MICHELANGELO
Giulia Parisi
Created on February 19, 2021
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Transcript
michelangelo buonarroti
Il Mosè
Vita
Dopo le prime esperienze fiorentine come scultore, si trasferì a Roma nel 1496 per far ritorno nella città toscana nel 1501, ormai famoso. Nel 1505 papa Giulio II lo invitò di nuovo a Roma e, fino al 1536, anno del suo definitivo trasferimento nella città dei papi, Michelangelo si dedicò a imprese artistiche che lo videro spostarsi spesso a Firenze. Morì il 18 febbraio 1564.
Michelangelo Buonarròti nacque il 6 marzo 1475 a Caprése, cittadina dell’aretìno. A Firenze, dove ben presto rientrò la famiglia, Michelangelo compì i suoi primi studi finché, nonostante l’opposizione del padre, andò a bottega da Domenico Ghirlandaio. Il giovane artista, però, si formò soprattutto copiando gli affreschi di Giotto e di Masaccio rispettivamente in Santa Croce e al Carmine. Egli si applicò molto nello studio della scultura degli Antichi, frequentando l’ampia collezione medicea.
Michelangelo riteneva che scopo dell’arte fosse l’imitazione della natura. Solo l’indagine della natura avrebbe potuto consentire di arrivare alla bellezza. Era, tuttavia, convinzione dell’artista che dalla natura occorresse scegliere i particolari migliori e che la sola fantasia potesse immaginare una bellezza superiore a quella esistente in natura. Esiste dunque per Michelangelo un modello di bellezza che ogni artefice concepisce nella propria mente al quale conformare ogni propria creazione. Il perfetto corpo umano è lo specchio della bellezza divina.
Conversione
Divenuto più profondamente religioso, Michelangelo cominciò a ritenere del tutto secondaria la bellezza fisica rispetto a quella spirituale. La prima non era altro che un mezzo per rendere evidente proprio la bellezza interiore e condurre alla contemplazione di quella divina. È così che Michelangelo comincia a intendere l’attività dell’artista al servizio della Chiesa. Non basta più che gli artisti siano padroni del proprio mestiere, essi devono anche essere pii: quanto più lo sono, tanto più riusciranno a infondere credibilità e fede alle proprie figure, che solo così sapranno commuovere e ispirare reverenza. Avvicinandosi alla fine della propria esistenza Michelangelo si convince anche che la bellezza esteriore distolga addirittura l’uomo dalla spiritualità. Egli teme che la propria arte e la propria fantasia possano averlo condotto addirittura verso la dannazione dell’anima, meritandogli il castigo eterno.
DISEGNO
I disegni della maturità mostrano invece il graduale abbandono del tratteggio, troppo forte e incisivo, per appropriarsi di una tecnica più dolce, morbida e leggera, quella dello sfumato
Alla base di ogni attività artistica c’è per Michelangelo il disegno che consiste nel rendere concreta l’idea che l’artista ha nella mente. Nei disegni giovanili egli ricorre essenzialmente alla penna e al tratteggio sottile e incrociato, al fine di modellare un’immagine di consistenza scultorea e così che le figure spicchino dal fondo del foglio, circondandole con una netta linea di contorno. Michelangelo, inoltre, non ricorre alla punta d’argento, ma utilizza lo stilo di metallo calcato sulla carta per i tracciati preliminari invisibili.
COMMISSIONI
La versione originale del progetto vede le statue di San Paolo (personificazione della vita contemplativa) e Mosè (personificazione della vita attiva) poste nel registro superiore del monumento, rispettivamente a sinistra e a destra.Sia Mosè che San Paolo – durante la loro vita – hanno ricevuto una rivelazione divina. Sono 2 personalità perfette per la decorazione di un pontefice, il quale è l’intermediario tra l’uomo e Dio
Una volta a Roma, Michelangelo visse un breve periodo di esaltazione per la commissione ricevuta nel 1505 da papa Giulio II di progettare il di lui monumento funebre da collocare nella Basilica di San Pietro. L'esecuzione avvenne molti anni dopo la scomparsa del pontefice e con una soluzione molto ridimensionata rispetto all’ambiziosissimo progetto originale; tra l’altro non più nella basilica vaticana, ma nella Chiesa di San Pietro in Vincoli
Descrizione
1513 - 1542235 cm
La statua rappresenta il personaggio Biblico di Mosè. E' un'opera innovativa, perchè il personaggio è stato realizzato seduto, non in piedi o in movimento come tanti altri capolavori della storia. se si osservano attentamente i piedi, possiamo notare che solo il destro poggia completamente a terra. La gamba sinistra invece è sollevata in modo tale che soltanto la punta del piede tocca la base.
