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LA PRIMA GUERRA MONDIALE

START

La Grande Guerra scoppiò nell’estate del 1914 e terminò nel novembre del 1918. Si cominciò a chiamarla così non solo perché stava durando molto più del previsto, ma anche perché era diventata una grande “macchina” che produceva continuamente nuove vittime, cioè un'industria di morte.

Le cause

La scintilla scatenante la Grande Guerra fu l’attentato all’ arciduca d’ Austria, Francesco Ferdinando, e a sua moglie, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914. Ma altre cause vi erano.

Cause culturali

  • Affermarsi di un nazionalismo sempre più aggressivo
  • Uso scorretto della propaganda da parte dei Governi

Cause politiche e militari

  • I contrasti irrisolti tra le potenze
  • Il sistema di alleanze contrapposte ( Triplice Alleanza e Triplice Intesa )

Cause economiche

  • Ricerca di nuovi mercati da parte delle potenze
  • Interesse dell'industria delle armi all'inizio di un nuovo conflitto per continuare a realizzare enormi profitti con la produzione di armamenti


Timeline

1915

Termina la Prima Guerra Mondiale

1917

1916

1918

1914

Scoppio della Prima Guerra Mondiale

Entrata dell'Italia in Guerra

Attacco sul fronte italo-austriaco

L'entrata in campo degli Stati Uniti e la "Rivoluzione d'ottobre" con la conseguente uscita della Russia dalla guerra







Le battaglie più importanti della Grande Guerra

  • La battaglia di Tannenberg
  • La battaglia della Marna
  • La battaglia di Verdun
  • La battaglia della Somme
  • Le 12 battaglie dell'Isonzo
  • Le battaglie del Piave

I trattati di pace

Economia e progresso scientifico durante la Grande Guerra

Grazie alle industrie di armamenti, l'economia si sviluppò molto. Anche la scienza fece passi in avanti. Nel conflitto si sperimentarono per la prima volta armi nuove come il carro armato e i gas tossici. Il 22 Aprile 1915 nei pressi di Ypres in Belgio i tedeschi spruzzarono contro le trincee occupate dai francesi un terribile gas a base di cloro, chiamato “iprite”. Mostrarono tutta la loro importanza strategica anche i sommergibili. La scienza e la tecnologia si applicarono anche alla medicina di emergenza. Grazie al premio Nobel Marie Curie vennero costruiti apparecchiature radiologiche montate su veicoli; un capitano medico dell'esercito americano scoprì invece che il sangue poteva essere conservato. Nacquero così le prime banche del sangue.


Le fonti

Le fonti dirette per capire la condizione dei soldati durante la Grande guerra sono fondamentalmente quattro.

Memorie scritte dai soldati dopo la guerra, per lasciare testimonianza ai propri familiari. A volte furono scritte a distanza di decenni, quando il protagonista

della vicenda era ormai anziano e voleva che le nuove generazioni

non dimenticassero ciò che era stato. In altri casi invece furono scritte

subito dopo la guerra. Sono testi circolati tra amici e parenti, poi ereditati e

custoditi dai figli e dai nipoti. Rientrano in questa categoria anche i libri di memorie di veri e propri scrittori, divenuti famosi dopo il conflitto. È il caso dello scrittore e politico sardo Emilio Lussu.





Scambi di lettere tra i soldati e la propria famiglia o gli amici. Il numero di messaggi scambiati in quattro anni di guerra è

impressionante: si è calcolato che ammontino a circa un miliardo!



Fotografie scattate nei campi di addestramento e di battaglia,

solitamente dagli ufficiali (i soldati semplici

difficilmente possedevano una macchina fotografica).



Diari, appunti e poesie scritti dai soldati, che annotavano a caldo gli avvenimenti

e le loro emozioni. Si tratta generalmente di testi di scarso

valore letterario, ma in qualche caso ci si trova di fronte a opere di grande

pregio, tanto che alcuni soldati sono poi diventati degli autori importanti.

