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Transcript

Branduardi - Sono io la morte

Introduzione

I luoghi

Inoltrandosi per una ventina di km in Valle Seriana (Bergamo) si arriva a Clusone, una cittadina di circa 9000 abitanti piena di fascino e di mistero. Clusone si aggrappa ad un declivio sulla cui sommità è posta la monumentale basilica di Santa Maria Assunta, il cui imponente campanile è visibile da tutta la vallata. Di fronte alla basilica sorge l'Oratorio dei Disciplini, che presenta nella facciata i resti di un affresco della metà del XV secolo, con in alto il Trionfo della morte e, nella parte centrale, una Danza macabra.

I disciplini di Clusone Quello dei Disciplini fu un movimento laico (non composto cioè da preti e monaci, ma da gente comune, che lavorava e si sposava), nato in Valle Camonica (Brescia), conosciuto anche come "Ordine dei Disciplinati". Attivo già dal XII secolo, il movimento ebbe la sua massima diffusione tra il 1400 e il 1800. I disciplini erano osteggiati dalla Chiesa ma avevano un buon seguito tra il popolo ed erano spesso ben visti dal clero locale. I Disciplini vestivano un abito di lana dal colore naturale, stretto ai fianchi da un cordone da cui pendeva la disciplina (ossia una frusta di corda simile a quella visibile a sinistra) o un piccolo teschio; sulle spalle, un lungo cappuccio che lasciava solo due fessure per gli occhi, tra le quali si allungava una croce rosso sangue. I Disciplini praticavano inoltre l’autoflagellazione per espiare i peccati e prepararsi alla morte. Tra i loro compiti vi era quello di curare i funerali e di organizzare processioni durante i giorni di Pasqua, nel corso delle quali si battevano pubblicamente con la disciplina. L’ordine dei disciplini si diffuse in molte zone del nord Italia. Nel 1300 è già attivo e ben radicato a Clusone, dove organizza processioni e manifestazioni religiose molto coinvolgenti e si fa costruire un oratorio come luogo di riunione. Verso il 1485 i Disciplini di Clusone fecero affrescare la facciata del loro oratorio, affidando l’opera probabilmente ad un pittore locale: Giacomo Borlone de Buschis. Nacque così una rappresentazione della morte tra le più inquietanti e drammatiche che siano mai state realizzate. Gli "incappucciati che sono visibili in questo frammento sono quindi proprio loro, i Disciplini committenti dell'affresco; attraverso l'opera realizzata da Borlone de Buschis intendevano dare un messaggio alla cittadinanza: ricordate che dovete morire e comportatevi bene, se non volete finire all'inferno.

Il tema del trionfo della morte in una canzone di Angelo Branduardi TestoSono io la morte e porto coronaIo son di tutti voi signora e padrona E così sono crudele, così forte sono e dura Che non mi fermeranno le tue muraSono io la morte e porto coronaIo son di tutti voi signora e padrona E davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare E dell'oscura morte al passo andareSei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamoPosa la falce e danza tondo a tondo Il giro di una danza e poi un altro ancora E tu del tempo non sei più signora

Il Trionfo e la Danza Il Trionfo della morte e la Danza macabra sono rappresentazioni a carattere macabro che si sono diffuse in Europa nel tardo medioevo, dopo la peste del 1348, ed hanno continuato poi per secoli ad ossessionare la fantasia degli artisti. La peste e le continue guerre avevano reso familiare e quotidiana l’esperienza della morte, ed essa aveva invaso perciò l’arte, invitando a riflettere sul senso della vita. Palermo, Palazzo Abatellis, Trionfo della morte Nei Trionfi, la morte è solitamente rappresentata come uno scheletro armato di falce che colpisce diverse categorie di persone, aiutato da altri scheletri o demoni. I Trionfi intendono sottolineare in particolare come re, papi e gente comune siano uguali davanti alla morte e come nessuno possa sfuggire ad essa. Jakob von Wyl, Danza macabra. La Danza macabra è invece la rappresentazione di una danza fra uomini e scheletri. Gli uomini sono solitamente abbigliati in modo da rappresentare le diverse categorie sociali e i diversi mestieri della società dell'epoca, dai personaggi più umili, come contadini e artigiani, ai più potenti, come l'imperatore, il papa, principi e prelati. Danzando con atteggiamenti beffardi, gli scheletri conducono i vivi alla tomba. Il messaggio è sempre lo stesso: davanti alla morte ricchi e poveri, umili e potenti sono uguali, nessuno può sfuggire. Nell'affresco di Clusone sono presenti sia un Trionfo della morte (parte superiore) sia una Danza macabra (parte centrale); la parte inferiore, che raffigurava scene del giudizio universale, è andata perduta.

