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Khaled Al-Assad ha difeso Palmira, la storica città famosa un tempo per la leggendaria regina Zenobia, importantissimo sito archeologico caduto per alcuni anni nelle mani dell'ISIS.

IL CUSTODE DI PALMIRA

Khaled al-Asaad

Disegno di Livraga Mrgherita Khaled al-Asaad muore a Palmira il 18 agosto 2015. Ha 84 anni, viene rapito dai miliziani jihadisti che hanno barbaramente occupato il sito archeologico trasfigurandolo in cumuli di macerie e punti d’esecuzione. Le torture vanno avanti per giorni, senza scrupoli, con l’obbiettivo di estorcere dall’eroico custode quante più informazioni possibili circa l’ubicazione dei preziosi reperti appartenenti al museo cittadino. Ma lui non parlò mai. La fine delle sue sofferenze giunge soltanto nel momento in cui pubblicamente viene decapitato. La storia e la vita di quest'uomo ci sono d'ispirazione. Laureato in storia e pedagogia all’università di Damasco nel 1962 inizia da subito ad essere impiegato presso il Dipartimento dei Musei fino all’anno successivo, quando viene ufficialmente nominato direttore e custode del sito archeologico e del museo della tanto amata città natale. La sua attenzione, la sua cura e il suo istinto di protezione nei confronti di siti, nominati patrimonio culturale, sono forti, quasi materni, tanto che a seguito di una forte campagna promozionale, molti di questi divengono ambite mete di pellegrinaggio in terra siriana. Khaled al-Asaad manterrà la sua carica ufficiale fino al 2003, ma farà di tale città la sua dimora per il resto della sua vita. Oggi Khaled al-Asaad è stato ammesso nel Giardino dei Giusti in qualità di “eroe dei giorni nostri”. A lui è stato dedicato sul muro esterno della fabbrica del vapore della nostra Milano un murales, mentre a Vibo Valencia alcuni studenti liceali si sono cimentati nella realizzazione di un libro in suo onore pubblicato nel 2019. https://it.wikipedia.org/wiki/Khaled_al-Asaad#/media/File:SIM_1909.jpg Proprio nel febbraio di quest’anno si è tornati a parlare di lui. Le sue spoglie sembrano esser risalite alla luce in un punto sconosciuto nel deserto siriano, anche se per la conferma sarà certamente necessario aspettare i risultati del test del DNA. Il patrimonio personale di quest’uomo non verrà mai dimenticato; il suo lascito è oggi tesoro riposto nelle mani del figlio Tareq, che con coraggio e rispetto ricoprirà la stessa carica presieduta dal defunto padre.

SITO ARCHEOLOGICO DI PALMIRA Nel sito archeologico della città di Palmira sono presenti, anche se solo in parte, a seguito dell’occupazione jihadista e dei continui attacchi che si sono protratti per anni, molteplici monumenti tra cui una lunga serie di templi, teatri e piazze ornate da vie colonnate di età romana. Tra i templi più importanti e simbolici abbiamo quello dedicato alla dea Al-Lat, distrutto dopo un saccheggio nel 273 d.C., del quale è possibile di fatto ammirarne solo singole porzioni. Il 2 luglio del 2015 l’ISIS è stato responsabile della distruzione della statua del Leone di Al-Lat, emblema del tempio. Il tempio che rende onore a Baal, corrispondente del greco Zeus e del romano Giove, risultava costituito da un colonnato che circondava la cella interna contenente la statua su tutti e quattro i lati, interrotto solo dalla porta che conduceva fino all’interno. Sia la cella che l’ambiente ad essa esterno erano dotati di soffitti monolitici intagliati. Si potevano notare rappresentazioni dei sette pianeti e dei segni zodiacali. Il 30 agosto 2015 viene confermata la parziale distruzione del tempio a opera dei guerriglieri dell’ISIS. Questo stesso atto verrà poi condannato crimine di guerra dall’Unesco, che nel 1980 aveva riconosciuto il sito di Palmira come patrimonio dell’umanità. IMPORTANTI MONUMENTILa via colonnata di età romana che si estendeva proprio a partire dall’ingresso del tempio di Baal e che culminava con un arco monumentale a tre arcate, anch’esso distrutto dall’azione dell’ISIS, il tetrapilo eretto sotto il regno di Diocleziano alla fine del III sec. d.C., consistente in una piattaforma quadrata sormontata da quattro colonne sostenenti un piedistallo dove probabilmente avrebbe dovuto essere presente una statua, completamente annientata dall’ISIS nel 2017. L’agorà, il foro tipico delle città romane costruito nel II sec. d.C. a pianta quadrangolare con portici su tutti e quattro lati per un’estensione totale di 84mx71m. È bene inoltre fare un ulteriore riferimento, anche alla necropoli della città, comprendente, oltre alle varie tombe, anche una serie di monumenti tra cui la famosa Torre di Elahbel, opera dell’architetto Marcus Elahbelus, di epoca traianea, crollata nel 2015.

