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Transcript

Edificato nel IX secolo, i Ponti del Diavolo, così è detto dalla tradizione l'Acquedotto Medievale, i cui archi sono tra i simboli di Salerno. Per la visione del lavoro, seguire i link: Cliccando, si aprirà un collegamento che bisognerà scaricare e aprire con PPT per la corretta visione. Di seguito, si visualizza un collegamento su Google Earth. Qui si può ammirare la struttura in modello 3D. (Del Piano-Ronga)

https://www.youtube.com/watch?v=z1cDRCSAoP0

CHIESA DI SANTA MARIA DE LAMA Santa Maria de Lama è stata costruita X-XI secolo circa, è una delle più antiche delle città e custodisce gli unici e frammentati affreschi risalenti all’età longobarda del paese. il “Lama” che troviamo nel nome fa riferimento al torrente sotterraneo che scorre sotto i gradoni dove è situata. Il primo documento che cita la chiesa risale al 1055, e quest’ultima doveva essere una cappella di fondazione privata di qualche nobile. La chiesa si presenta su due livelli, il nucleo originale è l’attuale cripta dove sono presenti gli attuali affreschi. In seguito ai danni recati da un terremoto la chiesa fu ricostruita ad un livello superiore, nel XIII secolo, anche quest’altro livello fu decorato con affreschi e mosaici. Il precedente edificio divenne una cripta, ma dopo circa un secolo cessò le sue funzioni e divenne un sepolcreto (area nella quale sono deposti i corpi dei defunti, gettati da una botola nel pavimento). Alcune colonne di questo livello furono affrescate nel ‘400. Gli affreschi situati nella cripta sono stati rovinati a causa dell’umidità dovuta al Lama quelli che sono ancora visibili ritraggono San Bartolomeo benedicente e con la mano sinistra regge un libro dalla copertina dorata, ritraggono inoltre Santo Stefano, San Lorenzo e la Madonna. Questi affreschi si possono collocare in due fasi, una dell'XI secolo e l’altra nel XV secolo, la prima è quella di San Bartolomeo, l’altra quella di Santo Stefano, San Lorenzo e della Madonna. Dopo il terremoto del 1980 la chiesa fu chiusa per un lungo periodo, solo nel 1991 sono ricominciati i lavori di restauro e solo da qualche anno è stata riaperta per concerti ed eventi che possano valorizzarla. La zona dove è ubicata la chiesa è una zona commerciale situata nel cuore del quartiere degli Amalfitani che nella prima metà dell'XI secolo vive uno sviluppo edilizio importante che trova la sua espressione nelle fondazioni ecclesiastiche. Grazie a vari documenti possiamo comprendere che la chiesa ha svolto cerimonie in entrambe le aule, superiore ed inferiore, almeno fino al 1625 dove un altro documento ci informa che tutte le funzioni sono state trasferite all’aula superiore, questa venne denominata “Sant’Alfonso ai gradoni” e fu restaurata in stile barocco (cosa che comportò la perdita di quasi tutti gli affreschi). Invece nella parte a sud dell’edificio si impiantò la bottega di un carbonaio. e qui di seguito possiamo vedere come si presenta la chiesa dall'esterno grazie a Google Earth: Vista esterna della chiesa

