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I BOSS MAFIOSI

I tiktoker

I MAFIOSI

Gli stalker

I vandali

I dipendenti dai videogiochi

Gli omofobi

Gli spacciatori

Gli hater

I bracconieri

I fumatori

I dipendenti dai social

Gli autori di femminicidio

I pedofili

I razzisti

Gli ossessionatidalla perfezione corporea

Gli hacker

I negazionisti del Covid-19

GLI ECOMAFIOSI

L'INFERNO OGGI

Per incontrarei dannati e scoprirele loro peneclicca sui bollini del testoe delle immagini.

I.C. San Francesco Da Paola

Classe 3D

DANNATI I vandali sono coloro che devastano e deturpano beni e oggetti di proprietà pubblica, monumenti, opere d’arte,ecc... PENA E CONTRAPPASSO Mentre in vita utilizzavano la pittura per imbrattare muri, monumenti, vagoni, ecc, ora sono immersi in una vasca piena di vernice e vengono investiti da oggetti che cadono dal cielo. TESTO Dante e Virgilio raggiunsero un’altura fatta di pietra rossa quasi friabile. Guardando giù si poteva vedere solo una specie di nebbiolina, l’aria era pesante e immobile. Dall’alto si vedevano cadere pezzi di ferrovie, mattoni, pezzi di scivoli ... Dante sentiva urla, pianti e bestemmie. Spaventato chiese a Virgilio quale tipologia di dannati venissero puniti in quello scempio. Virgilio, conoscendo bene l’Inferno, rispose prontamente alla domanda di Dante: si trattava dei vandali. Dante propose a Virgilio di scendere tra le rovine che, franando, avevano formato un sentiero che permise ai due poeti di raggiungere i piedi dell’altura. Scendendo le urla si facevano più forti, il rumore di quei singolari meteoriti continuava a farsi sempre più fragoroso e intenso. Dante e Virgilio arrivarono ai piedi dell’altura. Lì videro dei dannati immersi in una vasca piena di pittura colorata proprio come Virgilio aveva descritto. I dannati cominciarono a sprofondare nella vernice, finché non si videro altro che bollicine come pesci sotto l’acqua. Pochi secondi dopo videro i dannati finire sul fondo della vasca. Essi si disposero rapidamente e immediatamente ai bordi e agli angoli della vasca e subito dopo, dal cielo, cominciò a cadere vernice di un colore diverso da quello di prima che riempì nuovamente la vasca. Di nuovo i dannati sparirono sotto la vernice che sembrava più densa e poco dopo riaffiorarono. Dante svenne dallo spavento provocatogli dal tonfo di un vagone che cadde dal cielo nella vasca. Quando riprese i sensi, vide solo che Virgilio, contrariato, lo stava trascinando su per l’altura. Matteo

DANNATI Gli ossessionati dalla perfezione corporea hanno dedicato la loro vita a migliorare il loro aspetto per sentirsi superiori agli altri o perché incapaci di accettare se stessi. Si dividono in tre gruppi: -coloro che vanno sempre in palestra -coloro che si sottopongono a numerosi interventi di chirurgia estetica -coloro che non seguono un’ alimentazione corretta TESTO Dante e Virgilio raggiunsero una nuova categoria di dannati: gli ossessionati dalla perfezione corporea. Videro un castello isolato, tutto nero, ricoperto da ragnatele, molto simile ai castelli dei film horror e ci entrarono. C’era un corridoio lunghissimo, buio, polveroso, abbandonato e sporco, dopo una lunga camminata si trovarono di fronte a tre porte bianche con un cartello appeso a ognuna di esse. Virgilio lesse i cartelli ad alta voce in modo che Dante potesse capire. Nel primo cartello c’era scritto “SCUSATE SONO IN PALESTRA”, nel secondo “SCUSATE SONO DAL CHIRURGO” e nell’ultimo “SCUSATE SONO A DIETA”. Dante rimase sorpreso e si fermò davanti alle porte, ma Virgilio lo prese per mano e insieme varcarono la prima. Come prima cosa udirono le urla dei dannati e successivamente notarono che i muri erano tutti colorati e si incuriosirono. I dannati erano legati con uno spago molto resistente a delle sedie posizionate in modo circolare, all’interno di questo grande cerchio si trovavano degli attrezzi da palestra nuovi, splendenti, perfetti. La pena dei dannati era quella di rimanere immobili a fissare quei meravigliosi attrezzi senza poterli usare. Era difficile liberarsi dagli spaghi, ma non impossibile, chi ci riusciva dopo un momento di grande felicità veniva legato nuovamente ed era più deluso di prima perché gli attrezzi appena venivano toccati generavano una scossa elettrica fortissima. Mentre in vita non smettevano un attimo di fare ginnastica per avere un bel fisico, ora sono costretti a stare immobili a fissare ciò che desiderano. Dante rimase colpito da due dannati che scontavano la loro pena insieme. Essi smisero per qualche minuto di cercare di slegarsi da quell’orribile spago per raccontare la loro storia. Una delle due anime iniziò a parlare: “Salve essere ancora vivente, io sono Luca e lei è mia moglie Camilla, in vita andavamo sempre in palestra e un giorno nella palestra di un nostro amico un ragazzo ci chiese ripetutamente di andare prima lui su un attrezzo e noi rispondemmo varie volte di no e dopo una settimana dall’accaduto costui svitò una vite di un attrezzo molto pesante appositamente e ce lo fece cadere addosso, lui voleva solo farci del male, ma noi morimmo sul momento”. Mentre Luca raccontava, la moglie, per non ascoltare nuovamente la loro storia, cercò di slegarsi e ci riuscì così prese la scossa toccando l’attrezzo. Dante si rattristì e commosso decise di cambiare stanza. Entrarono nella seconda stanza dove, a differenza della prima, c’era un silenzio assoluto. Qui i dannati avevano corpi deformati ed erano costretti a guardarsi allo specchio per constatare quanto erano brutti. I loro corpi erano in quello stato perché avevano subito interventi di chirurgia plastica andati male. Era il supplizio a cui erano condannati coloro che in vita avevano sviluppato una vera e propria dipendenza dalla chirurgia estetica, una vera ossessione per i “ritocchini”; vivevano solo ed esclusivamente per il proprio aspetto esteriore trascurando tutto il resto. Siccome in vita avevano subito molteplici interventi per raggiungere la perfezione fisica ora sono costretti a guardarsi allo specchio e a vedersi brutti. Dante rimase senza parole davanti a quei corpi deformi e chiese al suo accompagnatore di cambiare velocemente stanza. I due entrarono nella terza e ultima stanza, qui la porta era la più arrugginita perché questa categoria esisteva da più tempo. Questa stanza era affollata da gente obesa e gente magrissima, insomma con un corpo tutt’altro che perfetto. Queste persone in vita avevano sviluppato un rapporto malato con il proprio corpo sul quale avevano esercitato costantemente una forma di controllo. Dante era desideroso di parlare con loro, per capire cosa li avesse spinti a quell’ossessione per il proprio peso, a quel rapporto tormentato con il cibo tanto da arrivare a digiunare o mangiare compulsivamente, ma alla vista di un ragazzino anoressico ormai ridotto a pelle e ossa svenne per l’impressione. Giulia

DANNATI I tiktoker PENA E CONTRAPPASSO I dannati, che si trovano all’interno di stanze senza finestre, devono ballare i balletti di Tik Tok fino allo stremo, solo allora hanno una pausa di massimo tre minuti. Il break consiste nello stare legati ad una sedia, dopodiché riparte la musica. Come in vita ballarono continuamente i Tik Tok, trascurando qualsiasi altra attività, adesso lo devono fare finché non sono sfiniti. TESTO Dante e Virgilio raggiunsero delle strane stanze senza finestre, all’interno delle quali c’erano delle casse con la musica di Tik Tok a bomba! Dante e Virgilio si avvicinarono alla stanza della famosissima tiktoker Charli D’Amelio che disse: "Stare qua dentro è terribile, ballare incessantemente ti fa perdere la passione per Tik Tok”. Dante, incuriosito, cercò di entrare nella stanza, ma non poteva perché non era ossessionato da questo social, anzi non lo conosceva nemmeno! Charli ogni momento di pausa pregava Dio, ma ogni volta che Lucifero la sentiva, faceva partire delle piccole scosse che la tormentavano. Luigi

DANNATI I fumatori, sono persone che in vita hanno sviluppato una dipendenza o abitudine al fumo. Il fumo che inalano arriva ai polmoni provocando un senso di sollievo e apparente benessere. Questo vizio però può provocare gravi danni all’ organismo: da una semplice bronchite al cancro ai polmoni. PENA E CONTRAPPASSO Urlano dal dolore bestemmiando, del fumo nero entra dalla loro bocca e li tortura dall’interno, bloccandogli il respiro, uscendo poi dagli occhi, dalla bocca e dalle narici. Come in vita si lasciarono trasportare dal piacere del fumo, ora sono imprigionati all’interno di nuvole di fumo nero, che continua ad entrare nei loro corpi torturandoli. TESTO Dante proseguì il suo cammino affiancato da Virgilio. Procedendo, si imbatterono nell’enorme caverna dei fumatori. Si vedeva poco e l’atmosfera era cupa, Dante e Virgilio continuarono a camminare e poco più avanti si iniziò a sentire un forte odore di fumo, quasi non si respirava. L’odore di questo fumo si faceva sempre più intenso ed entrambi non riuscivano a respirare, ma continuarono ad andare avanti finché il loro cammino non fu sbarrato da un’enorme voragine che si apriva verso l’alto. Ormai non si vedeva più niente, Dante e Virgilio si muovevano alla cieca; nonostante ciò, Dante provò ad aprire gli occhi e vide delle nuvole di fumo nero. Ascoltando attentamente, udì provenire dal loro interno le urla di dolore dei dannati, che bestemmiavano e soffrivano allo stesso tempo. Non capiva da dove provenissero le urla, ma poi, ad un certo punto vide venirgli incontro una nuvola. Solo quando si trovò a pochi metri di distanza da lui si rese conto che all’interno di quella nuvola c’era un dannato. Dante non capiva che cosa stesse succedendo, Virgilio camminava avanti e indietro come se fosse stato cieco. Dante rimase paralizzato davanti al peccatore. Il dannato si presentò a Dante dicendogli di essere il famoso cantante Joe Cocker, morto di cancro ai polmoni. Dante non pronunciò parola, rimase in silenzio ad ascoltare Joe che raccontava come in vita fosse solito fumare quaranta sigarette al giorno. Finendo la chiacchierata Dante riuscì a farsi autografare la Divina Commedia e se ne andò trascinando Virgilio per i piedi che continuava a lamentarsi. Andrea

