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I GENERI MUSICALI

Un genere musicale è una categoria convenzionale che identifica e classifica i brani e le composizioni in base a criteri di affinità. Le musiche possono essere raggruppate in base alle loro convenzioni formali e stilistiche, alla tradizione in cui si inseriscono, allo spirito dei loro temi, alla loro destinazione o, se presente, al loro testo. L'indeterminatezza di alcuni di questi parametri rende spesso la divisione della musica in generi controversa e arbitraria. Un genere musicale può a sua volta dividersi in sottogeneri. Una classificazione dei generi musicali basilare, ma largamente condivisa, è la tricotomia (fusione dei tre elementi che si differenziano nello stile e genere musicale) tradizionale-colta-popular .

MACROGENERI

MUSICA COLTA

Col termine musica colta ci si riferisce alla musica classica, sacra e profana, composta o avente radici nel contesto della cultura occidentale. Essa abbraccia approssimativamente un arco di tempo che comincia dall'XI secolo e si estende fino al XX secolo o, a seconda delle convenzioni, fino all'età contemporanea. Tale periodo include, in particolare, il periodo caratterizzato dallo sviluppo e impiego prevalente dell'armonia tonale, codificata tra il XVII e il XIX secolo. In contesti più specializzati il termine "musica classica" può essere anche riferito, in senso più restrittivo, al periodo musicale detto Classicismo, ma nel linguaggio comune l'espressione è intesa nel suo significato più esteso (in opposizione a musica leggera o a musica popolare).

POPULAR CULTURE

Con l'espressione inglese popular music si intende una macrocategoria che include tutti i generi e le correnti nati e affermatisi all'interno dell'industria della musica. Prodotta con logiche di distribuzione di massa e rivolto a un pubblico eterogeneo dal punto di vista socioculturale, incorpora in sé sia il mainstream e che l'underground musicale. In musicologia la popular music è spesso distinta dalla musica colta e dalla musica tradizionale, assieme alle quali, secondo Philip Tagg, forma un "triangolo assiomatico" di macrogeneri musicali.

MUSICA FOLCLORISTICA

Con le espressioni musica tradizionale, popolare e folclorica si intende un macrogenere musicale che include le musiche non legate a un autore noto né all'industria musicale. Nella definizione di musica tradizionale rientra anche la musica etnica, propria di gruppi etnici soprattutto indigeni.

MUSICA COLTA

Col termine musica colta ci si riferisce alla musica classica, sacra e profana, composta o avente radici nel contesto della cultura occidentale. Essa abbraccia approssimativamente un arco di tempo che comincia dall'XI secolo e si estende fino al XX secolo.

SOTTOGENERI DELLA MUSICA COLTA

1000

MUSICA SACRA Col termine musica sacra ci si riferisce ai generi musicali associati ad una tematica sacra o religiosa. Il concetto si oppone dunque a quello di musica profana. Più propriamente, conviene distinguere la musica sacra dalla musica liturgica, dalla musica spirituale e dalla musica religiosa:

  • La musica sacra è una musica considerata come capitale, essenziale a una persona o a una comunità dal punto di vista religioso.
  • La musica liturgica è una musica prettamente legata al rituale liturgico e quindi contestualizzata rispetto ad un particolare momento della liturgia o ad una specifica funzione liturgica.
  • La musica spirituale è una musica che permette di elevare l'anima a Dio, senza essere però inserita in un contesto di una pratica religiosa.
La musica sacra quindi, sorpassa la musica spirituale per il suo carattere personale o comunitario: una musica può essere considerata sacra per un culto (il magnificat per la Chiesa cattolica per esempio), senza esserlo per un altro. Allo stesso tempo una musica profana può essere considerata spirituale.
  • La musica religiosa è spesso consacrata da testi o preghiere religiose, si distingue dalle precedenti per la sua funzionalità.
Una musica può così essere una combinazione di questi tre caratteri. In ambito cattolico la musica sacra è quella che, composta per la celebrazione del culto divino, è dotata di santità e qualità formale. In particolare si considera musica sacra il canto gregoriano, la polifonia sacra antica e moderna nei suoi diversi generi, la musica sacra per organo e altri strumenti legittimamente ammessi nella Liturgia, e il canto popolare sacro, cioè liturgico e religioso MUSICA PROFANA Si intende quella musica di carattere semplice e pratico, che andò sviluppandosi in Europa a partire dall'alto medioevo, in parallelo alla musica sacra. Nel medioevo era costituita da canzoni amorose, satire politiche e danze accompagnate da strumenti quali tamburi, arpe e cornamuse, facili da trasportare per i cantori che si spostavano da una città all'altra. La musica profana fu di aiuto alla formazione della letteratura durante il periodo di Carlo Magno. Un altro genere molto diffuso in Europa, in particolare in Italia è la frottola, genere popolare scritto in volgare, con a tema argomenti scherzosi o amorosi. Questo genere musicale, trovava spazio nelle corti o nelle piazze, ad opera dei Menestrelli o Giullari in Italia, e dei Trovatori in Francia.

