili catanzaresi. In quel tempo vari furono i processi di bonifica e malgrado le problematiche non del tutto risolte, alcuni “precursori” del turismo lo avevano incentivato con l’uso di baracche edificate sulla spiaggia. Tuttavia c’era chi, diversamente, sceglieva di scendere giornalmente dalla città per curarsi dalle malattie reumatiche e godere quindi del mare. Questa nuova attitudine alla “villeggiatura” incluse anche la possibilità di usufruire di camere in affitto, e nonostante i prezzi fossero alti, venivano letteralmente prese d’assalto. In questo contesto molti erano coloro che, purtroppo, non disponevano di grandi risorse, e, pertanto, edificavano sulla spiaggia i cosiddetti “pagliari”.

(...) Ai “barcaioli” era fatto divieto passare con la barca davanti allo stabilimento ove si bagnavano le donne, o, se costretti a farlo, era d’obbligo una distanza di 60 m dalla dalla linea dei stabilimenti.

NOTIZIE DA "U MONACHEDDU" GIORNALE DEL POPOLO CATANZARESE DI GIOVANNI PATARI

"Quante belle signore, quante graziose signorine, quante graziose fanciulle [...] E poi, poi tutta una flora di opulente pacchiane dagli occhi splendidi, dalle chiome nere e ondulate, dal dolce sorriso: esse mettevano quegli abiti dai colori vivaci come un raggio di poesia rusticana tra quell’ambiente signorile ed eletto".

Nella nostra marina (13 Agosto 1905)

"Il più antico è quello di Nanini, buono quello di Antonio Squillace, ma il premiato, come sempre è stato quest’anno quello di Eugenia Squillace, premiato per la solidità e l’eleganza della costruzione e per tutto il “necessaire” di cui è fornito."

"Signore, signorine e pacchiane.E un’onda di popolo, del nostro buon popolo, si riversa, nei giorni di festa, ogni treno che giunge da Sala alla nostra Marina. E le casine sono piene di famiglie signorili e le carrozze al mattino e nei tiepidi dopo pranzi portano alla spiaggia numerose famiglie di bagnanti. E nell’acqua in tutte le ore è un allegro vociare, un sorridere di contentezza [...]"

I titolari dei lidi, inoltre, avevano l’obbligo di adempiere ai propri doveri, di vigilare sulle necessità dei clienti e usare il massimo della cortesia. Coloro che avrebbero contravvenuto alle regole e alle disposizioni descritte, sarebbero stati sanzionati con pene già stabilite dalle leggi e dal regolamento in vigore. Affinché tutto potesse procedere nel migliore dei modi, gli agenti della forza pubblica ne avrebbero sorvegliato l’andamento. L’uso di tutti i “comfort” dei stabilimenti, avevano ovviamente dei costi e seguivano queste tariffe: i bagni comuni per le “donne” e per gli “uomini” ad un costo di L. 0,15, la cabina riservata L.0,80, se in uso a marito e moglie L. 1,50.

GLI STABILIMENTI BALNEARI A CATANZARO MARINA

CURIOSITÀ

Giornalino Classe 3^A A. S. 2008/2009

Classe 3^A A. S. 2011/2012

STUDENTI ALL'OPERA

LA TRAMVIA

Le prime fonti riguardanti la costruzione della linea tramviaria a Catanzaro riconducono al periodo post unitario. Lo sviluppo della città di Catanzaro, che nei primi anni del ‘900 oltre a contare già 30.000 abitanti annoverava anche diversi importanti istituti finanziari, fu uno dei principali motivi che evidenziarono la necessità di realizzare un nuovo e più rapido mezzo di trasporto, in alternativa alla carrozzabile, che potesse risolvere il problema legato allo spostamento di persone e merci dirette dal centro della città alla periferia e viceversa.

Oltre alle stazioni di Piazza Roma e di Catanzaro Sala (dove erano situati anche l’officina e il deposito) si contavano le fermate di Piazza San Giorgio, Piazza Indipendenza, Piazza Grimaldi, dazio Tiriolo, incrocio serbatoio, Madonna Coeli, Pontepiccolo e Pontegrande.