DANNATI Gli hater sono coloro che compiono atti di bullismo online. PENA E CONTRAPPASSO Si nascondono dietro una parete, come in vita si sono nascosti dietro a uno schermo. Tutte le volte che scrivono qualcosa sul cellulare vengono spinti dal vento fuori dalla loro parete. TESTO Quando Dante e Virgilio arrivarono nel girone degli hater si trovarono davanti ad una distesa di basse pareti di pietre purpuree, erano quasi tutte vuote, ma alcune ospitavano delle anime di ragazzi e di ragazze che urlavano e si lamentavano straziati. Sembravano costretti dal vento ad uscire, ma tentavano in tutti i modi di restare nascosti dietro la loro barriera di pietra. Quasi tutte le anime erano vestite in modo simile, probabilmente secondo la moda della loro epoca; i vestiti erano tutti sgualciti e sporchi, a forza di strusciarsi contro le pareti. Picchiettavano con le dita su degli strani aggeggi illuminati, sembrava che ogni volta che li toccavano venissero tirati fuori a forza dalle loro pareti dal vento. Dante avrebbe voluto avvicinarsi per vederli meglio e magari anche parlar loro. In quel momento si sentì un urlo lacerante, più forte degli altri. Era un'anima che si stava avvicinando pericolosamente a un’altra; i vestiti consumati svolazzavano gli uni verso gli altri, il vento era davvero potentissimo, i ragazzi cercavano in tutti i modi di rimanere dietro le pareti, urlavano, piangevano e imprecavano in modo straziante. Cosa dovevano aver fatto nella vita per meritarsi questo? La scena davanti agli occhi di Dante era troppo terribile e sapeva di non poter far nulla per loro, perciò si allontanò. Decise di dirigersi verso una ragazza spaventata. La giovane veniva spintonata dal vento verso di lui. Aveva gli occhi lucidi, ma non piangeva, non voleva rovinarsi il trucco. Più Dante si avvicinava, più ella sembrava spaventarsi; quando le fu a circa un metro e mezzo di distanza quella strillò terrorizzata e si nascose dietro alla parete più che poté. Dante allora alzò le mani in segno di resa e cercò di tranquillizzarla dicendo:- Non ti spaventare, non ti faccio nien…- ma non riuscì a finire la frase perché la ragazza sbraitò impaurita:- Tu sei vivo! Cosa ci fai qui? Cosa vuoi? Io non ho nulla da darti!- alla fine le si incrinò la voce e, non riuscendo più a trattenersi, scoppiò in lacrime. Virgilio rispose alle domande al posto di Dante:- E’ stato il re dei cieli a volerlo quaggiù. Vuole solo sapere qualcosa su di te.- Dante avrebbe voluto trattenersi, aspettare a fare domande, per lasciare alla ragazza il tempo di metabolizzare la cosa, ma non ci riuscì, voleva sapere cosa fosse l’affare luminoso che aveva in mano e perché lo tenesse sempre attaccato a sé picchiettandoci sopra:- Cos’hai tra le mani?- le chiese, lei si guardò le mani come se non si ricordasse di avere qualcosa in mano:- Questa è la mia arma e il mio scudo, è un cellulare, lo uso per comunicare con il resto del mondo, mi serve per nascondermi, come questa parete, ma anche ad attaccare.- Lo toccò velocemente per varie volte, poi una folata di vento la investì violentemente e la trascinò suo malgrado al di fuori della parete; lei urlò agonizzante e tentò con tutte le sue forze di trattenersi dietro la lastra di pietra. A Dante dispiaceva tantissimo per la povera ragazza e fu una tortura non poterla aiutare. Dopo non molto il vento si calmò e la giovane, intuendo l’interesse di Dante, riprese a raccontare la sua storia tra le lacrime:- Ho ferito molta gente con quest’arma.- Indicò il cellulare e continuò:- Alcune persone sono morte per colpa mia e delle mie parole. Non vi rivelerò il mio nome, è più facile agire senza username- Dante non capiva di cosa stesse parlando, di quanti anni era rimasto indietro? La ragazza, che ancora singhiozzava, scoppiò nuovamente in un pianto disperato, toccò ancora il suo cosiddetto “ cellulare” il vento la travolse ancora e, come avrebbe fatto per l’eternità, la ragazza si trattenne dietro la lastra purpurea con tutte le sue forze. Urlò, e il suo urlo lacerante si sovrappose a quelli degli altri ragazzi torturati in eterno. Quando il vento si placò la ragazza smise di urlare e tornò a piangere accasciandosi a terra. Dante non capiva bene la sua situazione, forse per questo si dispiaceva ancora di più per lei, anche se sapeva che doveva aver commesso peccati terribili per trovarsi lì. Non la voleva costringere a raccontare di lei, per fortuna non servì neanche incitarla, perché lei continuò alternando le parole ai singhiozzi:- Mi accorsi troppo tardi di quello che stavo facendo… Cominciò tutto con la foto di un ragazzo che non mi piaceva, la trovai su Instagram, gli scrissi qualche insulto, cose stupide, non pesanti. Lui non rispondeva, pensavo non gli arrivasse il significato di ciò che gli scrivevo; allora cominciai a scrivergli dicendogli che doveva chiudere il suo profilo, lui non lo faceva, allora i miei messaggi diventarono più aggressivi. Passai da scrivergli in privato a scrivergli pubblicamente, lo facevo da un profilo che non era il mio personale, era falso. La cosa andò avanti per un po’, lui metteva sempre meno video e foto, finché un giorno, smise completamente di pubblicare. Io ero contenta e non capivo quanto lui stesse male dall’altra parte dello schermo.- Urlò, la sua mano toccò il cellulare come se avesse una volontà propria. Il vento la spintonò contro la parete e lei imprecò tra lacrime e singhiozzi. Era davvero terribile guardarla, ma Dante voleva sentire la fine della sua storia. Lei si riprese, tentò di alzarsi in piedi, ci riuscì, ma poi si ributtò per terra. Continuò:- Lo feci altre due volte, in entrambe non mi resi conto del male che facevo…- le lacrime, che si erano momentaneamente placate per via del vento, tornarono a rigare il suo viso ormai coperto di trucco sciolto, mentre lei continuava a raccontare la sua storia:- Divenni consapevole di quello che facevo solo quando la mia migliore amica cominciò a postare meno. Mi disse che soffriva, che le arrivavano minacce dai social. Un giorno la mia amica non venne a scuola, non rispondeva ai miei messaggi. Il primo giorno non mi preoccupai, ma dopo due giorni che non rispondeva né alle mie chiamate né ai messaggi decisi di andare a casa sua.- Questa volta picchiettò sul cellulare volontariamente, come se volesse andare a sbattere contro il muro, voleva farsi male. Non urlò, pianse in silenzio. A Dante venne da piangere, era una scena terribile: una giovane ragazza pentita costretta a compiere atti di autolesionismo per l’eternità. Andò avanti dopo aver pianto pianto per molto:- Lei non c’era, i suoi familiari erano vestiti di nero.- Parlava non smettendo mai di piangere:- Mi dissero che l’avevano trovata di notte, con una scatola di candeggina a fianco, a terra, non respirava.- La poveretta piangeva, e io piangevo con lei. Nonostante il pianto la ragazza senza nome continuò a parlare:- Era morta.- La sua voce vacillava, e lei cominciò a balbettare, intuivo che il finale della triste storia stava arrivando:- Q-quando collegai l-le minacce da-da lei ricevute al s-suo, a-al suo s-suicidio… S-solo allora compresi tu-tutto il m-male che av-avevo fatto… S-sapevo che no-non sarei r-riuscita a rimanere in-in quel mo-mondo che anche i-io a-avevo deturpato… p-presa dalla r-rabbia c-contro me ste-stessa-. La vedeva tremare tra lacrime e i singhiozzi:- Mi-mi lanciai p-per strada, p-persi tutt-to il resto de-della mia vita s-sotto una ma-macchina- La sua storia era finita, lei, stremata dalle violente emozioni, picchiettò sul cellulare e, non avendo forze per trattenersi alla parete, spinta dal vento, si lasciò scaraventare contro il muro, non smettendo mai di piangere. Oh, quanto Dante si sentiva in colpa per averla fatta stare così male! Virgilio lo risvegliò dal suo stato di trance sussurrandogli all'orecchio:- Andiamo, dobbiamo scendere al prossimo girone. Lasciamo quest’anima dannata alla sua pena.- Dante non capiva come potesse essere così freddo e impassibile davanti a una scena del genere… forse ci era abituato… Viola Romero

DANNATI Gli omofobi disprezzano e insultano chiunque ami una persona dello stesso sesso PENA E CONTRAPPASSO Come in vita hanno discriminato coloro che amavano persone dello stesso sesso, ora sono continuamente derisi, mentre nudi sono legati a delle sedie. TESTO Dante iniziò a udire dei suoni lamentosi che provenivano da lontano, di conseguenza chiese a Virgilio cosa fossero quei pianti e questi gli rispose che erano gli omofobi e che quelli che sentiva erano i loro lamenti. Subito dopo raggiunsero i dannati e li trovarono nudi, legati ad una sedia, mentre venivano insultati da varie persone, infatti il loro peccato era quello di aver disprezzato e insultato gli omosessuali. Dante raggiunse i dannati e la sua attenzione fu subito catturata da uno di loro: Vincenzo un comunissimo ragazzo di Napoli. L’omofobo rivolgendosi a Dante gli disse che in vita non aveva accettato gli omosessuali, disse che aveva picchiato un ragazzo perché aveva baciato il suo compagno fuori da una tabaccheria e quella non era stata l’unica volta. Pronunciate quelle parole il ragazzo era esausto. Sentito il suo racconto Dante decise di passare al girone successivo… Pietro

DANNATI I razzisti PENA E CONTRAPPASSO Camminano a quattro zampe come cani, come in vita hanno trattato da cani le persone di altre etnie, religioni, orientamento sessuale, opinioni politiche, ecc... TESTO Dante e Virgilio raggiunsero una radura dove si trovavano tantissimi crateri dai quali uscivano gas e vapori fetidi. Questo luogo era pieno di strane figure. C’erano i dannati che venivano tenuti al guinzaglio da diavoli, che avevano le sembianze delle persone che i razzisti avevano odiato. I diavoli costringevano i dannati a camminare a quattro zampe umiliandoli come loro avevano fatto in vita. Dante chiese a due razzisti perché fossero lì e uno dei due rispose loro che si chiamava Adolf Hitler e che in vita aveva sterminato milioni di persone principalmente ebrei, ma anche zingari, omosessuali, disabili e oppositori politici. Dante gli chiese se la pensasse ancora così e Hitler rispose:” Certo, guarda dove sono finito per colpa di quei maledetti e come mi stanno umiliando!”. Dante si avvicinò all’altro dannato e gli chiese perché si trovasse lì, lui rispose dicendo che si chiamava Derek Michael Chauvin e che era il poliziotto colpevole di aver soffocato, George Floyd, solo perché di colore. Dante gli chiese se avesse cambiato idea riguardo al suo razzismo verso i neri. Il dannato rispose che grazie alla punizione aveva capito come ci si sente ad essere deboli e indifesi, ma ormai era troppo tardi. A un certo punto si sentì un fischio, i diavoli ordinano ai dannati di ripartire e questi si rimisero a quattro zampe e ricominciarono il loro eterno giro tra i gas vomitevoli e le bastonate. Giovanni

DANNATI Dipendenti da videogiochi PENA E CONTRAPPASSO Come in vita hanno sprecato molte ore davanti ai videogiochi,all’Inferno devono dedicare tutto il loro tempo ai videogiochi e la pausa consiste nel correre con le gambe atrofizzate TESTO Dante e Virgilio videro delle anime usare dei computer e delle console e altre correre senza motivo. Dante chiese a Virgilio che peccato avessero compiuto e questi gli spiegò che, come in vita avevano sprecato molte ore davanti ai videogiochi, all’Inferno avrebbero dovuto dedicare ventidue ore al giorno al gioco e due a correre con gambe atrofizzate. Dante rimase stupito perché alla sua epoca non esistevano macchine simili. Dante visto che c’erano poche anime ne chiamò una a caso per farsi raccontare la sua vita. Farid rispose al suo richiamo e gli raccontò che era morto all'età di sedici anni per aver giocato ininterrottamente ai videogiochi per giorni, mangiando poco e bevendo ancora meno, fino a morire per grave disidratazione. Dante non capendo molto chiese cosa fossero quelle macchine che tutti usavano. Il ragazzo gli spiegò che erano delle macchine con cui si poteva giocare con altre persone facendo finta di essere in un mondo immaginario, avventuroso e si poteva fingere di essere un personaggio molto forte e praticamente immortale, tutto ciò rendeva il gioco incredibilmente avvincente. Nonostante questa descrizione fatta dal ragazzo, Dante non aveva capito molto. Lo salutò e procedette nel girone successivo. Francesco Capparelli

DANNATI I dipendenti dai social sono coloro che hanno vissuto superficialmente dedicando la maggior parte del loro tempo al mondo virtuale. Sono puniti perché non hanno vissuto interagendo con il mondo reale e si sono privati così di tutte le emozioni, i sentimenti e gli affetti autentici che la vita offre. PENA E CONTRAPPASSO I dannati sono costretti a stare in piedi e immobili con il volto rivolto verso grandi schermi, appesi alle pareti di una grotta, che riproducono immagini e video postati in rete da persone che vivono felici la loro vita. Inoltre, alle loro spalle, vengono riprodotte dallo specchio rivelatore, posto al centro della grotta, sensazioni del mondo reale che suscitano nei dannati il forte desiderio di una vita vera e il doloroso rammarico per averla sprecata. I dannati si sono dedicati ad una vita passiva, appassionandosi e interagendo solamente con il mondo virtuale. Ora non possono più in alcun modo interagire con i social riproposti sui grandi schermi appesi di fronte a loro e inoltre alle loro spalle vengono riprodotte sensazioni che stimolano un forte desiderio di una vita attiva, ormai perduta, provando così un forte rimpianto per aver sprecato la loro vita. TESTO I due poeti si accorsero che da una galleria alla loro destra provenivano delle strane luci colorate. Attirati da quell'antro luminoso, decisero di andare a vedere di che cosa si trasse. Arrivati, capirono subito di essersi addentrati in un terribile girone dell’Inferno: quello dei dipendenti dai social. Immediatamente si accorsero che lì tutte le anime dannate erano piuttosto giovani e avevano caratteristiche fisiche comuni: gli occhi erano completamente bianchi e cerchiati da grandi occhiaie viola, la carnagione era molto chiara quasi tendente al grigio e i loro capelli erano lunghi, sporchi e spettinati. Ogni anima dannata, in questo girone, scontava la propria pena stando in piedi con il volto rivolto verso grandi schermi luminosi appesi alle pareti della grotta senza poter in alcun modo interagire con essi. Non potevano postare fotografie o video… e osservavano impotenti le immagini di giovani che spensierati ballavano e si divertivano proponendo sempre nuove challenge. I due poeti non potevano sapere che quegli strani quadri sulle pareti della galleria non erano altro che monitor che proponevano video di varie app come Instagram, Facebook, Tik-tok ecc… Spaesati e sconvolti per le cose che stavano vedendo, decisero di avvicinarsi alle anime per scoprire qualcosa di più e capire quale fosse la pena che veniva scontata in quel girone e il peccato commesso in vita. Provarono così a colloquiare con loro, ma senza risultato: nessuna poteva rispondere alle loro domande. Dante e Virgilio riuscivano a sentire comunque il malessere e la sofferenza di quei dannati. Proprio mentre stavano per andare via, i due poeti notarono lo "specchio rivelatore" al centro della galleria. Lo specchio, che rifletteva immagini, suoni e profumi della natura, poteva dare risposte alle domande dei due visitatori. Dante allora chiese quale fosse il peccato e la pena che quelle anime stavano scontando. Lo specchio rispose che quelle anime avevano sprecato la loro vita dedicandosi unicamente al mondo virtuale e all’Inferno erano costrette ad osservare inermi monitor sempre attivi per ricordare loro la propria colpa. La pena inflitta invece è quella di provocare in loro, attraverso le sensazioni riprodotte dallo specchio, il forte desiderio di una vita fatta di rapporti umani autentici in un mondo reale: per l’eternità proveranno il rimorso per non averlo capito prima e per non aver vissuto veramente. Alessia

