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Sei a casa, chiudi gli occhi. Pensa ad un luogo in Martesana che ami ricordare ma che ora non puoi visitare. Come lo vedi? Raccontalo come preferisci a martesanaperme@gmail.com

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Transcript

#IoRestoACasa

Sabrina

Cristina Ottobre 1982: abbiamo acquistato casa a Gorgonzola, fidandoci della scelta fatta un paio di anni prima da mio cugino, medico di base in questa città, e del fatto che fosse collegata a Milano dalla Metropolitana. A novembre, in una giornata di nebbia, veniamo a stipulare il contratto della luce all’Enel, che ha gli uffici in via Trieste e cercandola capitiamo davanti al vecchio ospedale Serbelloni, già in disarmo ma non ancora nello stato di abbandono attuale. Fu una visione. Fu una visione. Da quel momento capii che non avremmo abitato in un luogo qualsiasi. Negli anni a seguire ebbi modo di studiare la storia locale e mi appassionai a questo edificio, arrabbiandomi per le scelte politiche operate (la dismissione dell’ospedale) e per le mille promesse non mantenute per il recupero del bene storico, architettonico e ambientale da parte del proprietario: la Regione Lombardia.

Simonetta La Roggia Marianna - Truccazzano Da casa, qui a Inzago, non riesco a pensare alla Marianna come è oggi: coperta da deliri di amministrazioni amanti di tombinature e cementificazione urbana. La roggia con le acque chiare, pulite, usate per irrigare gli orti, scorreva all'aperto attraversando Truccazzano, senza arrecare disturbo: ogni casa aveva il suo ponte o una pontisella e tutti avevano il loro approdo. Beh, l'approdo in verità erano semplici scalini che permettevano alle donne di arrivare all'acqua con il barilott a resentà i pagn”. Vedo la Marianna nell'estate dei miei 4 anni: io sfaccendata, seduta sulla ghiaia sotto il berceau di uva concórs a raccogliere acini e sputare tegasc”. Una voce dalla roggia: "Salta su che femm on gir " . È mio cugino! Valoroso, temerario, grande: 9 anni! È a bordo di una barchetta scalcagnata recuperata non so dove. Scesa i gradini, mi prende e mi ci piazza sul fondo. Lui attrezzato con un solo remo e un incongruo sombrero coloratissimo, io in vestitino chiaro vezzoso. Mi ordina subito che ad ogni ponte incontrato lungo il tragitto, devo abbassare la testa "per minga picà el cóo" e di non muovermi per non ribaltarci. Entusiasmante, un'avventura incredibile, la fantasia che mi chiede chissà fin dove arriveremo. Il remo serve solo a scostare i rami del salice piangente che copre il nostro ponte. Poi con le tante barbe verdi delle alghe e dei fili d’erba delle sponde, la corrente ci accompagna lungo quasi tutto il suo percorso. Quasi tutto …. mica potevamo passare inosservati: grida, invocazioni, preghiere delle donne che erano in giro "a proved (a provvedere, a fare la spesa): Oh Signor, te se adrée a fà Luigino?! , “Disgraziàa, sta attent alla tosetta!". La colpa era solo di mio cugino, povero...Ad aspettarci al ponte vicino a S. Rocco c’erano, armate di quelle biciclette alte, nere, belle ledìne… due virago: le nostre mamme. Fine dell'avventura, inizio della sfuriata accompagnata da sani scapaccioni. Ma noi ci sentivamo eroi. Abbiamo riso tanto negli anni di questa e altre “mattane”. Vorremmo tanto che i nipoti potessero tornare a godere della frescura della roggia, farci i tuffi d’estate, controllare l’ora per adacquare l’orto, vedere il paese ingentilito da sponde verdi e acqua corrente. La Marianna nei pressi di S. Rocco Anni '60 Lo stesso luogo - 2019

Diego Sono milanese ma il mio luogo del cuore è la deliziosa Cassano d’Adda. L’ho scoperta solo qualche anno fa e mi sono innamorato dei suoi tanti scorci fotogenici. Ci sono stato l’ultima volta a dicembre e mi sono ripromesso di tornare al più presto in una bella giornata di sole. Nel frattempo posso godermi il salame più buono dell’universo, quello di Cascina Regolè... ovviamente “made in Cassano”!