PALAZZO SAN MASSIMO Architettonicamente il Palazzo San Massimo si sviluppa su una superficie complessiva di 4.200 m2 circa distribuita su quattro livelli, ed è articolato in due corpi di fabbrica di cui uno più antico, impostato sull’originario sito del palazzo del principe Guaiferio, di 3.300 m2 e l’altro più recente di 900 m2 circa. La parte antica, che si sviluppa su due livelli, è costituita da un nucleo centrale, rappresentato dalla Cappella (antica chiesa di San Massimo) al piano terra, e da una scala monumentale che conduce a zone di notevole valore storico e artistico poste al primo livello. L’ex Palazzo Maiuri, meglio noto con il nome di Palazzo San Massimo, residenza nobiliare sorta nel corso del ‘700, è stato sede del Convitto Genovesi, poi del liceo artistico Statale e negli ultimi anni di Uffici del Comune cui è passato in proprietà dalla famiglia Maiuri. La sua denominazione è legata all’esistenza dell’omonimo monastero posto proprio al suo interno. L’edificio sorge nel quartiere, detto un tempo Plaium Montis, nella zona alta del Centro storico di Salerno. Il palazzo si articola oggi su quattro livelli. Nonostante non vi sia unanimità e manchino chiari riferimenti storici al riguardo, si ritiene plausibile che il monumentale palazzo e l’annessa chiesa siano stati fondati, tra l’861 e l’865, dal principe Guaiferio. Si crede anche che nella stessa area egli (Guaiferio divenne principe di Salerno nell’861 succedendo ad Ademaro) avesse spostato la sua casa privata, prima residente al castello di Arechi II, considerando questa zona della città più sicura. Guaifero dichiarava di aver interamente costruito la chiesa di San Massimo proprio accanto al suo palazzo. La famiglia del fondatore poteva accedervi direttamente attraverso un andito coperto da volta a botte, probabilmente ancora oggi esistente e le era riservata una porta secondaria, che dava in un ambiente sottostante, dove era edificato un altare in onore di San Bartolomeo. Alla morte di Guaiferio, i suoi figli poterono un po' alla volta arricchire il loro patrimonio, grazie alle numerosissime donazioni fatte alla chiesa. A conferma di quanto detto sulla fondazione di San Massimo, si deve ricordare che all'inizio del '900, in occasione di alcuni lavori di consolidamento, furono rinvenuti all'interno del palazzo due grossi blocchi di marmo. I due blocchi, ben conservati, in origine formavano un pezzo unico: di esso un estremo non fu rinvenuto. Su di essi una scritta chiaramente leggibile: «GUAIFERIUS PRINCEPS INSTINCTU FLAMINIS ALMI DUO HAEC STRUXIT PULCHRA DOMUS» Così tradotta da Sinno: «Guaiferio principe per ispirazione divina, queste due cose costruì, le belle mura della casa» probabilmente il pezzo mancante doveva alludere alla costruzione della chiesa. Dalla lettura dei documenti cavensi, si può inoltre notare una diminuzione del numero di donazioni a favore del San Massimo: l'ultima delle quali risale al 1012. Proprio in quel periodo l'Abbazia Benedettina della Santissima Trinità di Cava andava acquistando rilievo per la sua attività religiosa non disgiunta da uno slancio di natura economica. Fu così che la chiesa di San Massimo e tutte le sue pertinenze, passarono ai benedettini della Badia di Cava, che lo amministrarono per circa mezzo millennio, ma questa è un’altra storia. Tornando a parlare del palazzo, spesso è accaduto che come con quelli del centro storico di Salerno, anche il San Massimo è stato protagonista di cambiamenti nel corso degli anni. Nell’883 il documento già citato prima testimonia la presenza del Monastero di San Massimo nato come sede dei Benedettini annessi all’Ospizio e alla chiesa di San Massimo. L’Ospizio di Mendicità fu costruito probabilmente nell’820 ed è il primo che si conosce a Salerno, ma è ormai difficile individuarne la sede. Alla fine del primo millennio, Giovanni II divenne principe di Salerno, nonché erede principale della proprietà di San Massimo, mediante dei legami con il principe Pandolfo I, ultimo erede diretto di Guaiferio.In particolare c’è stato un cambio di proprietà frazionata, quando la città stava per cadere nelle mani dei normanni. Gisulfo II, ultimo principe longobardo di Salerno, donò la propria parte alla Badia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni. I diritti di proprietà della nuova famiglia principesca si protraggono fino a quest’ultimo principe, che nel 1054 interviene come dominus della chiesa. Nel 1076 l’ordine dei Benedettini della Badia venne in possesso di tutto il palazzo di San Massimo e delle sue adiacenze, e dei beni anteriormente elargiti a beneficio dell’ospizio e della Chiesa. Poco, invece, si conosce del periodo tra il XI e il XII secolo, certo è che al di là di un'apparente grandezza cominciavano a manifestarsi i primi segni di decadenza. Il dominio incontrastato di San Massimo, che durava da ben tre secoli, fu destinato a finire. Al momento, l’attenzione per il Palazzo San Massimo è alta con, tra le altre proposte, l’organizzazione di un concorso internazionale per idee e una fase di ascolto della comunità per la preparazione del Piano Strategico per la rigenerazione del centro storico, con l’edificio attualmente in ristrutturazione. https://www.youtube.com/watch?v=_NWjx8_OaCs&feature=youtu.be