DANNATI Gli hacker PENA E CONTRAPPASSO In vita tramite dispositivi elettronici hackeravano le persone entrando nei loro account privati, appropriandosi di identità, dati, denaro. Il loro compito nell'Inferno è di controllare tramite computer se tutti i dannati stanno subendo la pena prevista, se non lo fanno avvisano Lucifero pronto a punirli. INCONTRO CON DANTE Dopo aver incontrato gli stalker Dante e Virgilio proseguirono. Ad un certo punto arrivano in corrispondenza di un burrone, lì sotto si vedeva una piazza enorme piena di dannati che lavoravano al computer. Neanche il tempo di guardare e subito a lato si formò una scala completamente fatta di computer; Virgilio disse a Dante di proseguire. Una volta scesi parlarono con un dannato, l’hacker Robert Morris, il quale spiegò loro che la scala era stata posizionata attraverso il computer. Dante volendo saperne di più sugli hacker chiese a Robert di raccontargli qualcosa della sua vita. Robert era un hacker statunitense nato nel 1965 e morto da poche settimane. Lui riusciva a entrare negli account non come gli altri hacker, ma sfruttava i bug presenti nel computer e una volta entrato riusciva a prelevare soldi poco alla volta così da non farsi sorprendere. Nicolò

DANNATI I pedofili sono persone “malate” ovvero deviate mentalmente, il loro obiettivo è quello di adescare bambini o ragazzini a scopo sessuale. Un tempo, senza internet, i pedofili adescavano le loro vittime all'aperto, magari frequentando i giardinetti dove i bimbi solitamente andavano per giocare e con delle scuse tipo “ho dei bei cuccioli a casa vuoi venire a vederli?” o con altri stratagemmi tipo le caramelle o dolcetti di ogni tipo, che attirano l'attenzione dei bambini, riuscivano nel loro intento, quello di conquistare la fiducia del bambino. Oggi ci sono tanti mezzi a loro disposizione per adescare i bambini o gli adolescenti, per esempio con internet, attraverso i giochi online. Funziona così, loro si iscrivono a un gioco online spacciandosi per ragazzini, quindi parlano il nostro linguaggio, si danno un falso nome e una falsa età, in questo modo chi partecipa ai giochi crede di farlo con un coetaneo. Sono scaltri, conquistano la fiducia per un po' di tempo e poi magari chiedono di incontrarti a un parco o da qualche parte per conoscerti di persona. So queste cose perché mio papà ha lavorato nella sezione della Polizia Postale e quindi ci ha sempre raccontato brutti episodi, raccomandandoci di prestare attenzione e di non condividere mai on line informazioni private. PENA E CONTRAPPASSO La loro pena è quella di esser costantemente inseguiti da un mostro con la faccia da bravo signore, ma con viscide mani da rospo. Il suo busto è quello di un serpente e le gambe sono quelle di un ragno. I pedofili non possono mai vedere in faccia il mostro e la loro tortura è quella di dover scappare sempre correndo su chiodi arrugginiti. Il mostro chiede loro se vogliono delle caramelle, si tratta delle domande che il pedofilo rivolgeva alle sue vittime. TESTO Dante e Virgilio raggiunsero dei vicoli bui e tetri che sembravano non finire mai; se si guardava in alto si poteva notare che il cielo scuro era ricoperto, al posto delle stelle, da volti di bambini, vittime dei dannati che erano puniti in quel luogo. I due poeti sentirono improvvisamente un grido di disperazione e di paura proveniente da un vicolo non molto lontano da loro, per curiosità andarono a vedere, ma rimasero su un ponticello sopraelevato, perché altrimenti avrebbero rischiato di farsi del male camminando sui chiodi arrugginiti lì presenti. Appena arrivarono a un incrocio videro un dannato mentre cercava di correre via da una creatura che lo stava inseguendo: un mostro con la faccia da bravo signore, ma con viscide mani da rospo. Il suo busto era quello di un serpente e le gambe quelle di un ragno. Dante disgustato da quelle anime depravate, espresse a Virgilio il desiderio di allontanarsi al più presto da lì. Samuele

DANNATI Gli stalker sono persone che arrivano a compiere anche gesti estremi perché ossessionati da un altro individuo, perseguitandolo o in casi estremi giungono ad ucciderlo. PENA E CONTRAPPASSO Come in vita hanno tormentato altre persone, così ora sono tormentati da voci all’interno della loro testa. TESTO Dante, mentre si avviava verso il girone successivo, inciampò e cadde in un corridoio, nell’oscurità più profonda. La cosa più inquietante era il silenzio eterno. Solo dopo aver camminato a lungo Dante e Virgilio iniziarono a sentire delle voci che dicevano: ”Dove sei? Dove siete? Cosa volete da me?” “Noi?” chiese Dante “Di chi è questa voce? Non l’ho mai sentita!” disse il dannato. “Sono il poeta fiorentino Dante Alighieri e tu chi sei?” chiese Dante. “Sono una persona che non dovrebbe esistere per le scelte di vita che ho fatto” disse l’anima dannata. Dante si avvicinò alla voce sempre di più e scorse un corpo con dei segni di bruciature. “Cosa ti ha procurato queste ferite?” chiese Dante. “Me le sono procurate da solo perché in vita ho tormentato e perseguitato la mia ex moglie “disse il dannato singhiozzando e tenendosi la testa. Dante chiese al dannato: “Perché lo hai fatto…”, ma venne subito interrotto dal dannato “Che volete da me?”. “Noi?” chiese Virgilio “Sì, voi” disse il dannato “Vorremmo che tu ci raccontassi la tua storia” gli rispose con molta gentilezza Dante. “Non vi racconterò niente, andate via!” urlò. “Allora arrivederci” rispose Dante con molta calma. “Aspettate...ho cambiato idea, vi racconterò la mia storia". Era un pomeriggio come tanti altri, quando ad un certo punto mi è arrivato un messaggio da Silvana, la mia ex moglie, nel quale mi diceva che dovevamo parlare di una cosa importante; allora io mi fiondai a casa di corsa pensando fosse successo qualcosa di grave, ma quello che mi attendeva era molto peggio. Attraversata la soglia di casa come ogni giorno avevo adagiato il mio cappello e il mio cappotto sull’appendiabiti e mi ero infilato ciabatte di lana. Quando entrai in cucina per prepararmi il pranzo Silvana era seduta al tavolo vicino al frigo con l’anello di fidanzamento in mano (che alla epoca mi era costato una fortuna) e mi disse testuali parole: “Non ti amo più”, allora io preso dallo sconforto caddi a terra all’ altezza delle sue ginocchia chiedendo: “Perché, cosa ho fatto di sbagliato?” e lei per giustificarsi disse solo: “Con il tempo si cambia e anche i sentimenti cambiano …mi dispiace è finita”. Il giorno seguente lei se ne andò. Da quel momento non riuscii più ad accettare che lei non ci fosse più; quindi feci una delle cose più spregevoli che avrei mai potuto fare di cui ancora mi pento, la iniziai a pedinare, prima lo facevo solo per rivederla, anche se poi si trasformò in una vera e propria ossessione, iniziai a scriverle dei messaggi intimidatori e poi…”, ma fu fermato da Dante che gli chiese: “Hai mai pensato di parlarne con qualcuno?” Il dannato gli rispose: “No, fu quello il mio sbaglio… arrivai a compiere un' azione estrema. Un giorno andai da lei perché sapevo dove abitava. Quel giorno avevo portato con me dell’acido. Salii dagli scalini della sua porta di casa che mi sembrarono centinaia anche se erano solo tre, bussai alla porta ripetutamente e sentii qualcuno scendere le scale: era Silvana, lei aprì la porta e io le gettai addosso l’acido con l’intento di sfigurarla per sempre. Lei si mise ad urlare. Io, nel giro di pochi secondi, mi ero volatilizzato correndo come un forsennato. Successivamente morii in un incidente d’auto dieci anni dopo. Così finisce la mia triste storia e ora sento ogni giorno milioni di voci, tra cui quella di Silvana” Dante svenne e Virgilio salutò il dannato caricandosi in spalla Dante e si avviò al girone successivo. Alessio

DANNATI

  • Negazionisti (coloro che non credono che esista il Covid-19)
  • Coloro che non rispettano le norme anti-Covid 19
  • Coloro che non hanno fiducia nei dottori che lavorano negli ospedali per combattere la malattia Covid-19
PENA
  • Negazionisti
Vengono curati da coloro che non credono ai dottori e quando i “dottori” smettono di prestar loro attenzione la loro pelle inizia a bruciare e l’unico modo per far smettere il supplizio è continuare a curare.
  • Coloro che non rispettano le norme anti-Covid
Respirano a malapena e sono ricoperti di mascherine. Se se le tolgono la loro pelle incomincia a bruciare e l’unico modo per far cessare il dolore è rimettersi le mascherine
  • Coloro che non hanno fiducia nei dottori
I dannati devono curare eternamente i negazionisti, la cui carne brucia sempre di più e l’unico modo per non farli soffrire è curarli sempre CONTRAPPASSO
  • Negazionisti:
Come in vita erano convinti che il Covid-19 non esistesse, ora sono costretti a provare la sensazione che hanno provato i malati di Covid-19
  • Coloro che non rispettano le regole anti-Covid:
Come in vita si sono lasciati trascinare dalla tentazione di non rispettare le norme di sicurezza anti-Covid, ora sono tentati a farlo ogni secondo per l’eternità
  • Coloro che non hanno fiducia nei dottori:
Come in vita non hanno avuto fiducia nei medici che curavano le persone ammalate di Covid-19, ora sono costretti a curare i negazionisti. AMBIENTAZIONE: I dannati si trovano in un immenso campo vuoto dove continua a piovere. Il campo si divide in due parti principali:
  • Zona: Dottori e Dottoresse
Il campo è pieno di barelle su cui siedono i negazionisti e per ogni barella c’è un “dottore o dottoressa”
  • Zona: baia del dolore
Il campo è completamente vuoto e piove eternamente. I dannati si trovano in punti casuali e scontano la loro pena TESTO Dante e Virgilio proseguirono il loro cammino, ma continuarono lentamente perché Dante era rimasto ancora provato dall’incontro precedente. Appena vide davanti a sé il campo con i dannati che soffrivano gli venne un colpo e ne rimase scioccato. Impallidì nel vedere così tanta sofferenza. Si fermò qualche secondo per riprendersi e Virgilio corse in suo aiuto per tirarlo su di morale. Continuarono a camminare, ma la vista di Dante venne attratta da qualcosa che proveniva dall’alto: era Caronte il quale navigava in una specie di flusso e stava traghettano molte anime. Dante notò che una di esse si era sporta fuori dalla “nave” e stava osservando con preoccupazione i dannati che soffrivano nel campo. Allora chiese al fidato poeta chi fosse quell’uomo dal dolce viso e come mai continuasse a fissare le anime dei dannati ed egli rispose: -Quell’uomo ha salvato l’America, ha preso il posto di un altro ed è riuscito a salvarli tutti: si chiama Joe Biden- continuò -Sta osservando che fine hanno fatto le persone che non l’hanno seguito quando era in carica e coloro che hanno votato un altro al suo posto… I due proseguirono, Dante rifletté su quelle parole e capì che quell’anima proveniva dal futuro: in un epoca in cui lui non aveva vissuto. Si chiese come sarebbe stato vivere in quel mondo e se ancora la sua opera sarebbe stata letta da molte persone come avveniva allora. Comunque, smise di pensarci e continuò il cammino. Arrivarono in un campo dove si sentivano in lontananza delle urla e c’era odore di sangue e carne bruciata. Più si avvicinavano e più le urla e il fumo aumentavano. Dante capì che i dannati che avrebbe incontrato di lì a poco, dovevano aver compiuto atti davvero gravi. I due poeti incrociarono lo sguardo, preoccupati. Virgilio intimò a Dante di stargli vicino e di non chiedere niente. Dante si insospettì a tal punto da dubitare, per qualche secondo, del suo caro amico. Era diffidente, ma una cosa era certa: sarebbe capitato qualcosa di lì a poco. Dante squadrò il campo: era diviso in due parti, da un lato intravedeva delle barelle e del fumo alzarsi da ognuna di esse. Dall’ altra notò che i dannati erano ricoperti da piccoli teli legati con dei lacci. Continuò… Dante stava già andando a vedere curioso cosa ci fosse, ma venne fermato da Virgilio che gli spiegò che per continuare il loro cammino avrebbero dovuto passare solamente da un lato del campo. Dante rifletté su dove andare: aveva davanti a sé una distesa di dannati, ma non sapeva scegliere. Da un lato voleva scoprire da dove e da cosa provenisse quel fumo, ma…. scelse l’altro lato perché era troppo curioso di sapere cosa fossero quei teli che i dannati portavano addosso. Non poté aspettare e si mise in cammino. Inizialmente credette che fossero degli strumenti di tortura, ma più si avvicinava, più capiva che doveva essere qualcosa che bisognava usare in vita. Il poeta arrivò a un metro dai dannati. Notò che erano disposti non omogeneamente sul campo e che il primo si stava avvicinando. Stava soffrendo molto. Appena Dante cominciò a parlargli questi venne colto da una luce potentissima dall’alto che lo accecò e lo sollevò in aria come un corpo morto. Tutti quegli oggetti di cui Dante non conosceva né il nome né la funzione si tolsero magicamente e il dannato provò sollievo; tornò a terra e si rivolse verso l’alto: -Grazie! Egli spiegò al poeta che era stato graziato da Dio per il tempo della sua permanenza, dopo la quale sarebbe tornato a soffrire. -Vedi- disse lui al sommo poeta, prendendolo a braccetto con un’aria tranquilla –Nel mondo in cui ho vissuto io ci sono molti cambiamenti rispetto a quando hai vissuto tu. Ad un certo punto un virus ha iniziato a invadere il nostro mondo, era così piccolo che non si poteva neanche vedere. Si intrufolava nei nostri corpi e si cibava dei nostri polmoni, togliendoci la vita. Quelle cose che hai visto prima…- Dante intervenne con un’aria di fierezza -Gli stracci??- e lui - Sì, proprio quelli. Noi le chiamiamo mascherine; quando ero ancora in vita ci obbligarono a metterle sulla faccia per arginare il virus.- Dante annuì perplesso pensando che il nuovo mondo dovesse essere davvero inquietante. Poi si accorse di una cosa… -Ma quindi, perché tu e gli altri siete ricoperti da quelle mascherine?- ed egli –Be’… vedi, non tutti apprezzavano questo modo di vivere- Dante deglutì -non tutti resistettero a tenerle indosso. Molti erano convinti che fossero inutili così abbiamo deciso di ribellarci. Purtroppo capisco solo ora il mio errore: infatti se fossimo riusciti a resistere ancora un po’, probabilmente il virus sarebbe stato sconfitto prima e avremmo impedito che molte persone morissero: ho indotto molte persone a non seguire le regole. Facendo ciò mi sono creato molti nemici. Il mio nome è Donald Trump.- Martino