Elisa

Chiara IL GIARDINO DEGLI SCOIATTOLI "Corri Pic, corri corri c'è il gatto Morfeo", urla mamma scoiattolo al suo piccolo che era uscito dalla tana. Pic corre e si arrampica sull'albero, un cedro del Libano altissimo dal tronco largo, il gatto lo segue, Pic si sposta velocissimo di ramo in ramo, ogni tanto prende fiato e si ferma a guardare in giù per vedere a che punto è il gatto, per fortuna è indietro e siccome è più pesante, nella salita comincia a rallentare. Sui rami più alti gracchiava una cornacchia grigio-nera e le faceva eco la compagna, guardava lo scoiattolo con molto interesse. Una coppia di tortore arrivano in volo: "Scappa Pic, corri dalla mamma!”. Intanto il gatto fa sempre più fatica a salire, mentre lo scoiattolo è quasi in cima all'albero; Morfeo osserva la distanza che lo separa dal suolo, le tortore sono divertite, il gatto è bloccato, non sale più, miagolando cerca di scendere e si sa, i gatti hanno paura di fare retromarcia. Pic scende veloce e guadagna terreno, il gatto guarda la sua preda passare ed è bloccato tra i rami:"Ti sta bene!”, commentano le tortore godendosi lo spettacolo. Finalmente Pic è nella tana, la mamma si mette una zampa sul cuore che batteva fortissimo: “Sei qui piccolo mio, credevo che quel gattaccio ti catturasse, non uscire senza controllare che ci siano pericoli..”. “Ero uscito per andare sotto il balcone della Dama delle noci, lei le lancia sul prato ed io le raccolgo per portarle qui”, mamma scoiattolo rispose: "Bravo il mio Pic, mi prometti di stare attento?”. La voglia di esplorare il mondo dello scoiattolo Pic era tanta e le promesse alla mamma erano parzialmente vere, ma conservava per se stesso il desiderio di scappare dalla tana e cercare altri amici del giardino. “Miaooooo ora come scendo da questo albero, scoiattolo dei miei stivali! La prossima volta ti prendo e ti mangio come una polpetta!!!”. Morfeo si aggrappava con le unghie affilate, afferrava ogni ramo sotto le sue zampe, mentre le tortore ripetevano: "Ti sta bene gattaccio, se torna papà scoiattolo ti dà un bel morso alla coda così la smetti di darci la caccia.” La dama delle noci era al balcone, il gatto non era suo ma lei gli preparava qualche croccantino e l'acqua sul balcone, ogni tanto Morfeo entrava in casa e da selvaggio maleducato si affilava le unghie sul tappeto di lana o sotto il letto, stracciandone l'imbottitura, e ogni volta si prendeva una bella legnata dalla dama delle noci che lo faceva uscire di casa di corsa. Gli scoiattoli vedevano il gatto sfrecciare per il giardino e correre a nascondersi sotto un cespuglio, ma ugualmente per gli abitanti del giardino rappresentava una minaccia costante. “Come sarebbe quieto il giardino senza Morfeo, non c'è modo di fermarlo?” disse mamma scoiattolo a papà scoiattolo; quest'ultimo era pensieroso e tutto impettito disse: ”Potremmo portare la tana in un altro giardino ma potremmo trovare un altro gatto in agguato, altrimenti dovremmo pensare a fargli vedere chi comanda in giardino!”. Anche i Pettirossi sul ramo vicino alla tana, annuivano alle parole di papà scoiattolo ma non avevano idee da proporre per fermare le scorribande del gatto. Le Cornacchie erano curiose, speravano in un bel bocconcino, ma due Gazze bianche e nere dalla coda lunga avevano lo stesso pensiero e cercavano di infiltrarsi tra i rami alla ricerca di uova nei nidi. “Predatori!” disse papà scoiattolo, "noi siamo piccoli e veloci ma non abbastanza grossi da farli scappare”. Pic ascoltava mentre mamma scoiattolo accudiva il fratellino e papà scoiattolo continuò: "Ci vorrebbe un amico per dare una bella lezione al gatto e so chi potrebbe essere, ma per parlargli devo uscire dal giardino”; “E' pericoloso” disse mamma scoiattolo, “Puoi essere mangiato!” esclamarono in coppia le Tortore, ma papà scoiattolo era deciso: "Vado a chiamare l'Airone Cinerino...”. Tutti i presenti si guardarono straniti: ”...E non appena Morfeo rincasa, esco a cercare l'Airone. Chi viene con me?”. Le Tortore si offrirono volontarie, ci volevano droni a controllare i pericoli del territorio. Papà scoiattolo dal giardino si sposta nei campi, ogni tanto sale su un albero a guardare se vede l'Airone Cinerino, mentre le Tortore fissavano due Nutrie nascoste dietro un cespuglio sulla riva del Molgora dove gli Aironi vanno a pescare. “Gabbianelle avete visto l'Airone?” chiese papà scoiattolo, le bianche Gabbianelle ridevano e gli dissero che se voleva vedere l'Airone doveva guardare in alto. Papà scoiattolo stava perdendo la fiducia e pensava di tornare al giardino dove aveva lasciato la famiglia indifesa e pensava di trovare un'altra soluzione per scacciare il gattaccio prepotente, quando alzò gli occhi e vide due zampe sottili e altissime sopra la sua testa: “Cosa vuoi?” chiese l'Airone. Papà scoiattolo, contento di averlo incontrato, raccontò all'Airone le gesta del Gatto Morfeo. “Tu hai un becco lungo e forte, puoi aiutarci?” L'Airone pensò prima di rispondere, guardò gli occhietti disperati di papà scoiattolo e le zampette imploranti, e decise: ”Vi aiuto!”. Tra le meraviglie di tutti, l'Airone Cinerino scese nel giardino degli scoiattoli con le ali spiegate, il gatto era in agguato, si avvicinò quatto quatto all'Airone che faceva finta di non vederlo. La dama delle noci era ammirata da tanta bellezza ma si chiese cosa ci facesse un Airone in giardino. Il gatto distratto dagli scoiattoli, dalle Tortore e dai pettirossi che giravano intorno all'Airone, non sapeva più quale preda scegliere: era meglio l'Airone, gli scoiattoli, i pettirossi o le tortore? Fece un balzo e, sbagliando mira, salì sulla groppa dell'Airone che svelto spiccò il volo e partì con Morfeo lontano nei campi. Gli scoiattoli erano felici e anche la dama delle noci pensava che il gatto non sarebbe morto ma una bella lezione gli stava bene; poi tutto tornò alla quiete, Pic poté uscire a esplorare il giardino e aveva imparato a stare più attento. L'Airone tornò a pescare sulle rive del Molgora.