Se notiamo i muscoli della figura, noteremo che sono molto tesi, quasi come se Mosè da un momento all'altro avesse uno scatto d'ira e liberasse tutta la sua energia.
Sotto il braccio destro, Mosè tiene alcuni oggetti. Sono le Tavole dei Comandamenti. Possiamo notare come esse siano state poste al contrario. Si pensava che fosse un errore, ma in realtà è stato voluto da Michelangelo affinchè sembrasse che stessero scivolando dalla presa del protagonista.Con la mano destra Mosè si regge la barba, assumendo un atteggiamento riflessivo, di attesa
Mosè scende dal Monte Sinai dopo aver incontrato Dio. Durante la sua assenza, il popolo che aveva guidato lontano dalla schiavitù da parte degli Egizi aveva cominciato ad adorare un Vitello d’Oro, un falso idolo che avevano realizzato e in cui avevano deciso di riporre la propria fede. Quando Mosè lo vide, non poteva crederci, poiché dopo tutta la fatica e l’aiuto ricevuto da parte di Dio, avevano creato un culto indipendente. Mosè in preda alla rabbia, si alza in piedi scagliando le tavole per terra e distruggendo il vitello d'oro.
Anche il volto mostra un atteggiamento di rabbia e tensione. questo sentimento d'ira è riconducibile ad un passo della Bibbia.
Tutti e 2 sono caratterizzati da un forte dinamismo nella loro posizione.
Poi Michelangelo ha preso spunto sicuramente anche dal Torso del Belvedere
C’è soltanto una differenza. Mentre San Giovanni guarda davanti a sé, Mosè ha la testa girata di lato.
Entrambi i personaggi stanno trattenendo una grande quantità di energia e tutti e 2 hanno un atteggiamento riflessivo ed un’espressione pensierosa.
Lo scultore, prima di realizzare questo capolavoro ha studiato attentamente altre opere del passato. Come per esempio il San Giovanni Evangelista di Donatello
Un particolare della statua sono le corna poste sul capo di Mosè. Nel corso del Medioevo sono stati trascritti e tradotti molti testi antichi, soprattutto religiosi. Nella traduzione latina della Bibbia intitolata "Vulgata" c’è un passaggio molto interessante. In esso viene narrato il ritorno di Mosè dal suo popolo dopo aver ricevuto i Comandamenti da Dio; lì c’è anche riportato che Mosè ha un paio di corna sulla testa. Probabilmente si tratta di un errore di traduzione. Questo errore è presente anche nella traduzione inglese della Vulgata.Andando ancora più a ritroso raggiungiamo il testo masoretico, il libro ufficiale degli Ebrei. Qui appare il termine "qeren" Questa parola significa “corno, basato sulla radice”, ma anche “splendente” o “emettente raggi”.Il termine “cornuto” legato a Mosè è rimasto in uso fino nel Rinascimento, per un errore di traduzione nel Medioevo che non è stato corretto nel corso degli anni. Anche Michelangelo Buonarroti ha preso alla lettera la descrizione per la realizzazione della statua di questo personaggio biblico. Poi nel 16° secolo il Mosè “cornuto” è diventato meno popolare fino a che è diventato privo di questo dettaglio. E le corna sono diventati un particolare negativo.