Nel 1892, in località Sala di Catanzaro, venne ubicata la stazione ferroviaria.Il 31 luglio 1899 fu aperta al traffico la linea Catanzaro Marina - Sant’Eufemia fu aperta al traffico. Il 25 luglio 1906 la Giunta Comunale, considerata la precaria situazione venutasi a creare riguardo ai collegamenti tra la città e la ferrovia, incaricò una società torinese di costruire una tramvia elettrica urbana fra la stazione di Sala e la borgata di Ponte Grande, con immediata attuazione della tratta Catanzaro Sala - Piazza Indipendenza (l’attuale P.zza Matteotti). La prima tratta della tramvia fu attivata il 10 Agosto 1910 e collegava la stazione ferroviaria di Catanzaro Sala con Piazza Indipendenza, attraversando il centro cittadino. Il 30 Aprile 1914 fu attivato il prolungamento da Piazza Indipendenza alla Località Pontegrande, frazione ad alcuni chilometri a Nord della città. La tratta funicolare fino a Piazza Roma veniva percorsa in 13 minuti; da Piazza Roma a Pontegrande, invece, erano necessari 25 minuti.

CURIOSITÀ

Il 22 Agosto 1904 "U MONACHEDDU" comunicava così la realizzazione della Tramvia a Catanzaro.

- “Mastru Nicò, ‘u lejisti ‘u “Potera (giornale catanzarese)”?”-“Ombè a mastru Ferdinandu! Para ca sai ca eu leju giornali! …Ma, on mi dici, pecchì l’avia ‘e lejira?”- “Ca portava certi notizzi belli. Senti cà. Dicia ca u cunsigghjeri de u Municipiu Ndo Rafeli Marincula jiu apposta a Roma […] e dicia ca ‘a furnicolara si fa d’ ‘a u peda da Sala fino a Catanzaro”.- “Chi boi ma ti dicu? Si Ndo Rafela Marincula arriva ppe ma fa na cosa ‘e chissa eu mintera a manu a lu focu ca i catanzarisi cci facimu na statua a menzu a chiazza, ca s’a merita ‘a verità!”- “E ppe ‘a verità a Ndo Rafeli nui l’avimu ‘e cridira ca chiddhu chi ava promisu l’ava sempre mantenutu. Dissa ca ni facia ‘a ghijacciaja e ‘a ghijacciaja ‘a ficia”.-“Chistu esta puru veu. Mo si non atru cu du sordi ni mangiamu nu chilu ‘e niva […]”.

Cosi do municipiu

Clicca qui per vedere il lavoro realizzato da Giulia Critelli e Manuela Mastria della classe 2^D (A.S. 2021/2022)

AUTOMOTOFUNICOLARE A CATANZARO

La cosiddetta "Automotofunicolare" di Catanzaro era una linea tranviaria, con una tratta a funicolare, che serviva la città calabra.La linea fu in servizio dal 1910 al 1954; la tratta a funicolare fu riattivata nel 1998.

IN SINTESI

LA LUCE ELETTRICA A CATANZARO LIDO

CURIOSITÀ

GALLERY

LA BRIGATA CATANZARO E LA STRAFEXPEDITION

LA GRANDE GUERRA

La Brigata Catanzaro il 27 Maggio 1916 fu protagonista di un’azione che rafforzò il morale delle truppe italiane impegnate a contrastare la Strafexpedition (spedizione punitiva) che, dall’inizio dell’offensiva (15 Maggio 1916) aveva registrato solo vittorie, facendo temere l’invasione della Pianura Veneta e l’aggiramento delle truppe italiane schierate sul fiume Isonzo. L’evento, se si fosse verificato, avrebbe provocato la fine della guerra con la nostra sconfitta. Ma il 141° Reggimento della nostra unità militare, nel corso di un contrattacco condotto con impeto, diede un primo segnale di riscossa riconquistando, sul Monte Mosciagh, i cannoni persi durante un attacco degli austriaci.

