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Transcript

Almanacco agricolo della Magnifica Terra et Honorate valli: la segale!

classi prime primaria Bormio a. scol. 2020/21

Viaggio alla scoperta della coltivazione della segale

Info per la navigazionePercorso di lavoroIntervisteConclusione... appetitosa!

Indice

autunno: - preparazione del campo- semina inverno: - panificazioneprimavera: - sarchiaturaestate: - mietitura- trebbiatura - acqua come risorsa- macinazione

Almanacco agricolo

Info per la navigazione

ApprofondimentoVideoRegistrazione audioLuoghi e punti di interesse

Mostra gli elementi interattiviAvantiIndietroTorna all'indice

Percorso di lavoro

  • il racconto di nonni e bisnonni
  • in visita al Museo Civico di Bormio
  • uscite in paese

Alla ricerca di fonti storiche

  • gli oggetti del passato
  • i documenti
  • le foto
  • le leggende

Intervista a nonni e bisnonni

  • In quali anni si è svolta l’esperienza contadina che mi racconti?
  • Hai qualche foto che riguarda la coltivazione dei campi?
LA COLTIVAZIONE
  • Dove possedevi i campi? Quanto erano grandi?
  • Utilizzavi gli animali per lavorare nei campi?
  • Cosa coltivavi nei campi?
  • Osservavate la luna se calante o crescente per seminare?
  • Quando lavoravi nei campi?

LA SEGALE

  • Cosa ricordi della semina della segale?
  • Quali erano le fasi del ciclo della segale?
  • Con quali strumenti e attrezzi venivano effettuate le varie fasi?
  • Conosci proverbi o modi di dire che riguardano la segale o la semina?
  • Ricordi qualche fatto curioso legato alla coltivazione della segale?

Grazie a nonni e bisnonni!

GRAZIE perchè avete aperto il vostro album dei ricordi e ci avete raccontato con tanta passione come si viveva una volta. GRAZIE per i vostri racconti che ci hanno aiutato a ricostruire una pagina della nostra storia.GRAZIE per le vostre descrizioni che ci hanno permesso di scoprire come è cambiato il nostro territorio.GRAZIE per averci fatto capire quanto è importante curare e amare la terra.

Grazie a zii, nonni e bisnonni!

RenzoShendetFrancoOdillaSilvia Lucia Piera Franca Tullio Anna Maria EricaLivio

Grazie aPietroAnna Tino Piera Valeria Caterina Emilio Gianni Giuseppina Mariangela AdrianoGino

PinucciaGianni Severino Irma Lucia Daniele Leda Franca Sandra Piermarino Fulvio GinoFranca

Grazie a nonni e bisnonni!

Grazie a

  • nonna Ilda e sua figlia Renata che da sempre collaborano con il Museo Civico di Bormio;
  • Emanuela Gasperi per averci accolto al Museo Civico di Bormio e per averci aiutato nel nostro percorsi di ricerca.

Grazie a nonni e bisnonni!

Nonni e bisnonni ...non stancatevi di raccontarci la vostra storia!

Almanacco agricolo: preparazione del campo

concimazione

auTUNNO

aratura

otóbre: témp de posàr

all'opera!

noi al museo

attrezzi

Almanacco agricolo: la semina

caratteristiche della segale

auTUNNO

curiosità

semina

all'opera!

spazio a...

attrezzi

Testimonianza di nonna Ilda

La concimazione avveniva solo se non si effettuavano rotazioni alle colture.Il letame, portato sul campo con la gerla o con la carriola, si spargeva con la forca.Quest'attività avveniva preferibilmente in luna calante.

Se si effettuavano rotazioni alle colture si concimava in primavera- ogni due anni, prima di seminare le patate,- ogni tre anni, se si alternavano patate - segale - lino.Il concime era portato sul posto durante l'inverno tramite una slitta.

La concimazione

béna trìenza

Testimonianza di nonna Ilda

Attrezzi e strumenti

Ottobre: prepariamo il campo!

Preparazione del campo:aratura

l'aradèl L'aratro veniva utilizzato per i terreni pianeggianti sfruttando la forza di mucche e cavalli ai quali era fissato il giogo.al giof

Preparazione del campo:attrezzi e strumenti

la zàpa

al kavòz

Zappe ... per tutti i gusti!

Questi attrezzi erano usati per vangare, rivoltare, arieggiare la terra e per tracciare i solchi.al badìl

Se tìra su i tartùful, se proscént, se špantìga li gràscia per i pra, se seména la séghel e l furmént, se šcumét sóra quél che l vegnerà.In de la val al se šgatìgna i vént, al se indurménta i sólch sui camp arà. Al ram al pèrt li fóglia: a cént a cént li van inséma cu l altögn che l va. Remo Bracchi Bórm, 2 genéir 1994

Si raccolgono le patate, si ara la terra, si sparge il letame sui prati, si semina la segale e il frumento, scommettendo su quanto crescerà. I venti si scatenano nelle valli, si addormentano i solchi sui campi arati. I rami perdono le loro foglie e a cento a cento se ne vanno con l’autunno che cammina.Remo Bracchi Bormio, 2 gennaio 1994

Otóbre: témp de posàr

Ottobre, tempo del riposo

Don Remo Bracchi, nato a Piatta a Valdisotto nel 1943, è morto nel 2019. Si laureò con una tesi sul dialetto di Bormio e fu ordinato sacerdote nel 1975. Docente all'Università a Roma, aveva ideato e diretto l'Istituto di dialettologia e di etnografia valtellinese e valchiavennasca.