1600

Il termine melodramma, sinonimo di opera o opera lirica, indica uno spettacolo teatrale nel quale convivono recitazione, canto, musica e balletto. La nascita del melodramma è legata alla Camerata de’ Bardi o Camerata Fiorentina, un gruppo di nobili che si riunivano alla fine del XVI secolo nel Palazzo del Conte Bardi a Firenze per discutere sul problema del rapporto tra poesia e musica. I componenti più importanti della Camerata Fiorentina furono: Giulio Caccini, Jacopo Peri, Emilio De Cavalieri e Vincenzo Galilei, il padre di Galileo Galilei. L’idea degli intellettuali della Camerata era quella di far rivivere lo stile drammatico degli antichi greci; pertanto erano fautori di uno stile recitativo in grado di cadenzare la parlata corrente e il canto. Nei primi anni del Seicento a Firenze furono rappresentate due opere dallo stesso titolo, su libretto di argomento mitologico di Ottavio Rinuccini: l’Euridice di Jacopo Peri, per le nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV di Francia, e l’Euridice di Giulio Caccini. Da quel momento l’opera incontrò una grandissima fortuna.

1620

Il termine concerto fu usato all'inizio del sec. XVII, per indicare una composizione per voci sorrette da strumenti; dopo il 1620 ebbe invece il significato generico di composizione per più strumenti. Esistono due tipi di concerto: concerto grosso: (contrasto fra due gruppi strumentali che suonavano ora alternamente ora congiuntamente). concerto solista: (uno strumento si contrappone con tutta l'orchestra). Il concerto solista ricevette una stabile impronta stilistico-formale da Antonio Vivaldi. Il concerto vivaldiano è in 3 tempi: Allegro - Andante (o Adagio) - Allegro (o Vivace).

1700

Per storia della sinfonia si può intendere sia la storia dell'utilizzo del termine, sia la storia dell'evoluzione delle forme musicali che hanno portato alla cosiddetta Sinfonia classica. Il compositore che più di ogni altro ha dato forma canonica, alla sinfonia, fu Franz Joseph Haydn, del quale sono arrivati a noi ben 104 componimenti di questo tipo. Da Beethoven in poi sinfonia è sinonimo di concezione artistica grandiosa.

1917

La musica Jazz è il fenomeno musicale più importante del '900, si può considerare come un nuovo varco verso altri mondi musicali: un genere che, partendo da un substrato che comprendeva le forme popolari del blues, degli spirituals e della musica bandistica e incorporando via via altre forme di musica nera (ad esempio il ragtime degli anni 1920) arrivò ad utilizzare una base di standard usati come punto di partenza per modificarne di continuo ogni modulo armonico, melodico, e ritmico. Tutta la musica jazz e derivata è stata definita come colta, appunto per il presupposto che è risultante della conoscenza della musica classica, delle varie etnie musicali e di sviluppi armonici complessi. Lo stesso non può dirsi per il blues iniziale. Il passaggio di qualità può forse attribuirsi a George Gershwin, musicista di grande valore, figlio di emigranti russi, morto giovane ma che ebbe dei maestri importanti e fu ispirato da autori come Debussy e Ravel. La sua produzione è incredibilmente vasta, ma restano più valide le opere definite minori (circa 700), utilizzate anche ora come standard inesauribili. Ricordiamo che lo stesso Debussy venne influenzato dal jazz, come si può ben vedere in "Golliwogg's Cakewalk", brano posto alla fine del "Children's Corner", una delle sue più celebri suite per pianoforte.

MUICA SACRA E PROFANA

MELODRAMMA

IL CONCERTO

LA SINFONIA

IL JAZZ

MUSICA POPOLARE

Con il termine popular music ci si riferisce a tutti quei generi musicali accessibili ad un pubblico generalista e largamente divulgati dai mass media. La popular music si può trovare nelle stazioni radio più commerciali, nei rivenditori più popolari, nei centri commerciali, nelle colonne sonore televisive e di molti film. I brani vengono spesso inseriti in classifiche di vendita, e oltre al cantante, all'autore o al compositore, coinvolge il ruolo del produttore musicale, molto più di quanto non facciano gli altri due macro generi.