Motto della Brigata Catanzaro “Su Monte Mosciagh la baionetta recuperò il cannone”

La Brigata, prima schierata sul Carso, era stata richiamata sul fronte degli Altipiani di Asiago e Folgaria per rafforzare la difesa contro la Spedizione Punitiva. I soldati calabresi non si scoraggiarono: “Noi siamo la Brigata di ferro e gli austriaci non ci fanno paura”.Alle 7.00 del mattino del 26 Maggio, iniziò violenta la battaglia. Il Comandante Colonnello Thermes aveva detto ai suoi: "Figliuoli, se occorre sacrificatevi tutti, pensate: se il nemico riuscirà a superare queste ultime resistenze, in poche ore sarà al piano. Non dovete permettere tanta infamia”. La quarta Compagnia del 141° ricevette l’ordine di contrattaccare immediatamente. Gli austriaci, ritirati sulla cima del Monte Mosciagh, la tenevano sotto il fuoco delle mitragliatrici. La notte fra il 16 e il 27 trascorse fra gli spari ed un violento temporale. I fanti erano privi di cibo da due giorni, ma il rancio ed il caffè caldo giunsero in tempo:

“(…) e tutti i soldati possono ristorarsi e riprendere vigore (…). Perché l'azione possa riuscire è necessario che le truppe muovano senza far fuoco (...), facendo uso della sola baionetta. Appena superato il ciglione del monte e costretto il nemico a ritirarsi, i soldati potranno impegnarsi col fuoco onde trattenere l'avversario e consentire ai Nostri di recuperare i pezzi. (...) I tentativi sono ripetuti e per due ore la battaglia si svolge paurosa, perché le tenebre aumentano l'orrore". L’azione ebbe grande risalto; il Comandante additò i fanti della brigata “Catanzaro” come esempio e pubblicò un proclama da far leggere ai soldati: “Si è dimostrato in modo assoluto che quando si vuole si può vincere, si vince. Il nemico reso baldanzoso dei precedenti successi è stato ributtato con slancio e valore. Esso avrà compreso che il soldato italiano sa stargli di fronte e sa vincerlo (…). Mi compiaccio vivamente con tutti i valorosi delle truppe impegnate”. “Da questo fatto d’arme muove la motivazione con cui alla bandiera del Reggimento venne concessa la Medaglia d’Oro al valore militare”.

Celebrazione della vittoria della Prima Guerra Mondiale a Catanzaro

ERCOLINO SCALFAROMedaglia d'oro al valore militare

ERCOLINO SCALFARO

I GRANDI PERSONAGGI

Nato a Catanzaro nel 1884, fu capitano dell'Esercito italiano nella Prima Guerra Mondiale. Di nobile famiglia, fu protagonista di uno degli episodi più eroici del conflitto.Il 16 Giugno del 1915, a Sella di S. Martino, il capitano calabrese alla guida di una Compagnia di quattro riuscì ad aprire una larga breccia sulla difensiva nemica, ponendo tubi esplosivi nei reticoli avversari. Scalfaro riuscì, nonostante il serrato fuoco di sbarramento, a far saltare le postazioni nemiche.Colpito a morte, continuò a tenere il comando della Compagnia, assicurandosi il successo dell'operazione militare. Morì dissanguato nei pressi di Straussina sulle Dolomiti.

STUDENTI ALL'OPERA

Giornalino "Casalininews"Classe 3^FA. S. 2017/2018

Classe 3^A A. S. 2011/2012

Giornalino "Pillole dal Novecento"Classe 3^A A. S. 2008/2009

GALLERY

la creazione di bacini idroelettrici artificiali sulla Sila per ricavare l'energia elettrica; la creazione di un polo chimico-industriale nell'area di Crotone.

Il prezzo di queste opere, però, fu la repressione di ogni forma di opposizione al regime.Il Fascismo, infatti, che ottenne i maggiori consensi nelle classi più abbienti, come avevano fatto tutti coloro che nel passato hanno posseduto questa regione, si allearono con i notabili che fecero a gara per appropriarsi delle cariche amministrative fasciste prima fra tutte quelle del podestà, e riuscirono a controllare totalmente la regione, godendo di privilegi e impunità mai fruiti prima.

iL fASCISMO

Il Fascismo riuscì a prevalere anche in Calabria, da una parte grazie ai grandi proprietari terrieri che lo favorirono per reprimere le proteste dei contadini allettati dalla promessa fatta loro dalla gerarchia fascista di conservare le loro proprietà, dall'altra facendo leva sulla folla meno abbiente e più ignorante, che come sempre era disposta a seguire ogni movimento che promettesse cambiamenti di qualsiasi genere. E in effetti, come era accaduto nel resto del Paese il primo periodo del fascismo al potere, si caratterizzò anche in Calabria per la realizzazione di diverse opere pubbliche, quali iniziative per incrementare le produzioni agricole; le bonifiche della piana di Sibari, della Valle del Neto e della piana di Sant'Eufemia;