È il caso del poeta Giuseppe Ungaretti.


Le fonti

Le fonti dirette per capire la condizione dei soldati durante la Grande guerra sono fondamentalmente quattro.

Memorie scritte dai soldati dopo la guerra, per lasciare testimonianza ai propri familiari. A volte furono scritte a distanza di decenni, quando il protagonista

della vicenda era ormai anziano e voleva che le nuove generazioni

non dimenticassero ciò che era stato. In altri casi invece furono scritte

subito dopo la guerra. Sono testi circolati tra amici e parenti, poi ereditati e

custoditi dai figli e dai nipoti. Rientrano in questa categoria anche i libri di memorie di veri e propri scrittori, divenuti famosi dopo il conflitto. È il caso dello scrittore e politico sardo Emilio Lussu.





Scambi di lettere tra i soldati e la propria famiglia o gli amici. Il numero di messaggi scambiati in quattro anni di guerra è

impressionante: si è calcolato che ammontino a circa un miliardo!



Fotografie scattate nei campi di addestramento e di battaglia,

solitamente dagli ufficiali (i soldati semplici

difficilmente possedevano una macchina fotografica).



Diari, appunti e poesie scritti dai soldati, che annotavano a caldo gli avvenimenti

e le loro emozioni. Si tratta generalmente di testi di scarso

valore letterario, ma in qualche caso ci si trova di fronte a opere di grande

pregio, tanto che alcuni soldati sono poi diventati degli autori importanti.

È il caso del poeta Giuseppe Ungaretti.


I soldati in Guerra

Per quattro anni, milioni di soldati furono costretti a convivere in cunicoli e trincee, al sole cocente o al gelo secondo le stagioni, sotto il fuoco delle mitragliatrici, in condizioni igieniche disastrose, uscendo solo durante gli attacchi e dormendo poco e male. Le battaglie portavano sempre, anche tra i vincitori, morti, feriti e mutilazioni. La vista di decine di cadaveri, abbandonati per ore prima di essere portati via, divenne del tutto normale.

LE TRINCEE

Le trincee erano dei fossati scavati nel terreno, profondi e larghi circa 2 m. Spesso avevano un andamento a zig zag per limitare i danni che poteva provocare lo scoppio di una granata al loro interno; le pareti erano puntellate con rinforzi di legno sui parapetti; venivano posti sacchi di sabbia o ghiaia che riparavano dalle pallottole nemiche; sul fondo erano appoggiate assi di legno che permettevano passaggi più agevoli sul terreno fangoso. C'erano dei piccoli spazi destinati all'ufficiale, al deposito delle munizioni e dei rifornimenti, al ricovero dei feriti. Fra le trincee dei due schieramenti si trovava la “terra di nessuno” che era spesso cosparsa di feriti e di soldati morti.


Drammatiche condizioni igieniche

La vita nella trincea variava a seconda dei settori, dei fronti, del periodo dell'anno e dei cambiamenti climatici. Le condizioni igieniche erano disumane: sporcizia e insetti fastidiosi come i pidocchi, malattie di ogni genere, poche ore di riposo e talvolta dentro il fango, rendevano la vita in trincea molto dura.



Vita in trincea

I soldati in trincea passavano lunghi periodi di angosciosa inattività in attesa di un attacco nemico o di un'azione. Quando non combattevano si dedicavano alla manutenzione delle armi o allo scavo delle trincee. Chi era andato a scuola scriveva lettere alla famiglia o aiutava i compagni analfabeti. Di notte si riparavano i danni al filo spinato oppure si spostavano truppe ed equipaggiamenti.



I sentimenti dei soldati in trincea

I sentimenti provati dai soldati in trincea erano diversi. C'era chi partiva in guerra per amore della patria o chi era solo obbligato. L'angoscia di morire si contrapponeva alla speranza di rivedere i propri cari, di ritornare a casa vivo. Ma molti si lasciavano vincere dalla tristezza, vedendo i propri compagni morire, altri non si arrendevano, si facevano coraggio, ma morivano lo stesso. In tutti i cuori di coloro che combattevano c'era solo paura. Condividere le stesse esperienze di morte aveva creato tra i soldati rapporti di fratellanza e di solidarietà.