1950

Il rock and roll (dondola e rotola) è un genere della popular music nato negli Stati Uniti tra la fine degli anni quaranta e l'inizio degli anni cinquanta, originato dal blues, dal country, dall'R&B, dal jazz, dal gospel e, in misura minore, dal folk, diventato famoso grazie a Bill Haley e, soprattutto Elvis Presley. La musica ha da sempre accompagnato la vita di moltissime persone, se non dell'intero genere umano. Attraverso melodie, suoni e canzoni create da moltissimi artisti durante i secoli si sono creati dei veri e propri stili differenti che hanno soddisfatto l'orecchio e il gusto di ognuno di noi, trasmettendoci emozioni ancora oggi rivivibili. Sui livelli musicali, gli anni Cinquanta sono stati il decennio che più ha preannunciato una vera e propria rivoluzione. Subito, pensando agli anni cinquanta, si pensa ad Elvis Presley, Bill Halley o anche Chuck Berry. Parallelamente al Rock N' Roll, si diffondono largamente tantissimi generi di musica come lo Swing, il Jazz e, soprattutto in Italia, la musica leggera i cui maggiori esponenti sono Domenico Modugno e Claudio Villa.Vediamo insieme quindi quali sono i generi musicali degli anni 50 e che hanno accompagnato la generazione dei nostri nonni o dei nostri genitori. Iniziamo prima di tutto dal nostro paese, l'Italia: una nazione in ginocchio dopo la seconda guerra mondiale che però sognava ed aveva una gran voglia di rialzarsi. Con questo panorama riescono a crescere i grandi artisti e cantautori italiani che più hanno segnato l'Italia musicalmente e che ancora oggi riscuotono un grandissimo successo. Artisti come Adriano Celentano, Claudio Villa, Domenico Modugno, Enzo Jannacci, da poco scomparso, Giorgio Gaber, tutti cantautori. Ma si sviluppa anche la corrente dello swing a cui appartengono Renato Carosone, Tony Renis e Fred Buscaglione. Passiamo ora all'Inghilterra ed a tutto il Regno Unito: anche qui si sviluppano vari generi, quello più importante è sicuramente il Rock N' Roll con artisti che poi daranno l'incipit per la creazione di band come Beatles, Rolling Stones, Sex Pistols e Clash che si svilupperanno tutte nel 1970. Bill Haley è forse il maggior esponente di questo movimento artistico e musicale e con la sua "Rock Around The Clock" ha fatto ballare tutto il mondo e lo fa anche ora.

1960

Negli anni 60 nacquero nuove tendenze musicali, altre si consolidarono e il panorama dell'intera musica venne rivoluzionato. Nel rock videro la luce band come i Beatles e i Rolling Stones, precursori del grande rockdegli anni Settanta. Giunsero alla ribalta personaggi come Bob Dylan, l'amatissimo Elvis Presley, che già si era fatto conoscere nel decennio precedente, mentre la musica soul vedeva nascere talenti come James Brown e Wilson Pickett. Continuarono a prosperare anche altri generi, come il romantico e personaggi come Frank Sinatra erano ancora sulla cresta dell'onda. La rivoluzione della musica anni 60 partì dalla Gran Bretagna con i Beatles, che diedero un'impronta nuova al rock che era nato pochi anni prima. Accanto al loro rock morbido i Rolling Stones provavano dei suoni un poco più metallici, mentre gruppi sperimentali, nati alla fine del decennio, come i Deep Purple e i Pink Floyd contribuivano a innovare questo genere che negli anni '70 vivrà poi il suo momento di massimo splendore. In Italia Adriano Celentano e alcune band di ispirazione anglofona come Equipe 84 e Dik Dik proponevano una musica piuttosto melodica che veniva definita beat. Negli USA anche la musica soul conobbe un grande successo. È una rielaborazione del R&B e venne cantata da artisti di colore, come Pickett, Brown, Ray Charles, Aretha Franklin e Stevie Wonder. Oltreoceano fanno comparsa anche altri generi. Si assiste ai primi timidi tentativi di musica reggae che proviene dalle tradizioni giamaicane. Nel campo del melodico italiano giunsero le nuove leve che seppero conquistare i giovani: Gianni Morandi, Al Bano, Mino Reitano, mentre al Piper, locale romano, fece le sue prime apparizioni Patty Pravo, che sul finire del decennio divenne una vera e propria icona di bellezza e di modernità. Nei primi anni 60 nacque anche il genere yéyé, molto più grintoso della classica canzone d'amore: ci pensarono Caterina Caselli, Rita Pavone.