Museo Civico di Bormio

... il giardino del palazzo De Simoni è il luogo ideale per la semina della segale!

Alla ricerca delle tracce del passato ...

Il Museo Civico di Bormio si trova dal 1962 al palazzo De Simoni. L’ultima abitante del palazzo, la signorina Lottie, donò l’intero complesso al Comune di Bormio. Le ventisette stanze testimoniano la storia, la cultura, il lavoro, le tradizioni e la vita di un tempo nel Bormiese..

Via Buon Consiglio, 25 Reparto DOSSOROVINA

La semina della segale

Nel Bormiese si preferiva alla "séghel primabràna", seminata a marzo, la "séghel invernìcia" seminata in ottobre in quanto rendeva di più.

La semina avveniva all'inizio della luna crescente per ottenere spighe con più chicchi.Si seminava a spaglio in solchi distanziati circa 15 cm.

Nei campi situati su pendii i solchi erano tracciati in modo obliquo. I semi venivano ricoperti con il rastrello o l'erpice trainato spesso dal contadino che seguiva la direzione dei solchi.Dopo aver seminato, era consuetudine benedire la terra con l'acqua santa o tracciare con la zappa una croce dicendo:<<Semenza in téra, sc'peranza in Dio>>.

Proverbi

DIALETTOTRADUZIONETéra néjra dà bon formént - biànka se n’inkava nentTerra nera dà buon frumento - terra bianca se ne ricava niente

La segale

La segale proviene dall'Asia e ha un'origine antichissima, è un cereale forte che resiste al freddo e alle altitudini elevate, caratteristica che si adattava bene al clima della Magnifica Terra.

I campi di segale insieme ai numerosi mulini caratterizzavano il paesaggio.Com'era Bormio nel 1830? Nel Contado questo prezioso cereale costituì per molto tempo una risorsa: la farina di segale rappresentava il duro lavoro, le fatiche e la speranza di un anno intero.

Pagina d' erbario: la segale

Particolari di stelo, semi, cariossidi e pula

Ottobre: seminiamo la segale!

Ottobre: seminiamo la segale!

Semina della segale:attrezzi e strumenti

al stéir

al restél l'èrpikattrezzi per ricoprire i semi con uno strato di terra

Lo staio era un recipiente che conteneva circa 8 kg di sementi necessarie per seminare 1 staio (235 metri quadrati)Il contadino teneva le sementi in un sacco o nello staio che veniva portato a tracolla o sotto il braccio durante la semina.

Affresco sulla facciata della chiesa di S. Vitale

Affresco "Cristo della Domenica"

Affresco sulla facciata esterna della chiesa di S. Vitale "Cristo della Domenica" Il Cristo ha le braccia incrociate sul petto, in posizione di riposo. Attorno ci sono gli attrezzi del contadino per ricordare che la domenica non è giorno di lavoro ma di preghiera.

Via Roma Reparto MAGGIORE

Dal Museo Civico di Bormio

Dal Museo Civico di Bormio

Dal Museo Civico di Bormio

Dal Museo Civico di Bormio

Cosa abbiamo imparato

Dal Museo Civico di Bormio

Dal Museo Civico di Bormio

Almanacco agricolo: panificazione

curiosità

inverno

attrezzi

all'opera!

panificazione

quanto è cresciuta la segale?

forno

Proverbi

DIALETTOTRADUZIONENëf in feréjr - gran a štéjr Neve in febbraio - grano a staja (in gran quantità)Marz polverént - tànta ségel e tant furméntMarzo ventoso - raccolto copioso di segale e di frumento

La segale è alta una spanna!

novembre

Lasciamo lo spaventapasseri di guardia alla nostra segale!

Proverbi

DIALETTOTRADUZIONEBàrba ràra kòma la ségel di pōr diàulBarba rada coma la segale dei poveri diavoli

Quanto è cresciuta la nostra segale?

novembre

dicembre gennaio febbraio

Poesie studiate dai bisnonni

Il gioco del chiccolino

Un giorno un chiccolino giocava a nascondino.Nessuno lo cercò e lui si addormentò! Dormì sotto la neve un sonno lungo e greve infine si svegliò e pianta diventò.

La pianta era sottile flessibile e gentile la spiga mise fuor d’un esile color. Il sole la baciava il vento la cullava di chicchi allor si riempì per il pane d’ogni dì.

Quanto valeva la segale?