Paolo

Grazia

Stefania

E.

M.

Eva Il fontanile - Pozzuolo Martesana La foto che vi mando ritrae uno dei fontanili di Pozzuolo Martesana, o quello che ne resta. Sono sempre stata attratta dall'acqua, sin da piccola, e il miracolo dell'acqua limpida che sgorga dal nulla, nel mezzo della pianura, mi ha sempre affascinato. Quando andavo alle elementari, nei primi anni del 2000, ogni primavera si faceva il "cammino per te": una passeggiata tra i campi e le cascine del paese, a caccia di queste sorgenti misteriose. Si camminava insieme, un po' per scoprire il territorio, un po' per raccogliere fondi per i bambini che non potevano camminare nello stesso modo in cui potevamo farlo noi. Di quei momenti ricordo la voglia (e la paura) di incontrare i serpenti; i proprietari delle cascine che ci regalavano le kinder delice ("vero" prodotto Km0, direttamente dalla Ferrero che svettava a poche centinaia di metri da lì); io e la mia amica Anna che ci dimentichiamo di seguire il gruppo perché troppo prese dalle mucche nella stalla; il mal di piedi e la voglia di continuare a camminare Ma soprattutto, mi ricordo di aver visto quello che ai tempi mi sembrava una specie di lago profondissimo, con una sorgente nel mezzo. Era nascosto dagli alberi, e sembrava che l'avessi visto solo io. La primavera successiva, il "cammino per te" non si fece più. Il sentiero ora era interrotto dalla nuova circonvallazione e attraversarla sarebbe stato troppo pericoloso per noi. Così, rimasi per anni col ricordo di quello specchio d'acqua fresca, e con la voglia di tornarci. Bastava attraversare il provinciale, ma quella strada fu come una barriera emotiva per me, aveva spezzato qualcosa che -nella mia mente un po' confusa di bambina- era qualcosa di tanto importante quanto sconosciuto. Sono cresciuta, ho cambiato paese, scoperto nuove identità, ma l'acqua ne è rimasta una componente essenziale, anche se in forme diverse. Anche le strade sono cresciute, sempre più larghe, più veloci, sempre di più. Sono arrivate la TEEM, La BreBeMi, la linea ad Alta Velocità. Altre barriere emotive che si sommavano e sovrapponevano. Crescendo, ho imparato a leggere le cartine, e ho deciso di tornarci. Bastava attraversare la strada, e infatti l'ho trovato. è stata un'emozione bellissima, nella sua semplicità. Il fontanile era sempre lì, anche se un po' malmesso. La voglia di camminare nonostante il mal di piedi, quella voglia di andare oltre le barriere emotive, di scoprire ciò che è nascosto, mi è rimasta, e oggi ne ho fatto in parte anche il mio lavoro.