La Morte viene raffigurata come una grande regina che sottomette tutti a sé, uno scheletro trionfante avvolto in un mantello e con una corona sul capo. Essa sventola dei cartigli che contengono messaggi ammonitori, che ricordano a tutti l'inevitabilità della morte (le scritte dei cartigli vengono da una lauda che i Disciplini cantavano durante i loro incontri e riti funebri). La morte non accetta doni, non ne è interessata; la sola ricchezza che conosce è la vita delle persone. Non salva nessuno, sceglie a caso: la sorte decide chi colpire; i suoi aiutanti, ossia i due scheletri ai suoi lati, colpiscono infatti a caso e senza pietà. Lo scheletro alla sua destra miete vittime con arco e frecce, quello alla sua sinistra spara con un archibugio.

La scritta del secondo cartiglio: Gionto (e sonto) per nome chiamata morte / ferisco a chi tocherà la sorte;/ no è homo chosì forte /che da mi no po' a schansare. Arrivo (e sono) per nome chiamata morte / ferisco a caso / non c'è uomo così forte che mi può scansare.

La scritta del primo cartiglio: Gionto la morte piena de equaleza / sole voi ve volio e non vostra richeza / e digna sonto da portar corona / perché signorezi ognia persona. Giunta è la morte piena di uguaglianza / solo voi voglio e non la vostra ricchezza / e sono degna di portar corona / perché domino su tutte le persone.

La scritta del terzo cartiglio: Ognia omo more e questo mondo lassa / chi ofende a Dio amaramente passa. Ogni uomo muore e lascia questo mondo / chi offende Dio amaramente passa (nell'aldilà), perché va a finire all'inferno.

La scritta del quarto cartiglio: Chi è fundato in la iustitia e bene / e lo alto Dio non discharo tiene / la morte a lui non ne vien con dolore / poy che in vita lo mena assai meliore. Chi fonda la propria vita sulla giustizia e il bene/ e ama Dio / a lui la morte non viene con dolore, poiché lo conduce ad una vita assai migliore (ossia in paradiso). Nota l' efficace anacoluto.

Sotto i cartigli e attorno al sarcofago sono raffigurati i potenti della terra: re, vescovi e cavalieri. Tutti implorano la morte offrendole ricchezze, piatti colmi di gioielli ma tutto è vano: la morte non si lascia "corrompere" e prenderà le vite delle persone senza guardare in faccia nessuno.Nota la seconda figura da sinistra: è il Doge di Venezia (Clusone era, come tutto il territorio di Bergamasco, sotto il dominio della Repubblica di Venezia), che cerca di di farsi risparmiare dalla morte offrendogli inutilmente un piatto colmo di prelibati e costosissimi confetti. Tutto è inutile: nemmeno il Doge sarà risparmiato. A destra del Doge, un re (riconoscibile come tale perché porta la corona) si consiglia con un uomo dall'aspetto orientale su come cavarsela.

A sinistra degli scheletri, inserito nella rappresentazione del Trionfo della Morte, l'Incontro dei tre vivi e dei tre morti, ripreso da una leggenda medievale. Rappresenta tre cavalieri che incontrano, durante una partita di caccia col falcone, la Morte. È la freccia lanciata dallo scheletro posizionato sul sarcofago a colpire il cacciatore, mentre nascosti nel verde di un bosco alcune persone guardano e commentano quanto accade.

La Danza macabra Nella parte centrale, la Danza macabra, con una scritta che divide i due livelli: O ti che serve a Dio del bon core non havire pagura a questo ballo venire ma allegramente vene e non temire poj chi nasce elli convene morire. O tu che servi a Dio dal buon core, non avere paura di venire a questo ballo ma vieni con allegria e non temere, perché chi nasce deve morire. Vediamo una sequenza di scheletri che accompagnano diversi personaggi che invece hanno un aspetto triste e pensieroso; essi appartengono ad un rango sociale inferiore rispetto alle vittime rappresentate nella parte superiore dell’affresco: una donna con uno specchio, simbolo della vanità; e poi un membro della confraternita dei disciplini, con l'abito della regola e la disciplina; un contadino; un oste; un soldato...  Un avido mercante fruga nella borsa ma uno degli scheletri lo distoglie dalla sua ossessione, indicando con il dito la direzione da seguire. Sembra dire all'uomo: «Lascia perdere la borsa e i soldi, bello, e vieni con me: la tomba ti aspetta».

Nel sarcofago si riconoscono i cadaveri del re e dell'imperatore, le massime autorità sulla terra: nemmeno loro sono sfuggiti alla "terribile regina". Sul bordo del sarcofago, si intravedono degli animali: scorpioni, serpenti (simbolo di morte improvvisa) e una rana (simbolo di superbia).