Il soldato analfabeta e quello borghese


Il soldato analfabeta, spesso contadino, non conosceva

le motivazioni del conflitto e neppure la geografia

italiana. Andava in guerra per senso del dovere oppure

semplicemente per paura. Veniva strappato dal suo paese

e dai suoi cari, ammassato su un treno e condotto sui

campi di battaglia.

Il soldato borghese invece era andato a scuola e conosceva

la storia d’Italia e il Risorgimento, credeva nei valori

patriottici. Leggeva i giornali, quindi sapeva perché il suo

Paese era in guerra, e spesso partiva convinto e pieno

di entusiasmo. Per questo giovane lo shock era ancora

più grande, perché non era abituato alla fatica fisica

e ai sacrifici.



Il kit d'equipaggiamento dei soldati

-L'uniforme

-L'elmetto
-L'elmetto a farina
-Berretto
-Maschera antigas
-Buffettiera
-Tascapane
-Zaino
-Scarponi

Il kit di equipaggiamento dei soldati comprendeva anche le posate e la gavetta, un recipiente di metallo usato per riscaldare e mangiare le razioni.

La cucina al tempo della Guerra

Durante la guerra la popolazione non riusciva a nutrirsi in maniera adeguata, tant'è vero che si diffusero molte malattie provocate da gravi carenze alimentari, come la pellagra. Uscirono moltissimi libri di cucina con le ricette per tempi di guerra e s’inventarono le frittate senza uova e il pane con la farina di ghiande.

I bambini

La guerra cambiò il modo di vivere dei bambini. In classe venivano dedicate molte ore alle letture patriottiche; invece della ginnastica si facevano esercitazioni che ricordavano quelle dei soldati. Si studiavano le armi e si parlava dei gas asfissianti. Nei negozi di giocattoli gli animali di pezza avevano ceduto il posto a piccoli fucili giocattoli. I giornalini, a cominciare dal più famoso il “Corriere dei piccoli”, erano pieni di storie eroiche di bravi bambini che si comportavano come ometti coraggiosi e pieni di amore per la patria.

Bambini e

adolescenti furono chiamati a contribuire con il loro lavoro all'evento bellico, sottoposti a sfruttamento

intensivo nei campi, nelle fabbriche di munizioni, nei cantieri, al fronte. In molti furono deportati in

campi sorti in Germania, costretti a lavori forzati e a crudeli punizioni e privazioni.



Le donne

Con gli uomini chiamati al fronte, molte donne durante la guerra cominciarono a lavorare nelle fabbriche. C'era bisogno di uniformi, di munizioni, delle tante cose che servivano in un conflitto. La produzione doveva tenere un certo ritmo e gli operai maschi esonerati dal fronte non erano sufficienti. Le donne così iniziarono a svolgere anche i lavori più duri e faticosi.


Sui tram nelle grandi città e sui mezzi di trasporto comparvero le prime bigliettaie e controllore donne. Anche nei campi le donne presero il posto degli uomini. Fu una novità imposta dalla guerra e accadde sia nei Paesi progrediti, come la Gran Bretagna, sia in quelli più arretrati, come l’Italia.



Questa evoluzione del ruolo della donna non fu accolta da tutti con favore. I più conservatori temevano che in questo modo la famiglia si disgregasse o ritenevano che le donne non sapessero lavorare in certi ruoli. In realtà erano molto combattive quando si trattava di difendere i propri diritti o i propri figli dalla fame. Si mostrarono spesso le più critiche nei confronti della guerra e delle sofferenze che essa comportava.



L'assistenzialismo delle donne durante la guerra

Le donne più colte o benestanti, quelle che non avevano bisogno di mantenere la propria famiglia, si dedicarono alle attività benefiche e sociali. Divennero infermiere volontarie, si occuparono dei profughi, fondarono comitati di assistenza per vedove e orfani.