Maria Puccio e le ragazze della pallacanestroallineate per l'arrivo di Benito Mussolini

Benito Mussolini a Catanzaro

IL FASCISMO

GALLERY

Giornalino "Pillole dal Novecento"Classe 3^A A. S. 2008/2009

STUDENTI ALL'OPERA

Le sirene segnavano l'inizio e la fine di un attacco nemico e in quell'arco di tempo si andava nei rifugi, cantine e sottoscala che davano maggior sicurezza.Le bombe scoppiavano con grande fragore, un inferno fra crolli, polvere e feriti.I bombardamenti distrussero il Duomo, la Ferrovia Calabro Lucana, Corso Mazzini e il quartiere San Leonardo.Il 27 Agosto 1943 fu un giorno tragico a cui ne seguirono altri: rioni colpiti, centro storico sventrato, quartieri distrutti. Alla fine dei bombardamenti in città si respirava un clima spettrale.

LA SECONDA GUERRA MONdIALE

La Calabria ha risentito meno delle altre regioni le distruzioni dei bombardamenti, delle violenze delle truppe di occupazione tedesche.Tuttavia, non si può certo dire che la Calabria non si sia accorta di quanto accadeva intorno a sè poiché patì, come tutte le altre regioni italiane, una delle conseguenze più dolorose di questa guerra: il razionamento dei generi di prima necessità, che venivano distribuiti alla popolazione solo se in possesso delle cosiddette "tessere annonarie". Le razioni, però, erano molto scarse tanto che in molti casi non riuscivano a sfamare l'intera famiglia.La ricerca di cibo e di altri generi di prima necessità portò quindi alla nascita del mercato nero che consentì a molti di arricchirsi sui bisogni della povera gente (...). Lunghe, interminabili file per procurarsi farina, zucchero, pane.Quando c'era il coprifuoco dalle sei del pomeriggio l'oscuramento in qualche modo doveva rendere sicure le case e le persone dai bombardamenti.

CATANZARO SVENTRATA DALLE BOMBE

GALLERY

Bombardamenti

Truppe calabresi in partenza per la guerra

Il campanile del Duomo di Catanzarodanneggiato dai bombardamenti nell'Agosto del 1943

UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO A FERRAMONTI

CURIOSITÀ

Se non dei criminali, essi erano certamente dei "poco di buono", avvertiva la propaganda fascista, e i cittadini avrebbero fatto bene a stare alla larga da gente così pericolosa. Ma, a giudicare dalla comprensione e dalla solidarietà con la quale gli ebrei venivano accolti dalla gente, appare chiaro come le campagne propagandistiche ottenessero ben scarsi risultati.Un'ebrea, confinata con la madre a Celico, in provincia di Cosenza, ricorda: "la popolazione era estremamente amichevole con noi e ci aiutava come di più non poteva. Quando venne il periodo della fame con l'assoluta carestia di tutto, loro si privavano dell'essenziale per mandare a noi". La gente di Calabria, del resto, non aveva alcunchè da spartire con la politica di discriminazione razziale intrapresa dal Fascismo.

In Calabria, a Ferramonti, era stato allestito un campo di internamento fascista, tra il 1940 e il 1945, dove i "reclusi" di fatto venivano trattati con umanità e nel rispetto delle loro tradizioni culturali e religiose. La maggioranza dei calabresi, durante e dopo il ventennio, aveva ignorato l'esistenza di un campo di internamento, ciononostante i rapporti tra calabresi, residenti nelle vicinanze del campo, e gli internati, erano ottimi.Prima ancora che venisse installato il campo di conentramento di Ferramonti, la propaganda fascista si era mobilitata per fare apparire i confinati politici, che numerosi venivano relegati nel Meridione, come persone molto pericolose. Quando, a partire da Giugno 1940, nei paesi della Calabria cominciarono a essere confinati anche gli ebrei, pure sul loro conto vennero diffuse voci allarmistiche.

STUDENTI ALL'OPERA

Dal giornalino "Pillole dal Novecento" Classe 3^A (A. S. 2008/2009).