Una volta la Stella dei Re Magi iniziava il suo viaggio nella Notte Santa. A tre o cinque punte, alta su alto bastone era portata dai Re Magi. ... tutta la famiglia si alzava in piedi e cantava accompagnando le ninne nanne natalizie mentre la stella veniva fatta girare in modo che si vedessero i suoi colori.

Il giro della Stella

Terminato il canto iniziava la raccolta delle offerte che un tempo consisteva in

  • segale,
  • farina di segale,
  • uova,
  • lino
che poi venivano venduti al maggior offerente. Il parroco come ricompensa del lavoro eseguito dagli stellari doveva pagare loro una abbondante cena.

Almanacco agricolo: la sarchiatura

curiosità

PRIMAVERA

rogazioni

spazio a...

sarchiatura

quanto è cresciuta la segale?

all'opera!

La sarchiatura (serklèr) In primavera, quando le piantine di segale non erano troppo alte, era necessario rompere la terra con una piccola zappa (zapìn) e togliere con le mani le erbacce.

GITTAIONE o GETTAIONE (ròsola) Tra le erbe infestanti c'era anche una piantina con un fiore rosa / rosso, la cui scheda è inserita nell'erbario di Giuseppe Fabani. Nelle nostre zone non cresce più in quanto sono scomparsi i campi di segale. I semi contengono sostanze velenose che la rendevano temuta dai contadini in quanto venivano macinati nelle farine con i chicchi dei cereali, causando gravi avvelenamenti.

Quanto è cresciuta la nostra segale!

marzo

aprile

maggio

Ci sono anche le spighe!

Quanto è cresciuta la nostra segale!

Alcune piantine di segale sono più alte di noi!

Quanto è cresciuta la nostra segale!

Ci sentiamo un po' piccoli!

giugno

Ecco le spighe

La sarchiatura: missione erbacce infestanti!

Zappiamo prestando attenzione a non rovinare le spighe con la zappetta!

Camminiamo in punta di piedi per evitare di calpestare la segale.

La sarchiatura: missione compiuta!

Ora il campo è pulito e la segale può crescere meglio!

Questo è il nostro bottino: grande soddisfazione!

Poesie studiate dai bisnonni

Spazio a... nonna Ilda!

“Chiccolino, dove stai?”. “Sotto terra, non lo sai?”. “E là sotto non fai nulla?”.“Dormo dentro la mia culla!”.“Dormi sempre? Ma perché?”. “Voglio crescere come te!”. “E se tanto crescerai, Chiccolino, che farai?”. “Una spiga metterò, tanti chicchi ti darò”.

Il bimbo e Chiccolino

Ora proviamo noi!

Le rogazioni

A primavera, nei tre giorni precedenti l'Ascensione nelle valli del Bormiese la popolazione partecipava alle rogazioni.

Durante le processioni lungo le stradine tra i campi, i fedeli chiedevano la grazia di ottenere buoni raccolti: - si benediceva laterra, - si cantavano le litanie dei santi e - si pregava.

Testimonianza di nonna Ilda

Testimonianza di nonna Ilda

Testimonianza di nonna Ilda

Almanacco agricolo: la mietitura

estate

il mistero della segale cornuta

lugl, témp de colér

noi scrittori!

attrezzi

valore della segale

mietitura

La mietitura

Quando avvenivaData tradizionali per la mietitura era il 26 luglio, giorno di Sant'Anna. Le spighe raggiungevano anche un metro e 70 di altezza e venivano tagliate prima che fossero completamente mature per evitare che cadessero i chicchi. Il lavoro avveniva all'alba quando le spighe erano ancora umide.

Essiccazione dei covoniLe spighe tagliate con la falce o la falciola venivano disposte sempre dalla medesima parte e, legate per formare un covone, erano lasciate sul campo oppure portate in krapéna (parte alta del fienile) per essiccare. Per il trasporto dal campo al fienile (taulà) utilizzavano i teloni (blàka) oppure un carro.

26 luglioS. Anna

Storie fantastiche: tra campi di segale e streghe

Aiuuuto, c'è un gaaattoooo!

Maria cercò di capire cosa fosse successo. Trovò una forca per terra e pensò che Giuseppino prima di morire fosse riuscito a uccidere la strega. Ma la strega aveva ucciso il marito e aveva anche seminato in tutto il campo semi di segale cornuta. Povera Maria!

Sentì ad un tratto un gatto calpestare tutta la segale. A

All'improvviso l’animale si trasformò in una strega. Il contadino chiese aiuto, ma la strega lo prese per il collo e Giuseppino morì.

Tanto tempo fa a Bormio un contadino, Giuseppino, e sua moglie Maria vivevano in una casa un po’ malandata. Un giorno, al tramonto, il contadino stava ancora falciando con la falce le spighe.

La moglie non vide arrivare il marito e lo andò a cercare, ma lo trovò morto nel campo di segale.

Storie fantastiche: tra campi di segale e streghe

Aiuuuto, c'è un luuupoooo!

Tanto tempo fa a Bormio c'erano un contadino, Giovanni, e sua moglie Anna.Un giorno stavano raccogliendo nella “blàca” le spighe di segale, ma ad un tratto ….arrivò un lupo molto grosso e feroce dagli occhi rossi e con i denti appuntiti.