Le "portatrici carniche"

Un caso straordinario fu quello delle “portatrici carniche”, donne di paese che per non far morire di fame gli alpini impegnati nelle trincee della Carnia, risalivano i sentieri cariche di cibo e munizioni. Un lavoro pericolosissimo che si svolgeva a qualunque ora del giorno e della notte sotto l'incubo del fuoco nemico. Nel 1997 il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha conferito una medaglia d'oro al valor militare alle portatrici ancora in vita e alla memoria della portatrice Maria Plozner, madre di quattro bambini uccisa da un cecchino austriaco.



La Grande Guerra e i mass media

La guerra accellerò lo sviluppo dei media e l'importanza che questi ebbero durante il conflitto. Si parlò di manipolazione delle notizie, realizzata spesso direttamente dai generali o dai segretari di stato. Quello del giornalismo durante la guerra fu un percorso ad ostacoli tra le necessità della propaganda e la scure della censura.

Per diffondere velocemente le notizie provenienti dal fronte, ci fu il bisogno di nuovi mezzi di comunicazione. Il primo mezzo moderno di accelerazione della comunicazione fu il telegrafo.



La manipolazione delle notizie e la capacità di costruire e diffondere informazioni false fu fondamentale per portare a termine i piani militari e consolidare l'appoggio dell'opinione pubblica. Con la Prima Guerra Mondiale accanto alla stampa furono sfruttati altri grandi mezzi di comunicazione di massa, come il cinema e la radio. Per convincere i cittadini che la guerra era giusta e che le sofferenze delle truppe e dei civili sarebbero state ripagate, si censurarono anche le lettere che i soldati mandavano a casa.



La letteratura e la Grande Guerra

Lo stupore suscitato da un evento eccezionale e senza precedenti come la Prima Guerra Mondiale spinse molti intellettuali a creare opere ispirate alle sue contraddittorie vicende. Memoriali, diari, poesie, romanzi raccontavano le impressioni e i sentimenti suscitati dalla guerra. Nacquero dei capolavori, come le liriche di Giuseppe Ungaretti raccolte ne "Il porto sepolto", o best seller mondiali, come "Addio alle armi" di Ernest Hemingway. Molte opere nacquero alcuni anni dopo la guerra e rappresentarono una dolorosa riflessione a posteriori condotta dall’artista.

L'arte e la Grande Guerra

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale molti giovani artisti decisero di arruolarsi come volontari. La loro decisione fu motivata sia dall’entusiasmo culturale, come nel caso dei futuristi, sia dalla voglia di documentare i fatti con disegni e dipinti. Le opere di questi giovani forniscono un importante documento dell’epoca e rappresentano un diario personale nel quale si trovano luoghi, ritratti di amici e paesaggi.

Gli artisti futuristi parteciparono con entusiasmo al conflitto seguendo la filosofia di Filippo Tommaso Marinetti che scriveva: “Guerra sola igiene del mondo“.

Giuseppe Montanari fu un artista-soldato che realizzò una serie di acquerelli mentre partecipava con il grado di sergente alle azioni della Prima Guerra Mondiale. Il piccolo acquerello intitolato "A riposo" risale a dopo il 1916, ma prima del 1917.

La Satira

Negli anni compresi tra il 1914 ed il 1918 i caricaturisti parteciparono alla guerra mettendo il loro talento a disposizione dei rispettivi governi. Se in precedenza facevano una critica feroce contro gli uomini politici, ora si trasformarono nella punta di diamante della propaganda nazionale contro i nemici, sempre rappresentati con caratteristiche fisiche, umane e morali che ne facevano personaggi spregevoli e ripugnanti in contrapposizione ad un'immagine dei propri concittadini, moralmente impeccabile ed idealizzata.

L’imbarazzo di Salandra.