DANNATI Gli spacciatori PENA E CONTRAPPASSO Si trovano in un bosco in cui è sempre notte e sono frequentemente rincorsi da belve feroci. Vedono tutto sfocato e hanno delle siringhe conficcate negli occhi. Mentre in vita si sono arricchiti sulla pelle degli altri, all’Inferno provano su loro stessi le sofferenze che hanno causato a coloro ai quali hanno venduto le droghe. TESTO Dante e Virgilio giunti nel cerchio degli spacciatori, si incamminarono verso un uomo seduto su una sedia intento a fumare. Una volta raggiunto il dannato Dante gli chiese chi fosse ed egli rispose dicendo che era Pablo Escobar, uno dei più grandi pusher della storia. Pablo Escobar era seduto lì con due siringhe negli occhi e una sigaretta accesa circondato da lupi pronti a inseguirlo. Edoardo

DANNATI: Gli autori di femminicidio PENA E CONTRAPPASSO Gli autori di femminicidio devono stare dentro delle pozze di sangue con intorno delle donne o delle ragazzine che gridano ogni cinque minuti (come in vita si sono sporcati di sangue) TESTO: Dante e Virgilio raggiunsero il cerchio in cui erano puniti gli autori di femminicidi. Era tutto buio e si sentivano grida da brivido come se stessero uccidendo qualcuno. Dante sentiva il pavimento tutto bagnato e c’era un odore da farti svenire. Virgilio allora decise di accendere una torcia, perché non riusciva più a vedere e sentire Dante. Dante e Virgilio rimasero sconvolti da quello che videro: c’erano delle pozze di sangue profonde quattro o cinque metri all’interno delle quali si trovavano uomini ricoperti di sangue che avrebbero voluto scappare, ma c’erano delle mani che li trattenevano, erano le mani erano di donne che avevano ucciso in vita. Poi ogni cinque minuti arrivavano intorno alle pozze delle donne ferite e sporche di sangue che urlavano da farti diventare sordo. Dante chiese a Virgilio chi fossero quelle anime dannate, lui gli rispose che si trattava degli uomini che uccidono o maltrattano le donne, di solito sono ex compagni o ex mariti. Dante chiese a Virgilio il perché facessero queste cose, ma Virgilio non sapeva dargli risposta. Il sommo poeta per capire chiese a una ragazza piccolina e magrolina che stava urlando di raccontargli la sua storia, la giovane si girò ed esaudì la sua richiesta. -Io e i miei genitori passavamo un momento difficile, stavamo sempre a litigare e così io andavo sempre dal mio ragazzo a rifugiarmi, per confrontarmi, per sfogarmi… perché lui mi dava sempre una mano. La notte del 3 settembre 2016 il mio ragazzo mi chiamò e mi chiese di raggiungerlo, i miei genitori, ancora svegli, mi dissero di non andarci e mi consigliarono di andare a dormire, ma io scappai di casa e lo raggiunsi. Mi portò in un in un posto isolato, io mi stavo preoccupando, ma lui mi disse di stare serena. Noi iniziammo a parlare delle nostre famiglie, che erano troppo protettive, ma piano piano iniziammo a litigare perché lui diceva che da quando stava con me la sua vita era cambiata in peggio, i miei problemi lo assillavano. I suoi occhi diventarono furiosi dalla rabbia. A un tratto mi disse che doveva andare a prendere una cosa in macchina, ma quando ritornò lo vidi con dei sassi grossi e a punta, io iniziai a spaventarmi, lui li lanciò contro di me e io scappavo, ma ero ferita a una gamba e quindi rallentai sempre di più finché non lo vidi in faccia, sembrava un’altra persona, e lui mi disse che io l’avevo rovinato, queste sono state le ultime parole che ho sentito.- Dante le chiese:-Quanti anni hai? Come ti chiami? Lei disse:- Avevo sedici anni e mi chiamo Noemi- Dante e Virgilio erano rimasti pietrificati, non capivano come una ragazza di sedici anni potesse esser stata uccisa dal proprio ragazzo senza motivo. Dante iniziò a sentirsi male per l’odore del sangue e per la storia di Noemi e svenne. Lisa

DANNATI I bracconieri PENA E CONTRAPPASSO Sono puniti in modo da vivere sulla propria pelle le sofferenze inflitte agli altri esseri viventi. Si trovano in una foresta umida dove si sentono pianti e urla. Vengono rincorsi all’infinito da animali feroci e ogni volta che sono sbranati rinascono e sono costretti a fuggire di nuovo. TESTO Dante e Virgilio incontrano un bracconiere. Dante: - Perché ti trovi qui?- Bracconiere: - Sono qui perché ho ucciso un elefante e ho preso le sue zanne e le ho vendute- Virgilio: - Ma perché l’hai fatto? Bracconiere: - Perché dei miei amici mi hanno offerto più di 1000 € e io allora, quando si parla di soldi...- Dante: - Eri così accecato dai soldi che non hai pensato a ciò che facevi?- Bracconiere: - Non è stato l’unico elefante...da quel momento ho iniziato ad arricchirmi uccidendo un elefante dopo l’altro. Finché non sono stato ucciso da una guardia forestale in Africa-. Francesco

DANNATI I mafiosi PENA E CONTRAPPASSO Il luogo in cui si trovano è caratterizzato da un pavimento ricoperto da tizzoni ardenti. L’ambiente è tutto arancione per il fuoco, la temperatura sfiora i 130 gradi, le anime hanno sempre fame e non possono mangiare; devono correre sui tizzoni e non si possono fermare, perché se lo fanno saltano in aria a causa di esplosioni. Vengono puniti in modo da provare sulla propria pelle le sofferenze inflitte agli altri. TESTO DANTE: chi sono questi dannati che corrono? VIRGILIO: sono le anime dei mafiosi che in vita hanno compiuto azioni violente contro persone innocenti, facendole saltare in aria ed è per questo che, quando queste anime si fermano, saltano in aria anche loro. DANTE: ma che cosa vuol dire “mafiosi”? VIRGILIO: mafia è un termine che indica un tipo di organizzazione criminale che usa violenza e omertà per terrorizzare le persone e avere la loro collaborazione per ottenere profitti. Gabriele

DANNATI Gli ecomafiosi Con il termine ecomafia si indicano tutte quelle attività illegali compiute da mafiosi che arrecano danni all'ambiente. Questo tipo di criminali vengono puniti perché distruggono e devastano l’ambiente senza rispettare le regole. Esiste un luogo in Italia chiamato “Terra dei Fuochi”, dove vengono buttati rifiuti e sostanze tossiche. La natura, col passare del tempo, viene danneggiata irrimediabilmente, come anche la salute delle persone. TESTO Dante e Virgilio procedendo nel loro cammino videro dinanzi a loro delle montagne di plastica. Tutte le anime presenti in quel luogo si cibavano dei rifiuti che, nella vita terrena, avevano gettato nell’ambiente. Dante chiese a Virgilio come mai ci fossero delle piccole vasche e la sua guida gli rispose dicendo che coloro che non volevano mangiare i rifiuti venivano immersi al loro interno in sostanze inquinanti e tossiche. Dante vide delle anime che, a differenza delle altre, venivano bruciate. Erano coloro che, nella vita terrena, avevano incendiato i rifiuti tossici inquinando l’aria e causando la morte di molte persone. Simone

DANNATI I boss mafiosi PENA E CONTRAPPASSO Sono rinchiusi dentro a bolle insonorizzate che non permettono loro di vedere all’esterno. Come in vita hanno falsamente giurato protezione ai deboli, ora sono rinchiusi in bolle di vetro che insonorizzano la voce e che non fanno vedere loro l’esterno. TESTO Dante e Virgilio proseguirono il loro cammino e raggiunsero il luogo in cui si trovavano i boss mafiosi. Il luogo era cupo, così tetro che metteva paura, c'era puzza di fumo e l'aria era sporca, c'era odore di polvere da sparo. Il poeta si accorse subito di un particolare: c'era un silenzio assoluto. Virgilio si avvicinò ad un mostro ripugnante che se ne stava in un angolo. Aveva la testa da uomo, che rappresentava l'inganno dei mafiosi i quali sembrano persone giuste, ma aveva il corpo da piovra nera, simbolo della mafia. Dante chiese di poter parlare con uno di loro. Virgilio, senza nulla obiettare, si avvicinò ad una delle bolle e con un tocco la fece diventare trasparente. L'anima dannata al suo interno aveva una faccia stupita. Dante pensò che non avesse mai visto cosa ci fosse all'esterno della sua bolla. Il mostro parlò a Virgilio dicendo: “Questo è il boss di Corleone: Toto' Riina”. Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, Virgilio chiese perché fosse rinchiuso lì. Lui rispose con voce roca e quasi infastidita: "Cosa vi importa? Lasciatemi in pace". Mentre pronunciava tali parole il suo volto continuava ad arrossire fino a sembrare una palla di fuoco. Virgilio insistette e lui rispose: "In vita fui un uomo d'onore il più grande degli uomini d'onore di Cosa nostra, fui io che diedi l’ordine di uccidere Giovanni Falcone, colui che per la prima volta, riuscì a mettere in ginocchio la mafia". Virgilio scioccato dalla risposta di Totò decise di far chiudere le bolle e di passare alla bolgia successiva. Caterina

DANNATI Dipendenti da videogiochi PENA E CONTRAPPASSO Come in vita hanno sprecato molte ore davanti ai videogiochi, all’Inferno devono dedicare tutto il loro tempo ad essi e la pausa consiste nel correre con le gambe atrofizzate. TESTO Dante e Virgilio videro delle anime usare dei computer e delle console e altre correre senza motivo. Dante chiese a Virgilio che peccato avessero compiuto e questi gli spiegò che, come in vita avevano sprecato molte ore davanti ai videogiochi, all’Inferno avrebbero dovuto dedicare ventidue ore al giorno al gioco e due a correre con gambe atrofizzate. Dante rimase stupito perché alla sua epoca non esistevano macchine simili. Poiché c’erano poche anime ne chiamò una a caso per farsi raccontare la sua vita. Un tale Farid rispose al suo richiamo e gli raccontò che era morto all'età di sedici anni per aver giocato ininterrottamente ai videogiochi per giorni, mangiando poco e bevendo ancora meno, fino a morire per grave disidratazione. Dante non capendo molto, chiese cosa fossero quelle macchine che tutti usavano. Il ragazzo gli spiegò che erano delle macchine con cui si poteva giocare con altre persone facendo finta di essere in un mondo immaginario, avventuroso e ci si poteva illudere di essere un personaggio molto forte e praticamente immortale, tutto ciò rendeva il gioco incredibilmente avvincente. Nonostante questa descrizione fatta dal ragazzo, Dante non aveva capito molto. Lo salutò e procedette nel girone successivo. Francesco

I BOSS MAFIOSI

I tiktoker

I MAFIOSI

Gli stalker

I vandali

I dipendenti dai videogiochi

Gli omofobi

Gli spacciatori

Gli hater

I bracconieri

I fumatori

I dipendenti dai social

Gli autori di femminicidio

I pedofili

I razzisti

Gli ossessionatidalla perfezione corporea

Gli hacker

I negazionisti del Covid-19

GLI ECOMAFIOSI

L'INFERNO OGGI

Per incontrarei dannati e scoprirele loro peneclicca sui bollini del testoe delle immagini.