Un mercatino a Catanzaro

iL SECONDO DOPOGUERRA IN CALABRIA

Alla fine della seconda guerra mondiale, la situazione economica era molto pesante per tutta l’Italia,ma in modo particolare per il Meridione e per la Calabria. Il livello dell’inflazione e della disoccupazione erano addirittura disperate; intere famiglie sopravvivevano solo grazie alla distribuzione di viveri da parte delle truppe alleate.Nell’autunno del 1946, i contadini, coordinati ed appoggiati in molti casi dai dirigenti comunisti locali, occupavano le terre dei grandi proprietari , creando grave disordine all’ordine pubblico e costringendo spesso gli amministratori locali a richiedere l’intervento della forza pubblica.

La Calabria nel secondo dopoguerra pareva che si fosse svegliata da un lungo torpore; mai, come in quegli anni, il proletariato si è mosso prendendo coscienza del valore e dell’efficacia della democrazia e della libertà, mostrandosi propenso a tutelare con ogni mezzo i propri diritti.Il 30 Ottobre 1949, nel corso di un’occupazione contadina, a Melissa la polizia aprì il fuoco su un gruppo di occupanti uccidendone tre: Giovanni Zito, Francesco Nigro e Angelina Mauro.

Scultura dedicata ai Martiri di Melissa

Questo episodio colpì moltissimo l’opinione pubblica, costringendo il governo ad impegnarsi in un serio programma di riforme che risolvessero questo problema. La riforma tenne conto dei limiti che fino ad allora avevano deluso i contadini e procedette agli espropri solo nei casi in cui si dimostrò l’appropriazione indebita da parte dei proprietari, riuscendo a strappare dalle loro mani circa 85 mila ettari di terreno, con i quali si crearono 19 mila nuove proprietà, che vennero assegnate soprattutto a braccianti. Era questa una vera e propria rivoluzione per la Calabria, che vedeva finalmente cancellata l’istituzione del latifondismo, da cui era stata dominata per tutta la sua lunghissima storia.

I fondi destinati da queste leggi alla Calabria però, in troppe occasioni, purtroppo, finirono nelle mani di persone che, anziché utilizzarli per lo scopo a cui erano destinati, se ne servirono esclusivamente a loro vantaggio .

Nel 1955, inoltre, un'altra legge speciale, la Legge Calabria, contribuìefficacemente alla creazione di impianti fognari, acquedotti, strade, scuole, ospedali. Tra queste opere ricordiamo: l’autostrada del Sole, l’aeroporto di Lamezia, il porto di Gioia Tauro.

Dopo le due alluvioni che investirono la Calabria tra il 1951 e il 1953, fuattivata la Cassa per il Mezzogiorno, un fondo speciale creato dallo Stato perpromuovere lo sviluppo sociale ed economico soprattutto nelle zone depressedel Sud.

LA RICOSTRUZIONE

Alla fine la situazione fu risolta con un espediente: la Giunta Regionale si stabilì a Catanzaro, il Consiglio Regionale, invece, a Reggio Calabria.

Palazzo del governo a Catanzaro

La NASCITA DELLA REGIONE CALABRIA

Nel 1970 il Parlamento decise la nascita degli Enti Regionali , che dovevano coordinare ed amministrare ciascuna regione.In Calabria l’Ente Regionale nacque nel peggiore dei modi possibili: la decisione del Parlamento di stabilire a Catanzaro la sede della Regione, con conseguente assegnazione alla città del titolo di capoluogo della regione, provocò lo sdegno e la violenta reazione di Reggio Calabria, le cui proteste per mesi paralizzarono la città dando luogo ad una vera e propria guerriglia urbana.

Ai tanti alunni che hanno accompagnato il mio percorso professionale, fatto di grandi soddisfazioni ma anche di momenti difficili affrontati sempre con passione ed entusiasmo per il mio lavoro, auguro di cuore un futuro di brillanti successi negli studi e nella vita. Prof.ssa Anna Sorrentino

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio la Dirigente Scolastica, prof.ssa Maria Riccio, per aver accolto la proposta del progetto e i colleghi che hanno sostenuto con interesse l’iniziativa.I miei più vivi ringraziamenti vanno alla cara e giovane collega, prof.ssa Mariantonietta Barbieri, che si è resa disponibile a seguire tutte le fasi di lavoro, offrendo la sua preziosa collaborazione per la realizzazione del prodotto finale.

GRAZIE!