Gli animaletti divorarono tutti i chicchi in un baleno.Quando il lupo si allontanò, i contadini uscirono dal mulino dove si erano nascosti.Nel campo non trovarono più le spighe di segale… Giovanni e Anna piansero dicendo: << Non avremo più la farina per fare il pane di segale!>>.

I contadini impauriti scapparono di corsa per non essere mangiati. Il lupo pestò le spighe che diventarono piene di insetti.

Storie fantastiche: tra campi di segale e streghe

Aiuuuto, c'è un'aquilaaaaa!

Tanto tempo fa a Bormio il contadino Piero e sua moglie Pierina avevano sempre molto lavoro nei campi.Un giorno stavano raccogliendo la segale con la falce e il falcetto.

Ad un tratto un’aquila, che in realtà era una strega, rubò la "blàca" piena di spighe di segale.Il contadino e la contadina cacciarono il rapace con delle forche che avevano nel campo.Purtroppo i contadini rimasero a pancia vuota e l'aquila invece con la pancia piena!

Attrezzi e strumenti

Per tagliare le spighe: falce falciola. Per affilare la lama:portacote cote.Per trasportare i covoni: teloni (blàka)carro.

Dal Museo Civico di Bormio

Dal Museo Civico di Bormio

Almanacco agricolo: la trebbiatura

trebbiatura

estate

utilizzo della paglia

agóšt, témp de riflèter

pulitura e vagliatura

attrezzi

trebbiatrice

Attrezzi e strumenti

La trebbiatura

La battitura a manoVerso ferragosto, i covoni essicati erano sbattuti a terra o contro il muro per far uscire i chicchi più maturi.I covoni erano poi stesi sul pavimento del fienile (taulà) o sul prato con l'erba appena falciata.

I contadini si disponevano su due file: mentre da una parte si alzava il correggiato (èskut), dall'altra l'attrezzo cadeva sui covoni. I movimenti rotatori dell'èskut dovevano essere perfettamente sincronizzati con quelli degli altri.

Pulitura e vagliatura

La pulitura I chicchi di segale dovevano essere poi ripuliti dai sassolini e dalla paglia con l'ausilio di setacci in vimini (drèit). Venivano prima utilizzati quelli con una trama più larga e man mano quelli con trama più fitta.

La vagliatura Questa operazione veniva effettuata con il vaglio (van) all'aperto possibilmente in una giornata di vento in modo che la pula, più leggera dei chicchi, fosse portata via dal vento.

Proverbi

DIALETT​​OTRADUZIONEÉser una pel de fār krìulEssere una pelle da far vagli

La trebbiatrice

La “machina da báter” La trebbiatrice fu acquistata durante la Seconda guerra mondiale, quando molti uomini si trovavano a combattere al fronte.In paese erano rimasti anziani, donne e bambini: da soli non potevano affrontare il lavoro pesante della trebbiatura.

AneddotoUna volta, per scherzo, ai fratelli Barbarossa fecero uscire dalla trebbiatrice una balla molto lunga.I tre continuavano a girarci attorno per riuscire a capire come caricarla sul carro, ma era impossibile sollevarla.

La “machina da báter” fu usato sino agli anni Cinquanta , poi per molti anni è rimasta abbandonata, finchè un gruppo di volontari l'ha restaurata ed ora è ancora in grado di trebbiare un covone di segale.

La paglia

La paglia veniva tritata a mano con una scure oppure con il falcione o tagliapaglia (kascèta de la pàia).

La paglia veniva utilizzata come strame soprattutto per le mucche che avevano appena partorito e per i vitelli.La paglia serviva anche per riempire i sacconi del letto, i pagliericci (pàjon), cioè i materassi per i letti.

Dal Museo Civico di Bormio

Dal Museo Civico di Bormio

Testimonianza di nonna Ilda

Dal Museo Civico di Bormio

Dal Museo Civico di Bormio

Almanacco agricolo: acqua come risorsa

il percorso dell'agualar

estate

curiosità

importanza dell'agualar

noi scrittori!

agualar

alle prese con antiche mappe

L'agualar

Alla ricerca delle tracce del passato ...

Com’era

  • due canali larghi
1 / 2 metri,
  • ponticelli per l'attraversamento
  • griglie di legno per bloccare oggetti, rami o animali caduti nel canale
A cosa serviva
  • ad annacquare i campi della via Coltura e dell’Alute
  • a produrre l’energia per muovere le ruote di mulini, fucine, segherie e gualchiere.

Dove

  • l’agualar iniziava a monte del ponte di Combo e si divideva in due canali:
  • uno a valle della via Sub Ripa, (via Morcelli) e della via Magna (via Roma), per confluire poi nel Frodolfo,
  • l'altro attraversava i campi della via Coltura e dell’Alute.

L'agualar esisteva già nel 1304, come testimoniano i documenti e fu sistemata nel 1949 per essere attiva fino agli anni '60.