Nel 2015 la città di Palmira cade sotto il controllo dello stato Islamico e così anche il sito archeologico Patrimonio dell’umanità dell’Unesco. L’anfiteatro romano diventa scenario di numerose e macabre esecuzioni pubbliche. Si dice che i miliziani jihadisti abbiano ucciso 12 persone di cui quattro civili e 8 tra militari e miliziani: tali orrori sarebbero avvenuti in pubblico come una sorte di spettacolo per incutere terrore. DecapitazioneCon decapitazione o decollazione si definisce l'atto consistente nel tagliare la testa a qualcuno, sia esso vivo, al fine di provocarne il decesso,...Wikipedia

STORIA DI PALMIRA

  • PALMIRA fu in tempi antichi uno dei siti archeologici più spettacolari della Siria, e per un certo periodo capitale dell'importante Regno di Palmira, un impero di breve durata governato dalla regina Zenobia in contrasto con l’Impero Romano nel III secolo d.C. Gli antichi l’avevano chiamata “la sposa del deserto” per la sua grande bellezza e per la freschezza accogliente delle sue oasi. Le sue ricche sorgenti di acqua favorirono un primo insediamento già nel II millennio.
  • Tra il III e il II secolo a. C. divenne una città ellenistica, la cui importanza cresceva con l’intensificarsi degli scambi commerciali e con l‘espandersi dei mercati in quell’area “globalizzata” dalla conquista di Alessandro Magno. Posta a metà strada tra il Mediterraneo e l’Eufrate, Palmira consentiva la traversata del deserto sulla linea più diretta che collegava la Mesopotamia ai grandi centri urbani della Siria e della Palestina. La città conservò a lungo la propria indipendenza, finché, durante i primi anni dell’impero, divenne vassalla di Roma. Palmira toccò il massimo della ricchezza e potenza agli inizi del III secolo; cominciò ad estendere la sua influenza sulle regioni circostanti e a sviluppare una politica di espansione e annessione di territori sempre più estesi, tanto da costituire un regno a sé all’interno dei confini dell’impero romano.
  • Disegno di Marzi Federica
  • Essa, inoltre veniva considerata una specie di cuscinetto di sicurezza tra Roma e l’impero dei Parti; la città perciò godette per diverso tempo di una vasta autonomia. Roma sembrava non prestare troppa attenzione a quanto stava accadendo ai suoi confini orientali, ma Zenobia, divenuta regina intorno al 268, sviluppò una politica aggressiva e anti-romana tale da destare serie preoccupazioni nelle stanze del potere romano. Nel 272 l’imperatore Aureliano mise fine per sempre alla “primavera” di Palmira, che in gran parte andò distrutta. Zenobia venne catturata mentre tentava di rifugiarsi presso i Parti e fu esibita come preda pregiata nel trionfo tributato all’imperatore. Palmira era un antico centro carovaniero. Poi i Romani vi aggiunsero terme, monumenti, un teatro e una lunghissima via colonnata, divenuta simbolo della città. Nel disegno si può vedere la ricostruzione di Palmira nel suo periodo di massimo splendore, attorno al 270 d.C., quando la città era la capitale del regno di Zenobia.