I.C. San Francesco Da Paola

Classe 3D

DANNATI I vandali sono coloro che devastano e deturpano beni e oggetti di proprietà pubblica, monumenti, opere d’arte,ecc... PENA E CONTRAPPASSO Mentre in vita utilizzavano la pittura per imbrattare muri, monumenti, vagoni, ecc, ora sono immersi in una vasca piena di vernice e vengono investiti da oggetti che cadono dal cielo. TESTO Dante e Virgilio raggiunsero un’altura fatta di pietra rossa quasi friabile. Guardando giù si poteva vedere solo una specie di nebbiolina, l’aria era pesante e immobile. Dall’alto si vedevano cadere pezzi di ferrovie, mattoni, pezzi di scivoli ... Dante sentiva urla, pianti e bestemmie. Spaventato chiese a Virgilio quale tipologia di dannati venissero puniti in quello scempio. Virgilio, conoscendo bene l’Inferno, rispose prontamente alla domanda di Dante: si trattava dei vandali. Dante propose a Virgilio di scendere tra le rovine che, franando, avevano formato un sentiero che permise ai due poeti di raggiungere i piedi dell’altura. Scendendo le urla si facevano più forti, il rumore di quei singolari meteoriti continuava a farsi sempre più fragoroso e intenso. Dante e Virgilio arrivarono ai piedi dell’altura. Lì videro dei dannati immersi in una vasca piena di pittura colorata proprio come Virgilio aveva descritto. I dannati cominciarono a sprofondare nella vernice, finché non si videro altro che bollicine come pesci sotto l’acqua. Pochi secondi dopo videro i dannati finire sul fondo della vasca. Essi si disposero rapidamente e immediatamente ai bordi e agli angoli della vasca e subito dopo, dal cielo, cominciò a cadere vernice di un colore diverso da quello di prima che riempì nuovamente la vasca. Di nuovo i dannati sparirono sotto la vernice che sembrava più densa e poco dopo riaffiorarono. Dante svenne dallo spavento provocatogli dal tonfo di un vagone che cadde dal cielo nella vasca. Quando riprese i sensi, vide solo che Virgilio, contrariato, lo stava trascinando su per l’altura. Matteo

DANNATI Gli ossessionati dalla perfezione corporea hanno dedicato la loro vita a migliorare il loro aspetto per sentirsi superiori agli altri o perché incapaci di accettare se stessi. Si dividono in tre gruppi: -coloro che vanno sempre in palestra -coloro che si sottopongono a numerosi interventi di chirurgia estetica -coloro che non seguono un’ alimentazione corretta TESTO Dante e Virgilio raggiunsero una nuova categoria di dannati: gli ossessionati dalla perfezione corporea. Videro un castello isolato, tutto nero, ricoperto da ragnatele, molto simile ai castelli dei film horror e ci entrarono. C’era un corridoio lunghissimo, buio, polveroso, abbandonato e sporco, dopo una lunga camminata si trovarono di fronte a tre porte bianche con un cartello appeso a ognuna di esse. Virgilio lesse i cartelli ad alta voce in modo che Dante potesse capire. Nel primo cartello c’era scritto “SCUSATE SONO IN PALESTRA”, nel secondo “SCUSATE SONO DAL CHIRURGO” e nell’ultimo “SCUSATE SONO A DIETA”. Dante rimase sorpreso e si fermò davanti alle porte, ma Virgilio lo prese per mano e insieme varcarono la prima. Come prima cosa udirono le urla dei dannati e successivamente notarono che i muri erano tutti colorati e si incuriosirono. I dannati erano legati con uno spago molto resistente a delle sedie posizionate in modo circolare, all’interno di questo grande cerchio si trovavano degli attrezzi da palestra nuovi, splendenti, perfetti. La pena dei dannati era quella di rimanere immobili a fissare quei meravigliosi attrezzi senza poterli usare. Era difficile liberarsi dagli spaghi, ma non impossibile, chi ci riusciva dopo un momento di grande felicità veniva legato nuovamente ed era più deluso di prima perché gli attrezzi appena venivano toccati generavano una scossa elettrica fortissima. Mentre in vita non smettevano un attimo di fare ginnastica per avere un bel fisico, ora sono costretti a stare immobili a fissare ciò che desiderano. Dante rimase colpito da due dannati che scontavano la loro pena insieme. Essi smisero per qualche minuto di cercare di slegarsi da quell’orribile spago per raccontare la loro storia. Una delle due anime iniziò a parlare: “Salve essere ancora vivente, io sono Luca e lei è mia moglie Camilla, in vita andavamo sempre in palestra e un giorno nella palestra di un nostro amico un ragazzo ci chiese ripetutamente di andare prima lui su un attrezzo e noi rispondemmo varie volte di no e dopo una settimana dall’accaduto costui svitò una vite di un attrezzo molto pesante appositamente e ce lo fece cadere addosso, lui voleva solo farci del male, ma noi morimmo sul momento”. Mentre Luca raccontava, la moglie, per non ascoltare nuovamente la loro storia, cercò di slegarsi e ci riuscì così prese la scossa toccando l’attrezzo. Dante si rattristì e commosso decise di cambiare stanza. Entrarono nella seconda stanza dove, a differenza della prima, c’era un silenzio assoluto. Qui i dannati avevano corpi deformati ed erano costretti a guardarsi allo specchio per constatare quanto erano brutti. I loro corpi erano in quello stato perché avevano subito interventi di chirurgia plastica andati male. Era il supplizio a cui erano condannati coloro che in vita avevano sviluppato una vera e propria dipendenza dalla chirurgia estetica, una vera ossessione per i “ritocchini”; vivevano solo ed esclusivamente per il proprio aspetto esteriore trascurando tutto il resto. Siccome in vita avevano subito molteplici interventi per raggiungere la perfezione fisica ora sono costretti a guardarsi allo specchio e a vedersi brutti. Dante rimase senza parole davanti a quei corpi deformi e chiese al suo accompagnatore di cambiare velocemente stanza. I due entrarono nella terza e ultima stanza, qui la porta era la più arrugginita perché questa categoria esisteva da più tempo. Questa stanza era affollata da gente obesa e gente magrissima, insomma con un corpo tutt’altro che perfetto. Queste persone in vita avevano sviluppato un rapporto malato con il proprio corpo sul quale avevano esercitato costantemente una forma di controllo. Dante era desideroso di parlare con loro, per capire cosa li avesse spinti a quell’ossessione per il proprio peso, a quel rapporto tormentato con il cibo tanto da arrivare a digiunare o mangiare compulsivamente, ma alla vista di un ragazzino anoressico ormai ridotto a pelle e ossa svenne per l’impressione. Giulia

DANNATI I tiktoker PENA E CONTRAPPASSO I dannati, che si trovano all’interno di stanze senza finestre, devono ballare i balletti di Tik Tok fino allo stremo, solo allora hanno una pausa di massimo tre minuti. Il break consiste nello stare legati ad una sedia, dopodiché riparte la musica. Come in vita ballarono continuamente i Tik Tok, trascurando qualsiasi altra attività, adesso lo devono fare finché non sono sfiniti. TESTO Dante e Virgilio raggiunsero delle strane stanze senza finestre, all’interno delle quali c’erano delle casse con la musica di Tik Tok a bomba! Dante e Virgilio si avvicinarono alla stanza della famosissima tiktoker Charli D’Amelio che disse: "Stare qua dentro è terribile, ballare incessantemente ti fa perdere la passione per Tik Tok”. Dante, incuriosito, cercò di entrare nella stanza, ma non poteva perché non era ossessionato da questo social, anzi non lo conosceva nemmeno! Charli ogni momento di pausa pregava Dio, ma ogni volta che Lucifero la sentiva, faceva partire delle piccole scosse che la tormentavano. Luigi

DANNATI I fumatori, sono persone che in vita hanno sviluppato una dipendenza o abitudine al fumo. Il fumo che inalano arriva ai polmoni provocando un senso di sollievo e apparente benessere. Questo vizio però può provocare gravi danni all’ organismo: da una semplice bronchite al cancro ai polmoni. PENA E CONTRAPPASSO Urlano dal dolore bestemmiando, del fumo nero entra dalla loro bocca e li tortura dall’interno, bloccandogli il respiro, uscendo poi dagli occhi, dalla bocca e dalle narici. Come in vita si lasciarono trasportare dal piacere del fumo, ora sono imprigionati all’interno di nuvole di fumo nero, che continua ad entrare nei loro corpi torturandoli. TESTO Dante proseguì il suo cammino affiancato da Virgilio. Procedendo, si imbatterono nell’enorme caverna dei fumatori. Si vedeva poco e l’atmosfera era cupa, Dante e Virgilio continuarono a camminare e poco più avanti si iniziò a sentire un forte odore di fumo, quasi non si respirava. L’odore di questo fumo si faceva sempre più intenso ed entrambi non riuscivano a respirare, ma continuarono ad andare avanti finché il loro cammino non fu sbarrato da un’enorme voragine che si apriva verso l’alto. Ormai non si vedeva più niente, Dante e Virgilio si muovevano alla cieca; nonostante ciò, Dante provò ad aprire gli occhi e vide delle nuvole di fumo nero. Ascoltando attentamente, udì provenire dal loro interno le urla di dolore dei dannati, che bestemmiavano e soffrivano allo stesso tempo. Non capiva da dove provenissero le urla, ma poi, ad un certo punto vide venirgli incontro una nuvola. Solo quando si trovò a pochi metri di distanza da lui si rese conto che all’interno di quella nuvola c’era un dannato. Dante non capiva che cosa stesse succedendo, Virgilio camminava avanti e indietro come se fosse stato cieco. Dante rimase paralizzato davanti al peccatore. Il dannato si presentò a Dante dicendogli di essere il famoso cantante Joe Cocker, morto di cancro ai polmoni. Dante non pronunciò parola, rimase in silenzio ad ascoltare Joe che raccontava come in vita fosse solito fumare quaranta sigarette al giorno. Finendo la chiacchierata Dante riuscì a farsi autografare la Divina Commedia e se ne andò trascinando Virgilio per i piedi che continuava a lamentarsi. Andrea