Il percorso dell'agualar

Alla ricerca delle tracce del passato ...

Da qui aveva inizio il viaggio dell'acqua dell'agualar che da Uzza giungeva a Bormio. L'acqua veniva fatta decantare in questa specie di vasca e poi entrava nel canale dell'agualar. Da questa apertura facevano uscire direttamente nel torrente Frodolfo il materiale depositato dall'acqua.

Località dove veniva incanalata l'acqua dell'agualar: zona Colini nei pressi di Uzza in Valfurva.

Resti del canale dell'agualar ancora visibili lungo la sponda sinistra del torrente Frodolfo.

Ponticello che attraversa il canale.

La sablonèjra realizzata agli inizi del 1900: prima di essere utilizzata per l'irrigazione dei campi, l'acqua decantava e si riscaldava passando nelle tre vasche.

L'agualar in questo punto si divideva in due rami: uno dei due canali raggiungeva il reparto Dossiglio dove si trovava la zona industriale, qui era situato il mulino Salacrist.

L'agualar, dopo aver irrigato i campi della via Coltura, si suddivideva in altri canali più piccoli per raggiungere l’Alute. I campi e i prati erano annacquati a turno e secondo orari stabiliti. L'acqua correva lungo le fósc (canali ancora più piccoli) che delimitavano i terreni. Il proprietario utilizzava la pàla de inackuar in ferro per chiudere il canale e permettere all'acqua di fuoriuscire e irrigare campi e prati.

L'ultimo tratto dell'agualar ancora visibile nei pressi della Sablonèjra. In alcuni tratti l'agualar era coperta, in altri tratti era a cielo aperto.

Sbarramento dell'agualar che scorre parallela alla via Marconi.

Resti del canale dell'agualar accanto al mulino di Nacleto.

Lungo l'agualar

L'importanza dell'agualar

Dai documenti risulta che a Bormio nel 1304 ci fossero

Per quale motivo Dossiglio, uno dei cinque reparti di Bormio, ha come simbolo il mulino?

Anche nelle valli circostanti vi erano numerosi mulini.

  • tre mulini,
  • una segheria,
  • una fucina e
  • una gualchiera o folla dove si lavorava il panno di lana.

Lungo la via Molini passava l’agualar.L'acqua permetteva il funzionamento di mulini, segherie, fucine e gualchiere.

Opifici sul canale dell’agualar

  • L'acqua del Frodolfo veniva incanalata nell’agualar e veniva deviata con delle chiuse in legno o dei canali.
  • Il getto dell'acqua permetteva il movimento delle pale modellate a forma di cucchiaio.
  • l'acqua giungeva lungo un canale in legno posto sopra la ruota e ricadeva sulle pale.

  • si lavorava il panno di lana

segherie

  • si forgiavano attrezzi agricoli ed erano provviste di magli

mulini

gualchiera o folla

fucine

  • si riducevano i tronchi in legname da costruzione

Osserviamo un'antica mappa di Bormio e ... all'opera!

Nella mappa si può osservare il corso del torrente Frodolfo e dell'agualar.

Osserviamo un'antica mappa di Bormio e ... all'opera!

Almanacco agricolo: la macinazione

mulino Salacrist

estate

mugnaio

noi scrittori!

mulino di Nacleto

Proverbi

DIALETTOTRADUZIONEOnentùn al tìra l’àkua su in del se mulìnOgnuno tira l’acqua al suo mulinoÉser kòma un mulìnEssere un chiacchierone

spazio a...

Il mulino Salacrist

Alla ricerca delle tracce del passato ...

Pare che il mulino Salacrist risalga al 1196.

Via Italo Occhi Reparto DOSSIGLIO

Il mulino Salacrist

Resti del canale (skusoir) dove scorreva l'agualar.

I chicchi di segale erano versati nella tramoggia.Le macine erano due, quella superiore girava, mentre quella inferiore era ferma.Era possibile diminuire la distanza tra le due macine per cambiare la grossezza della farina.

Ingranaggi del mulino

Il mulino Salacrist

All'interno del cassone c'era una struttura esagonale coperta da un tessuto: il buratto, aveva una trama più o meno fitta e serviva per separare la farina dalla crusca.

Questo attrezzo veniva usato per battere l'orzo (duméga) e pulirlo dal suo involucro prendendo poi il nome di mak.

Attraverso un canaletto la farina macinata scendeva dalle macine in un cassone suddiviso in vari scomparti.

I prodotti della macinazione erano- la farina bèla- la farinéta- la kruska.

Il Museo Civico di Bormio si trova dal 1962 al palazzo De Simoni. L’ultima abitante del palazzo, la signorina Lottie, donò l’intero complesso al Comune di Bormio. Le ventisette stanze testimoniano la storia, la cultura, il lavoro, le tradizioni e la vita di un tempo nel Bormiese..

In visita al mulino Salacrist

All' interno del Mulino Salacrist

Il mulino di Nacleto

Alla ricerca delle tracce del passato ...