MODIFICHE
1. Lo psicanalista Sigmund Freud ha ipotizzato che Mosè si sia girato e si stia tirando la barba per domare la propria passione e per salvaguardare le tavole con i Comandamenti 2. Lo studioso Frommel ritiene che Mosè si sia voltato per non guardare direttamente né gli altari presenti nell’abside della chiesa e nemmeno il transetto dove erano conservate le catene di San Pietro
Il restauratore Antonio Forcellino aveva il compito di ripulire l’opera di Michelangelo con l’aiuto di acqua distillata e carbonato di ammonio. Prima di mettersi al lavoro, però, ha pensato bene di documentarsi. Ha passato 4 anni a studiare dei documenti sull’artista e andando a fondo nelle sue ricerche ha trovato una lettera di un anonimo conoscente di Michelangelo. Secondo il documento, lo scultore ha ruotato la testa del suo personaggio in un secondo momento per questioni religiose. Durante il restauro, sono emersi indizi inconfutabili che affermano la modifica apportata alla statua. Guardando da più vicino puoi notare che la barba di Mosè tende verso destra: è stata tirata a destra perché dall’altro lato non c’era abbastanza marmo per farla perpendicolare come in origine.
Per rendere il tutto molto naturale, Michelangelo ha dovuto abbassare di 7 centimetri il trono su cui il protagonista è seduto. Dopo questa modifica, c’è stato un effetto a catena. Il piede sinistro di Mosè non è nella posizione giusta e deve essere appoggiato indietro. E per questa altra piccola modifica, lo scultore è costretto a stringere il ginocchio sinistro di 5 centimetri rispetto all’altro.
INTERPRETAZIONI
Secondo Freud, questo Mosè mostra 3 stati d’animo diversi. 1. le linee che si vedono sul volto del personaggio biblico rappresentano la sua vittoria contro la rabbia. 2. La parte centrale della statua mostrano gli ultimi istanti del suo tentativo di sopprimere l’impulso rabbioso contro gli infedeli.3. L’accarezzarsi la barba simboleggia la tranquillità che ha avuto la meglio sugli istinti aggressivi.
Lo psicanalista Sigmund Freud ha studiato a fondo quest’opera. Il Mosè scolpito da Michelangelo rappresenta un momento raccontato nell'esodo. Freud è andato però più a fondo, analizzando l’opera da un punto di vista prettamente psicologico. Per lui Mosè ha un’espressione agitata per via della sua scoperta delle persone che stavano adorando il Vitello d’Oro. Passeranno pochi istanti e, in un impeto di rabbia, distruggerà le Tavole dei Comandamenti. Ma sappiamo che Mosè è un dettaglio fondamentale nella decorazione della Tomba di Giulio II. Ed un Papa di certo non accetterebbe mai che sul suo sepolcro ci sia un simbolo di ira. Questo Freud lo sa e precisa che il momento in cui Michelangelo ha immortalato Mosè non è quello in cui sta per scagliarsi contro il Vitello d’Oro. Per lui il Mosè che stiamo osservando è un uomo che vorrebbe agire d’istinto, ma alla fine ha domato la sua rabbia. Ora è seduto e con pazienza si sta controllando. Mentre sta riflettendo, però, non si rende conto che le tavolette stanno scivolando dalla sua mano e cadranno da un momento all’altro. Michelangelo, trasformandolo in statua ha affidato a Mosè il compito di guardiano della tomba di Papa Giulio II.
Anche Malcom MacMillan e Peter Swales hanno approfondito la questione, scrivendo insieme un saggio sul Mosè del Buonarroti. I due esperti dicono che Mosè ha sotto una mano delle Tavolette vuote. Dio ha ordinato a Mosè di fabbricare delle altre tavolette dopo la distruzione delle prime. Secondo gli studiosi Michelangelo ha rappresentato Mosè nell’istante in cui sta per vedere Dio. Ha un'espressione particolare perché ha dei dubbi. Non sa se Dio sarà soddisfatto del suo comportamento e di quello del suo popolo. Mosè viene quindi raffigurato pensieroso ed in attesa dell’arrivo di Dio
Legato a questa scultura è l’aneddoto secondo il quale Michelangelo, contemplandola al termine delle ultime rifiniture e stupito egli stesso dal realismo delle sue forme, abbia esclamato “Perché non parli?” percuotendone il ginocchio con il martello che impugnava. A proposito della maestosa barba del Mosè, il Vasari disse che è scolpita con una perfezione tale da sembrare più “opera di pennello che di scalpello”.
Subtitle
giulia parisi,4el
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