DANNATI Gli hater sono coloro che compiono atti di bullismo online. PENA E CONTRAPPASSO Si nascondono dietro una parete, come in vita si sono nascosti dietro a uno schermo. Tutte le volte che scrivono qualcosa sul cellulare vengono spinti dal vento fuori dalla loro parete. TESTO Quando Dante e Virgilio arrivarono nel girone degli hater si trovarono davanti ad una distesa di basse pareti di pietre purpuree, erano quasi tutte vuote, ma alcune ospitavano delle anime di ragazzi e di ragazze che urlavano e si lamentavano straziati. Sembravano costretti dal vento ad uscire, ma tentavano in tutti i modi di restare nascosti dietro la loro barriera di pietra. Quasi tutte le anime erano vestite in modo simile, probabilmente secondo la moda della loro epoca; i vestiti erano tutti sgualciti e sporchi, a forza di strusciarsi contro le pareti. Picchiettavano con le dita su degli strani aggeggi illuminati, sembrava che ogni volta che li toccavano venissero tirati fuori a forza dalle loro pareti dal vento. Dante avrebbe voluto avvicinarsi per vederli meglio e magari anche parlar loro. In quel momento si sentì un urlo lacerante, più forte degli altri. Era un'anima che si stava avvicinando pericolosamente a un’altra; i vestiti consumati svolazzavano gli uni verso gli altri, il vento era davvero potentissimo, i ragazzi cercavano in tutti i modi di rimanere dietro le pareti, urlavano, piangevano e imprecavano in modo straziante. Cosa dovevano aver fatto nella vita per meritarsi questo? La scena davanti agli occhi di Dante era troppo terribile e sapeva di non poter far nulla per loro, perciò si allontanò. Decise di dirigersi verso una ragazza spaventata. La giovane veniva spintonata dal vento verso di lui. Aveva gli occhi lucidi, ma non piangeva, non voleva rovinarsi il trucco. Più Dante si avvicinava, più ella sembrava spaventarsi; quando le fu a circa un metro e mezzo di distanza quella strillò terrorizzata e si nascose dietro alla parete più che poté. Dante allora alzò le mani in segno di resa e cercò di tranquillizzarla dicendo:- Non ti spaventare, non ti faccio nien…- ma non riuscì a finire la frase perché la ragazza sbraitò impaurita:- Tu sei vivo! Cosa ci fai qui? Cosa vuoi? Io non ho nulla da darti!- alla fine le si incrinò la voce e, non riuscendo più a trattenersi, scoppiò in lacrime. Virgilio rispose alle domande al posto di Dante:- E’ stato il re dei cieli a volerlo quaggiù. Vuole solo sapere qualcosa su di te.- Dante avrebbe voluto trattenersi, aspettare a fare domande, per lasciare alla ragazza il tempo di metabolizzare la cosa, ma non ci riuscì, voleva sapere cosa fosse l’affare luminoso che aveva in mano e perché lo tenesse sempre attaccato a sé picchiettandoci sopra:- Cos’hai tra le mani?- le chiese, lei si guardò le mani come se non si ricordasse di avere qualcosa in mano:- Questa è la mia arma e il mio scudo, è un cellulare, lo uso per comunicare con il resto del mondo, mi serve per nascondermi, come questa parete, ma anche ad attaccare.- Lo toccò velocemente per varie volte, poi una folata di vento la investì violentemente e la trascinò suo malgrado al di fuori della parete; lei urlò agonizzante e tentò con tutte le sue forze di trattenersi dietro la lastra di pietra. A Dante dispiaceva tantissimo per la povera ragazza e fu una tortura non poterla aiutare. Dopo non molto il vento si calmò e la giovane, intuendo l’interesse di Dante, riprese a raccontare la sua storia tra le lacrime:- Ho ferito molta gente con quest’arma.- Indicò il cellulare e continuò:- Alcune persone sono morte per colpa mia e delle mie parole. Non vi rivelerò il mio nome, è più facile agire senza username- Dante non capiva di cosa stesse parlando, di quanti anni era rimasto indietro? La ragazza, che ancora singhiozzava, scoppiò nuovamente in un pianto disperato, toccò ancora il suo cosiddetto “ cellulare” il vento la travolse ancora e, come avrebbe fatto per l’eternità, la ragazza si trattenne dietro la lastra purpurea con tutte le sue forze. Urlò, e il suo urlo lacerante si sovrappose a quelli degli altri ragazzi torturati in eterno. Quando il vento si placò la ragazza smise di urlare e tornò a piangere accasciandosi a terra. Dante non capiva bene la sua situazione, forse per questo si dispiaceva ancora di più per lei, anche se sapeva che doveva aver commesso peccati terribili per trovarsi lì. Non la voleva costringere a raccontare di lei, per fortuna non servì neanche incitarla, perché lei continuò alternando le parole ai singhiozzi:- Mi accorsi troppo tardi di quello che stavo facendo… Cominciò tutto con la foto di un ragazzo che non mi piaceva, la trovai su Instagram, gli scrissi qualche insulto, cose stupide, non pesanti. Lui non rispondeva, pensavo non gli arrivasse il significato di ciò che gli scrivevo; allora cominciai a scrivergli dicendogli che doveva chiudere il suo profilo, lui non lo faceva, allora i miei messaggi diventarono più aggressivi. Passai da scrivergli in privato a scrivergli pubblicamente, lo facevo da un profilo che non era il mio personale, era falso. La cosa andò avanti per un po’, lui metteva sempre meno video e foto, finché un giorno, smise completamente di pubblicare. Io ero contenta e non capivo quanto lui stesse male dall’altra parte dello schermo.- Urlò, la sua mano toccò il cellulare come se avesse una volontà propria. Il vento la spintonò contro la parete e lei imprecò tra lacrime e singhiozzi. Era davvero terribile guardarla, ma Dante voleva sentire la fine della sua storia. Lei si riprese, tentò di alzarsi in piedi, ci riuscì, ma poi si ributtò per terra. Continuò:- Lo feci altre due volte, in entrambe non mi resi conto del male che facevo…- le lacrime, che si erano momentaneamente placate per via del vento, tornarono a rigare il suo viso ormai coperto di trucco sciolto, mentre lei continuava a raccontare la sua storia:- Divenni consapevole di quello che facevo solo quando la mia migliore amica cominciò a postare meno. Mi disse che soffriva, che le arrivavano minacce dai social. Un giorno la mia amica non venne a scuola, non rispondeva ai miei messaggi. Il primo giorno non mi preoccupai, ma dopo due giorni che non rispondeva né alle mie chiamate né ai messaggi decisi di andare a casa sua.- Questa volta picchiettò sul cellulare volontariamente, come se volesse andare a sbattere contro il muro, voleva farsi male. Non urlò, pianse in silenzio. A Dante venne da piangere, era una scena terribile: una giovane ragazza pentita costretta a compiere atti di autolesionismo per l’eternità. Andò avanti dopo aver pianto pianto per molto:- Lei non c’era, i suoi familiari erano vestiti di nero.- Parlava non smettendo mai di piangere:- Mi dissero che l’avevano trovata di notte, con una scatola di candeggina a fianco, a terra, non respirava.- La poveretta piangeva, e io piangevo con lei. Nonostante il pianto la ragazza senza nome continuò a parlare:- Era morta.- La sua voce vacillava, e lei cominciò a balbettare, intuivo che il finale della triste storia stava arrivando:- Q-quando collegai l-le minacce da-da lei ricevute al s-suo, a-al suo s-suicidio… S-solo allora compresi tu-tutto il m-male che av-avevo fatto… S-sapevo che no-non sarei r-riuscita a rimanere in-in quel mo-mondo che anche i-io a-avevo deturpato… p-presa dalla r-rabbia c-contro me ste-stessa-. La vedeva tremare tra lacrime e i singhiozzi:- Mi-mi lanciai p-per strada, p-persi tutt-to il resto de-della mia vita s-sotto una ma-macchina- La sua storia era finita, lei, stremata dalle violente emozioni, picchiettò sul cellulare e, non avendo forze per trattenersi alla parete, spinta dal vento, si lasciò scaraventare contro il muro, non smettendo mai di piangere. Oh, quanto Dante si sentiva in colpa per averla fatta stare così male! Virgilio lo risvegliò dal suo stato di trance sussurrandogli all'orecchio:- Andiamo, dobbiamo scendere al prossimo girone. Lasciamo quest’anima dannata alla sua pena.- Dante non capiva come potesse essere così freddo e impassibile davanti a una scena del genere… forse ci era abituato… Viola Romero

DANNATI Gli omofobi disprezzano e insultano chiunque ami una persona dello stesso sesso PENA E CONTRAPPASSO Come in vita hanno discriminato coloro che amavano persone dello stesso sesso, ora sono continuamente derisi, mentre nudi sono legati a delle sedie. TESTO Dante iniziò a udire dei suoni lamentosi che provenivano da lontano, di conseguenza chiese a Virgilio cosa fossero quei pianti e questi gli rispose che erano gli omofobi e che quelli che sentiva erano i loro lamenti. Subito dopo raggiunsero i dannati e li trovarono nudi, legati ad una sedia, mentre venivano insultati da varie persone, infatti il loro peccato era quello di aver disprezzato e insultato gli omosessuali. Dante raggiunse i dannati e la sua attenzione fu subito catturata da uno di loro: Vincenzo un comunissimo ragazzo di Napoli. L’omofobo rivolgendosi a Dante gli disse che in vita non aveva accettato gli omosessuali, disse che aveva picchiato un ragazzo perché aveva baciato il suo compagno fuori da una tabaccheria e quella non era stata l’unica volta. Pronunciate quelle parole il ragazzo era esausto. Sentito il suo racconto Dante decise di passare al girone successivo… Pietro

DANNATI I razzisti PENA E CONTRAPPASSO Camminano a quattro zampe come cani, come in vita hanno trattato da cani le persone di altre etnie, religioni, orientamento sessuale, opinioni politiche, ecc... TESTO Dante e Virgilio raggiunsero una radura dove si trovavano tantissimi crateri dai quali uscivano gas e vapori fetidi. Questo luogo era pieno di strane figure. C’erano i dannati che venivano tenuti al guinzaglio da diavoli, che avevano le sembianze delle persone che i razzisti avevano odiato. I diavoli costringevano i dannati a camminare a quattro zampe umiliandoli come loro avevano fatto in vita. Dante chiese a due razzisti perché fossero lì e uno dei due rispose loro che si chiamava Adolf Hitler e che in vita aveva sterminato milioni di persone principalmente ebrei, ma anche zingari, omosessuali, disabili e oppositori politici. Dante gli chiese se la pensasse ancora così e Hitler rispose:” Certo, guarda dove sono finito per colpa di quei maledetti e come mi stanno umiliando!”. Dante si avvicinò all’altro dannato e gli chiese perché si trovasse lì, lui rispose dicendo che si chiamava Derek Michael Chauvin e che era il poliziotto colpevole di aver soffocato, George Floyd, solo perché di colore. Dante gli chiese se avesse cambiato idea riguardo al suo razzismo verso i neri. Il dannato rispose che grazie alla punizione aveva capito come ci si sente ad essere deboli e indifesi, ma ormai era troppo tardi. A un certo punto si sentì un fischio, i diavoli ordinano ai dannati di ripartire e questi si rimisero a quattro zampe e ricominciarono il loro eterno giro tra i gas vomitevoli e le bastonate. Giovanni

DANNATI Dipendenti da videogiochi PENA E CONTRAPPASSO Come in vita hanno sprecato molte ore davanti ai videogiochi,all’Inferno devono dedicare tutto il loro tempo ai videogiochi e la pausa consiste nel correre con le gambe atrofizzate TESTO Dante e Virgilio videro delle anime usare dei computer e delle console e altre correre senza motivo. Dante chiese a Virgilio che peccato avessero compiuto e questi gli spiegò che, come in vita avevano sprecato molte ore davanti ai videogiochi, all’Inferno avrebbero dovuto dedicare ventidue ore al giorno al gioco e due a correre con gambe atrofizzate. Dante rimase stupito perché alla sua epoca non esistevano macchine simili. Dante visto che c’erano poche anime ne chiamò una a caso per farsi raccontare la sua vita. Farid rispose al suo richiamo e gli raccontò che era morto all'età di sedici anni per aver giocato ininterrottamente ai videogiochi per giorni, mangiando poco e bevendo ancora meno, fino a morire per grave disidratazione. Dante non capendo molto chiese cosa fossero quelle macchine che tutti usavano. Il ragazzo gli spiegò che erano delle macchine con cui si poteva giocare con altre persone facendo finta di essere in un mondo immaginario, avventuroso e si poteva fingere di essere un personaggio molto forte e praticamente immortale, tutto ciò rendeva il gioco incredibilmente avvincente. Nonostante questa descrizione fatta dal ragazzo, Dante non aveva capito molto. Lo salutò e procedette nel girone successivo. Francesco Capparelli

DANNATI I dipendenti dai social sono coloro che hanno vissuto superficialmente dedicando la maggior parte del loro tempo al mondo virtuale. Sono puniti perché non hanno vissuto interagendo con il mondo reale e si sono privati così di tutte le emozioni, i sentimenti e gli affetti autentici che la vita offre. PENA E CONTRAPPASSO I dannati sono costretti a stare in piedi e immobili con il volto rivolto verso grandi schermi, appesi alle pareti di una grotta, che riproducono immagini e video postati in rete da persone che vivono felici la loro vita. Inoltre, alle loro spalle, vengono riprodotte dallo specchio rivelatore, posto al centro della grotta, sensazioni del mondo reale che suscitano nei dannati il forte desiderio di una vita vera e il doloroso rammarico per averla sprecata. I dannati si sono dedicati ad una vita passiva, appassionandosi e interagendo solamente con il mondo virtuale. Ora non possono più in alcun modo interagire con i social riproposti sui grandi schermi appesi di fronte a loro e inoltre alle loro spalle vengono riprodotte sensazioni che stimolano un forte desiderio di una vita attiva, ormai perduta, provando così un forte rimpianto per aver sprecato la loro vita. TESTO I due poeti si accorsero che da una galleria alla loro destra provenivano delle strane luci colorate. Attirati da quell'antro luminoso, decisero di andare a vedere di che cosa si trasse. Arrivati, capirono subito di essersi addentrati in un terribile girone dell’Inferno: quello dei dipendenti dai social. Immediatamente si accorsero che lì tutte le anime dannate erano piuttosto giovani e avevano caratteristiche fisiche comuni: gli occhi erano completamente bianchi e cerchiati da grandi occhiaie viola, la carnagione era molto chiara quasi tendente al grigio e i loro capelli erano lunghi, sporchi e spettinati. Ogni anima dannata, in questo girone, scontava la propria pena stando in piedi con il volto rivolto verso grandi schermi luminosi appesi alle pareti della grotta senza poter in alcun modo interagire con essi. Non potevano postare fotografie o video… e osservavano impotenti le immagini di giovani che spensierati ballavano e si divertivano proponendo sempre nuove challenge. I due poeti non potevano sapere che quegli strani quadri sulle pareti della galleria non erano altro che monitor che proponevano video di varie app come Instagram, Facebook, Tik-tok ecc… Spaesati e sconvolti per le cose che stavano vedendo, decisero di avvicinarsi alle anime per scoprire qualcosa di più e capire quale fosse la pena che veniva scontata in quel girone e il peccato commesso in vita. Provarono così a colloquiare con loro, ma senza risultato: nessuna poteva rispondere alle loro domande. Dante e Virgilio riuscivano a sentire comunque il malessere e la sofferenza di quei dannati. Proprio mentre stavano per andare via, i due poeti notarono lo "specchio rivelatore" al centro della galleria. Lo specchio, che rifletteva immagini, suoni e profumi della natura, poteva dare risposte alle domande dei due visitatori. Dante allora chiese quale fosse il peccato e la pena che quelle anime stavano scontando. Lo specchio rispose che quelle anime avevano sprecato la loro vita dedicandosi unicamente al mondo virtuale e all’Inferno erano costrette ad osservare inermi monitor sempre attivi per ricordare loro la propria colpa. La pena inflitta invece è quella di provocare in loro, attraverso le sensazioni riprodotte dallo specchio, il forte desiderio di una vita fatta di rapporti umani autentici in un mondo reale: per l’eternità proveranno il rimorso per non averlo capito prima e per non aver vissuto veramente. Alessia