1970

Gli anni '70 segnano il trionfo della musica rock, destinata in questo stesso decennio a scoprire suoni più duri, per poi in parte declinare alla fine del decennio verso forme più melodiche. Sono gli anni d'oro di band come Led Zeppelin, King Crimson, Pink Floyd, AC/DC e molti (moltissimi) altri. Per non parlare dei solisti, da Neil Young ai vari membri dei Beatles, etc. Tutti questi artisti rientrano nella categoria del rock, pur spaziando in altri generi, come il folk, il jazz e la musica classica. A sua volta, la denominazione di genere rock si suddivide in importanti sottogeneri, per esempio il progressive (con atmosfere visionarie, ricercate, con innesti di elettronica e di classica), l'hard-rock (i Led Zeppelin fanno da ponte con il decennio precedente, mentre nuove esperienze prendono vita, come per gli AC/DC). O ancora, il glam-rock (con David Bowie quale sperimentatore inesauribile). Oltre al rock, che pure influenza e si fa influenzare dagli altri generi, questo decennio vede anche una risposta al rock stesso, ovvero la disco music. Coinvolgendo gli emarginati, in particolare afro-americani, questo genere attraversò non solo la musica, ma anche la moda e la cultura, con un'ondata culturale simile a quella che aveva travolto il mondo degli anni '60, tramite la beatlemania. Tra i maggiori esponenti, si ricordano gli ABBA, Barry White, i Bee Gees, e via dicendo. Cantautori e cantautrici sono sempre stati presenti, tuttavia - come in ogni decennio - cambiano le tematiche trattate e le sonorità impiegate. Generalmente prevale la tendenza al richiamo folk, talvolta con tecniche strumentali ridotte al minimo, dal momento che l'importante è condensato proprio nel messaggio del testo. L'Italia, in questo caso, non è succube delle mode d'oltreoceano, e vede in azione grandi autori come Fabrizio De André e Giorgio Gaber.Inteso e nato come sottogenere della musica rock, si può dire che nella sua evoluzione il punk si sia trasformato in qualcosa di diverso e più variegato. Band come Ramones, Sex Pistols e Clash avviarono una ribellione decisa, a suo modo senza precedenti, destinata ad influenzare la moda e la società stessa di quel periodo. Il messaggio poteva essere politico, ma il più delle volte mirava ad esprimere la disillusione e il malcontento che seguirono alle grandi aspettative (spesso disattese) del decennio precedente. L'utilizzo di una strumentazione essenziale, le tracce brevi e la provocazione sono elementi del genere che vanno intesi in questa prospettiva.

1980

Uno dei periodi che ancora oggi vengono ricordati con maggior piacere e nostalgia, sono i mitici anni 80.I meravigliosi anni 80 hanno contribuito a formare la musica moderna più degli altri. In quel periodo si sviluppò un groviglio di generi musicali tra loro contemporanei. Nessun altro è mai riuscito a superarli in fama e seguito. Il Pop negli anni 80 raggiunse la sua massima espansione con molte band e cantanti famosissimi. Michael Jackson, Prince, Duran Duran e Spandau Ballet erano i massimi esponenti.

1990

Possiamo dire che il 1990 è stato caratterizzato dalla musica dance, ballata e seguita in tutto il mondo. L'importanza delle case discografiche è stata fondamentale nell'investire su gruppi e solisti che cominciavano a inneggiare musica da discoteca, questi infatti venivano ascoltati su radio e televisione, i generi techno e house assumono una propria identità, prendendo piede nel gusto giovanile. Infatti la house predominava nelle discoteche e la techno protagonista dei rave party, suddivise comunque in melodia e ritmica. L’hip hop nasce come movimento culturale nel 1973, ma una forte esposizione mediatica la ottiene negli anni ottanta e novanta, sovvertendo il mondo della danza, dell’abbigliamento e della stessa musica.

