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MONTE SAN VITO IN "DIGITALE"

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DOMANDA 1

cosa hai visto dopo aver oltrepassato il tunnel di alberi?

A. percorso naturalistico

B. tana di un bigfoot

C. un orso

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DOMANDA 2

A. effetto sorpresa/magia B.tranquillitàc. curiosità

CHE SENSAZIONE HAI PROVATO NEL VEDERE LE CANNELLE?

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A. Medioevob. CONTEMPORANEOc. RINASCIMENTO

DOMANDA 3

IN CHE PERIODO STORICO É STATO COSTRUITO?

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COME SI CHIAMA LA COMPAGNIA TEATRALE MONSANVITESE?

DOMANDA 4

A. LA RANAB. LA RAMA

Curioso/a? Clicca qui sopra per scoprire il perchè del nome.

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quali sono le tue sensazioni osservando il vecchio asilo infantile?

DOMANDA 5

A. tristezzab. abbandonoc. felicità

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a. asilo nuovob. centro per ragazzic. Bar

DOMANDA 6

Come riutilizzeresti questo spazio?

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A. una casa B. una grotta sotteranEA C. una tomba

DOMANDA 7

COSA SI NASCONDE DIETRO LA FONTANA?

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perchÉ consiglieresti a un amico di visitare monte san vito?

DOMANDA 9

A. STORIAB. NATURAC. EMOZIONI

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DOMANDA 8

SE monte san vito FOSSE UNA PERSONA, SAREBBE...a. INTELLETTUALEb. stilosaC. noiosa

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stemma di monte san vito

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FRANTOIO

ASILO

VIA POZZO

TEATRO

CHIESA

PALAZZO MALATESTA

CANNELLE

Il frantoio risale al XVII secolo e costituisce una preziosa testimonianza di archeologia agricolo-industriale. Posto sull'antica "Via Grande" oggi Via Gramsci nel centro storico, il frantoio costituisce un complesso di notevole interesse storico, non tanto per le proprie caratteristiche architettoniche, che non possono dirsi monumentali o di elevato pregio, quanto piuttosto per la particolarità di essere rimasto nel tempo pressoché inalterato e corredato dalle apparecchiature originali. Il frantoio è a pianta rettangolare semplice e si sviluppa su due piani: il piano seminterrato del frantoio vero e proprio ed il piano terra destinato a deposito per la raccolta delle olive, con il pavimento inclinato e la canaletta di scolo dei liquami. Le olive grazie ad un'apertura nel pavimento del magazzino cadevano nella potente e pesante macina di pietra, datata 1688, azionata grazie all'aiuto di animali da tiro. La macina di pietra poggia su un basamento cilindrico in mattoni con estradosso concavo pure in mattoni e piano di usura centrale in pietra, è azionata da un montante verticale di supporto completo di perno superiore a bicchiere in legno e cuni di regolazione ed un perno passante in legno con braccio di azionamento e saettone anche esso in legno. Quello che rimaneva delle olive dopo la frantumazione finiva, a volte con l'aggiunta di acqua calda che aiutava l'estrazione dell'olio, nei fiscoli pressati poi da grosse presse di legno azionate a mano.

Nel mese di luglio dell'anno 1753 il sig. Antonio Rosselli, cui è intitolata una via di questo paese, bramoso di onorare sempre più il culto di Dio e per riparare alle molte irriverenze che giornalmente si commettevano nella Sua Casa, resa troppo angusta alle necessità della popolazione, nonostante l'opposizione di alcuni cittadini che non ne volevano l'amplificazione, ottenne dal Governo del Paese la relativa licenza onde abbattere alcuni grossi alberi della vicina selva per la fornitura dei legnami necessari, depositando al contempo scudi duemila presso il Monte di Pietà ed impegnandosi al versamento di scudi centocinquanta annui (fino al termine della costruzione della Chiesa) da prelevarsi dalla comunità.[18:13]

Il "Teatro condominale La Fortuna" nacque nel 1757 grazie ad un gruppo di notabili monsanvitesi che decisero di riunirsi per fondare un teatro. Era in passato un mulino da olio, prima era proprietà di un signore, poi però venne acquistato da 18 nobili monsanvitesi, i quali destinarono il locale a teatro "condominale" in quanto di proprietà di privati cittadini.

Il pozzo in passato veniva usato per raccogliere l'acqua potabile proprio come la fonte delle cannelle. in un periodo del medioevo l'acqua delle fonte delle cannelle non era più potabile ed il pozzo divenne l'unica fonte di acqua potabile del paese, per questo era sorvegliato da una guardia.