DANNATI Gli hacker PENA E CONTRAPPASSO In vita tramite dispositivi elettronici hackeravano le persone entrando nei loro account privati, appropriandosi di identità, dati, denaro. Il loro compito nell'Inferno è di controllare tramite computer se tutti i dannati stanno subendo la pena prevista, se non lo fanno avvisano Lucifero pronto a punirli. INCONTRO CON DANTE Dopo aver incontrato gli stalker Dante e Virgilio proseguirono. Ad un certo punto arrivano in corrispondenza di un burrone, lì sotto si vedeva una piazza enorme piena di dannati che lavoravano al computer. Neanche il tempo di guardare e subito a lato si formò una scala completamente fatta di computer; Virgilio disse a Dante di proseguire. Una volta scesi parlarono con un dannato, l’hacker Robert Morris, il quale spiegò loro che la scala era stata posizionata attraverso il computer. Dante volendo saperne di più sugli hacker chiese a Robert di raccontargli qualcosa della sua vita. Robert era un hacker statunitense nato nel 1965 e morto da poche settimane. Lui riusciva a entrare negli account non come gli altri hacker, ma sfruttava i bug presenti nel computer e una volta entrato riusciva a prelevare soldi poco alla volta così da non farsi sorprendere. Nicolò

DANNATI I pedofili sono persone “malate” ovvero deviate mentalmente, il loro obiettivo è quello di adescare bambini o ragazzini a scopo sessuale. Un tempo, senza internet, i pedofili adescavano le loro vittime all'aperto, magari frequentando i giardinetti dove i bimbi solitamente andavano per giocare e con delle scuse tipo “ho dei bei cuccioli a casa vuoi venire a vederli?” o con altri stratagemmi tipo le caramelle o dolcetti di ogni tipo, che attirano l'attenzione dei bambini, riuscivano nel loro intento, quello di conquistare la fiducia del bambino. Oggi ci sono tanti mezzi a loro disposizione per adescare i bambini o gli adolescenti, per esempio con internet, attraverso i giochi online. Funziona così, loro si iscrivono a un gioco online spacciandosi per ragazzini, quindi parlano il nostro linguaggio, si danno un falso nome e una falsa età, in questo modo chi partecipa ai giochi crede di farlo con un coetaneo. Sono scaltri, conquistano la fiducia per un po' di tempo e poi magari chiedono di incontrarti a un parco o da qualche parte per conoscerti di persona. So queste cose perché mio papà ha lavorato nella sezione della Polizia Postale e quindi ci ha sempre raccontato brutti episodi, raccomandandoci di prestare attenzione e di non condividere mai on line informazioni private. PENA E CONTRAPPASSO La loro pena è quella di esser costantemente inseguiti da un mostro con la faccia da bravo signore, ma con viscide mani da rospo. Il suo busto è quello di un serpente e le gambe sono quelle di un ragno. I pedofili non possono mai vedere in faccia il mostro e la loro tortura è quella di dover scappare sempre correndo su chiodi arrugginiti. Il mostro chiede loro se vogliono delle caramelle, si tratta delle domande che il pedofilo rivolgeva alle sue vittime. TESTO Dante e Virgilio raggiunsero dei vicoli bui e tetri che sembravano non finire mai; se si guardava in alto si poteva notare che il cielo scuro era ricoperto, al posto delle stelle, da volti di bambini, vittime dei dannati che erano puniti in quel luogo. I due poeti sentirono improvvisamente un grido di disperazione e di paura proveniente da un vicolo non molto lontano da loro, per curiosità andarono a vedere, ma rimasero su un ponticello sopraelevato, perché altrimenti avrebbero rischiato di farsi del male camminando sui chiodi arrugginiti lì presenti. Appena arrivarono a un incrocio videro un dannato mentre cercava di correre via da una creatura che lo stava inseguendo: un mostro con la faccia da bravo signore, ma con viscide mani da rospo. Il suo busto era quello di un serpente e le gambe quelle di un ragno. Dante disgustato da quelle anime depravate, espresse a Virgilio il desiderio di allontanarsi al più presto da lì. Samuele

DANNATI Gli stalker sono persone che arrivano a compiere anche gesti estremi perché ossessionati da un altro individuo, perseguitandolo o in casi estremi giungono ad ucciderlo. PENA E CONTRAPPASSO Come in vita hanno tormentato altre persone, così ora sono tormentati da voci all’interno della loro testa. TESTO Dante, mentre si avviava verso il girone successivo, inciampò e cadde in un corridoio, nell’oscurità più profonda. La cosa più inquietante era il silenzio eterno. Solo dopo aver camminato a lungo Dante e Virgilio iniziarono a sentire delle voci che dicevano: ”Dove sei? Dove siete? Cosa volete da me?” “Noi?” chiese Dante “Di chi è questa voce? Non l’ho mai sentita!” disse il dannato. “Sono il poeta fiorentino Dante Alighieri e tu chi sei?” chiese Dante. “Sono una persona che non dovrebbe esistere per le scelte di vita che ho fatto” disse l’anima dannata. Dante si avvicinò alla voce sempre di più e scorse un corpo con dei segni di bruciature. “Cosa ti ha procurato queste ferite?” chiese Dante. “Me le sono procurate da solo perché in vita ho tormentato e perseguitato la mia ex moglie “disse il dannato singhiozzando e tenendosi la testa. Dante chiese al dannato: “Perché lo hai fatto…”, ma venne subito interrotto dal dannato “Che volete da me?”. “Noi?” chiese Virgilio “Sì, voi” disse il dannato “Vorremmo che tu ci raccontassi la tua storia” gli rispose con molta gentilezza Dante. “Non vi racconterò niente, andate via!” urlò. “Allora arrivederci” rispose Dante con molta calma. “Aspettate...ho cambiato idea, vi racconterò la mia storia". Era un pomeriggio come tanti altri, quando ad un certo punto mi è arrivato un messaggio da Silvana, la mia ex moglie, nel quale mi diceva che dovevamo parlare di una cosa importante; allora io mi fiondai a casa di corsa pensando fosse successo qualcosa di grave, ma quello che mi attendeva era molto peggio. Attraversata la soglia di casa come ogni giorno avevo adagiato il mio cappello e il mio cappotto sull’appendiabiti e mi ero infilato ciabatte di lana. Quando entrai in cucina per prepararmi il pranzo Silvana era seduta al tavolo vicino al frigo con l’anello di fidanzamento in mano (che alla epoca mi era costato una fortuna) e mi disse testuali parole: “Non ti amo più”, allora io preso dallo sconforto caddi a terra all’ altezza delle sue ginocchia chiedendo: “Perché, cosa ho fatto di sbagliato?” e lei per giustificarsi disse solo: “Con il tempo si cambia e anche i sentimenti cambiano …mi dispiace è finita”. Il giorno seguente lei se ne andò. Da quel momento non riuscii più ad accettare che lei non ci fosse più; quindi feci una delle cose più spregevoli che avrei mai potuto fare di cui ancora mi pento, la iniziai a pedinare, prima lo facevo solo per rivederla, anche se poi si trasformò in una vera e propria ossessione, iniziai a scriverle dei messaggi intimidatori e poi…”, ma fu fermato da Dante che gli chiese: “Hai mai pensato di parlarne con qualcuno?” Il dannato gli rispose: “No, fu quello il mio sbaglio… arrivai a compiere un' azione estrema. Un giorno andai da lei perché sapevo dove abitava. Quel giorno avevo portato con me dell’acido. Salii dagli scalini della sua porta di casa che mi sembrarono centinaia anche se erano solo tre, bussai alla porta ripetutamente e sentii qualcuno scendere le scale: era Silvana, lei aprì la porta e io le gettai addosso l’acido con l’intento di sfigurarla per sempre. Lei si mise ad urlare. Io, nel giro di pochi secondi, mi ero volatilizzato correndo come un forsennato. Successivamente morii in un incidente d’auto dieci anni dopo. Così finisce la mia triste storia e ora sento ogni giorno milioni di voci, tra cui quella di Silvana” Dante svenne e Virgilio salutò il dannato caricandosi in spalla Dante e si avviò al girone successivo. Alessio

DANNATI

  • Negazionisti (coloro che non credono che esista il Covid-19)
  • Coloro che non rispettano le norme anti-Covid 19
  • Coloro che non hanno fiducia nei dottori che lavorano negli ospedali per combattere la malattia Covid-19
PENA
  • Negazionisti
Vengono curati da coloro che non credono ai dottori e quando i “dottori” smettono di prestar loro attenzione la loro pelle inizia a bruciare e l’unico modo per far smettere il supplizio è continuare a curare.
  • Coloro che non rispettano le norme anti-Covid
Respirano a malapena e sono ricoperti di mascherine. Se se le tolgono la loro pelle incomincia a bruciare e l’unico modo per far cessare il dolore è rimettersi le mascherine
  • Coloro che non hanno fiducia nei dottori
I dannati devono curare eternamente i negazionisti, la cui carne brucia sempre di più e l’unico modo per non farli soffrire è curarli sempre CONTRAPPASSO
  • Negazionisti:
Come in vita erano convinti che il Covid-19 non esistesse, ora sono costretti a provare la sensazione che hanno provato i malati di Covid-19
  • Coloro che non rispettano le regole anti-Covid:
Come in vita si sono lasciati trascinare dalla tentazione di non rispettare le norme di sicurezza anti-Covid, ora sono tentati a farlo ogni secondo per l’eternità
  • Coloro che non hanno fiducia nei dottori:
Come in vita non hanno avuto fiducia nei medici che curavano le persone ammalate di Covid-19, ora sono costretti a curare i negazionisti. AMBIENTAZIONE: I dannati si trovano in un immenso campo vuoto dove continua a piovere. Il campo si divide in due parti principali:
  • Zona: Dottori e Dottoresse
Il campo è pieno di barelle su cui siedono i negazionisti e per ogni barella c’è un “dottore o dottoressa”
  • Zona: baia del dolore
Il campo è completamente vuoto e piove eternamente. I dannati si trovano in punti casuali e scontano la loro pena TESTO Dante e Virgilio proseguirono il loro cammino, ma continuarono lentamente perché Dante era rimasto ancora provato dall’incontro precedente. Appena vide davanti a sé il campo con i dannati che soffrivano gli venne un colpo e ne rimase scioccato. Impallidì nel vedere così tanta sofferenza. Si fermò qualche secondo per riprendersi e Virgilio corse in suo aiuto per tirarlo su di morale. Continuarono a camminare, ma la vista di Dante venne attratta da qualcosa che proveniva dall’alto: era Caronte il quale navigava in una specie di flusso e stava traghettano molte anime. Dante notò che una di esse si era sporta fuori dalla “nave” e stava osservando con preoccupazione i dannati che soffrivano nel campo. Allora chiese al fidato poeta chi fosse quell’uomo dal dolce viso e come mai continuasse a fissare le anime dei dannati ed egli rispose: -Quell’uomo ha salvato l’America, ha preso il posto di un altro ed è riuscito a salvarli tutti: si chiama Joe Biden- continuò -Sta osservando che fine hanno fatto le persone che non l’hanno seguito quando era in carica e coloro che hanno votato un altro al suo posto… I due proseguirono, Dante rifletté su quelle parole e capì che quell’anima proveniva dal futuro: in un epoca in cui lui non aveva vissuto. Si chiese come sarebbe stato vivere in quel mondo e se ancora la sua opera sarebbe stata letta da molte persone come avveniva allora. Comunque, smise di pensarci e continuò il cammino. Arrivarono in un campo dove si sentivano in lontananza delle urla e c’era odore di sangue e carne bruciata. Più si avvicinavano e più le urla e il fumo aumentavano. Dante capì che i dannati che avrebbe incontrato di lì a poco, dovevano aver compiuto atti davvero gravi. I due poeti incrociarono lo sguardo, preoccupati. Virgilio intimò a Dante di stargli vicino e di non chiedere niente. Dante si insospettì a tal punto da dubitare, per qualche secondo, del suo caro amico. Era diffidente, ma una cosa era certa: sarebbe capitato qualcosa di lì a poco. Dante squadrò il campo: era diviso in due parti, da un lato intravedeva delle barelle e del fumo alzarsi da ognuna di esse. Dall’ altra notò che i dannati erano ricoperti da piccoli teli legati con dei lacci. Continuò… Dante stava già andando a vedere curioso cosa ci fosse, ma venne fermato da Virgilio che gli spiegò che per continuare il loro cammino avrebbero dovuto passare solamente da un lato del campo. Dante rifletté su dove andare: aveva davanti a sé una distesa di dannati, ma non sapeva scegliere. Da un lato voleva scoprire da dove e da cosa provenisse quel fumo, ma…. scelse l’altro lato perché era troppo curioso di sapere cosa fossero quei teli che i dannati portavano addosso. Non poté aspettare e si mise in cammino. Inizialmente credette che fossero degli strumenti di tortura, ma più si avvicinava, più capiva che doveva essere qualcosa che bisognava usare in vita. Il poeta arrivò a un metro dai dannati. Notò che erano disposti non omogeneamente sul campo e che il primo si stava avvicinando. Stava soffrendo molto. Appena Dante cominciò a parlargli questi venne colto da una luce potentissima dall’alto che lo accecò e lo sollevò in aria come un corpo morto. Tutti quegli oggetti di cui Dante non conosceva né il nome né la funzione si tolsero magicamente e il dannato provò sollievo; tornò a terra e si rivolse verso l’alto: -Grazie! Egli spiegò al poeta che era stato graziato da Dio per il tempo della sua permanenza, dopo la quale sarebbe tornato a soffrire. -Vedi- disse lui al sommo poeta, prendendolo a braccetto con un’aria tranquilla –Nel mondo in cui ho vissuto io ci sono molti cambiamenti rispetto a quando hai vissuto tu. Ad un certo punto un virus ha iniziato a invadere il nostro mondo, era così piccolo che non si poteva neanche vedere. Si intrufolava nei nostri corpi e si cibava dei nostri polmoni, togliendoci la vita. Quelle cose che hai visto prima…- Dante intervenne con un’aria di fierezza -Gli stracci??- e lui - Sì, proprio quelli. Noi le chiamiamo mascherine; quando ero ancora in vita ci obbligarono a metterle sulla faccia per arginare il virus.- Dante annuì perplesso pensando che il nuovo mondo dovesse essere davvero inquietante. Poi si accorse di una cosa… -Ma quindi, perché tu e gli altri siete ricoperti da quelle mascherine?- ed egli –Be’… vedi, non tutti apprezzavano questo modo di vivere- Dante deglutì -non tutti resistettero a tenerle indosso. Molti erano convinti che fossero inutili così abbiamo deciso di ribellarci. Purtroppo capisco solo ora il mio errore: infatti se fossimo riusciti a resistere ancora un po’, probabilmente il virus sarebbe stato sconfitto prima e avremmo impedito che molte persone morissero: ho indotto molte persone a non seguire le regole. Facendo ciò mi sono creato molti nemici. Il mio nome è Donald Trump.- Martino