Nel passato

Il mulino si trovava sulla destra verso il reparto Combo, di fronte c'era una fucina. L'acqua dell’agualar veniva utilizzata per le macine del mulino e per far funzionare i magli.

Nel passato

Oggi

Via Coltura, 2 Reparto COMBO

Il mugnaio

PERCHÈ I MUGNAI NON ERANO MOLTO AMATI?La popolazione riteneva che spesso i mugnai - indicassero un peso inferiore della segale o del frumento consegnato- utilizzassero molta acqua condizionando altre attività come la lavatura dei panni o l’abbeveramento degli animali.

QUANDO SVOLGEVA LA SUA ATTIVITÀ?Lavorava soprattutto in autunno e in primavera, in questi periodi il mulino funzionava giorno e notte.

QUALI ATTIVITÀ SVOLGEVA ?Il mugnaio - faceva funzionare i macchinari e li controllava, - pesava i sacchi con la segale e il frumento e- riconsegnava i prodotti della macinazione ai contadini.

Proverbi

DIALETTOTRADUZIONELa farìna del diàul la va in krùskaLa farina del diavolo va in cruscaÉser farìna de fār òstiaEsser farina da far ostie: detto ironicamente di persona malignaL’è mìga farìna del te sakNon è farina del tuo sacco: non è merito tuo

Storie fantastiche: la strega al mulino

Aiuuuto, c'è una fainaaaaa!

Ma all’improvviso da un sacco uscì una faina con la bocca enorme e i denti affilati come sciabole. La mugnaia urlò: << Mario curi! Porta ce al forkon!>>. La faina intanto rompeva tutti i sacchi con le sue unghie affilate. Il mugnaio con il forcone colpì la bestiaccia che si trasformò in una strega dagli occhi rossi fuoco e dall’odore di fogna. La strega urlò e uscì come un fulmine dal mulino, mentre i due mugnai tremavano ancora.

Tanto tempo fa al mulino Salacrist viveva il mugnaio con la sua famiglia.Un giorno di ottobre, Mario stava macinando la segale portata dai contadini con i carri trainati da cavalli e mucche. Il mugnaio si asciugò il sudore ed esclamò: <<Som strak!>>, intanto la moglie Lucia pesava i sacchi di farina da consegnare ai contadini.

Testimonianza di nonna Ilda

Ex voto: testimonianza del passato

Tavolette dipinte per ringraziare la Madonna o il santo invocato che avevano compiuto il miracolo, per grazia ricevuta.

Una donna riesce ad afferrare per un piede un bambino caduto nell’agualar. La Vergine con il Bambino assiste alla scena e intercede: il piccolo è salvo!

Ex voto

Immaginiamo cosa possa essere successo

Giocare vicino all'agualar è pericoloso!

La zia Carla si accorse di quanto era successo e gridò: <<Arrivooo, Michele! Aiutooo!>>, poi corse per cercare di salvare il piccolo. Il povero bambino, a causa della corrente, perse addirittura i vestiti. Quando il nipotino si stava avvicinando alla rastrelliera, la zia riuscì a prenderlo per la gamba sinistra e lo portò in salvo. <<Michele per fortuna sei salvo! Che spavento!>>.

Tanto tempo fa a Combo c'erano numerosi campi di segale . Un giorno Michele andò ad aiutare i suoi parenti a mietere la segale. Iniziò poi a giocare con un secchiello di latta: raccoglieva l’acqua dell’agualar che mischiava con la sabbia per fare delle costruzioni.

Ma il secchiello era troppo pesante, Michele scivolò nel canale e fu trascinato dalla corrente.

Guardando il cielo, con le mani giunte, aggiunse: <<Oh Madonnina cara, grazie di cuore. Hai salvato il mio nipotino !>>.

Immaginiamo cosa possa essere successo

Incidente al mulino

Tanto tempo fa a Bormio c’erano molti mulini vicino all’agualar. Un giorno Giuseppe si recò con la zia Peppina al mulino Salacrist per macinare la segale e preparare poi il pane prima di andare in malga.

La zia si accorse dell’accaduto e urlò: <<Aiutoooo! Il mio nipotino! Qualcuno mi aiuti!!>>.La corrente era talmente forte che Giuseppe perse i suoi abiti ed arrivò ai rastelli. Peppina corse lungo l’agualar appena in tempo: prese Giuseppe per il piede e lo portò in salvo. Il piccolo tossì e tutto infreddolito disse con un filo di voce: <<Grazie zia!>>.

Quel giorno il piccolo Giuseppe si stava divertendo a saltare tra i sacchi di farina, quando inciampò e cadde nell’agualar che scorreva proprio lì vicino.

Peppina guardando il cielo esclamò << Grazie Madonna che ci proteggi sempre! Il mio nipotino è salvo!>> .

Immaginiamo cosa possa essere successo

Madonnina, aiutami tu!

Tanto tempo fa, la contadina Marta stava coltivando la segale in un campo a Combo. <<Quante erbacce! Non riuscirò certo a finire il lavoro!>>. La povera Marta con la zappa toglieva le piantine che non lasciavano crescere bene le spighe.