ROCK AND ROLL

ROCK

Negli anni 60 nacquero nuove tendenze musicali, altre si consolidarono e il panorama dell'intera musica venne rivoluzionato. Nel rock videro la luce band come i Beatles e i Rolling Stones, precursori del grande rockdegli anni Settanta. Giunsero alla ribalta personaggi come Bob Dylan, l'amatissimo Elvis Presley, che già si era fatto conoscere nel decennio precedente, mentre la musica soul vedeva nascere talenti come James Brown e Wilson Pickett. Continuarono a prosperare anche altri generi, come il romantico e personaggi come Frank Sinatra erano ancora sulla cresta dell'onda. La rivoluzione della musica anni 60 partì dalla Gran Bretagna con i Beatles, che diedero un'impronta nuova al rock che era nato pochi anni prima. Accanto al loro rock morbido i Rolling Stones provavano dei suoni un poco più metallici, mentre gruppi sperimentali, nati alla fine del decennio, come i Deep Purple e i Pink Floyd contribuivano a innovare questo genere che negli anni '70 vivrà poi il suo momento di massimo splendore. In Italia Adriano Celentano e alcune band di ispirazione anglofona come Equipe 84 e Dik Dik proponevano una musica piuttosto melodica che veniva definita beat. Nel campo del melodico italiano giunsero le nuove leve che seppero conquistare i giovani: Gianni Morandi, Al Bano, Mino Reitano, mentre al Piper, locale romano, fece le sue prime apparizioni Patty Pravo, che sul finire del decennio divenne una vera e propria icona di bellezza e di modernità. Nei primi anni 60 nacque anche il genere yéyé, molto più grintoso della classica canzone d'amore: ci pensarono Caterina Caselli, Rita Pavone e i primi complessi che vedono la luce. Anche il twist vide la luce in quel decennio e vi si dedicarono Peppino di Capri ed Edoardo Vianello, mentre visse il suo grande momento anche un ritmo come il chacha, allegro e vivace. Dal Brasile giunsero i ritmi di samba, ma il classico liscio, che si ispirò alle musiche romagnole, continuò a rimanere un genere apprezzato dai "matusa" e Casadei con la sua orchestra iniziò a portarlo in giro in tutta Italia.

SOTTOGENERI DELLA POP MUSIC

ROCK PUNK EDISCO MUSIC

POP

MUSICA DANCE E HIP HOP

Uno dei periodi che ancora oggi vengono ricordati con maggior piacere e nostalgia, sono i mitici anni 80.I meravigliosi anni 80 hanno contribuito a formare la musica moderna più degli altri. In quel periodo si sviluppò un groviglio di generi musicali tra loro contemporanei. Nessun altro è mai riuscito a superarli in fama e seguito. Il Pop negli anni 80 raggiunse la sua massima espansione con molte band e cantanti famosissimi. Michael Jackson, Prince, Duran Duran e Spandau Ballet erano i massimi esponenti.

MUSICA FOLCLORISTICA EXTRAEUROPEA

L'etnomusicologia è una parte della musicologia e in un certo senso anche dell'etnologia che studia le tradizioni musicali orali di tutti i popoli del mondo. Fino a pochi decenni fa veniva detta, sia pure in maniera piuttosto generalizzante, musicologia comparata, in quanto uno dei suoi fini è il confronto delle musiche dei popoli extraeuropei tra loro e con quelle dei popoli occidentali, anche se tra le due esiste una sottile e determinante differenza. Oggi, in virtù delle più recenti acquisizioni e dei mezzi di riproduzione sonora, l'etnomusicologia è una scienza musicologica autonoma: costituisce forse l'ambito più autentico e ricchissimo di spunti per la ricerca multidisciplinare dello studio delle tradizioni musicali ai fini di valorizzare l'approccio non volutamente colto: i suoi contributi anzi, hanno aiutato in particolare gli studi musicologici novecenteschi ad uscire da quegli steccati di conoscenze basati su presupposti colti. L'etnomusicologia, praticata con chiari intenti scientifici, chiarisce anzi tutta l'insufficienza e la parzialità delle teorie musicologiche fondate sull'assunzione di determinati elementi teorici come gli unici in grado di costituire il cosiddetto paradigma "vero" della musica, in quanto considerato l'unico riconosciuto come naturalmente possibile.

2000

2005

MUSICA ETNICA AFRICANA

MUSICA ETNICABRASILIANA

FOLKLORE

MUSICA ETNICA INDIANA

MUSICA ETNICACINESE

MUSICA ETNICA CELTICA

I protagonisti di tutta la musica popolare brasiliana sono comunque i sentimenti e gli stati d'animo quasi viscerali che caratterizzano il carattere del popolo: sono tristeza (tristezza), felicidade (felicità), saudade (nostalgia) e choro (pianto). Nella musica brasiliana più autentica compaiono difficilmente la rabbia (tipica di certo blues), la voglia di ribellione (tipica del rock) o l'amore romantico (tipico della canzone europea e statunitense). Si contano più spesso i sentimenti e lo struggimento per la terra, la natura, la storia: spesso con grande poesia, a volte con l'uso di luoghi comuni, di solito con un po' di ironia e con molto divertimento.