DANNATI Gli spacciatori PENA E CONTRAPPASSO Si trovano in un bosco in cui è sempre notte e sono frequentemente rincorsi da belve feroci. Vedono tutto sfocato e hanno delle siringhe conficcate negli occhi. Mentre in vita si sono arricchiti sulla pelle degli altri, all’Inferno provano su loro stessi le sofferenze che hanno causato a coloro ai quali hanno venduto le droghe. TESTO Dante e Virgilio giunti nel cerchio degli spacciatori, si incamminarono verso un uomo seduto su una sedia intento a fumare. Una volta raggiunto il dannato Dante gli chiese chi fosse ed egli rispose dicendo che era Pablo Escobar, uno dei più grandi pusher della storia. Pablo Escobar era seduto lì con due siringhe negli occhi e una sigaretta accesa circondato da lupi pronti a inseguirlo. Edoardo

DANNATI: Gli autori di femminicidio PENA E CONTRAPPASSO Gli autori di femminicidio devono stare dentro delle pozze di sangue con intorno delle donne o delle ragazzine che gridano ogni cinque minuti (come in vita si sono sporcati di sangue) TESTO: Dante e Virgilio raggiunsero il cerchio in cui erano puniti gli autori di femminicidi. Era tutto buio e si sentivano grida da brivido come se stessero uccidendo qualcuno. Dante sentiva il pavimento tutto bagnato e c’era un odore da farti svenire. Virgilio allora decise di accendere una torcia, perché non riusciva più a vedere e sentire Dante. Dante e Virgilio rimasero sconvolti da quello che videro: c’erano delle pozze di sangue profonde quattro o cinque metri all’interno delle quali si trovavano uomini ricoperti di sangue che avrebbero voluto scappare, ma c’erano delle mani che li trattenevano, erano le mani erano di donne che avevano ucciso in vita. Poi ogni cinque minuti arrivavano intorno alle pozze delle donne ferite e sporche di sangue che urlavano da farti diventare sordo. Dante chiese a Virgilio chi fossero quelle anime dannate, lui gli rispose che si trattava degli uomini che uccidono o maltrattano le donne, di solito sono ex compagni o ex mariti. Dante chiese a Virgilio il perché facessero queste cose, ma Virgilio non sapeva dargli risposta. Il sommo poeta per capire chiese a una ragazza piccolina e magrolina che stava urlando di raccontargli la sua storia, la giovane si girò ed esaudì la sua richiesta. -Io e i miei genitori passavamo un momento difficile, stavamo sempre a litigare e così io andavo sempre dal mio ragazzo a rifugiarmi, per confrontarmi, per sfogarmi… perché lui mi dava sempre una mano. La notte del 3 settembre 2016 il mio ragazzo mi chiamò e mi chiese di raggiungerlo, i miei genitori, ancora svegli, mi dissero di non andarci e mi consigliarono di andare a dormire, ma io scappai di casa e lo raggiunsi. Mi portò in un in un posto isolato, io mi stavo preoccupando, ma lui mi disse di stare serena. Noi iniziammo a parlare delle nostre famiglie, che erano troppo protettive, ma piano piano iniziammo a litigare perché lui diceva che da quando stava con me la sua vita era cambiata in peggio, i miei problemi lo assillavano. I suoi occhi diventarono furiosi dalla rabbia. A un tratto mi disse che doveva andare a prendere una cosa in macchina, ma quando ritornò lo vidi con dei sassi grossi e a punta, io iniziai a spaventarmi, lui li lanciò contro di me e io scappavo, ma ero ferita a una gamba e quindi rallentai sempre di più finché non lo vidi in faccia, sembrava un’altra persona, e lui mi disse che io l’avevo rovinato, queste sono state le ultime parole che ho sentito.- Dante le chiese:-Quanti anni hai? Come ti chiami? Lei disse:- Avevo sedici anni e mi chiamo Noemi- Dante e Virgilio erano rimasti pietrificati, non capivano come una ragazza di sedici anni potesse esser stata uccisa dal proprio ragazzo senza motivo. Dante iniziò a sentirsi male per l’odore del sangue e per la storia di Noemi e svenne. Lisa

DANNATI I bracconieri PENA E CONTRAPPASSO Sono puniti in modo da vivere sulla propria pelle le sofferenze inflitte agli altri esseri viventi. Si trovano in una foresta umida dove si sentono pianti e urla. Vengono rincorsi all’infinito da animali feroci e ogni volta che sono sbranati rinascono e sono costretti a fuggire di nuovo. TESTO Dante e Virgilio incontrano un bracconiere. Dante: - Perché ti trovi qui?- Bracconiere: - Sono qui perché ho ucciso un elefante e ho preso le sue zanne e le ho vendute- Virgilio: - Ma perché l’hai fatto? Bracconiere: - Perché dei miei amici mi hanno offerto più di 1000 € e io allora, quando si parla di soldi...- Dante: - Eri così accecato dai soldi che non hai pensato a ciò che facevi?- Bracconiere: - Non è stato l’unico elefante...da quel momento ho iniziato ad arricchirmi uccidendo un elefante dopo l’altro. Finché non sono stato ucciso da una guardia forestale in Africa-. Francesco

DANNATI I mafiosi PENA E CONTRAPPASSO Il luogo in cui si trovano è caratterizzato da un pavimento ricoperto da tizzoni ardenti. L’ambiente è tutto arancione per il fuoco, la temperatura sfiora i 130 gradi, le anime hanno sempre fame e non possono mangiare; devono correre sui tizzoni e non si possono fermare, perché se lo fanno saltano in aria a causa di esplosioni. Vengono puniti in modo da provare sulla propria pelle le sofferenze inflitte agli altri. TESTO DANTE: chi sono questi dannati che corrono? VIRGILIO: sono le anime dei mafiosi che in vita hanno compiuto azioni violente contro persone innocenti, facendole saltare in aria ed è per questo che, quando queste anime si fermano, saltano in aria anche loro. DANTE: ma che cosa vuol dire “mafiosi”? VIRGILIO: mafia è un termine che indica un tipo di organizzazione criminale che usa violenza e omertà per terrorizzare le persone e avere la loro collaborazione per ottenere profitti. Gabriele

DANNATI Gli ecomafiosi Con il termine ecomafia si indicano tutte quelle attività illegali compiute da mafiosi che arrecano danni all'ambiente. Questo tipo di criminali vengono puniti perché distruggono e devastano l’ambiente senza rispettare le regole. Esiste un luogo in Italia chiamato “Terra dei Fuochi”, dove vengono buttati rifiuti e sostanze tossiche. La natura, col passare del tempo, viene danneggiata irrimediabilmente, come anche la salute delle persone. TESTO Dante e Virgilio procedendo nel loro cammino videro dinanzi a loro delle montagne di plastica. Tutte le anime presenti in quel luogo si cibavano dei rifiuti che, nella vita terrena, avevano gettato nell’ambiente. Dante chiese a Virgilio come mai ci fossero delle piccole vasche e la sua guida gli rispose dicendo che coloro che non volevano mangiare i rifiuti venivano immersi al loro interno in sostanze inquinanti e tossiche. Dante vide delle anime che, a differenza delle altre, venivano bruciate. Erano coloro che, nella vita terrena, avevano incendiato i rifiuti tossici inquinando l’aria e causando la morte di molte persone. Simone

DANNATI I boss mafiosi PENA E CONTRAPPASSO Sono rinchiusi dentro a bolle insonorizzate che non permettono loro di vedere all’esterno. Come in vita hanno falsamente giurato protezione ai deboli, ora sono rinchiusi in bolle di vetro che insonorizzano la voce e che non fanno vedere loro l’esterno. TESTO Dante e Virgilio proseguirono il loro cammino e raggiunsero il luogo in cui si trovavano i boss mafiosi. Il luogo era cupo, così tetro che metteva paura, c'era puzza di fumo e l'aria era sporca, c'era odore di polvere da sparo. Il poeta si accorse subito di un particolare: c'era un silenzio assoluto. Virgilio si avvicinò ad un mostro ripugnante che se ne stava in un angolo. Aveva la testa da uomo, che rappresentava l'inganno dei mafiosi i quali sembrano persone giuste, ma aveva il corpo da piovra nera, simbolo della mafia. Dante chiese di poter parlare con uno di loro. Virgilio, senza nulla obiettare, si avvicinò ad una delle bolle e con un tocco la fece diventare trasparente. L'anima dannata al suo interno aveva una faccia stupita. Dante pensò che non avesse mai visto cosa ci fosse all'esterno della sua bolla. Il mostro parlò a Virgilio dicendo: “Questo è il boss di Corleone: Toto' Riina”. Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante, Virgilio chiese perché fosse rinchiuso lì. Lui rispose con voce roca e quasi infastidita: "Cosa vi importa? Lasciatemi in pace". Mentre pronunciava tali parole il suo volto continuava ad arrossire fino a sembrare una palla di fuoco. Virgilio insistette e lui rispose: "In vita fui un uomo d'onore il più grande degli uomini d'onore di Cosa nostra, fui io che diedi l’ordine di uccidere Giovanni Falcone, colui che per la prima volta, riuscì a mettere in ginocchio la mafia". Virgilio scioccato dalla risposta di Totò decise di far chiudere le bolle e di passare alla bolgia successiva. Caterina

DANNATI Dipendenti da videogiochi PENA E CONTRAPPASSO Come in vita hanno sprecato molte ore davanti ai videogiochi, all’Inferno devono dedicare tutto il loro tempo ad essi e la pausa consiste nel correre con le gambe atrofizzate. TESTO Dante e Virgilio videro delle anime usare dei computer e delle console e altre correre senza motivo. Dante chiese a Virgilio che peccato avessero compiuto e questi gli spiegò che, come in vita avevano sprecato molte ore davanti ai videogiochi, all’Inferno avrebbero dovuto dedicare ventidue ore al giorno al gioco e due a correre con gambe atrofizzate. Dante rimase stupito perché alla sua epoca non esistevano macchine simili. Poiché c’erano poche anime ne chiamò una a caso per farsi raccontare la sua vita. Un tale Farid rispose al suo richiamo e gli raccontò che era morto all'età di sedici anni per aver giocato ininterrottamente ai videogiochi per giorni, mangiando poco e bevendo ancora meno, fino a morire per grave disidratazione. Dante non capendo molto, chiese cosa fossero quelle macchine che tutti usavano. Il ragazzo gli spiegò che erano delle macchine con cui si poteva giocare con altre persone facendo finta di essere in un mondo immaginario, avventuroso e ci si poteva illudere di essere un personaggio molto forte e praticamente immortale, tutto ciò rendeva il gioco incredibilmente avvincente. Nonostante questa descrizione fatta dal ragazzo, Dante non aveva capito molto. Lo salutò e procedette nel girone successivo. Francesco