<<Che divertimento!>>. Ma ad un tratto Pietro inciampò in un sasso e cadde nell’agualar. L’acqua era molto forte e in poco tempo il bambino perse i vestiti. La mamma alzò gli occhi per vedere cosa stesse facendo Pietro, ma… lo vide nell’agualar!<<Oh Pietro! …..Madonnina, aiutami tu!>>.

Poco lontano, Pietro, il figlio di tre anni, trascinava il rastrello lungo il campo.

Marta corse verso il figlio e riuscì ad afferrarlo per un piede, poi lo trascinò sul prato. <<Grazie Maria! Mi hai proprio aiutata!>>.

Dal Museo Civico di Bormio

Quanto valeva la segale?

I contadini dovevano consegnare anticamente alla Chiesa e in seguito al Comune, la decima parte del raccolto, in particolare orzo e segale. Le "tasse versate" venivano raccolte nei "taulà de li dégiuma" e consegnate alle famiglie più povere o messe all’asta al miglior offerente.

Anche nel passato si pagavano le tasse!

In occasione di nuove costruzioni pubbliche, come chiese o scuole, la popolazione doveva contribuire consegnando altri sacchi di cereali.

Via Coltura, 12 Reparto COMBO

Quanto valeva la segale?

Da alcuni documenti risulta che nel 1391 due soprintendenti, Tibaldo Marioli e Giovanni Foliani, si occuparono della costruzione delle torri di Fraele (sistema difensivo del Contado di Bormio) e furono pagati per il loro lavoro con libbre (1 libbra = mezzo chilo) di

  • sale,
  • ferro,
  • panno e
  • segale.

  • preparazione del pane di segale 2 volte l'anno
  • lavoro pagato con beni preziosi: sale, segale, panno di lana, ferro
  • offerte alla chiesa: fieno, segale, uova, lino

  • acquisto del pane in panetteria tutti i giorni
  • lavoro pagato con somme di denaro
  • offerte alla chiesa somme di denaro

Nel passato Oggi

Uno stipendio... sostanzioso!

La segale cornuta:

Talvolta la segale veniva attaccata da un fungo: dalle spighe sporgevano dei cornetti scuri, da cui il nome “segale cornuta”.Se consumata in quantità, poteva provocare allucinazioni.

Quando nel passato scoppiò la caccia alle streghe, si racconta che ai mulini venisse macinata la “segale cornuta”, considerata un alimento proibito che trasformava le donne in streghe, mettendole in contatto con il diavolo.

  • La leggenda del Tananài
  • La serpe di Sclaneira
  • Il mulino stregato

Si racconta che ....

tra scienza e credenze popolari

Dal Museo Civico di Bormio

La panificazione

Si preparava preferibilmente con luna piena o crescente.Ricetta Ingredientisera precedenteper il lievito (levá): - acqua - farina - piccola quantità di pasta della precedente panificazione giorno seguente- farina di segale - acqua tiepida - sale - lievito

Procedimento- Impastare gli ingredienti nella madia (panéir), - tracciare il segno di croce sulla pasta, - lasciare riposare per alcune ore in un luogo caldo per favorire la lievitazione.- Preparare le diverse forme del pane, in particolare i breciadéi (ciambelle),- appoggiare i panetti sulle assi del pane (asc del pan) con le strisce di tela di lino (fáscia del pan) - lasciare lievitare per un’ora - cuocere nel forno (sulla bocca del forno erano posti dei rametti accesi per rischiarare il forno, li golòsa).

Proverbi

DIALETTOTRADUZIONEÉser mìĝa pan per i sèi dentNon esser pane per i suoi dentiL’è nòma li štrìa ke refùda ‘l panSolo le streghe rifiutano il paneÉser una ĝran bòna pàšta de un òmenEsser un gran buon uomo

Il forno della fam. Pedranzini

madia (panéir) dove si impastava il pane

finestrella da cui passavano le assi con il pane da cuocere

interno del forno

forno con forma a cupola

Via della Vittoria, 8 Reparto DOSSOROVINA

Il forno

Il pane veniva preparato due volte all’anno, in autunno e in primavera.Il forno veniva riscaldato per bene e poi si introducevano i panetti con le pale.

Il forno era illuminato con alcuni rametti accesi (li gólosa).Il forno si trovava in molte case e aveva una forma semicircolare o a cupola.Veniva utilizzato anche per cuocere il pane dei vicini.

Conservazione del pane

Una volta che il pane era cotto veniva messo in ceste e appeso in un locale asciutto ed arieggiato. Il buco presente nei breciadéi (ciambelle) era utile per infilare il pane in lunghi pali fissati sul soffitto dove farlo seccare al riparo dai topi.

Il pane si conservava per mesi, una volta diventato secco, veniva tagliato con la gràmola del pan e inzuppato nella minestra o nel latte.Questo tagliere aveva un bordo sui tre lati per impedire che le briciole cadessero a terra.