La musica africana nel senso di musica originaria dell'Africa, è estremamente eterogenea, in quanto riflette la varietà etnica, culturalee linguistica del continente. È soprattutto caratterizzata dal ritmo frenetico emesso dai suoi tamburi. L'espressione "musica africana" viene talvolta usata anche in modo più specifico per riferirsi alla musica dell'africa subsahariana. Nell'Africa subsahariana la musica e la danza sono quasi sempre elementi centrali e fondamentali della cultura dei popoli, e sono dotati di grande valore sociale e religioso. Ogni etnia ha una propria tradizione musicale così come ha una propria tradizione letteraria e un proprio insieme di regole e credenze; ogni gruppo sociale possiede un repertorio musicale di riferimento e dei sottogeneri appropriati a determinate celebrazioni (per esempio nascita, passaggio all'età adulta, matrimonio, funerale) o anche semplicemente attività quotidiane come il raccolto nei campi e lo smistamento delle riserve alimentari.

La musica etnica orientale è quella che ha le radici più antiche di tutte le altre, tanto che ad alcuni strumenti si attribuiscono origini divine. La musica etnica indiana è caratterizzata da melodie, alle quali si attribuiscono poteri soprannaturali. Inoltre la musica vocale è più importante della musica strumentale. L'ottava, anzichè essere divisa in toni e semitoni, è frazionata in 24 quarti di tono, detti ruti. In India viene usata la scala pentatonica, che cioè è formata da cinque suoni che sono: SA, RI, GA, PA, DHA. Nella musica temporale colta non esistono elementi temporali, come le battute o le figure di durata, perciò il canto può durare anche ore.

Il termine "musica celtica" è piuttosto vago: si può ragionevolmente riferire alla musica tradizionale dei Paesi di lingua celtica: Irlanda, Scozia, Galles, Bretagna (in Francia) e Galizia (in Spagna), ma anche alla musica di quelle regioni geografiche che hanno risentito delle influenze della cultura celtica, come gli Stati Uniti ed alcune parti del Canada. D'altra parte il termine comprende anche le forme musicali più recenti basate sulle caratteristiche proprie della tradizione celtica. Il termine stesso di musica celtica è spesso oggetto di controversie: i Celti, intesi come popolazione unica, sono ovviamente estinti da secoli, ed in generale, gli unici collegamenti degni di nota sono tra le tradizioni musicali di Irlanda e di Scozia. I musicisti bretoni spesso suonano (anche) musica irlandese e/o scozzese. E' in USA ed in Canada che le tradizioni musicali spesso sono intrecciate tra loro, e per questo è lì che il termine "musica celtica" è adoperato con maggior cognizione di causa. Va anche ricordato che, ad esempio, il termine "musica tradizionale irlandese" comprende vari stili musicali, alcuni dei quali sono riconducibili alla musica scozzese...Accade infine che gruppi musicali di una particolare regione celtica suonino la musica caratteristica di un'altra regione. Pur nella vaghezza del termine quindi, parlare di musica celtica quanto meno restringe ad alcune precise aree geografiche l'argomento della discussione (a meno di non voler far entrare tutto nel gran calderone della "folk music", o della "world music".

Nell’antica Cina la musica era considerata arte destinata a perfezionare l’educazione dei giovani. La musica non solo aveva funzione didattica ma veniva investita di significati metafisici; era infatti considerata parte di un complesso sistema cosmologico e dalla sua perfetta esecuzione si faceva derivare il delicato equilibrio fra il Cielo e la Terra, e quindi, per estensione, la stabilità dell’Impero. Nel Liji "Memoriale dei riti", il sistema musicale cinese viene spiegato in base a 5 gradi fondamentali denominati gong (palazzo), shang (deliberazione), jiao (corno), zhi (prova), yu (ali) e viene fatto corrispondere ad altri "gruppi di cinque", fattori costitutivi e caratterizzanti la vita cosmica e umana. Così, per esempio, secondo tale sistema filosofico-musicale, la nota fondamentale gong (fa) corrisponde all’elemento terra, al punto cardinale centro, al colore giallo, al sapore dolce, al viscere cuore, al numero cinque, alla funzione imperatore ecc. Analogamente la nota shang (sol) rappresenta i ministri; la nota jiao (la) rappresenta il popolo; la nota zhi (do) e yu (re) rappresentano rispettivamente i servizi pubblici e l’insieme dei prodotti; oltre, naturalmente, a ulteriori parallelismi tra ciascuna nota e un elemento, un punto cardinale ecc. La valenza magica attribuita ai suoni, le loro correlazioni cosmologiche e filosofiche possono spiegare certe peculiarità della musica cinese tradizionale; la sua lentezza e il suo mettere in evidenza la materialità di ciascun suono, come fonte di meditazione filosofica. Il do, come dominante in una composizione musicale, stava a indicare che il pezzo era stato composto per cerimonie sacrificali dedicate al Cielo, mentre la nota re veniva impiegata nelle celebrazioni che riguardavano gli antenati e la primavera. Il sol poteva riferirsi soltanto a brani che concernevano la terra, mentre il la celebrava l’equinozio d’autunno, l’imperatrice e la luna.