Il palazzo comunale del nostro paesello prende il nome di Palazzo Malatesta. Lo vediamo tutti giorni, eppure non ne conosciamo appieno le origini. Andiamo ad analizzare questa parte integrante dell’architettura di Monte San Vito. Da alcuni manoscritti di Angelo Massa andati perduti, abbiamo compreso che le origini di questo importante e conteso castello vengono fatte risalire al 4° secolo a.C. e probabilmente è stato fondato in questo periodo dai galli senoni. Il primo documento scritto in cui si menziona Monte San Vito risale al 1053 e successivamente si ha una citazione nei “Regesti Senigalliesi”, mentre assume un rilievo non indifferente con la pubblicazione del diploma del 1177, emanato da Federico I° il Barbarossa, che precede la pace di Costanza del 1183 fra i comuni del Nord Italia. Questo specialissimo privilegio sottraeva il dominio sul paese alla giurisdizione del marchese anconetano per porlo sotto il diretto dominio dell’imperatore. In seguito alla morte dell’imperatore, la comunità monsanvitese ritornò sotto la giurisdizione della Diocesi di Senigallia, che poi cedette alla giurisdizione alla città di Jesi; ma il dominio di Jesi sul castello fu oggetto per lunghi anni di aspre contese con la città di Ancona. Agli inizi del XV secolo il castello fu occupato dai Malatesta, che consolidarono la fortificazione costruendo una rocca che ora è inglobata nel Palazzo del Municipio. Purtroppo le diatribe fra Ancona e Jesi durarono ancora per decenni e terminarono quando Leone X dei Medici assegnò definitivamente il Castello ad Ancona, costringendo Jesi a pagare un’elevata multa. Dopo un periodo difficile per calamità, brigantaggio e carestie, il paese si avviò verso una costante crescita, favorita dalla relativa autonomia, di cui si ha testimonianza e diretto riconoscimento nella concessione da parte del Papa Paolo V Borghese, appena eletto al soglio pontificio (1605), del titolo di “Terra”. Monte San Vito, terra malatestiana. Monte San Vito è da considerare a tutti gli effetti una “Terra Malatestiana”, non solo perché – intorno alla metà del 1300 -, il dominio della Famiglia Malatesta si estese sulle nostre terre e tra la nostra gente, ma sopratutto per la forte eredità culturale ed architettonica legata ai “Signori di Rimini”. Il Palazzo della Famiglia Malatesta, sede della Residenza Municipale di Monte San Vito, rappresenta l’esempio più importante di questo legame; ma non possiamo neppure dimenticare le case ed i palazzi donati alla cittadinanza, nel 1430 circa, una volta cioè che i Malatesta decisero di abbandonare il possedimento. Da un punto di vista geografico, Monte San Vito rappresenta la propagine più meridionale della Signoria dei Malatesta che, dal 1295 al 1528, ampliarono il territorio acquistando centri e castelli in Romagna e nelle Marche e sul versante adriatico e si spinsero anche fino a Brescia e a Bergamo. Tra questi possedimenti ricordiamo Pesaro, Fano, Cesena, Fossombrone, Cervia e Gradara. Proprio a Gradara, nel 1285, Giovanni Malatesta (detto Gianciotto) uccise sua moglie Francesca da Polenta e suo fratello minore Paolo, scoperti nell’adulterio. Questo sfortunato amore fu cantato – e reso immortale – da Dante, nel VI canto dell’Inferno della Divina Commedia. La frase “Amor, ch’a nullo amato amar perdona mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona” è nota a tutti gli innamorati, tanto da destinare la Famiglia Malatesta all’eternità.

In via fonti delle cannelle possiamo immergerci nella natura attraverso un tunnel che ci conduce alle cannelle che venivano usate in passato, ora l'acqua non è potabile. Inoltre possiamo ammirare il centro storico di Monte San Vito dalla natura della via.

L'asilo nido è un servizio sociale di interesse pubblico, con finalità educative, rivolto ai bambini fino al terzo anno di età ed alle loro famiglie.L'Asilo Nido, nella sua autonomia istituzionale, si configura come strumento per lo sviluppo della personalità del bambino, a completamento della sua educazione, in collaborazione con la famiglia ed in integrazione con tutti gli altri servizi rivolti all'infanzia operanti sul territorio. Ormai l'asilo infantile di Monte San Vito non è più utilizzato.