Le forme del pane

Glicerio Longa nel 1912 ha descritto come si preparava il pane nelle case di Bormio, una vera e propria "arte di fare il pane". La forma che sipreferiva era la ciambella, al breciadél.La piza, un pane dalla forma allungata che qualcuno lo definiva focaccia.

Piza a forma di ESSEPrézel pane intrecciatoTrécia pane porta fortuna Fior pane di pasta dolce

Proverbi

DIALETTOTRADUZIONEPan e nōš malār de špōsPane e noci - mangiare da sposi: buon mangiareBon kòma ‘l panBuono come il pane: detto di persona di grande bontà

Le forme del pane

FigacinaKor o KorinFer de kavalPasc’tòr kul ciutin

Popa e la popinaFiorAnedraPurcelBesc’iaGal

Proverbi

DIALETTOTRADUZIONETroār pan per i sèi dentTrovare pane per i propri dentiAl pan di àltri al g’à set kròstaIl pane degli altri ha sette croste: costa fatiche

Riproduciamo le forme del pane

Con pasta di sale e didò proviamo anche noi a creare le diverse forme del pane.

Poesie studiate dai bisnonni

Proverbi

DIALETTOTRADUZIONERobàs al pan fòra de bòkaRubarsi il pane fuori di boccaFār štār a pan e àkuaFar stare a pane e acquaMal̃ār pan a tradimèntMangiare pane a tradimento: vivere oziosi a spalle altrui

Dice il pollice: <<Non c'è più pane!>>. Dice l'indice: <<Come faremo?>>. Dice il medio: <<Lo compreremo>>. Dice l'anulare: <<Ce n'è un pezzettino>>. Dice il mignolo: <<Datelo a me che sono il più piccino>>.

La storiellina della mano

Non c'è più pane!

Datelo a me che sono il più piccino!

Testimonianza di nonna Ilda

Dal taulà de li dégiuma

Presto si miete. La segale è matura.Quando soffia la breva, il vento che arriva al lago, i chicchi cadono a terra. Bisogna falciare con taglio preciso, perché nessun chicco vada perso. A gruppetti le donne raccolgono per i campi fasci di segale formando un covone, legano le spighe con gran cura in modo che le spighe non rimangano sparpagliate. Remo Bracchi Bormio, 2 gennaio 1994

Lugl, témp de colér

Luglio, tempo della mietitura

Debòt se còl. La séghel l é madùra. A n ruz de bröa la cròdula glià m pè. L é de taglièr gualìf, cu man sigùra, che i gran i vàien mìga štradenè. Li fémena a rocét per li cultùra li ràmen dré li dègiuma al trepè e li lìghen li špìga cu gran cùra, che i ciùf i rèštien mìga šparpagliè. Remo Bracchi Bórm, 2 genéir 1994

Don Remo Bracchi, nato a Piatta a Valdisotto nel 1943, è morto nel 2019. Si laureò con una tesi sul dialetto di Bormio e fu ordinato sacerdote nel 1975. Docente all'Università a Roma, aveva ideato e diretto l'Istituto di dialettologia e di etnografia valtellinese e valchiavennasca. Si

Cosa abbiamo capito

Agosto. Dai fienili provengono i colpi regolari di chi batte la segale.La pula vola via leggera.Sono i passi dell’estate che si allontana.Sui canali in legno che portavano l’acqua alle ruote del mulino sono distesi in ordine e con cura i covoni di segale.I battitori si dividono in due squadre: quella che colpisce e quella che solleva il correggiato.Remo Bracchi Bormio, 2 gennaio 1994

Agóšt, témp de riflèter

Agosto, tempo di riflessione

Agóšt. Al se špantìga in de la séirai cólp gualìf che i bàten, de i taulà. Li vaśùra li šgòlen ìa lengéira. L é i pas che i se šlontànen de l ištà. Sóra al šcusöir l é deštendùda l éira cu i brèč de pàglia in órden, bén šplanà. Se fà dóa cóbia de la šquàdra intéira: quéla che pìca e quéla che la šta. Remo Bracchi Bórm, 2 genéir 1994

Don Remo Bracchi, nato a Piatta a Valdisotto nel 1943, è morto nel 2019. Si laureò con una tesi sul dialetto di Bormio e fu ordinato sacerdote nel 1975. Docente all'Università a Roma, aveva ideato e diretto l'Istituto di dialettologia e di etnografia valtellinese e valchiavennasca.

Cosa abbiamo capito

.. ma abbiamo anche capito che...

Chi non mangia in compagnianon può vivere in allegria!

Oggi, come nel passato, ci gustiamo un bel breciadél de séghel, però all'interno ci aggiungiamo ...

Ieri Oggi

Ieri Oggi

  • quanto è cambiato il nostro territorio
  • e come si è modificato nel tempo il modo di vivere....

Durante la nostra ricerca storica, abbiamo capito ...

I nostri panini di segale con prosciutto, tonno, insalata ...

.... senape, maionese, pomodori, origano, basilico....

I nostri panini di segale ...

... sono una delizia!

I nostri panini di segale ....

... ci mettono allegria!