CANTI FOLCLORISTICI ITALIANI

La musica popolare o per meglio dire, nel nostro caso, le canzoni popolari sono componimenti musicali CANTATI che possiedono la qualità specifica di rispondere ad un modello culturale popolare, ossia degli strati bassi e marginali della popolazione, ma non per questo meno importanti e fondamentali. Le caratteristiche della musica popolare si possono elencare: -SEMPLICITA’ DELLA MELODIA, indispensabile per la memorizzazione (in quanto, come vedremo, è caratteristica della musica popolare la trasmissione orale quindi è fondamentale la semplicità melodica) -FUNZIONALITA’, cioè la musica popolare nasce essenzialmente per uno scopo pratico (la musica popolare è liturgica) -TRASMISSIONE ORALE attraverso la pratica diretta dell’IMITAZIONE: tale punto è essenziale per definire una musica come popolare: è tuttora presente nella tradizione sarda che i vecchi canti sono bagaglio degli anziani del paese, e l’insegnamento e il tramando di tali canti avviene solamente a persone che l’anziano ritiene “di fiducia”, che sia in grado di portare avanti, nella maniera più genuina, i sapori della propria terra.

2000

CANTI DELL'INFANZIA

https://www.youtube.com/watch?v=FwlfC1FfX4c

CANTI DI LAVORO

CANTI POPOLARI ITALIANI

CANTI DEGLI ALPINI

CANTI DELLA RESISTENZA

Come abbiamo detto precedentemente, la musica popolare nasce e cresce con l’uomo dalle forme primordiali delle ninna-nanne e delle filastrocche infantili. Un tipico esempio è il canto della Campania “La fiera di Mast’Andrea”, una filastrocca del genere con ripetizioni: ciò significa che alla prima strofa segue una seconda che è data dalla prima più l’aggiunta di una variazione finale, la terza sarà data dalla seconda strofa (quindi l’insieme delle prime due) più l’aggiunta di una terza variazione e così via, fungendo da esercizio mnemonico per il bambino. La caratteristica di questo canto è la costruzione su una scala minore (una particolare successione di note) denominata propriamente “napoletana” (ha il II grado abbassato di mezzo tono) il cui ascolto ci riconduce immediatamente all’atmosfera ed al calore di Napoli. Nei canti dell’infanzia anche il brano delle Marche “Ninna oh”, caratterizzato da una melodia simile a nenie utilizzate anche in Emilia-Romagna: il canto popolare che modifica parole e melodia a seconda dei dialetti (cadenze, accenti…) e, perché no, a seconda della memoria di chi tramanda il canto!

L'inizio del XX secolo è segnato dalle lotte per il lavoro che, spesse volte, soprettutto nei campi, è accompagnato dai canti dei contadini.Le testimonianze della presenza della musica nelle situazioni di lavoro sono innumerevoli.Per quali ragioni si cantava e si suonava nei posti di lavoro?Le funzioni della musica nel lavoro sono diverse:

  1. Funzioni di coordinamento: il ritmo musicale aiuta a compiere tutti insieme, a tempo, i movimenti per rendere più efficace lo sforzo collettivo;
  2. Funzione di alleggerimento: la regolarità ritmica aiuta a rendere più rilassanti e automatici i movimenti: ciò procura un grande risparmio di energia;
  3. Funzione di sollievo psicologico: cantare e sentire musica distrae dalla fatica;
  4. Funzione politica: nel canto i lavoratori si sentono gruppo e arrivano a fare, delle proprie canzoni, vere e proprie "bandiere sonore" nella lotta per rivendicare i propri diritti;
  5. Funzione commerciale: rispondono a questa funzione i richiami cantati dai venditori ambulanti e dagli artigiani.
I canti di lavoro costituiscono un genere quasi completamente abbandonato: servivano a coordinare e facilitare le operazioni ripetitive e faticose che oggi vengono svolte dalle macchine. Appartengono a questo genere i canti della mietitura e i canti delle mondine. I CANTI DELLE MONDINE Fino a pochi anni fa le risaie della pianura padana erano diserbate a mano dalle mondine che passavano le giornate curve sotto il sole, con i piedi e le mani nell'acqua. I disagi e le speranze di queste donne oggi sono testimoniati da un vasto repertorio di canti di lavoro, con cui esse cercavano di alleviare la fatica. Un esempio è costituito dal canto "Amore mio non piangere". I CANTI DEGLI EMIGRANTI Negli anni tra il 1875 e il 1920 oltre 5 milioni di regnicoli, come venivano chiamati gli abitanti del Regno d'Italia emigrarono in America. La prima fase migratoria che giunse grossomodo alla fine del 1800 è stata caratterizzata da un forte flusso migratorio dalle regioni dell'Italia Settentrionale verso gli Stati Uniti, il Brasile e l'Argentina. Una testimonianza della tristezza con la quale gli emigranti vivevano il distacco dalla terra natia e il senso d'incertezza per il loro futuro è "Mamma mia dammi cento lire". Questa famosissima ballata è un esempio di adattamento al tema dell'emigrazione di un canto più antico. Nell'originale si cantava di una ragazza che per amore aveva lasciato la casa contro la volontà materna: qui invece si narrano le peripezie di una giovane emigrante che abbandona la casa muore nel naufragio del bastimento.