Il presidente del Consiglio Salandra in un primo tempo è

saggiamente favorevole alla neutralità in cambio della quale

spera di ottenere dall’Austria Trento e Trieste e

contratti per forniture varie, anche militari, sia dall’Alleanza

che dall’Intesa. Purtroppo non fu un buon negoziatore.




I piaceri di Berlino

IL CLOWN - PRINZ

Si riconosce la silhouette dinoccolata del principe ereditario

dell’Impero Tedesco vestito da pagliaccio e circondato da servi

e buffoni. Il caricaturista gioca sull’assonanza “crown-prince”

(=principe ereditario) e “clown-prince” (=principe pagliaccio).

La seconda versione corrispondeva maggiormente alla

personalità del principe.




L'eredità della Grande Guerra:

le canzoni

Una delle tante eredità che una guerra lascia ai posteri è quella delle canzoni. Da sempre infatti la musica ha fatto parte della vita dei soldati nei campi di battaglia. Accompagnate da un testo facilmente memorizzabile vennero composte per aumentare il senso di appartenenza ad un gruppo, per sollevare gli animi oppure per esorcizzare la paura della morte sempre in agguato. I testi raccontano le gesta di un battaglione, il dolore per i lutti; descrivono i luoghi delle battaglie oppure le speranze di rivedere la propria amata che aspetta il soldato a casa.

Tra tutte la più celebre è senza dubbio “La leggenda del Piave” scritta nell’ estate del 1918 e per diversi anni cantata ogni 4 novembre, anniversario della vittoria sull’Austria Ungheria.

Molto nota divenne anche “Monte Grappa tu sei la mia patria”, anche questa nata nel 1918 per incoraggiare i soldati italiani a resistere contro gli attacchi austro ungarici sul monte veneto.

Il Milite Ignoto è un militare morto in guerra il cui corpo non è stato identificato e che si pensa non potrà mai essere identificato. La sua tomba è una sepoltura simbolica che rappresenta tutti coloro che sono morti in un conflitto e che non sono mai stati identificati.

Memoria della Grande Guerra: il Milite Ignoto


Cosa ne penso...

L’argomento “La Grande Guerra” mi ha colpito molto perché mi ha fatto conoscere una parte drammatica della storia umana. Mi è rimasta impressa la forza con cui le donne hanno saputo adattarsi andando avanti da sole. Sono riuscite a fare anche i lavori più pesanti senza mai arrendersi e senza lasciare i propri figli morire di fame. Mi ha fatto riflettere il dolore e l'angoscia dei soldati da soli nelle trincee, accompagnati dal solo pensiero della morte o dalla sola speranza di rivedere i propri cari. Mi sono fatta una domanda: “A che cosa serve la guerra?” Non sono riuscita a darmi una risposta, perché la mia mente mi porta a pensare che tutti i conflitti si possano risolvere solo con il dialogo e la diplomazia, senza usare le armi e la violenza.

La Grande Guerra non mi sembra tanto diversa dalle guerre che si stanno combattendo oggi, per esempio in Afganistan o in Siria. Le cause e gli effetti sono sempre gli stessi. A scatenare la violenza umana, oltre le divergenze religiose ed etniche, sono sempre gli interessi economici, politici e di potere; a rimetterci sono sempre le popolazioni, i bambini e le donne, che vivono ogni forma di violenza e di privazione. La vita sociale ed economica è inesistente. Mangiare, curarsi o lavorare, oppure semplicemente giocare e andare a scuola è impossibile. Così come allora anche oggi i bambini vengono arruolati nei campi di battaglia, smettono di vivere la loro infanzia; le donne invece oltre a subire continue violenze e a vedere negati i propri diritti civili, devono comunque farsi forza per difendere i loro figli e portare avanti la loro famiglia. Insomma la realtà drammatica della guerra, in qualsiasi tempo sia vissuta, è sempre la stessa. Bisogna ricordare che oggi si è rischiato di vivere una terza Guerra mondiale a causa delle continue divergenze tra USA e Iran.

Le connessioni

Libri e film