Cantare per darsi coraggio: quando il freddo e la guerra tolgono ogni speranza, le voci unite in coro possono dare calore e forza. Così nascevano i canti degli Alpini, nei momenti più difficili o più belli: condividere la gioia per un pericolo appena scampato, consolarsi per la morte di un commilitone, gioire per una vittoria o celebrare la fine della guerra. Nelle trincee sotto i colpi di fucile, oppure nelle piazze nei momenti di pace, che non dimenticano mai però quelli di guerra. I canti degli Alpini venivano cantati da tutti, senza distinzione di grado o provenienza. L’ufficiale e il soldato semplice stavano vicini, e nel coro diventavano uguali: uomini col bisogno di esprimere le proprie emozioni, di condividere l’esperienza, di sentirsi parte di un battaglione. Dei canti alpini intonati durante la Prima Guerra Mondiale sono rimaste poche tracce, poche canzoni di cui molte peraltro distinte nelle varianti linguistiche, peculiarità regionali e rifacimenti. Segno questo, senz’altro, del grande proliferare di componimenti in tutte le regioni d’Italia.

La canzoni composte durante il conflitto – spesso reinterpretando canzoni della tradizione popolare, ma a volte anche con musiche originali – riportano questa tensione ideale. Nelle canzoni della Resistenza si canta la rabbia, a volte l’irriducibile scontro con i fascisti e i nazisti, ma la prospettiva è sempre quella della conquista di un futuro migliore. Canzoni che meglio cantano la Resistenza sono Fischia il vento e Festa d’aprile. La prima è arrangiata sulla musica di un canto sovietico, Katyuša. Nel testo, composto dal poeta partigiano Felice Cascione, ucciso in combattimento dai fascisti nel gennaio del ’44, si canta con parole molto dure di uno scontro ormai irriducibile che sta avvenendo in Italia. Ma la canzone che meglio racconta la resistenza italiana è Siamo i ribelli della montagna, conosciuta anche come Dalle belle città, come recita il primo verso. Venne composta dai partigiani della terza brigata d’assalto, la Garibaldi Cichero che operava sull’appennino ligure-piemontese, e in particolare da Emilio Casalini detto Cini per il testo e da Andrea Rossi detto Lanfranco per la musica. I partigiani cantano delle montagne che hanno raggiunto dopo aver dovuto abbandonare le città. «Dalle belle città date al nemico, fuggimmo un dì su per le aride montagne, cercando libertà tra rupe e rupe contro la schiavitù del suol tradito»: la schiavitù del suol tradito è l’adesione alla Repubblica sociale italiana, che tradiva l’Italia e schiavizzava gli italiani. «Lasciammo case scuole ed officine» racconta chi erano i partigiani, italiani di ogni età e professione. «Di giustizia è la nostra disciplina, libertà è l’idea che ci avvicina, rosso sangue è il color della bandiera»: la scelta di andare sui monti a combattere il fascismo è una scelta di libertà prima di tutto personale, che li accomuna, e che fa di loro «ardente schiera». È anche però una scelta piena di sacrifici, dura, che mette alle prese con un nemico che non fa sconti – in questo caso il rosso della bandiera non è solo un simbolo politico, ma anche un richiamo al sangue versato. Allo stesso modo, «Sulle strade dal nemico assediate, lasciammo talvolta le carni straziate, sentimmo l’ardor per la grande riscossa, sentimmo l’amor per patria nostra»: se le carni straziate rappresentano le torture, le morti dei partigiani, l’amore è per una patria che veniva violentata dalla Repubblica sociale, una patria che non era fatta di onore e gloria ma di giustizia e libertà. Infine il ritornello, «Siamo i ribelli della montagna, viviam di stenti e di patimenti, ma quella fede che ci accompagna sarà la legge dell’avvenir». La fede che accompagnava i partigiani avrebbe formato la futura patria, da quella fede sarebbe nata la Costituzione, su questa fede si sarebbe tentato di modellare l’Italia.